Concerti, recensioni, nuovi album e.. playlist

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Sound72
10venerdì 11 febbraio 2011 10:54
Ieri sera sono andato al Qube a vedere i Covenant..elettronica piacevole e nn troppo impegnativa...acustica da dimenticare all'inizio per via del livello di volume dei bassi sregolato: effetto rumore nn proprio memorabile per un buon quarto d'ora..Sarà che si presentano tutti e 3 in giacca a cravatta anche scenicamente si avvicinano piu' a depeche mode, kraftwerk e new order che ad altri gruppi elettro-industrial nord europei..( il cantante mi sembrava un mix tra kevin bacon e david bowie )..Bel finale praticamente " invocato " con Like tears the rain e dead stars.

Dando un'occhiata a qualche concerto interessante nei prossimi mesi..segnalerei questi:
il 17/2 Skiantos con dj set di valerio mastandrea e marco giallini al circolo, il 21/2 sempre al Circolo i Wire..All'Alpheus diverse cose interessanti fino ad aprile..Diaframma,Marlene Kuntz, GL Ferretti e i Gang of Four che però ho visto " costano " " sui 40 euro..e fortuna che sono marxisti [SM=g11491]
nn dico gratis come ieri sera ma insomma...
giove(R)
00venerdì 11 febbraio 2011 12:11
GL Ferretti... un piccolo "opinion leader" di certi argomenti... che ha finito per riabbracciare la chiesa e addirittura lodare Berlusconi.
che colpo al morale per me.
un rinnegato totale
[SM=g8876] [SM=g8869]
E_Dantes
00venerdì 11 febbraio 2011 12:24
ma non era solo per me questa combinazione di smile?
Ferretti, l'autore della canzone della Nannini "Amandoti"?
divina quella canzone.

lucolas999
00venerdì 11 febbraio 2011 12:51
Re:
E_Dantes, 11/02/2011 12.24:

ma non era solo per me questa combinazione di smile?
Ferretti, l'autore della canzone della Nannini "Amandoti"?
divina quella canzone.





quella e poco altro [SM=x2478851] [SM=x2478856] [SM=g11472]
giove(R)
00venerdì 11 febbraio 2011 15:17
Re:
E_Dantes, 11/02/2011 12.24:

ma non era solo per me questa combinazione di smile?
Ferretti, l'autore della canzone della Nannini "Amandoti"?
divina quella canzone.





eh... pensa a che livello bisogna arrivare per pareggiarti!
[SM=g8815]
giove(R)
00venerdì 11 febbraio 2011 15:18
Re: Re:
lucolas999, 11/02/2011 12.51:




quella e poco altro [SM=x2478851] [SM=x2478856] [SM=g11472]




intendi sue-sue o compresi i CCCP?
io sue-sue ne consoco zero.
dei CCCP una dozzina almeno, mi piacevano.
lucolas999
00venerdì 11 febbraio 2011 15:55
Re: Re: Re:
giove(R), 11/02/2011 15.18:




intendi sue-sue o compresi i CCCP?
io sue-sue ne consoco zero.
dei CCCP una dozzina almeno, mi piacevano.




ero ironico...
CCCP e CSI , già con i PGR mi piacevano meno poi è diventato nulla soprattutto per le note prese di posizione
chiefjoseph
00venerdì 11 febbraio 2011 16:51
una formalitàààààààà, una formalitàààààààà, una questione di qualitàààààààà
giove(R)
00venerdì 11 febbraio 2011 17:14
comedecidereditaglarsiicapelli

dieliminarerilcaffèelesigarette

difarlafinitaconqualcunooqualcosaaaaaaaa
[SM=g27988]
Sound72
00martedì 22 febbraio 2011 14:03
ieri Wire al Circolo degli Artisti..
è la terza volta che li vedo in 10 anni..il fatto che la sala fosse praticamente piena nn è casuale..Loro bravissimi come sempre e nonostante abbiano proposto poco del vecchio repertorio punk new wave il concerto è stato incalzante e di ottima qualità degnamente chiuso con Pink Flag ..del gruppo originale mancava solo il chitarrista Gilbert..
Colin Newman resta x me un mezzo genio..x testi,voce, chitarra, melodie, presenza sul palco..un vero artista! [SM=g10633]
giove(R)
00martedì 22 febbraio 2011 22:23
a Ennio, avverti prima che se mi intriga magari na scappata ce la posso fà.
venerdì scorso intanto Goblin non ricordo dove.
mi hanno detto che pure lì era pieno.
ecco, pure quelli a saperlo prima...
lucolas999
00mercoledì 23 febbraio 2011 09:39
Re:
giove(R), 22/02/2011 22.23:

a Ennio, avverti prima che se mi intriga magari na scappata ce la posso fà.
venerdì scorso intanto Goblin non ricordo dove.
mi hanno detto che pure lì era pieno.
ecco, pure quelli a saperlo prima...




mi associo.
I Goblin hanno suonato all'alpheus ,pare anche che sia stato un buon concerto , a me non sono mai piaciuti
lucaDM82
00mercoledì 23 febbraio 2011 13:49
Ho sentito parlare bene dei Wire.
Sound72
00mercoledì 23 febbraio 2011 14:03
con piacere, quando c'è qualcosa di interessante vi avviso..ovviamente anche voi [SM=g27988]
giove(R)
00mercoledì 23 febbraio 2011 15:22
calcola ennio che stanotte me sò sognato che me venivano a suonà a casa Chief, Giampaolo e Shearer. [SM=g7395]
(Shearer era quello che stava più sulle sue, Giampaolo era meno "robusto" di come si descrive e Chief c'aveva un cerotto al sopracciglio tipo che faceva il pugile o thai box non mi ricordo...
Sound72
00giovedì 3 marzo 2011 11:47
SHAM 69. La storica band inglese punk oì
venerdì 4 marzo 2011 alla Locanda Atlantide, Roma


Un gruppo classico del punk oì!, per quanto il punk permetta ad una band di diventare un pezzo di storia. Fin dagli anni '70, i pezzi degli Sham 69 sono diventati veri inni per i giovani inglesi, una generazione contro, che si è ribellata al sistema, al razzismo, ai media, al conformismo, all'ipocrisia e al conservatorismo britannico. E dal Regno Unito le loro idee si sono diffuse in tutto il mondo: non c'è punk che non conosca "Hurry Up Harry", " Borstal Breakout" o skin-head che non adori "If The Kids Are United", la canzone simbolo degli Sham 69.
Per 30 anni la band ha portato avanti i suoi ideali in modo coerente e compatto, con qualche sporadico cambio di formazione ma rimanendo sempre uniti tra loro e con la scena street punk. Nel 2007 Jimmy Pursey, lo storico cantante ha deciso di abbandonare la band, lasciando un immenso vuoto nel cuore di tutti i fans, un vuoto colmato in modo ineccepibile da Tim V. C'è chi dice che senza Jimmy gli Sham 69 non sono più li stessi: ma come gli stessi Sham 69 tengono a ricordare, la forza di questa band sono sempre state le loro canzoni, che per anni hanno dominato il panorama punk e oì! mondiale, e non i singoli componenti. Un carisma, questo, che si è forgiato negli innumerevoli anni di attività degli Sham 69, che vedono questo gruppo come qualcosa che va oltre ai legami tra i singoli componenti.. Gli Sham 69 sono un simbolo, rappresentano il disagio e la ribellione giovanile, ma anche il coraggio di mettersi in discussione per i propri ideali, senza cambiare idea o rinunciare di fronte alle difficoltà.
via dei Lucani, 2 -Quartiere S.Lorenzo Roma
apertura 21.30 - ingresso 10 €


Sound72
00lunedì 7 marzo 2011 10:44
gli Sham69 hanno cambiato il cantante ma questo Tim V. ci sa fare..certo è un punk proposto in modo aggressivo ma coi capelli bianchi e qualcosa si perde nel tempo..Però il loro repertorio è davvero trascinante.

Piuttosto vi invito al prossimo concerto del Muro del Canto che ho visto sabato al Dissesto..sono davvero bravi,Daniele è perfetto, mi pare quasi piu' a suo agio che coi Surgery.. tra pezzi originali, racconti parlati e la reinterpretazione di brani di Gabriella Ferri o Lando Fiorini 2 ore di concerto filano via in modo piacevole.
giove(R)
00mercoledì 23 marzo 2011 13:21
Lo conoscete? io no ma mi attizza la faccenda dei Pixies

23 Marzo 2011 ore 12:03

PETE YORN: il 24 maggio 2011 a ROMA - Piper - per presentare il nuovo album prodotto da Frank Black (The Pixies)


Prodotto da Frank Black (The Pixies), il nuovo album di Pete Yorn arriva dopo "Break Up", la collaborazione con Scarlett Johansson del 2009. Il nuovo album, intitolato semplicemente con le inziali dell'artista, è stato registrato d' impulso nell' estate del 2008. Yorn era impegnato nella registrazione di altro materiale, quando ha ricevuto una mail di Black che voleva registrare qualche brano con lui. Affascinato dall'idea di poter sperimentare qualcosa con Frank, Yorn prende subito un volo per Salem, Oregon, dove i due mettono su uno studio improvvisato. Registrano l'album in cinque giorni, e per quasi metà del tempo il cantante - autore - chitarrista si trascina l' influenza.
"A Frank non fregava nulla di essere malato, quindi siamo andati a lavorare" ricorda lui "Ha una capacità incredibile nello scomporre una canzone per arrivare a rivelarne l' anima". Dice Frank "Pete mi ha detto che voleva definirsi meglio come artista, io credo che volesse semplicemente divertirsi un sacco. Ma durante la lavorazione dell'album l'ho trascinato su un altro sentiero. Ci siamo confrontati nel miglior modo possibile. Ho cercato di portare la musica ad un livello superiore e a favore di Pete va detto che anche i suoi testi hanno raggiunto quel livello superiore. A chi ascolterà il disco sembrerà di essere su un divano con di fianco Pete. E il disco è davvero pazzesco".
In attesa di vederlo in Italia a fine maggio, gustatevi il video di Relator, pezzo con Scarlett Johansson, e quello di "Thinking of you", colonna sonora di The Vampire Diaries.
giove(R)
00mercoledì 23 marzo 2011 15:44
e pure questi...

THE DEATH OF ANNA KARINA, Lacrima/Pantera Tour 2011 Sabato 26 Marzo Roma, Circolo degli Artisti

I The Death of Anna Karina sono tornati con 'Lacrima/Pantera', l'album della svolta. 'Lacrima/Pantera', nuovo album dei The Death of Anna Karina, sarà pubblicato in Italia da Unhip il 18 Marzo 2011. I the Death of Anna Karina sono già in tour, e suoneranno:
il 18 Marzo a Bologna, il 19 a Milano, il 25 a Torino, il 26 a Roma e il 16 Aprile a Cavriago (RE).
I the Death Of Anna Karina sono stati la più importante band post hardcore italiana degli ultimi 10 anni, ed ora si apprestano a divenire una solida realtà del panorama rock italiano.
Streaming integrale da Rockit.it di 'Lacrima/Pantera', nuovo album dei THE DEATH OF ANNA KARINA -
www.rockit.it/album/14787/the-death-of-anna-karina-lacrim...

Sono tornati. Dopo cinque anni di silenzio ecco ancora i The Death Of Anna Karina, una delle band più prodigiose e acclamate della penisola, capaci di infuocare da oltre dieci anni i palchi italiani ed europei. Tornano con delle novità importanti, tra cui la più significativa è senza dubbio un disco cantato totalmente in italiano, che segna la loro svolta definitiva verso la madrelingua. "Lacrima / Pantera" è questo, undici pezzi che non lasciano il tempo di riprendere il fiato, undici pezzi densi di disperata vitalità, che scorrono attraverso citazioni e riferimenti di un amore colto sul vivere, ragazzi uccisi per strada dalla polizia, speranze disattese e nere vite, lotta politica e di classe, coltelli lasciati ad arrugginire nella schiena ed invalicabili barriere emotive.
Tutto scandito dalla loro classica potenza sonora, magistralmente catturata da Giovanni Ferliga al Blocco A di Villa del Conte (Padova), mixata dalle sapienti mani di Giulio Ragno Favero (che ha suonato anche la chitarra in Per Scherzo), e alla fine masterizzata dallo stesso Favero e da Giovanni Versari.
Batterie devastanti, chitarre distorte, bassi pulsanti, contenuti crudi a volte sospirati, a volte urlati, ma sempre sparati in faccia senza preoccuparsi di non fare male, come Camus che prende a pugni Beckett. E poi passa a Debord. Un mix di forza che i The Death Of Anna Karina dimostrano sia dal vivo sia su ogni supporto in cui si riesce a catturarli. Una bomba ad orologeria con un packaging da disco insomma (affidato, come il precedente "New Liberalistic Pleasures", a Heartfelt), che dopo un minuto ha già messo sul piatto "Il Postero" di Brecht, così per avere la certezza di non essersi sbagliati, che questi sono i The Death Of Anna Karina, colti, spietati, rumorosi, profondi. E che finalmente sono tornati.
Sound72
00mercoledì 23 marzo 2011 18:51
non conosco nessuno dei 2, i Death sono belli aggressivi eh..da approfondire..
Sound72
00venerdì 25 marzo 2011 13:26
Ecco il nuovo Vasco
"Contro i conservatori"


Il rocker di Zocca presenta il suo nuovo album, "Vivere o niente". E parla di Dio, della guerra e della morte. "Se e quando spegnerò l'interruttore sarà per il mio diritto di decidere, che nessuno mi può levare" di LUIGI BOLOGNINI


MILANO - È nato l'uomo nuovo, l'uomo di oggi, un uomo "cioè che non crede alle verità eterne: la scienza dimostra che tutto evolve e cambia, e che la verità è tale solo fino a prova contraria. Ne consegue che la vita è un caso, non un dono. Quindi il primo comandamento deve essere un patto con se stessi, anzi con le proprie emozioni: le lasciamo vivere e loro non ci fanno fuori". Chi è questo filosofo del terzo millennio? Ovvio, quello che ha cantato una "generazione senza più santi né eroi", Vasco Rossi. Che nel suo nuovo disco Vivere o niente - e in particolare nella canzone Manifesto futurista della nuova umanità che ne è un po' il simbolo - accelera. E non solo in senso metaforico: in copertina lui in camicia e addirittura cravatta ("ma era il vestito che avevo indosso la sera prima, nulla più") e senza il fidato berrettino "che "serviva solo per trattenere il sudore durante i concerti", si guarda indietro terrorizzato mentre guida, "mentre nelle foto del libretto scendo dall'auto e la brucio per non lasciare prove, per tornare in clandestinità, là dove devo essere". Perché secondo il Vasco-pensiero "l'artista deve fuggire dai posti di blocco del conservatorismo, dall'omologazione, dai poteri che non lo vogliono far parlare, lo controllano, lo limitano".

Lui invece vuol continuare a cantare quello che pensa, e quello che pensa è proprio che non esiste un creatore: "Troppo facile, quando succede qualcosa di brutto, pensare che è il volere di Dio e che il male è fuori di noi, invece il diavolo è una parte di noi, è il nostro lato oscuro. Non tutto è colpa nostra, ma neppure c'entra Dio: ci sono religiosi arrivati a dire che lo tsunami in Giappone è stato il volere di Dio, ma chi parte da un presupposto sbagliato a quel punto può dire tutto quel che vuole. La verità è che dobbiamo vivere con la nostra coscienza, e sarà dura. Mi sveglio spesso pieno di pensieri la notte, ma il viaggio lo affronto: spesso abbiamo paura del fantasma della realtà, non della realtà". Anche se la realtà fa paura, chi lo nega? "C'è lo tsunami. C'è la guerra in Libia che è ovviamente questione di petrolio, perché tutto è mosso dall'avidità. Certo, Vivere non è facile, come intitolo un altro brano, del cd, ma la vita va affrontata così com'è, senza drammatizzare né cercare ragioni altre, con un po' di coraggio, oppure niente, e questo spiega la scelta del titolo per il disco. Ma non sono pessimista, metto semplicemente le mani avanti. Penso al peggio, così tutto il resto può essere solo positivo. Quanto al niente, se e quando spegnerò l'interruttore sarà per il mio diritto di decidere, che nessuno mi può levare. E ora chissà quante me ne dirà Ruini". Lui d'altronde alla morte si è sentito vicino spesso: "Ho sempre cantato tutto quello che pensavo perché quando scrivevo pensavo sempre che sarei morto a breve, tanto in fretta bruciavo la vita. Mi riferisco a quello quando nel singolo Eh già dico: "sembrava la fine del mondo e sono ancora qua". Negli ultimi 30 anni me ne sono capitate di tutte, sono arrivato a 59 anni e ancora non ci credo".

Invece eccolo qui vegetissimo ma soprattutto vivissimo, pronto a un tour estivo che partirà l'11 giugno all'Heineken Jammin' Festival di Venezia per passare a San Siro a Milano (16, 17, 21 e 22 giugno), Messina (26 giugno) e Olimpico a Roma (1 e 2 luglio): "Sarà un bellissimo spettacolo, incentrato sul nuovo disco. una festa di comunione, e anche di liberazione", scherza, tanto per ingraziarsi definitivamente il mondo cattolico.
Sound72
00giovedì 31 marzo 2011 11:09
il 27 giugno all'Atlantico ci sono i Primus..costicchiano però..minimo 52 € ..
giove(R)
00venerdì 1 aprile 2011 15:19
E STI CAZZI CHE COSTICCHIANO!
sò uno dei pochi grupponi (di mio gradimento) che mi mancano!!!
ci vado a PROPALLA [SM=x2478842]
lucolas999
00venerdì 1 aprile 2011 16:14
Re:
giove(R), 01/04/2011 15.19:

E STI CAZZI CHE COSTICCHIANO!
sò uno dei pochi grupponi (di mio gradimento) che mi mancano!!!
ci vado a PROPALLA [SM=x2478842]




il 27 giugno all'Atlantico..... portate una tanica d'acqua [SM=g7554]

a capanelle invece ci saranno i Korn ,che mi stanno un pò sulle palle però so belli potenti [SM=g10672] boh ci devo pensare
Sound72
00lunedì 2 maggio 2011 16:37
La videostoria del rock su Wolfgang's Vault


Uno dei migliori siti al mondo dedicati alla musica live apre i suoi archivi di filmati e concerti d'epoca.



Gli U2 scavezzacollo del 1981, Miles Davis in canottiera e Bitches Brew elettrica nel 1970, i Devotchka che rifanno Neil Young l’altro ieri. Sono alcuni esempi del tesoro disponibile nella neonata sezione video di Wolfgang’s Vault.
Aperto nel 2002 e inizialmente basato sugli sconfinati archivi del promoter Bill Graham, il sito raccoglie oggi centinaia di concerti di giganti del rock (Rolling Stones, Pink Floyd, Bruce Springsteen, Neil Young, David Bowie…) e giovani leve (Tame Impala, Iron & Wine, Sondre Lerche, The National).
Fino a pochi giorni fa i live erano disponibili solo in audio (gratis in streaming, a pagamento in download). Adesso sono arrivati anche i video e nella prima infornata ci sono Who (nella foto), Rolling Stones, Aretha Franklyn, AC/DC, Ramones, Bob Marley e molti altri. Rispetto alla disordinata ricchezza di YouTube, su Wolfgang’s Vault si respira tutto l’amore e la cura degli appassionati. E nonostante lo streaming ancora da calibrare, c’è da perderci delle ore.


Interessante!

www.wolfgangsvault.com/video/
giove(R)
00martedì 3 maggio 2011 11:26
venerdì me portano a vedè tali Voi Vod (ma non è hanno giocato con Boskov?).. m'hanno fatto sentire della roba... pesantucci...

Sound72
00martedì 3 maggio 2011 11:41
a proposito di pesantucci..il 1 giugno all'Auditorium ci sono gli Einsturzende Neubaten..avanguardia industrial berlinese che Loser sicuramente conosce e avrà masticato..
lucolas999
00martedì 3 maggio 2011 11:45
Re:
Sound72, 03/05/2011 11.41:

a proposito di pesantucci..il 1 giugno all'Auditorium ci sono gli Einsturzende Neubaten..avanguardia industrial berlinese che Loser sicuramente conosce e avrà masticato..




un bel mattone [SM=x2478856] [SM=x2478856] [SM=x2478856]
io non li digerisco ,un mio amico con questo che andrà a vedere penso arriverà ai 25 concerti visti degli Einsturzende [SM=g27993]
Sound72
00giovedì 5 maggio 2011 12:08
lo posto perchè mi pare che ne avevate parlato in passato dei Baustelle


Il leader dei Baustelle: "Sognavo
di scrivere prima di saper suonare"



S'intitola «Il regno animale» il romanzo che segna il debutto
letterario di Francesco Bianconi


Le vicende che stanno per essere raccontate sono false», si legge nel risvolto di copertina de Il mondo animale di Francesco Bianconi, che l’autore presenta oggi alla Fnac di Torino, in Via Roma. «Nel romanzo che state per leggere l’autore gioca con il presente e i suoi nomi, trattando questi ultimi come neomitologie e come stimolatori di universi di senso possibili ma completamente disgiunti dalla realtà oggettiva». Già, romanzo: perché Bianconi è passato dal colto pop dei Baustelle ai tipi di Mondadori. Il suo debutto narrativo è maturo e ironico proprio come ci si aspetterebbe dall’autore di quei piccoli capolavori di parole e musica intitolati Charlie Fa Surf, Gli Spietati o La Guerra è Finita.

Che differenza c’è tra scrivere una canzone e un romanzo?
«Le canzoni sono brevi, sintetiche, assomigliano alle poesie, mentre un romanzo è organizzato in un modo diverso. Non è stato facile, ero abituato a un altro respiro, non mi ero mai cimentato con una storia lunga. Per me è un sogno che si realizza, nei miei sogni di bambino volevo inventare delle storie, prima ancora della mia passione della musica, quando neanche sapevo cosa fosse una chitarra».

Di storie in realtà ce ne sono parecchie, c’è pure la descrizione del bunga bunga. Come mai?
«Volevo raccontare le storie e i valori di oggi, o la loro mancanza: come siamo cambiati noi e com’è cambiato il Paese negli ultimi dieci o vent’anni attraverso la vicenda di un ragazzo, Alberto. Volevo raccontare il mio tempo e il mio Paese: l’ambientazione è milanese, ma Milano è un simbolo dell’Italia».

Ha avuto dei modelli per la scrittura?
«Non ho davvero modelli, ma autori che mi piacciono e in qualche modo mi ispirano, come con le canzoni: normalmente è un piacere, ma stavolta erano troppi, troppo pesanti e non riuscivo a scrivere. Dopo cinque righe rileggevo e mi dicevo: questo è Dostoevsky, questo Hemingway. Ho cominciato davvero solo quando li ho dimenticati e sono rimasto da solo con me stesso, nudo di fronte a un foglio bianco».

Quanto tempo ci ha messo?
«Due anni mezzo, forse tre. Avevo cominciato con dei racconti, storie brevi, proprio per non confrontarmi con la letteratura vera, poi è stato come se il romanzo mi avesse chiamato, i racconti alla fine giravano intorno alla stessa grande storia, il protagonista era lo stesso, così il romanzo è arrivato da solo e ho rifatto tutto da capo».

Quanto c'è di Francesco Bianconi in questo libro?
«Non sono esattamente come il Francesco Bianconi del racconto, ma nemmeno come Alberto; una parte di me è Susi, un'altra Ilaria, alcuni tratti si riflettono negli altri personaggi: mettendoli insieme si arriva al cento per cento, ma nessuno mi rappresenta da solo».

E la musica?
«Volevo utilizzarla il meno possibile, volevo che non ci fossero citazioni di canzoni. C'è Robertino che ha un passato da musicista, ma nel libro viene fuori solo perché è finalizzato al racconto. Non volevo parlare di musica perché faccio parte dell’ambiente, è un tranello in cui è troppo facile cadere».
Sound72
00venerdì 6 maggio 2011 17:53
Quei ragazzacci degli Ac/Dc
con la chitarra sotto al letto


L'incontro con Angus Young e Brian Johnson alla vigilia dell'uscita del nuovo dvd "Live at River Plate". Cinquant'anni suonati e nessuna voglia di smettere. "Dagli anni Settanta molto è cambiato ma i sentimenti sono gli stessi. L'hard rock non è un genere, è un feeling"

LONDRA - Se vi capitasse di incontrare per strada Angus Young avreste qualche difficoltà a riconoscerlo. Non perché sia particolarmente cambiato (certo gli anni sono passati anche per lui, i capelli sono diventati più radi, qualche ruga che prima non c'era gli solca il viso, ma gli occhi azzurri brillano ancora di giovanile entusiasmo), ma perché fuori dalla scena il leggendario chitarrista degli Ac/Dc non è così selvaggio e fuori controllo, anzi, la cortesia e il garbo con cui ci accoglie sono distantissime dallo "school boy" elettrico che mette in scena con la sua band. Prendete, ad esempio, il nuovo dvd della band, Live at River Plate, che esce martedi prossimo: tutto quello che ci troverete è rigorosamente hard rock, quelli che vedrete in scena sono cinque signori che hanno votato la loro vita alla causa e non l'hanno mai tradita e davanti a tutti c'è lui, Angus Young, con la sua chitarra elettrica a tracolla, i pantaloni corti, la divisa scolastica e l'aria di uno che nonostante abbia superato da qualche tempo la cinquantina non ha alcuna voglia di calmarsi, di smettere di suonare a tutto volume, di staccare la spina e piantarla con il rock'n'roll.

"E perché mai dovrei farlo?", dice ridendo, "tante, troppe volte hanno detto che il rock era morto. Mi ricordo un importante discografico che negli anni Settanta ci disse che potevamo anche piantarla di andare in giro, che il suono delle chitarre era finito e che da quel momento in poi il suono era solo
quello delle tastiere e del progressive. Beh, le tastiere e il progressive sono passati, noi siamo ancora qui". Brian Johnson, il cantante della band, seduto accanto a Young nel lussuoso albergo di Mayfair a Londra dove li incontriamo, annuisce. E aggiunge: "Ci sono poche band che possono dire di aver ottenuto quello che abbiamo ottenuto noi. E non parlo di successo, anche se importante. Parlo del rapporto con la gente, con un pubblico che ci segue e ci ama, che viene ai nostri concerti e ne esce soddisfatto e felice. E parlo dell'amicizia che ci lega. Noi siamo davvero una band, suoniamo insieme, pensiamo insieme, sentiamo insieme tutto quello che facciamo. E questo ci rende diversi dagli altri".

Diversi gli Ac/Dc lo sono davvero. Non foss'altro che per la potenza, inaudita, della loro musica. No, non stiamo parlando di volume, di elettricità, quella è roba da metallari o da chi cerca di coprire con i watt il vuoto delle emozioni. No, parliamo di forza, di passione, di energia, quella che li ha spinti a iniziare negli anni Settanta e che li tiene vivi ancora oggi, quella che li ha portati a realizzare decine di dischi di successo e a creare un suono inconfondibile. "E' hard rock e basta", dice Young, "musica diretta, immediata, potente, figlia del rock'n'roll. Quando abbiamo cominciato noi, alla metà degli anni Settanta, il mainstream pop era fatto di canzoni dolci, di chitarre acustiche, di ballate. Noi sentivamo che mancava qualche cosa, che i ragazzi volevano qualcos'altro, che non c'era solo la voglia di ballare al lume di candela ma anche si saltare per aria, di avere attorno dell'energia. C'era bisogno di un po' di buon hard rock. E lo abbiamo fatto. Del resto non pensa che ce ne sia bisogno ancora oggi?". Difficile dargli torto. "E' vero che molte cose sono cambiate", dice ancora Young, "le tecnologie sono diverse, il mondo è diverso, le nuove generazioni sono diverse. Ma i sentimenti, i desideri, sono gli stessi. E l'hard rock non è un genere, ma un feeling".

A tessere le fila del "feeling" degli Ac/Dc, dalle origini a oggi sono i due fratelli Malcolm e Angus Young, che dall'Australia si sono mossi alla conquista del mondo con le loro chitarre, affiancati oggi da Cliff William e Phil Rudd, e soprattutto dalla voce di Brian Johnson, alta, stridente, fortissima, "l'unica in grado di tenere testa al nostro suono", dice Young. "Io so strillare molto bene, per questo sono negli Ac/Dc", dice con ironia Johnson, con il suo immancabile cappello in testa, "no, non sto scherzando. Altri cantanti hanno grandi capacità tecniche, io non ho tempo per essere tecnico, io devo stare dentro al suono della band e devo tirare fuori tutta l'energia e la passione che ho. E questo mi fa essere in sintonia con loro. Il mio timbro vocale è particolare, ma è parte integrante del suono degli Ac/Dc, non potrei cantare in un altro modo, non andrebbe bene".

Johnson è inglese ma anche italiano (la madre Ester De Luca è di Frascati, in provincia di Roma) e lui ama molto venire in Italia e ritrovare i parenti: "Vengo spesso, a giugno tornerò di nuovo con la mia famiglia. Mi piace molto l'Italia e ho un legame con le mie radici che mi piace coltivare". "Il pubblico italiano ci ha sempre accolto con grande entusiasmo", aggiunge Young, "e non c'è dubbio che torneremo anche con il prossimo tour a esibirci nel vostro paese". I fan li attendono con ansia, così come hanno fatto per il tour testimoniato dal nuovo dvd. Era il tour che seguiva la pubblicazione di Black Ice, un disco realizzato dopo otto lunghissimi anni di silenzio discografico. E quando sono tornati tutto è ricominciato come prima. "Noi viviamo per fare musica", dice Young,"certo è ovviamente anche un lavoro, ma non è questa la motivazione principale. Non facciamo dischi perché 'dobbiamò farli ma quand abbiamo canzoni che ci convincono, quando sentiamo che siamo in grado di emozionare la gente che vuole ascoltarci. E poi se provassimo a fare finta, a non essere noi stessi, non ci riusciremmo nemmeno".

Young è senza dubbio uno dei chitarristi più amati della storia del rock. E da rocker continua a vivere. Ma non è una star, non ha mai avuto atteggiamenti da divo, non ne ha nemmeno il fisico. "Non mi interessa, a me piace suonare. Non ho nemmeno l'immagine di un chitarrista rock. Se chiedono a qualcuno com'è un chitarrista rock è difficile che rispondano che è uno che suona una Gibson vestito con la divisa della scuola come me. Alle volte prima dei concerti faccio un giro tra il pubblico, è difficilissimo che mi riconoscano quando non ho gli abiti da scolaretto". Già, la divisa scolastica è il suo marchio di fabbrica, il suo modo di rappresentare l'eterna giovinezza, la sua e quella del rock, che non vuole crescere e uscire dall'adolescenza. "L'idea della divisa non è stata mia, però", racconta, "ma di mia sorella. Mi vedeva sempre arrivare a casa da scuola e correre a prendere la chitarra, non mi cambiavo e uscivo subito. O michiudevo nella mia stanza e iniziavo a suonare. E' lei che mi ha suggerito di andare in scena vestito cosi, e io ho sempre pensato che fosse una grande idea".

La divisa da scolaro la indossa solo quando è in scena, chissà se potrebbe vivere senza la sua chitarra."No", risponde sicuro. "Ho molte chitarre ma ne suono solo una, sempre la stessa, non l'ho mai cambiata, ho con lei un rapporto strettissimo, davvero. La controllo, so sempre dov'è, la curo. E per essere sicuro di non perderla l'ho sempre messa sotto il mio letto nella mia cameretta. Quando mi sono sposato mia moglie mi ha chiesto, "la chitarra dove va?" e io le ho risposto, "sotto il nostro letto, ovviamente". Ed è ancora li".

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nn li sento quasi mai però ci andrei volentieri ad un loro live!
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