Pearl Jam, venti anni di musica insieme
Domani all'Heineken, per dimenticare l'incidente del 2007.
Il tributo alle vittime di Roskilde, nel decennale della tragedia
ROMA (5 luglio) - Una luce nel buio. Con questo titolo i Pearl Jam ricordano sul sito ufficiale la tragedia di Roskilde. A dieci anni di distanza il chitarrista Stone Gossard racconta lo sgomento, la paura, il senso di colpa che da quel giorno non ha più abbandonato la band. Il 30 giugno del 2000, durante la sua esibizione, nove fans furono schiacciati e morirono soffocati dalla folla che premeva sotto il palco. Il resto del tour fu cancellato, la band entrò in crisi e fu sul punto di ritirarsi, evitò a lungo di partecipare ad altri festival.
«Questa tragedia ce la portiamo addosso - dichiara Gossard - Ognuno di noi ha trovato un suo modo per conviverci. Il tempo e i molti incontri positivi con le famiglie hanno aiutato il processo di metabolizzazione, ma non posso certo dire di essermi dato pace per quell’incidente. E’ impossibile fuggire dal passato». Alla triste vicenda seguì un periodo di choc, nessuna reale relazione fra il gruppo e le famiglie dei defunti.
Poi il cantante Eddie Vedder volò per primo in Australia, passò del tempo insieme ai parenti delle vittime e condivise la loro perdita, gli altri presero coraggio, ognuno per la sua strada, cercando le restanti famiglie, partecipando ai ricordi, nel tentativo di lenire insieme il dolore. Prima di allora i Pearl Jam erano semplici ospiti sui palchi internazionali e non chiedevano di avere voce in capitolo sulle norme di sicurezza, fidandosi dell’organizzazione. Dopo di allora, hanno inserito nelle clausole di contratto il diritto di valutare che le misure siano adeguate. Oggi esigono sulla carta un presidio sanitario efficiente e ben posizionato, un certo tipo di transenne, il controllo sulla vendita di alcolici, sulla capacità di accoglienza del posto, la visione delle procedure di entrata e la configurazione delle strutture. Altrimenti non suonano.
Eppure, a beffare qualunque cautela, l’incubo si ripresentò nel 2007, quando sull’Heineken Jammin Festival si abbatté un tornado, caddero otto torrette dell'illuminazione e trenta persone rimasero ferite, il peggio fu sfiorato e il concerto dei Pearl Jam annullato.
Ieri l’accanimento meteorologico sul festival di Parco San Giuliano ha di nuovo fatto danni. Durante l’esibizione dei 30 Seconds To Mars il cantante Jared Leto ha annunciato: «Sta arrivando l’Apocalisse» e giù il nubifragio. Un’ora e mezza di pioggia torrenziale e raffiche di vento hanno mandato in tilt l’impianto audiovisivo, il campeggio, l’area ospitalità e l’atteso concerto dei Green Day è stato cancellato senza possibilità di recupero (i biglietti di domenica varranno però per i concerti di stasera). Stavolta il pubblico si è guardato bene dal ripararsi sotto le torri, ci sono stati tre feriti e diciassette ragazzi ricoverati in stato di ipotermia.
Domani, proprio su quel palco, saliranno i Pearl Jam, con i loro fantasmi e latenti angosce, ma anche con la grandezza che li distingue: venti anni insieme, milioni di dischi venduti e un livello artistico mai compromesso, coerenza nelle scelte promozionali, un impegno sociale che aumenta la loro credibilità personale. Prima ci sarà un cast corposo (Gomez, Gossip, Skunk Anansie, Ben Harper & Relentless7), infine il gruppo di Seattle con una scaletta che prevede i brani “Do the evolution”, “Given to fly”, “Corduroy”, “Unthought known”, “Even flow”, forse come a Dublino l’inedito “Of the heart”, “The fixer”, le irrinunciabili “Black” e “Alive”, “Red mosquito” insieme a Ben Harper, qualche cover pescata da un vasto repertorio. E si spera che, considerata la furia live dei Pearl Jam, misto di capacità e istinto, siano loro l’unica vera calamità del giorno.
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Mi prende un pò a male a leggere che i Pearl Jam hanno 20 ANNI di carriera alle spalle.....
Questi mi piacevano..poi li ho persi un pò per strada..pure per pigrizia mia, ma forse avevo finito dentro l'ondata grunfge.