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Ultimo Aggiornamento: 29/06/2022 14:31
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15/09/2011 12:07
 
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Addio a Bonatti leggenda dell'alpinismo
Nel 1954 partecipò alla spedizione italiana che conquistò il K2


Si è spento martedì sera a Roma dopo aver lottato fino all’ultimo con la malattia che lo ha infine sopraffatto. Walter Bonatti, nato a Bergamo 81 anni fa (ovvero il 22 giugno 1930), sarà sempre ricordato come una leggenda dell’alpinismo italiano, cittadino del mondo e della montagna.
Alpinista e guida alpina, poi autore di numerosi libri e reportage, Bonatti iniziò a scalare le Prealpi lombarde nel 1948, ma già nel 1950 conquistò la parete est del Grand Capucin, nel gruppo del Monte Bianco. Nel 1953 compì la prima invernale alla parete nord della Cima Grande di Lavaredo e quella alla Cima Ovest.
Conquistò poi la vetta del Cervino aprendo una variante direttissima lungo la cresta del Furggen e poi altre prime scalate sulle Alpi Centrali, sul canalone nord del Colle del Peuterey del Monte Bianco.
Ma Bonatti è passato alla storia dell’alpinismo soprattutto per la conquista del K2. Nel luglio 1954, a 23 anni, partecipò alla spedizione italiana capitanata da Ardito Desio, che portò Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima della seconda vetta del mondo. Il giorno prima, Bonatti, il più giovane della spedizione, era sceso al campo inferiore per recuperare le bombole di ossigeno e quando era tornato aveva scoperto che il nuovo campo, a sorpresa, era stato allestito 250 metri più in alto. Bonatti ci arrivò solo poco prima del tramonto, ma Compagnoni e Lacedelli si limitarono a suggerire da lontano di lasciare l’ossigeno e tornare indietro. Vista l’impossibilità della cosa (era quasi buio), Bonatti e il portatore Mahdi trascorsero la notte a -50° C, senza alcun riparo, raggiungendo il campo solo all’alba. Mahdi, semiassiderato, subì l’amputazione di numerose dita. A causa di un contratto Bonatti non potè parlare dell’accaduto per due anni e lo fece solo nel 1961 nel libro «Le mie montagne».
Soltanto nel 2004 la commissione d'inchiesta del Club Alpino Italiano riconobbe la versione di Bonatti. Quindi fu la Società Geografica Italiana a chiarire il ruolo di Bonatti nel raggiungimento della vetta. «A 53 anni dalla conquista del K2 - scrisse Bonatti - sono state finalmente ripudiate le falsità e le scorrettezze contenute nei punti cruciali della versione ufficiale del capospedizione Ardito Desio. Si è così ristabilita, in tutta la sua totalità, la vera storia dell’accaduto in quell’impresa nei giorni della vittoria... Si è dato completa verità e dovuta dignità al grande successo italiano, un’affermazione che ha saputo risvegliare, dopo gli anni bui, il vanto e l’orgoglio di tutti noi».
Le imprese di Bonatti non si sono limitate alla montagna: negli anni Sessanta viaggiò lungo l’Alto Orinoco, con due spedizioni andò alla ricerca delle sorgenti del Rio delle Amazzoni, viaggiò a Sumatra per studiare il comportamento della tigre al cospetto dell’uomo, nelle Marchesi ripercorse nella giungla il viaggio di Melville quando era scappato dalla baleniera su cui prestava servizio, ed era poi stato prigioniero dei cannibali, e riuscì a provare la veridicità di tale storia. Sono degli anni Settanta le spedizioni in solitaria a Capo Horn, lungo 500 chilometri di fiordi della Patagonia, lungo il corso del fiume Santa Cruz, in Congo, in Guyana e Antartide. Sempre raccontando tutto in libri e reportage pubblicati dal settimanale Epoca, che ne hanno reso famoso il suo amore per la natura e l’avventura.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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