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Misteri d'Italia

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2023 13:28
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07/04/2011 11:46
 
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Moby Prince, vent'anni fa la strage
Il traghetto si scontro' con la petroliera Agip Abruzzo al largo di Livorno, morirono 140 persone


Vent'anni di processi senza colpevoliLa testimonianza: "Io, impotente davanti a fumo e fiamme"


LIVORNO - Aveva mollato gli ormeggi alle 22.03 dal porto di Livorno, mezz'ora più tardi era già una palla di fuoco alla deriva nella rada del porto toscano, una bara galleggiante.

Nessuno, però, per quasi un'ora si accorse di ciò che avveniva a bordo del Moby Prince, il traghetto della Navarma sul quale il 10 aprile 1991 morirono 140 persone. Alle 22.36 Renato Superina, comandante della petroliera Agip Abruzzo, contro la quale era finita la prua del Moby, lanciò l'allarme per un incendio a bordo dopo la collisione con una bettolina.

A Livorno, chi pensò al Moby, lo immaginò ormai diretto ad Olbia, con al timone il comandante Ugo Chessa, e i soccorsi si concentrarono sull'Agip. Solo per caso alle 23.35 due ormeggiatori si avvicinarono al traghetto in fiamme e così venne scoperta quella che sarà la più grave tragedia della marina mercantile italiana dalla Seconda Guerra mondiale.

Un solo superstite, il mozzo Alessio Bertrand che, aggrappato al bordo del Moby fu salvato proprio dagli ormeggiatori che lo convinsero a gettarsi in acqua. Dal traghetto, come poi verrà ricostruito durante i processi, la richiesta di soccorso era partita: "May day.... may day..Moby Prince..... Moby Prince.....siamo in collisione ..siamo in fiamme..occorrono i vigili del fuoco...compamare se non ci aiuti prendiamo fuoco..may day may day......".

Erano le 22.26, ma alla sala radio della Capitaneria arrivò con un segnale debolissimo, non venne sentito. Sono passati 20 anni ma il film di quella notte e quello dei giorni successivi continuano a scorrere negli occhi e nelle menti dei familiari delle vittime, 75 passeggeri e 65 membri dell'equipaggio. E coloro che lavorarono tutta la notte con la speranza di trovare ancora qualcuno in vita nei saloni di quell'ammasso di lamiere annerite che il giorno dopo verrà rimorchiato, ancora fumante, nella Darsena del porto. Le tante storie di chi solo per miracolo si è salvato, perché arrivato in ritardo per la partenza o sbarcato poche ore prima per qualche giorno di ferie, si intrecciarono con quelle dei corpi trovati a bordo.

Di certo la morte per la maggioranza delle persone a bordo non fu immediata: oltre 40 corpi vennero trovati all'interno di uno dei saloni centrali del traghetto e le autopsie confermeranno la presenza di monossido di carbonio nei polmoni. Probabilmente si erano riuniti convinti che i soccorsi arrivassero prestissimo vista la vicinanza al porto.

Invece il racconto dei primi vigili del fuoco saliti a bordo di quello che restava del Moby parlarono di un ammasso di corpi bruciati, ormai tutt'uno con le lamiere e ciò che restava di mobili e suppellettili. Terribile l'opera di riconoscimento delle vittime: ai familiari venne chiesto di ricordare qualsiasi particolare utile a permettere di riconoscere i loro cari.

E intanto, mentre ancora il Moby bruciava, partirono le prime polemiche: per i ritardi nei soccorsi, per la nebbia che per qualcuno c'era per altri no, per un tratto di mare affollato da navi americane di ritorno dalla prima guerra del Golfo. Poi l'avaria del timone, l'errore umano. Fino all'ipotesi di un attentato. Polemiche che alimenteranno i processi e che faranno della tragedia del Moby uno dei misteri italiani.
( ansa.it )


La versione ufficiale ridicola per alcuni anni fu un errore di distrazione del comandante e dell'equipaggio tutti presi vedere barcellona-juventus.. [SM=g27996]

la cosa piu' agghiacciante è che volutamente nn vennero salvati..

in uno speciale de la storia siamo noi c'è una ricostruzione molto accurata di quel disastro intitolata non a caso " il porto delle nebbie "..


www.youtube.com/watch?v=DJoj_i8rsb8&feature=fvwrel


le altre parti si trovano su youtube
[Modificato da Sound72 07/04/2011 11:49]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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