carte da cul

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Sound72
00sabato 26 aprile 2014 16:37
fa il paio col corriere dello sport che anche questa volta deve precisà in prima pagina che la roma ha segnato un gol in fuorigioco..

Questo forse è pure più sgradevole di uno che scrive sulla versione nazionale di Hurrà Juventus.

lucaDM82
00giovedì 8 maggio 2014 13:00
mura...
Rudi Garcia: "Non sopporto l'idea di non poter migliorare"


RASSEGNA STAMPA - Ecco l'intervista integrale rilasciata a La Repubblica (G. Mura) dal tecnico della Roma.


Rudi Garcia ci riguarda (anagramma). Ci riguarda perché è il primo francese ad allenare in serie A e per giunta ad allenare una squadra devastata nel rendimento, umiliata e criticata a sangue dai suoi stessi tifosi, quindi candidata a un rapido e inglorioso fallimento. In teoria. In pratica, Garcia ha firmato un capolavoro anche se, naturalmente, ci tiene a dividere i meriti con tutti. Avevo in mente una domanda da fargli per rompere il ghiaccio: quali differenze fra Trigoria e Luchin, il centro d'allenamento del Lilla? Sono zone che conosco abbastanza, per via del ciclismo. Luchin è un impianto all'avanguardia, che si sviluppa intorno a una fattoria lunga e bassa dell'800. È vicinissimo al Carrefour de l'Arbre, dove comincia la zona di pavé più dura nella Parigi-Roubaix. Cancello la domanda man mano che il taxi s'avvicina a Trigoria, in uno scenario da Roma pasoliniana: donne più o meno vestite in mostra a ogni slargo, il ciglio della strada ininterrottamente segnato da sacchetti di spazzatura, bottiglie di plastica, brandelli di copertoni, stracci, rifiuti assortiti, un potente e annoso inno alla sporcizia. La cancello anche perché ne ho una di riserva Rudi.

Garcia, lo sa con quale città europea è gemellata da più tempo con Lilla?
«Non lo so».

Torino, dal 1958. E quindi?
«Quindi, a prescindere dal gemellaggio, domenica voglio che sia una festa del pallone, per noi e per la Juve. Lo scudetto l'hanno vinto loro, complimenti e bravi loro. Ma bravi anche noi, siamo arrivati secondi giocando spesso un buon calcio, è un risultato superiore alle aspettative, me lo dicono tutti e quindi lo accettiamo sapendo che tra un anno dovremo essere più forti se vogliamo vincere noi. Chiedo al nostro pubblico di applaudire le due squadre più forti del campionato e, alla fine, chi avrà vinto la partita».

Lei ci ha creduto davvero a un possibile sorpasso o era un modo per tenere la squadra sulla corda?
«Ci ho creduto fino alla partita col Sassuolo, che ha pure giocato una partita bella e coraggiosa. I sorpassi che sembravano incredibili non li ho inventati io, sono nella storia del calcio. Ci resta la soddisfazione di aver tenuto sotto pressione fino a tre giornate dalla fine una Juve che viaggiava a ritmi-record».

Catania, un brutto scivolone.
«Abbiamo sbagliato tutti, io per primo. Vedremo di farne tesoro. La stagione resta molto positiva ».

Un altro avrebbe detto entusiasmante, oppure, aggettivo di gran moda, importante. Ma lei, Garcia, dà l'impressione di controllarsi molto, di essere un freddo.
«Dice? Credo di essere equilibrato, urlare per il gusto di urlare non serve a niente. In verità nemmeno io so cosa sono. Un francese con un nome tedesco e un cognome spagnolo. Un latino, con più sangue spagnolo che francese, forse anche sangue moro. Risulto nato a Nemours ma non ricordo nulla di quella cittadina. I ricordi riguardano Corbeil-Essonnes, la banlieue parigina, i primi calci al pallone, i primi amici, la casa al 13 di rue Marcel Crachin».

Lo sa chi era?
«Un dirigente comunista, mi pare. Corbeil è tradizionalmente una città rossa».

E' stato uno dei fondatori del Pcf, per 40 anni ha diretto l'Humanité. Al Père Lachaise la sua tomba è accanto a quella di Paul Eluard, e da lì si vede anche quella di Edith Piaf. «A me piace molto Aznavour ».

La mia esibizione di cultura franco-cimiteriale non l'ha molto impressionato. Ritento la scalata da un altro versante. Gli dico che ho letto la sua biografia, scritta con Denis Chaumier, e dopo 239 pagine ne sapevo quasi meno di prima.
«Strano, mi sembra di averci messo dentro tante cose».

Ma spesso depistando. So i titoli dei libri che leggeva sua sorella Sandrine, ma niente di quelli che leggeva lei.
«Erano tutti fumetti».

So che suo padre Josè è stato calciatore e poi allenatore, esattamente come lei. Ma non ho trovato due righe su quello che il padre ha consigliato al figlio calciatore o al figlio allenatore. Non le pare strano?
«Si vede che le ho considerate questioni private. Mio padre era un bravo numero 10, un mancino che non sbagliava un tiro. Ha sempre unito lavoro e calcio, da giocatore come da allenatore. Ha lavorato in un'azienda elettrica, in una fabbrica di vetri, in una banca. Avrebbe potuto fare una carriera migliore, da calciatore. Nei fine settimana era sempre fuori casa, ci vedevamo poco e, da ragazzino, mi dicevo che mai avrei fatto l'allenatore. Cullavo l'idea di fare il veterinario».

Perché?
«Perché mi piacciono gli animali, ho sempre avuto cani, gatti, e ricordo con piacere le vacanze dai nonni a Blagny, nelle Ardenne, le camminate nei prati con le vacche, le oche. Ora ho un labrador, si chiama Saxo e sta in casa di mia madre».

Quando ha cancellato l'idea del veterinario?
«Quando il pallone ha preso il sopravvento. Nella testa mi sentivo un 10, il mio idolo era Platini. Ma sul campo avevo mezzi da 8, o da 7. Ero un calciatore di medio livello, sono arrivato alla serie A senza mai trovare la pappa pronta e a 28 anni ho dovuto smettere per problemi alla schiena».

Secondo me nella rinuncia all'idea del veterinario c'è anche una sua ipersensibilità a circostanze ospedaliere. Una debolezza, se vuole. Quando va trovare suo padre operato alla mascella, impressionato dai fili che la tengono insieme corre in bagno a vomitare. Da buon padre, assistendo alla nascita della sua prima figlia, sviene.
«Allora, qualcosa c'è nel libro ».

Sì, ma in questo momento il libro da sfogliare è lei. Nel calcio, campo e panchina, lei è raccontato come un uomo forte, anche in situazioni difficili. Uno deciso, tutto d'un pezzo. Ma, fuori calcio, con le sue fragilità. Ho detto bene?
«Sì. Ho cercato di essere onesto, raccontandomi. Mio padre era un uomo all'antica. Ai miei amici, ragazzi come me, dava del voi, non del tu. Incuteva rispetto. Non parlava molto. Come allenatore di squadre giovanili è stato uno dei tanti militi ignoti che tengono in piedi il calcio. Lui allenava da solo. Io con uno staff. Lo stesso lavoro, ma anche un lavoro diverso. Gli ultimi tempi soffriva di cuore. È morto davanti alla tv, poco prima che iniziasse Grenoble-Digione. "Ma guarda, non fa giocare De Melo", fece in tempo a dire. Mia madre si girò ed era già morto. Nella bara gli mettemmo un pallone e io pensai che forse non gli avevo detto abbastanza, in vita. Gli telefonavo dagli spogliatoi, prima di ogni partita. Adesso il suo cellulare è passato a mia madre, e io telefono a lei dagli spogliatoi, prima di ogni partita, poco o tanto importante che sia. Non voglio che si senta sola. E non vorrei essere un allenatore che pensa al pallone 24 ore su 24. Ammetto che non sempre ci riesco. Ma so, da quando è morto mio padre nel 2008, che il capotribù dei Garcia sono diventato io».

Se lei dovesse spiegare il suo mestiere a una classe di bambini delle elementari, cosa direbbe?
«Che vivo della mia passione, ed è un privilegio raro. Che la passione nella vita è fondamentale e bisogna seguirla».

Ai giornalisti invece ha detto che un allenatore dev'essere un attore.
«Sì. Ci sono diversi piani di comunicazione, interna ed esterna. C'è il gruppo, la squadra, in cui includo medici, fisioterapisti, massaggiatori. Io amo i miei giocatori e li difendo. Sono il loro capo ma posso essere padre, fratello, avvocato difensore».

Educatore no?
«In che senso?»

Se uno dei suoi giocatori fa una cazzata, una connerie per dirla in francese, lei come si regola?
«Glielo dico, e anche bruscamente, e magari davanti a tutti i compagni, quando fa più male. È già successo. Ma non vado a raccontarlo ai giornali».

Altre abitudini?
«Non entrare in competizione coi giocatori. Capirli. Metterli nella condizione di dare il massimo. Concentrarsi sui giocatori e isolarsi dall'ambiente. Dicono che ho fatto molto in fretta a capire la Roma. Ho deciso fin dall'inizio che non m'interessava il passato, per me conta solo il presente. Ho trovato un ottimo gruppo, siamo partiti bene, con segnali chiari: Francesco che cede il pallone a Osvaldo, Daniele che segna a Livorno e chiude il tormentone del va o resta, Federico che segna nel derby».

Li ha sempre chiamati per nome, i giocatori, o è una novità romana?
«L'ho sempre fatto».

Che cosa l'ha colpita di più, nel nostro calcio?
«L'utilizzo della difesa a 3, poco diffusa in Europa. Io ho sempre difeso a 4, su tutto il resto si può discutere. E una sola volta ho usato la marcatura a uomo, contro l'Ol: Keita su Juninho, l'ha cancellato».

Lo rifarebbe?
«Non so. Si dice anche in italiano mai dire mai?».

Sì. Che altro?
«Buffon e Pirlo. Che fossero due campioni lo sapevo già, ma mi ha colpito la loro classe umana, il loro comportamento da perfetti sportivi. Giocatori così fanno solo bene al calcio».

Cosa fa male al calcio?
«Dare troppi soldi ai calciatori quando sono ancora molto giovani. È una cattiva abitudine assai diffusa».

Amori calcistici?
«Il Nantes di Arribas e Suadeau, la Francia di Hidalgo ma anche quella di Jacquet e, da sempre, la squadra che sto allenando ».

Il gol più bello?
«Quello ottenuto con un tocco da tre metri dopo una serie di passaggi rasoterra. Ma è chiaro che se vedo un gol come quello di Miralem al Milan non vado a sgridarlo, e nemmeno se Francesco, Daniele o Kevin segnano con una botta da 25 metri. Un allenatore è felice quando si sublima, no sublima suona enfatico, diciamo esalta il collettivo».

Questo ballottaggio tra sublimare ed esaltare la dice lunga su Garcia, che ci tiene non solo a conoscere bene l'italiano, ma anche alle sfumature. Alla consegna del premio Prisco, a Chieti, stupì i presenti usando la parola parametri.
«Ma non era difficile, in francese si dice paramètres».

Ogni tanto si fa dire una parola gergale da qualcuno dell'ufficio stampa e poi la approfondisce per conto suo, visto che di notte continua a studiare l'italiano. Suggeritagli la parola paraculo, e approfonditala, protestò il giorno dopo.
«E' una parola che non posso dire nelle interviste».

Forse pensava a qualcosa di protettivo, come il parebrise di Conte (Paolo) o i parepluie di Cherbourg e di Brassens. Se c'è un argomento su cui si può stanare Garcia è il vino. Nel libro racconta di come Pallotta li abbia affascinati, lui e il suo braccio destro Fred Bompard, non solo col piano di sviluppo giallorosso ma sganciando due bottiglie di Romanée Conti 1988 a Garcia e due di Dom Perignon a Bompard, «che beve solo Champagne». Perché, posto che nella vita c'è di peggio?
«Perché Fred ha lavorato per qualche anno a Reims».

Ma scusi, se Fred avesse lavorato a Evian berrebbe solo acqua minerale?
«Non so, comunque da rossista sto migliorando la conoscenza dei vostri vini. Sangiovese e Montepulciano d'Abruzzo li bevevo già a Lilla, da Gilberto, che ha un ristorante nella città vecchia e considero un amico. E da Olga, una sua dipendente, ho preso le prime lezioni di italiano ».

Nel libro lei dichiara: non sono mai contento di quello che ho. Non le sembra un'autocondanna all'infelicità?
«Proviamo a dirlo meglio: non sopporto l'idea di non poter migliorare ».

Appunti in ordine sparso. È un pastasciuttaro convinto (cacio e pepe, amatriciana). Più pesce che carne. Tiramisù e dolci al cioccolato (da ragazzo aveva anche provato a cucinarli). Gli è molto piaciuta Gerusalemme. A Roma ha già visitato i Musei Vaticani, la Cappella Sistina, la Sala del Pianto e la Garbatella. Sul Gianicolo va di notte, quando c'è meno gente, per godersi il panorama. Si dice stia cercando casa all'Aventino, ma questi sono affari suoi e non ho approfondito.
giove(R)
00giovedì 8 maggio 2014 17:20
la Gazzetta che in prima pagina ancora oggi si fa Prima Denunciatrice e Approfonditrice dei fatti di Roma, che in Prima Pagina polemizza su uno Stato "ostaggio" dei capi curva.... poi all'interno è co-sponsor dei prodotti celebrativi dello scudetto della Juventus dove "giocando" con il "non c'è 2 senza 3" (dove il 2 e il 3 sono messi graficamente in modo da richiamare ai 32 scudetti), si manifesta per l'eneesima volta l'arroganza juventina, pedissequamente accompaganta dalal Gazzetta.

in pratica di facciata (prima pagina) si presenta come organo moralizzaortre, casto, giusto, puro, all'interno scopre gli altarini, implicitamente legittimando, un attimo dopo aver fatto la parte dell'anima candida, il disconoscimento delle sentenze e della giustizia sportiva.

finta moralista, VERA DISONESTA. ecco la Gazzetta... la rosea (un nome un'idea di pulizia).

stupore? no...
per chi non lo sapesse la Gazzetta appartiene a un gruppo uno dei cui maggiori azionisti ...è la FIAT.
e l'Italia è il Paese dei conflitti di interesse e del "vabbè ma che non lo sai.. e poi il problema è BEN ALTRO".
lucolas999
00venerdì 9 maggio 2014 10:12
Pronti alla battaglia, la sfida Roma-Juve per vendicare Ciro
(Il fatto quotidiano )

Ma che cazzo di titolo è ? Che poi nell'articolo dice tutt'altro.
Capirai sti gufi sciacalli di giornalisti sai i pipponi a 2 mani se parte anche solo un buffetto
Sound72
00mercoledì 14 maggio 2014 12:04
Anche Carte e siti da cul ormai..

www.gazzetta.it/Calcio/Mondiali/13-05-2014/mondiale-criscito-out-ci-sono-rimasto-m-esclusi-gila-osvaldo-806607967...

Testuale:

Davide Astori, che paga la stagione negativa del Cagliari, l'incredibile ascesa di Ranocchia e la naturalizzazione di Paletta


Cioè.. ma l'ascesa de quel pippone de Ranocchia alla Gazzetta dove cazzo l'hanno vista?
L'incredibile ascesa di Ranocchia..ma cazzo è un film?

certo poi al di là della Gazzetta che dopo aver provato a parlare di grande derby per l'europa ormai se può dà solo al gossip pe vende qualche giornale in piu' ma pagare la naturalizzazione de gente che non è piu' forte di te..è uno altro schifo tutto italiano, vale pure Florenzi con Romulo.
lucaDM82
00mercoledì 14 maggio 2014 12:26
ranocchia è stato sempre superpompato,è una sega e basta,non lo vorrei nemmeno gratis.giusto quell'imbecille di criscitiello poteva definirlo il nuovo nesta
giove(R)
00mercoledì 14 maggio 2014 13:11
Ranocchia è uno che però "salta" bene sulle palle alte.
giove(R)
00domenica 1 giugno 2014 18:51
gazzetta dello sport, siccome sabatini ha detto che taddeo andrà rimpiazzato titola: serve il voce de rossi e fa pure l'ipotesi keita..
certo.. e infatti ninja chissà di chi è il voce, di pjanic??
e pianura poi ne avrebbe dodici di sostituto. eh siamo pieni di centrocampisti di qualità, di piede, creativi.
lo vedi che non stanno bene? il sostituto di de rossi...
Sound72
00martedì 3 giugno 2014 20:56
IL BLOG DEL DIRETTORE DEL CORRIERE DELLO SPORT

Rassegnarsi alla verità non fa male

Prandelli spiegherà con semplicità le sue scelte. Stiano dunque sereni urlatori e difensori d’ufficio (televisivi e non) perché il resoconto offerto dal nostro giornale ha riportato con altrettanta semplicità una sola cosa: la verità dei fatti. Che poi ognuno dei protagonisti dia la propria interpretazione è un’altra storia, nella quale entriamo volentieri. Stiamo parlando dei casi Rossi e Destro. La sintesi è questa: Rossi sapeva tutto e non può meravigliarsi della decisione del ct, le perplessità di Destro sulla disponibilità a fare la riserva sono state accolte come un rifiuto dal tecnico. Che la Roma difenda il proprio giocatore ci sta, ma da certe esperienze si può anche imparare per aiutare a crescere chi non è ancora in grado di distinguere una comprensibile delusione personale da una reazione sbagliata. E non è la ricerca spasmodica della smentita che può aiutare a salvare la forma quando la sostanza è un’altra.

Veniamo al merito. All’interno del giornale raccontiamo dettagliatamente, dialogo per dialogo, quale è stato il progressivo evolversi della situazione riguardante i due giocatori. Cronaca senza alcuna interpretazione. Così come è stata vissuta fino all’epilogo con code polemiche. Vi raccontiamo come sono maturate le decisioni di Prandelli e il rapporto instaurato dal ct con Destro e con Rossi. Non ci sembra che esistano troppi equivoci su entrambe le vicende.

Siamo stati fermi accusatori di Prandelli quando l’Italia gettò al vento la finale europea contro la Spagna nel 2012 a causa di un malinteso senso di riconoscenza che il tecnico intese esprimere ai giocatori protagonisti di una splendida cavalcata fino alla sfida conclusiva. Quella era una squadra ormai stanca e spremuta mentre in panchina giacevano inoperose forze fresche pronte a buttarsi nell’ultima battaglia. Perdemmo 4-0. Tecnicamente fu una scelta disastrosa, ma umanamente comprendemmo le ragioni di Prandelli che ammise con dignità l’errore compiuto per troppo amore.

Questo aspetto, l’umanità, non è mai stato secondario nella visione generale del selezionatore azzurro. L’uomo si è fatto sempre apprezzare anche per questo motivo. Dunque comprendiamo che egli abbia voluto offrire a tutti i potenziali azzurri un’ultima chance proprio per eliminare rimpianti. Chi vuol vedere l’altra faccia della medaglia sostiene che c’è stato un supplemento di tensione deleteria per l’intera rosa. Sarà, ma riteniamo che ci sia un tempo congruo per smaltire ogni tossina e trovare compattezza di gruppo.

In ogni caso, se la si vuole vedere da un punto di vista scaramantico, certe polemiche hanno spesso accompagnato le avventure della nostra Nazionale. E molte volte ci hanno portato fortuna. L’importante è diluire eventuali delusioni con una buona dose di senso della realtà per non far diventare i problemi più grandi di quello che sono. In periodi come questi si rischia che l’eccesso approdi nel ridicolo.

.........


Il Corriere dello Sport dalla parte di Prandelli..sfacciatamente...ma anche schifosamente vorrei dire..i grandi difensori dell'uomo Prandelli..

Alcuni giorni fa avevo sentire Agresti difendere a zona 11 il Codice Etico in modo..patetico..
Niente di casuale...: eccola qua la nuova linea editoriale..
lucaDM82
00mercoledì 4 giugno 2014 00:33
Da arrotolare e mettere al posto della carta igienica. [SM=g6112]

Il termine UOMO usato per riferirsi a Prandelli fa senso.
Oggi viscidissimo su Rossi,astioso con Destro,sempre più odioso,sleale e falso.

Il corriere e il romanista chi li compra più mi chiedo?Ormai sta tutto su internet.Io al massimo li compravo l'estate,ormai penso nemmeno più.Vai su romanews,ti colleghi alla radio e hai fin troppe notizie.
Ovviamente se poi mettono in mano il corriere,giornale storicamente romano,a uno che sta col sistema...allora davvero non se lo compra più nemmeno mezza persona.Purtroppo i giornalisti sportivi non sono meglio di quelli che si occupano di politica.
giove(R)
00mercoledì 4 giugno 2014 11:26
Re:
Sound72, 03/06/2014 20:56:


Questo aspetto, l’umanità, non è mai stato secondario nella visione generale del selezionatore azzurro. L’uomo si è fatto sempre apprezzare anche per questo motivo. Dunque comprendiamo che egli abbia voluto offrire a tutti i potenziali azzurri un’ultima chance proprio per eliminare rimpianti.




grandissima umanità Prandelli, ma di un livello elevato che noi umani, a differenza di Prandelli e del direttore del Corriere dello Sport, non possiamo comprendere.

come quella volta in cui lasciò la panchina della Roma prima dell'inizio del campionato con la scusa che doveva assistere la moglie malata di tumore, però l'anno dopo, con la moglie che non era guarita dato che poi è morta, era sulla panchina della Fiorentina.

cosa che fa capire chiaramente che la Roma la lasciò per altri motivi suoi, usando la malattia della moglie come scusa.
"ci sono cose più importanti del calcio"... e furono applausi scroscianti e commossi in ogni dove.

però l'anno dopo... che avesse finito i soldi Prandelli? che uno che ha fatto il calciatore venti anni e per altri anni il tecnico fosse rimasto.....al verde?!?!?

non aveva lasciato la panchina della Roma per stare vicino alla moglie gravemente ammalata?!?!??!?

e poi?!?!?!?

che gran persona Prandelli. per me da allora "Brandelli", e forse nemmeno quelli, sono rimasti della mia considerazione come uomo.
Sound72
00giovedì 5 giugno 2014 14:34
No ma ve segnalo l'articolo di oggi in prima pagina di Agresti su Balotelli..
" Eppure i due tocchi di SuperMario sono da Mondiale "

Ottavo minuto e spiccioli: controllo quasi impossibile in corsa con il destro e la palla che si ferma lì, docile e malleabile; cross di esterno che esplodi d’invidia perché per tutta la vita hai sognato di riuscire a farne uno simile. Ecco, in quell’istante di Italia-Lussemburgo (gol di Marchisio su assist di Balotelli) ci siamo ricordati chi è e cosa può darci Supermario: un fenomeno capace di fare la storia dell’Italia ai Mondiali brasiliani.

Attorno, purtroppo, c’è una partita poco brillante, soprattutto nella ripresa. Eppure quei due tocchi, quella giocata, quel lampo di Balotelli hanno acceso la nostra fantasia. Come due anni fa agli Europei, anche stavolta abbiamo l’uomo che può pilotarci con il talento, la classe, il colpo vincente. E non è il solo, chiaramente: c’è Pirlo, ovviamente (anche se nel ruolo di interno sembra toccare meno palloni), oltre al Cassano visto nel finale di partita. Poi è naturale che se pareggi in casa con il Lussemburgo (che ne ha appena presi cinque dal Belgio) qualche dubbio ti assale: manovra spesso lenta e impacciata, non troppe soluzioni là davanti, difesa a volte titubante. E un risultato pesantissimo: 1-1 contro una cenerentola d’Europa. Attenzione, però, a non dare troppo peso a questo mezzo scivolone: in fondo nell’82 riuscimmo a deludere con una modesta squadra di club portoghese, il Braga, per poi annientare Argentina, Brasile, Polonia, Germania. A parte il gol sull’asse Balotelli-Marchisio, il primo tempo ha anche detto che questo centrocampo folto e ricco di qualità ha grandi risorse e notevole capacità di possesso palla. E’ piaciuto soprattutto Verratti, a testimonianza che la convivenza con Pirlo, più che possibile, è quasi inevitabile (anche se probabilmente si dovrà trovare un modo per evitare che lo juventino diventi marginale nella manovra azzurra). Poi l’Italia si è pian piano spenta, vittima forse anche di una preparazione intensa e dura, fino al malinconico pareggio lussemburghese e a qualche comprensibile fischio della caldissima Perugia. Eppure, con questo Balotelli e quei piedi buoni a metà campo, non riusciamo a essere pessimisti.

............

UN FENOMENO ..Agresti
lucaDM82
00giovedì 5 giugno 2014 15:31
AGGHIACCIANTE
ps.sempre ieri polverosi del cds ha quasi litigato con ballarini,nisii,petrucci (questi ultimi due poco incisivi contro il toscanaccio filoprandelli),il tizio ha attaccato destro e difeso prandelli.
giove(R)
00giovedì 5 giugno 2014 16:47
ad Agresti andrebbe segnalato il tiro che stampa sulla traversa dopo aver salatato facile il portiere.
una palla che andava solo "messa con lucidità" in porta, "appoggiata", senza cercare il tiro forte.
Balotelli invece ha tirato la bomba. la bomba a porta vuota senza preoccuparsi.
è venuto un tiro un pò alto...

non è questione di qualità tecniche è questione di capoccia. e Balotelli non ha la testa (ergo nemmeno l'affidabilità) del trascinatore.

basta quella scelta scellerata per capire Balotelli.
Sound72
00venerdì 6 giugno 2014 15:48
www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/roma/2014/06/05/news/mercato_roma_keita_jedvai-8...

Cioè la Roma dovrebbe dà Florenzi al Torino per (ri)prendersi Cerci?

ahahaha...dai via un giovane del vivaio per ricomprarne uno al triplo di quanto l'hai venduto.

Almeno a farle credibili le prese per il culo....me sa che Pinci ancora nn s'è " chiarito " con Sabatini..


Poi se fosse vera vabbè..manco a commentarla una cazzata del genere.
giove(R)
00giovedì 10 luglio 2014 10:50
oggi vi raccomando un articolo di Chiara Zucchiotti (ne deve avè fatti proprio tanti sennò non ti spieghi come fa a scrivere sul gioranle sta gente).
un'analfabeta calcistica che ci spiega la grande Coppa: A Scuola di Champions.
vi regalo questa sequela di banalità.

www.laroma24.it/rubriche/la-penna-degli-altri/2014/07/a-scuola-di-ch...

Sound72
00giovedì 10 luglio 2014 10:54
no, fa tanti zucchelli [SM=x2478856]

cmq sì, una marea di cazzate e banalit.

Tra l'altro Totti a Donetsk non giocò, stava in panchina.
giove(R)
00giovedì 10 luglio 2014 11:13
"il timore" di essere in quarta fascia....
ma pensa al timore tuo se ti si rovina l'acconciatura!
mò uno va in Champions e stiamo con il "timore" che oddio chi ci capita... oh Zucchiotti! guarda che stai a scrive un articolo che pretenderebbe di spiegarci che in Champions ci vuole carattere.
e me parli di "timore"? cioè la Roma "teme" di essere in quarta fascia? Zucchiò famo così allora, lasciamo stare, facciamo la coppetta Italia và.
cazzo annamo a fa in Champions che abbiamo "timore" pure della nostra ombra.
keyser soeze
00giovedì 10 luglio 2014 11:23
disinformazione giornalistica
Essendo nuovo di queste parti, penso che sia un argomento trito e ritrito, e che ne avrete parlato migliaia di volte.
A me crea un profondo incazzamento soltanto sentire alcuni presunti giornalisti o pseudo speaker, intervenire in radio o in TV, e laddove non ho la possibilità di sentirli mi ritrovo dichiarazione abberranti di questi personaggi sui siti.
Quello che scrivono dopo è qualcosa di assolutamente rivoltante.
Praticamente a me non piace nessuno, qualcuno lo sopporto.
Sono invece già 'cetacei' tenuti in vita artificialmente i vari: Melli, Renga, Corsi, Damascelli, Zazzaroni, Leggeri, Focolari....
Per gli speaker è un discorso a parte e ancora più duro e lo faccio al prossimo intervento.
giove(R)
00giovedì 10 luglio 2014 11:32
stai in ottima compagnia qui, kà
Sound72
00lunedì 14 luglio 2014 09:57
sulla Gazzetta online l'altro giorno il primo titolo era per tale Alessandrini arrestato con 55 dosi di cocaina.. Foto con maglia della Roma e titolone " giocava con Florenzi, arrestato per droga".

Che simpatici



giove(R)
00lunedì 14 luglio 2014 12:48
7,5 a Rizzoli per la finale...
Sound72
00lunedì 14 luglio 2014 12:51
Ma tra Gazzetta e Corriere dello Sport avete mai letto un articolo sugli ERRORI/ORRORI di Prandelli a parole e sul campo in tutto questo periodo mondiale ??

Hanno spostato subito il tiro sulla Figc con inchieste demagogiche sui mali del calcio, il settore giovanile etcetc e ora a maggior ragione con l'esempio Germania..

Mai visto un CT, un allenatore anzi, piu' protetto e spalleggiato di Prandelli.
Sound72
00lunedì 4 agosto 2014 09:37
IL TEMPO La rosa è completa aspettando i gol


(A. Austini) Garcia ha spento la musica. La squadra, senza volerlo, si è adeguata nel modo sbagliato al suo input. La Roma sconfitta dall’Inter e rimproverata dal tecnico esce dalla tournée americana con qualche certezza in meno rispetto a quelle trasmesse dalle vittorie di prestigio con Liverpool e Real Madrid e dal ko immeritato con il Manchester United.
Non è detto che sia un male. Anzi. Perdere durante l’estate, spesso, aiuta a vincere quando si fa sul serio. E l’armata di Garcia ha le carte in regola per riuscirci. A quattro settimane dal via la bilancia pende decisamente dal lato positivo, senza però aver svuotato il piatto delle negatività.
Nella seconda Roma con l’accento francese funzionano parecchie cose. La possibilità di scelta, innanzitutto: Rudi ha due opzioni per ogni ruolo, in qualche caso tre. Il centrocampo sembra il reparto più completo, dove i muscoli, l’esperienza e le capacità tattiche di De Rossi, Nainggolan e Keita si miscelano alla perfezione con la qualità di Pjanic, Uçan e Paredes. Un blocco completo di per sé che consente a Strootman di recuperare con calma: tra un mesetto circa potrà iniziare ad allenarsi con una certa intensità, ma il rientro a pianta stabile nel gruppo è previsto tra fine ottobre e inizio novembre.
La difesa, aspettando i possibili sussulti finali del mercato, è altrettanto completa. Almeno numericamente. A destra il titolare rimane Maicon, che la Roma aspetta motivato a mille nonostante la debacle mondiale. Torosidis è l’alternativa sempre affidabile, mentre a sinistra Cole parte davanti a Emanuelson, con Romagnoli possibile terza opzione. Al centro, sulla carta, i titolari sono Benatia e Castan ma giocando ogni tre giorni sin da settembre lo spazio per Astori sarà molto.
Otto i giocatori in attacco, dove il talento non manca di certo. Garcia vuole mettere il genio di Totti a servizio di due ali imprendibili come Gervinho e Iturbe. La forma smagliante del capitano è, come al solito, uno degli spunti per ripartire con grande fiducia. È chiaro che Totti avrà bisogno di una gestione intelligente, ecco perché Destro avrà le sue chance. Così come Ljajic (se resterà) e Florenzi, mentre Borriello è al momento un accessorio di lusso e Sanabria una possibile carta a sorpresa.
L’entusiasmo è la base di una Roma che punta al massimo. Ma il messaggio di prudenza lanciato da Garcia, poi ripreso da De Rossi e De Sanctis, sposa alla perfezione il pensiero della società: la squadra dovrà sudare come l’anno scorso per ambire al titolo. Con l’aggravante della pressione, perché quest’anno tutti aspettano al varco i giallorossi.
A maggior ragione vanno risolti in fretta i (pochi) nodi emersi negli Stati Uniti. La condizione atletica non è ottimale e non potrebbe essere altrimenti. La Roma è stata tra le ultime della serie A a ripartire e i continui spostamenti americani non hanno consentito di svolgere una preparazione ottimale. Fondamentale da questo punto di vista la settimana di lavoro programmata in Austria. Iturbe è l’esempio del problema: ha il motore ancora fuori giri e senza benzina non può neppure avvicinarsi ai suoi standard che lo hanno reso, finora, il colpo dell’estate.
Allargando il discorso all’intero attacco, i numeri delle prime amichevoli evidenziano un attacco un po’ sterile. Destro, Ljajic e lo stesso Iturbe non sono mai entrati nel tabellino marcatori. Questione di mira, che si può sempre correggere. Ma anche di fiducia nel caso del giovane bomber marchigiano, uno abituato suo malgrado a vivere in perenne discussione.
C’è poi il capitolo infortuni. Detto di Strootman, è quasi pronto De Sanctis ma andrà verificata la sua condizione mentre a Philadelphia si è fermato Castan. Un’infermeria così affollata in estate non è un bel segnale.


....

A parte che per me è difficile dire che non hai meritato di perdere se se prendi 3 gol in 10 minuti.Me puoi dire che giocavi coi ragazzini in difesa, ma se stai sotto 0-3 nella partita meritano gli altri.

Ma cmq..che discorso è la rosa è completa, almeno numericamente??

Ma la difesa cosi come è oggi è una difesa da squadra che punta a vincere lo scudetto? Ma sti cazzi che numericamente stai a posto. Anzi te dovresti preoccupà casomai.
Con un secondo portiere incerto, 3 centrali mancini e almeno una fascia che ogni giorno che passa fa aumentare le perplessità.
Però numericamente siamo a posto.

giove(R)
00lunedì 4 agosto 2014 12:57
Re:
Sound72, 04/08/2014 09:37:

IL TEMPO La rosa è completa aspettando i gol


(A. Austini) Garcia ha spento la musica. La squadra, senza volerlo, si è adeguata nel modo sbagliato al suo input. La Roma sconfitta dall’Inter e rimproverata dal tecnico esce dalla tournée americana con qualche certezza in meno rispetto a quelle trasmesse dalle vittorie di prestigio con Liverpool e Real Madrid e dal ko immeritato con il Manchester United.
Non è detto che sia un male. Anzi. Perdere durante l’estate, spesso, aiuta a vincere quando si fa sul serio. E l’armata di Garcia ha le carte in regola per riuscirci. A quattro settimane dal via la bilancia pende decisamente dal lato positivo, senza però aver svuotato il piatto delle negatività.
Nella seconda Roma con l’accento francese funzionano parecchie cose. La possibilità di scelta, innanzitutto: Rudi ha due opzioni per ogni ruolo, in qualche caso tre. Il centrocampo sembra il reparto più completo, dove i muscoli, l’esperienza e le capacità tattiche di De Rossi, Nainggolan e Keita si miscelano alla perfezione con la qualità di Pjanic, Uçan e Paredes. Un blocco completo di per sé che consente a Strootman di recuperare con calma: tra un mesetto circa potrà iniziare ad allenarsi con una certa intensità, ma il rientro a pianta stabile nel gruppo è previsto tra fine ottobre e inizio novembre.
La difesa, aspettando i possibili sussulti finali del mercato, è altrettanto completa. Almeno numericamente. A destra il titolare rimane Maicon, che la Roma aspetta motivato a mille nonostante la debacle mondiale. Torosidis è l’alternativa sempre affidabile, mentre a sinistra Cole parte davanti a Emanuelson, con Romagnoli possibile terza opzione. Al centro, sulla carta, i titolari sono Benatia e Castan ma giocando ogni tre giorni sin da settembre lo spazio per Astori sarà molto.
Otto i giocatori in attacco, dove il talento non manca di certo. Garcia vuole mettere il genio di Totti a servizio di due ali imprendibili come Gervinho e Iturbe. La forma smagliante del capitano è, come al solito, uno degli spunti per ripartire con grande fiducia. È chiaro che Totti avrà bisogno di una gestione intelligente, ecco perché Destro avrà le sue chance. Così come Ljajic (se resterà) e Florenzi, mentre Borriello è al momento un accessorio di lusso e Sanabria una possibile carta a sorpresa.
L’entusiasmo è la base di una Roma che punta al massimo. Ma il messaggio di prudenza lanciato da Garcia, poi ripreso da De Rossi e De Sanctis, sposa alla perfezione il pensiero della società: la squadra dovrà sudare come l’anno scorso per ambire al titolo. Con l’aggravante della pressione, perché quest’anno tutti aspettano al varco i giallorossi.
A maggior ragione vanno risolti in fretta i (pochi) nodi emersi negli Stati Uniti. La condizione atletica non è ottimale e non potrebbe essere altrimenti. La Roma è stata tra le ultime della serie A a ripartire e i continui spostamenti americani non hanno consentito di svolgere una preparazione ottimale. Fondamentale da questo punto di vista la settimana di lavoro programmata in Austria. Iturbe è l’esempio del problema: ha il motore ancora fuori giri e senza benzina non può neppure avvicinarsi ai suoi standard che lo hanno reso, finora, il colpo dell’estate.
Allargando il discorso all’intero attacco, i numeri delle prime amichevoli evidenziano un attacco un po’ sterile. Destro, Ljajic e lo stesso Iturbe non sono mai entrati nel tabellino marcatori. Questione di mira, che si può sempre correggere. Ma anche di fiducia nel caso del giovane bomber marchigiano, uno abituato suo malgrado a vivere in perenne discussione.
C’è poi il capitolo infortuni. Detto di Strootman, è quasi pronto De Sanctis ma andrà verificata la sua condizione mentre a Philadelphia si è fermato Castan. Un’infermeria così affollata in estate non è un bel segnale.


....

A parte che per me è difficile dire che non hai meritato di perdere se se prendi 3 gol in 10 minuti.Me puoi dire che giocavi coi ragazzini in difesa, ma se stai sotto 0-3 nella partita meritano gli altri.

Ma cmq..che discorso è la rosa è completa, almeno numericamente??

Ma la difesa cosi come è oggi è una difesa da squadra che punta a vincere lo scudetto? Ma sti cazzi che numericamente stai a posto. Anzi te dovresti preoccupà casomai.
Con un secondo portiere incerto, 3 centrali mancini e almeno una fascia che ogni giorno che passa fa aumentare le perplessità.
Però numericamente siamo a posto.





aldilà del fatto che a portarla alle estreme conseguenze non c'è nemmeno bisodno di attaccarli questi scribacchini, perchè si attaccano da soli.
quando fanno certi discorsi su Destro, o quando OGGI ti manifestano tante perplessità, di fanno i dietrofront, perchè hai perso con l'Inter. e giù in un momento con i dubbi, le incognite, gli scricchiolii...
questi stessi che fino alla settimana scorsa: "amo segato le recchie a tutti, Sabatini nun sbaja na mossa, Sabatini-Garcia RULES!" oggi, DOPO aver perculeggiato quelli (pure loro colleghi della stessa radio o giornale) che fino all'altro giorno avvertivano (perchè FORSE avevano VISTO l'Inter...) che "l'Inter stava facendo molto bene in questo precampionato, stava venendo su compatta, sarebbe stata ostica sabato"... e così dopo che la Roma perde, DIMENTICHI di quanto andavano strombazzando fino a ieri, oggi ripartono con mille dubbi...
E BASTA LEGGERe gli articoli e le opinioni di oggi, rispetto a ciò che circolava la socrsa settimana...

questi si prendono per il culo da soli. o meglio è la loro stessa inadeguatezza, incompetenza, incoerenza, che si prende gioco di loro.

detto ciò.. e a proposito di parlare quando le cose le si sono viste:
con il Manchester la sconfitta è FORTEMETE immeritata.
si può dire anzi, che la Roma meritava di battere il Manchester, mentre proprio con il Real avrebbe meritato di perdere.
così come è giusto dire che "l'Inter contro la Roma ha meritato la vittoria" ma è pur vero che ad esempio la Roma ha fatto molto più contro il Man UTD, che l'Inter contro di noi.
nel primo tempo la ROma ha tenuto abbondantemente il gioco. poi ha preso 3 gol in 10 minuti di sbandamento sul finale del primo tempo. nel secondo è tornata a costruire e ha fatto 2 gol.
(almeno uno estemporaneo come il primo di Rooney, e un rigore generoso, come quello contro di noi).
è una partita che meritavamo di vincere.

per quanto riguarda la difesa, aldilà della presa per culo di dire "numericamente" (e allora vabbè se avevamo Morleo-Pasqual a sx, Cavanda-Gurenko a dx, e al centro Legrottaglie-Dainelli-Carrozzieri, Biava.... "numericamente" eravamo a posto!!! E ANCORA... allora "numericamente" a posto se vai a vedere probabilmente ci stanno pure il Sassuolo o il Chievo!)
[SM=x2478843]

detto ciò, e che quindi "numericamente" a posto non vuol dire un cazzo... è vero anche che "qualitativamente" siamo un pò lacunosi.

se poi vogliamo proprio dire, per essere una rosa che vuole puntare con ambizioni di risultato finale, alle tre competizioni, ANCHE "numericamente" siamo leggermente corti in difesa.
manca un altro terzino O destro (così con Torosidis tuttofare hai due destri due sinistri, più Torosidis jolly) O ambidestro (così di jolly ne hai due), considerando che due terzini su 4 sono in là con gli anni (e quindi non saranno sempre presenti), uno è un pippone, o nella più edulcorata delle espressioni, un "evanescente"...
quindi i terzini dovrebbero essere 5.

lo stesso per i centrali. CINQUE.
e quando saranno CINQUE, si potrebbe pure considerare Romagnoli come terza scelta (o seconda?) per il terzino sinistro.

Sound72
00venerdì 5 settembre 2014 17:25
la posto qua va..

GAZZETTA DELLO SPORT NUOVO PARTNER DELLA ROMA

Iniziative marketing, commerciali ed editoriali sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzeranno questa partnership e di cui potranno usufruire lettori e tifosi della squadra giallorossa.

"Siamo lieti di accogliere Gazzetta dello Sport nella famiglia dei partner della As Roma. Gazzetta - spiega Giorgio Brambilla, direttore marketing As Roma - rappresenta il quotidiano sportivo più letto in Italia vantando allo stesso tempo una crescente diffusione all'estero. Questa scelta strategica incontra le ambizioni del Club nell'essere sempre più presente a livello nazionale ed internazionale".

giove(R)
00sabato 11 ottobre 2014 10:22
lo vedi poi quando fai fare le analisi agli incompetenti che non sanno nemmeno cosa e dove guardare... pensano che avere a disposixione due statistiche garantisca la qualità dell'analisi.
il dato, questo è chiaro, è che tiriamo poco nello specchio... ma NON C'E' neppure la menzione del dato sulle conclusioni in generale. compresi i tiri fuori.
SOLO COSI' puoi capire se è un problena di precisione nella conclusione (molti tiri ma pochi nello specchio) oppure è proprio di costruzione (tiri poco nello specchio ma perchè tiri poco in generale, non rifinisci, la manovra di blocca quando dal possesso palla devi poi liberarti al tiro).
sono due dati diversi che evidenziano cose nettamente doverse.
invece dai certe incombenze agli incapaci che il calcio non lo capiscono


GASPORT (C. ZUCCHELLI) - C’è un giocatore, tra quelli a disposizione di Rudi Garcia, che meglio di tutti gli altri rappresenta il modo di stare in campo della formazione giallorossa in questa prima parte di stagione: si tratta di Gervinho. Se c’è un appunto che tutti fanno al calciatore ivoriano, comunque tra i più decisivi, è quello di finalizzare troppo poco rispetto alle occasioni che, la maggior parte delle volte, è bravo a costruirsi da solo. Poco concreti  Gervinho è la metafora esatta delle prime sei giornate di campionato della Roma: la squadra di Garcia deve aggiustare la mira e il perché lo si capisce andando a scorrere le statistiche.La Roma è prima come possesso palla (60,63%), palle giocate (4784) e percentuale di passaggi riusciti (86,88%), ma è fra le ultime per numero di tiri nello specchio della porta (22), nonostante con 11 gol abbia il secondo miglior attacco (insieme a Parma, Inter e Lazio) alle spalle di Juventus e Milan (13). Con una media di 3,66 tiri nello specchio della porta a partita, infatti, gli uomini di Garcia si piazzano all’undicesimo posto di questa speciale classifica che vede al primo posto la Lazio (6,66), davanti a Juventus (6,5), Napoli (6,16), Cagliari (5,66), Fiorentina (5,5). Squadre che per caratteristiche dei singoli o atteggiamento di squadra, come nel caso del Cagliari di Zeman e della Fiorentina di Montella, creano molto. Che succede? Stupisce, casomai, che meglio dei giallorossi abbiano fatto però anche squadre dalle caratteristiche meno offensive come Inter (5,16), Genoa (4,5) o Verona (4,16). C’è qualcosa che si inceppa, quando la formazione romanista arriva a ridosso dell’area avversaria, ed è difficile riuscire a capirne il motivo, vista la qualità degli attaccanti e dei centrocampisti che Garcia può mandare in campo. Una qualità che è certificata da tutte le altre statistiche, dove la Roma primeggia insieme alla Juventus capolista. Per questo Garcia e i suoi collaboratori studiano e ristudiano le partite, cercando di capire dove sia l’errore. Possesso ok  Il dato del possesso palla, in questo senso, è eloquente: con quasi 61 minuti, la Roma è la squadra che tiene di più il pallone tra i piedi. La Juventus (60,02) è seconda, mentre Sampdoria e Udinese, rispettivamente al terzo e al quarto posto nella graduatoria generale della Serie A, in questa classifica occupano l’11° (49,41) e il 17° (42,9) posto. I giallorossi primeggiano anche nella statistica relativa ai passaggi riusciti — l’86,88% contro l’86,15% degli juventini, staccata la Fiorentina (85,03%), terza, ancora più lontane tutte le altre — e in quella delle palle toccate. I numeri della squadra giallorossa calano quando si parla di supremazia territoriale e di percentuale di pericolosità. In entrambe le graduatorie la Roma è ai piedi del podio. Come il Maestro  Fa bene quindi Garcia che durante gli allenamenti continua a sottoporre i suoi calciatori a sedute intense di tiri in porta. Come si fa in tutte le scuole calcio con i bambini, come faceva tanto tempo fa un suo eccellente predecessore, Nils Liedholm, che costringeva campioni affermati a ore e ore di palleggi e muretto per migliorare la tecnica individuale. Il metodo dello svedese ha portato i suoi frutti (e uno scudetto), la speranza del francese è che il suo abbia lo stesso successo.
Sound72
00sabato 11 ottobre 2014 10:59
Per me è sballato proprio sto concetto: c’è qualcosa che si inceppa, quando la formazione romanista arriva a ridosso dell’area avversaria, ed è difficile riuscire a capirne il motivo, vista la qualità degli attaccanti e dei centrocampisti che Garcia può mandare in campo. Una qualità che è certificata da tutte le altre statistiche, dove la Roma primeggia insieme alla Juventus capolista. Per questo Garcia e i suoi collaboratori studiano e ristudiano le partite, cercando di capire dove sia l’errore


Ma quale errore devi cercà?
ma piuttosto sarà un dato legato alle caratteristiche dei calciatori a disposizione. Lo diciamo da un pò mi pare che l'unico giocatore che vede la porta davvero è Destro a parte Totti che però per limiti di età devi sempre considerare un pò a sè stante.
Gervinho è un uomo gol, uno freddo sotto porta? No.
Iturbe è ancora acerbo per inquadrare con certezza oltre i 10 gol sicuri, gli altri..? Florenzi, Ljajic, Pjanic, al di là della qualità dei piedi piu' o meno elevate non hanno certo sta grande confidenza col gol..
Allora magari uno parte dal dato statistico e lo rapporta agli uomini a disposizone, al tipo di gioco , ...non che Garcia e il suo staff stanno cercando di trovare..l'errore..


giove(R)
00sabato 11 ottobre 2014 11:29
aldilà delle caratteristiche dei singoli non parlavo di quelle, se tu non mi dai il dato delle conclusioni totali io non posso valutare se il problema è della concretezza degli attaccanti o di limiti di manovra negli ultimi venti metri.
se segnano solo un gol su cinque tiri il problems è che gervinho itrbe ljaijc ecc le caratteristiche ecc
ma se quelli ne tirano uno nello specchio su due tiri soli perchè è la manovra che porta poco sl tiro ls cosa è ben diversa.
e questa qui ha fatto un articolo in cui omette proprio di menzionare il dato chiave che ti fa capire come stanno realmente le cose prima di andare a farr il discorso delle caratteristiche di gervinho o di ljaijc...
è quello che volevo rvidenziare sennò uno cade nell'errore di fissarsi dul dato dri tre soli tiri nello specchio.
si.... ma su quanti totali?
mi dirà qualcosa se è pippa l'attaccante o è che nun je danno na palla?
io dicevo che quedta ha fatto un articolo inutile che tira una conclusione avendo onesso proprio uno dei due pilastri della tesi: i cazxo di tiri totali! sennò l'analisi è inutile!
giove(R)
00sabato 25 ottobre 2014 19:51
poi te raccomando sto 'lavoro di archivio' di Trani che dopo aver elogiato la grandezza di Garcia per un anno ecc SCOPRE che 'eh ma ha perso gli scontri diretti'.
a parte che sti documenti li dovevi aver studiati prima perchè fa parte del tuo dovere per poi parlare con cognizione di causa.
sennó poi fai la figura de metda de quello che scrive da 40 anni e dice e ripete cose acazzo perchè presa na scoppola si è andato a documentare.
e poi il punto era proprio quello: che bisogna evitare di affibbiare patenti da fenomeni. proprio voi che poi vi fate lo studiolo che vi dovevate essere già fatti e camviate idea...
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