borriello incazzato
Lei non gioca titolare dal novembre 2013 (Roma- Sassuolo) e non segna dall'ottobre precedente.
«Quel giorno, con il Sassuolo, presi un colpo da Magnanelli. Nessuno l'ha mai saputo, ma ho avuto un "edema della spongiosa", una microfrattura al perone, dolorosissima... Poi è cambiata la società e sono state fatte scelte diverse. Sono andato al West Ham, rimanendo fuori per un mese e mezzo. Un giorno dissi all'allenatore: "Vedo Sky anche a Roma, non sono venuto qui per guardare le partite in tv". Solo la squalifica di Carroll ha permesso a me e a Cole di alternarci in campo: una cosa irritante per entrambi. Accadde poi che nel giorno di riposo andai ad allenarmi da solo. Troppo carico, finii stirato. Al rientro il campionato era alla fine».
Eppure a Roma c'era il problema del centravanti. Cosa passa nella testa di un attaccante che resta fuori?
«Ti fai delle domande, ma la risposta era chiara: la nuova dirigenza aveva fatto scelte diverse. Ricordo che Sabatini alla prima conferenza disse che Borriello era un problema. Sono arrivati Osvaldo, Destro, Borini, Doumbia, e io, senza essere mai stato valutato sul campo, ero sempre la terza o quarta punta. Eppure il primo anno fu eccellente. Ricordo una statistica che diceva che tra Batistuta, Balbo, Völler e Totti io avevo una media gol migliore nei primi sei mesi in giallorosso. Poi via Ranieri, e dentro Montella, con Totti centravanti, lì è iniziato il declino. Già lo scorso anno volevo tornare al Genoa, dove avevo realizzato 12 gol. Ho pure insistito pensando che avrei fatto almeno 15 reti e sarei potuto andare al Mondiale. Però Destro era k.o. e non mi hanno lasciato partire. Quando s'è infortunato Totti ho giocato 8 delle 10 partite vinte consecutivamente, segnando il gol della decima. Una soddisfazione personale».
Quest'anno a Roma neppure un minuto in campo. Perché, allora, questa bocciatura?
«Mi fa piacere che qualcuno noti la cosa. Vorrei avere avuto quantomeno la possibilità di sbagliare, ma tutti sono liberi di fare le loro scelte. Io sono rimasto a Roma anche per far cambiare idea a qualcuno, ma battevo contro un muro».
E rieccola al Genoa. La terza volta in una piazza che la ama da sempre.
«Qui mi conoscono bene. I dirigenti e Gasperini mi hanno voluto, i tifosi mi apprezzano perché in campo ho sempre lottato. Hanno apprezzato più quello che i miei gol. Qualcuno da altre parti mi considera un giocatore finito, «‘na pippa», come dicono a Roma. Sono qui per ripagare la fiducia della società, ma anche e soprattutto per dimostrare a me stesso che... sto ancora sul pezzo. Mi sento bene e considero ancora lontano il momento in cui smetterò. Quel giorno vorrei sentir dire che Borriello era un buon giocatore».