Re:
giove(R), 20/07/2010 14.29:
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il caso di Cacau come me l'hai descritto è da "allora va bene tutto".
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so che tu sei un teorico filosofo dell'assenza di barriere.
ma io non credo che questa gente "la barriera" non ce l'abbia nella sua stessa testa.
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leggevo ieri su Internazionale del caso della Germania invasa da cantanti profesionisti di provenienza sudcoreana, dice che ina lcuni teatri le compagnie sono addirittura per un quarto coreane, e questo, persino nel paese dell'apertura sta facendo storcere il naso non poco.
anche perchè Sigfrido non è che può diventare un Samurai e via così...
e questo è perchè ci sono delle cose chiamate Tradizioni, che non devono comportare ammazzare o vessare il prossimo, ma devono essere preservate come testimone di ciò da cui veniamo, ognuno di noi.
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mi sono permesso di... "sintetizzare" un po'.
1. invece proprio il caso cacau mi sembra molto interessante, visto che non è venuto in germania per fare il calciatore professionista. era appena stato scartato dal nacional ac são paulo quando, nel 1999 a 18-19 anni, venne in germania come ballerino di un gruppo di samba. allo stesso tempo riprese a giocare, questa volta in 5a divisione con il "türk gücü" di monaco. (nomen est omen. a roma potrebbe essere uno spartak viale togliatti o un unirea anagnina.)
da lì è passato alla seconda squadra del norimberga, poi alla prima squadra, poi, nel 2003, allo stoccarda.
avendo vissuto più di otto anni in germania, cacau ha acquisito il diritto alla cittadinanza tedesca nel 2009, molto prima che si parlasse di una sua convocazione in nazionale.
paragonarlo al camoranesi della situazione mi sembra ingiusto.
2. se tu mi dai del teorico filosofo dell'assenza delle barriere, hai frainteso un po' il mio discorso che sarà anche radicale, ma che è sempre un risultato di esperienza vissuta sul campo, per così dire, e di osservazioni fatte nei contesti dei migranti. comunque ti rispondo che tu sei un romantico delle tradizioni se la butti sul casareccio della mozzarella e del serrano. la verità è che le tradizioni sono sempre inseparabilmente intrecciate con la reazione (nel senso ideologico negativo del termine) e sono troppo spesso un pretesto per creare differenze, ineguaglianze, ingiustizie, oppressioni, violenze e peggio. non se ne viene a capo con ideologie e linee di pensiero moderate. secondo me, le utopie in questo ambito devono essere radicali (non in senso di violenza, ovviamente). ma sto divagando.
3. sigfrido da mo' che è coreano. questa invasione c'è già da circa trent'anni.
raccontandomi questa cosa m'hai fatto venire in mente una persona stupenda che ho conosciuto all'inizio degli anni 80, un basso afroamericano che cantava nel coro dell'orchestra del teatro statale di un capoluogo di provincia in germania. avrebbe avuto la stoffa per fare il solista, con tanto di stipendio molto più alto e vantaggi vari, ma all'epoca il colore della pelle era ancora una discriminante per i cantanti dell'opera. aprì un piccolo locale dove si ascoltava solo opera e musica classica e che ben presto diventò un punto di ritrovo per la comunità lbgt della cittadina. c'era un piano a mezza coda che lo occupava praticamente a metà e ci facevano le serate i suoi colleghi del coro e dell'orchestra tanto per arrotondare lo stipendio e perché, anche a loro, fare musica diverte. tra di loro c'erano tanti musicisti e cantanti asiatici. hanno un'ottima formazioni lì.
non so se allora ho ascoltato un wagner coreano, ma sicuramente un wagner afroamericano. non ho storto il naso.
poi dipende sempre chi storce il naso. anche sull'ormai proverbiale "nazionale multietnica" di löw c'è chi storce il naso. embè? se uno pensa di essere più bello con il naso storto, sono affari suoi.