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scelta dell'allenatore: situazione più grave del suono del capotasto basso di un organo

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2024 17:51
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Città: ROMA
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09/06/2013 17:37
 
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CORSPORT (G. DOTTO) - «Voglio la testa di Garcia» è il più bel film di quel genio brutale di Sam Peckinpah, insieme a «Il mucchio selvaggio», due titoli che, per motivi diversi, vestono alla perfezione la Roma di oggi. Metti una meno macabra “faccia” al posto di “testa” e ci siamo, tutto torna. Voglio la faccia di Garcia e Garcia sarà. Fidatevi e preparatevi a esultare. Una faccia come quella di Sabatini non può che sposarsi con una come quella di Garcia. I due sono fatti per “affacciarsi insieme”, nella stessa casa e dalla stessa finestra. Divento fobico grave quando sento gente che pontifica: «Ma chi è questo Garcia? Dopo il 26 maggio ci volevano Allegri o Mazzarri». Chi? Insopportabile caso di pensiero gregario. Di non pensiero.

Chi ci doveva riscattare? Quella parodia di Conte? Quella faccia da grullo trapuntata di denti, per non parlare della voce? Non c’era bisogno dell’ultima eclatante conferma per apprezzare la “personalità”, si fa per dire, di Allegri. Bastava riguardare la conferenza stampa di presentazione a Milanello, la sua fantozziana sudarella, l’imbarazzo corposo con cui ingoiava, steso a tappetino, lo show egorroico di Berlusconi. Due anni dopo replica. S’è fatto sculacciare e umiliare pur di conservare la cuccia. Allegri, si capisce, è uomo che sa stare al mondo, ovvero l’arte d’incassare tutto e strusciare sotto traccia. Buon per lui, ma non fa per noi. Pericolo scampato. E quattro milioni d’euro risparmiati in due anni. Ci compri due femori di Paulinho (prendi lui, Roma, e sarai già, subito, dove meriteresti di essere!). Mazzarri? E’ tosto, volitivo, ma non ha un briciolo di genio, la sua faccia è rocciosa, senza un minimo di luce, la sua è la mediocrità dei forzuti disciplinatori. A Roma sarebbe sopravvissuto a stento, solo indovinando una caterva di risultati.

Rudi Garcia a Trigoria sarà una liberazione. Fidatevi. Non ho mai capito se, dopo una certa età, si finisce per somigliare alla propria faccia o è la faccia che finisce per somigliare a quello che si è. Quella di Garcia, solo per il fatto di circolare a Trigoria, sarà il manifesto di un nuovo film. Fidatevi. Cosa pensate sia lo strombazzato “carisma” di Mourinho? Faccia più voce. Aggregate a un pensiero non banale e un’idea grandiosa di sé. I giocatori non sono con lui. I giocatori si farebbero impalare per lui. Perché lui è quello che loro vorrebbero essere. La loro proiezione ideale. Rudi Garcia ha i numeri per eguagliare Mourinho. Fidatevi. Luis Enrique diventò subito una caricatura e non per colpa di Fiorello. Non aveva la faccia e non aveva una storia. Zeman aveva la faccia giusta, ma troppe questioni sospese nell’anima, troppi veleni che lo annebbiavano. Quella faccia diventò cupa e poi torva. (...)

La faccia di Garcia brucia. Guardatela bene. Passione pura. Ma senza la sensibilità femminea di Enrique. Garcia sa ridere di gusto quando è il caso. Ma ti sa dire due cose definitive guardandoti negli occhi. Quello che ci vuole a Roma. Il suo scudetto vinto al Lille ne vale cinque di quelli vinti da Allegri al Milan o Ancelotti al Paris Saint Germain. La promozione in Ligue 1 con il Digione o la semifinale, l’anno dopo, in coppa di Francia valgono lo scudetto col Lille. Votato nel 2011 tra i primi dieci allenatori del mondo. Aimè Jacquet, tecnico della Francia campione del mondo ‘98, mica l’ultimo dei cretini, lo definì il “più interessante” degli allenatori di ultima generazione. Uno e trino. Inizia come preparatore atletico, si specializza come tattico, si afferma come allenatore. Se non sai chi è Garcia, non è colpa di Garcia. Meglio, molto meglio lui di Laurent Blanc. Che ha tutto addosso, per quanto ben mimetizzato, quel sopracciò cronico dei francesi. Meglio di Mancini. Strapagato, sopravvalutato e complicato, uomo permaloso come pochi e troppo background romano. Meglio di Bielsa, la cui pazzia è interessante ma non ha freni e oggi, a Trigoria, la pazzia, se deve essere, ha bisogno di un metodo. E poi, volete mettere? Garcia contro Petkovic sarebbe la sfida più suggestiva lungo il Tevere dell’ultimo mezzo secolo. Due uomini, due facce, due leader: un classico alla John Huston.
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