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Sound72
00mercoledì 29 settembre 2010 09:54
La Valanga Azzurra perde Stricker, il cavallo pazzo che infiammò le nevi
Istintivo e geniale, si inventò le ginocchiere e il casco aerodinamico



corriere.it- Grazie alla grinta che l'aveva contraddistinto da atleta, era riuscito a tenere testa per tanto tempo alla malattia. Ora che all'età di 60 anni, Erwin «Cavallo Pazzo» Stricker è mancato, non si può dire che è stato sconfitto. Moralmente, ha vinto lui. Ha resistito con coraggio alla lotta che il destino gli ha riservato, ed era ben altro che scendere su una pista da slalom con il pericolo di inforcare un paletto. Lo prova il fatto che in questi giorni era in Cina, al lavoro, dove aveva esportato il made in Italy delle nevi, predicando lo sci e i suoi segreti a un popolo che questa disciplina non ha nel Dna ma nella quale, proprio grazie anche agli insegnamenti di Erwin, magari nel futuro riuscirà ad emergere.
Stricker era uno della Valanga Azzurra, la squadra leggendaria dell'Italia degli anni 70. Non aveva la classe di Gustavo Thoeni o le qualità di Pierino Gros, ma aveva uno stile unico: aggrediva e divorava i paletti, prendeva tutti i rischi possibili e immaginabili. Cavallo Pazzo, appunto. Una caratteristica che, abbinata alla sua capigliatura rossastra, lo rendeva inconfondibile. Nato il 15 gennaio 1950 a Mattighofen, entrò in nazionale nel 1969 dopo una promettente carriera juniores. Erwin salì per la prima volta sul podio in Coppa del mondo nel 1973, grazie al secondo posto nel gigante di Heavenly Valley. La stagione successiva (7 gennaio 1974) entrò definitivamente nella storia dello sci italiano col terzo posto nel gigante di Berchtesgaden, quando nacque appunto il mito della Valanga Azzurra, in una classifica che vide Gros precedere Thoeni, lui, Schmalzl e Pietrogiovanna.
Stricker, persona estroversa e simpaticissima, non fu solo un ottimo sciatore e un atleta che forse, proprio perché abbracciava la filosofia del «tutto o nulla», raccolse meno di quanto avrebbe meritato, includendo nel bilancio due presenze olimpiche, nel '72 e nel '76 (dove gareggiò in discesa). No, Cavallo Pazzo fu anche un inventore. Geniale e intuitivo, precursore dei tempi (è il caso del casco da slalom), introdusse una serie di applicazioni rivoluzionarie: dalle ginocchiere, al bastone aquilineo, al casco aerodinamico. Ritiratosi nel '78, restò nell'ambiente: il progetto cinese rientrava nel ruolo di ambasciatore dello sci per la Fis. A Vancouver lavorò per la Rai commentando i Giochi. La sua gioia fu vedere Giuliano Razzoli conquistare l'oro nella disciplina che aveva prediletto, lo slalom. Poco gli importava che quella soddisfazione a lui fosse mancata.

RIP

lucaDM82
00sabato 2 ottobre 2010 00:50
manolo-arrampicata libera

Sound72
00lunedì 4 ottobre 2010 21:34
Thor, il dio del tuono deve ringraziare il vento

Un fragoroso boato, preceduto da accecanti scintille, preannunciava il passaggio del carro del possente signore del tuono e delle saette, il primogenito di Odino e Jördh: il rosso Thor. Thor è innanzitutto il dio più forte, quello maggiormente dotato di una potenza muscolare tutta terrestre. Thor è Hushovd, il nuovo campione del mondo di ciclismo, il primo corridore norvegese a vestire la maglia iridata nella prova più prestigiosa, quella su strada.
Hushovd è un ragazzo mite e solare, tutto sport e famiglia, che da un anno vive a Montecarlo con la moglie Susanne e la piccola Isabel. Nato a Grimstad il 18 gennaio 1978 Hushovd è un ragazzone di 83 chili distribuiti su un fisico possente di 185 centimetri. È chiaramente un velocista atipico, capace di andare forte a cronometro e resistere sulle medie salite. In carriera ha vinto otte tappe al Tour de France (i francesi lo chiamano Tour Hushovd) una al Giro d'Italia e tre alla Vuelta a España. Nel suo palmares c’è posto anche per una Gand-Wevelgem e cinque campionati nazionali, due in linea e tre a cronometro. Si è aggiudicato due maglie verdi al Tour e una alla Vuelta.
Dopo essere stato un buon sciatore, comincia a gareggiare in bicicletta nel 1988, a dieci anni. Nel 1998 da Under 23 vince la Paris-Roubaix, la Paris Tour e la Coppa del mondo di categoria e si laurea campione del mondo a Valkenburg nella prova a cronometro.
«Il finale era adatto alle mie caratteristiche, e le ho sfruttate alla grande - ha commentato Thor Hushovd -. Quando il belga Gilbert è scattato a dieci chilometri dal traguardo ho pensato che non saremmo arrivati alla volata. Poi mi sono accorto che c'era tanto vento, e allora mi sono detto che era possibile riprendere il belga. Ma se non ci fosse stato il vento, Philippe sarebbe arrivato al traguardo».
Onesto Hushovd, ma anche un po’ rammaricato per la gaffe tecnica al momento dell’inno nazionale: dopo poche parole, infatti, il nastro si è fermato e ha lasciato tutta Geelong in un silenzio glaciale. «È stato decisamente imbarazzante ­ ha raccontato laconico il neo campione del mondo -. Certo, mi sarebbe piaciuto godermi l’inno fino in fondo, anche perché nel ciclismo gli inni si sentono così raramente...».
Australia recidiva. La stessa cosa successe ad Ercole Baldini, alle Olimpiadi del 1956...
Sound72
00mercoledì 29 dicembre 2010 10:58
I nomi e le facce del 2010
tra imprese e fallimenti


Dalla bilancia di Adriano al sangue di Contador dalla pipa di Bearzot alla tenerezza di papà Del Bosque: la prima puntata di un viaggio, con i voti finali ai protagonisti, le sorprese e le confermedi GIANNI MURA

Qui troverete, da oggi al 31, i miei cento nomi dell'anno che sta finendo. La premessa è che non sono necessariamente i più importanti. Non si tratta di una classifica di merito. La scelta è arbitraria, così come i voti che quasi sempre attribuisco. Un po' come avviene con i "Cattivi pensieri" domenicali, la scelta non riguarda solo il mondo dello sport ma può occuparsi anche di altre realtà (cronaca, politica, musica, tv, gastronomia, libri). I nomi possono evocare gioie, dolori, piccole speranze, leggere allergie, grandi delusioni. Oltre alla memoria, lega questi voci il tempo-spazio che abbiamo attraversato: il 2010.

ADRIANO
(calciatore)
Perso a Milano, ritrovato a Rio col Flamengo, alza l'asticella della difficoltà (ritrovarsi in Italia con la Roma) ma non abbassa di molto quella della bilancia. Almeno due persone ci credono ancora, lui e Ranieri. Non è poco e la scommessa è ancora in piedi. Voto 6.

ALLEGRI MASSIMILIANO
(allenatore)
Mi piaceva di più il suo gioco a Cagliari e non devo essere l'unico, visto che gli era stata attribuita la Panchina d'oro preferendolo a Mourinho. Nei pochi mesi al Milan ha dimostrato di saperci fare, anche se da Galeone, che cita spesso, non pare aver preso granché. Voto 7.

ALONSO FERNANDO
(pilota)
Crede contro ogni evidenza nella conquista del Mondiale, si batte fino all'ultimo giorno, perde per una macroscopica svista della Ferrari e non lo fa pesare. Un signore d'altri tempi: 9.

BALDONI ENZO
(giornalista)
Era andato in Iraq per capire meglio. Sequestrato e ucciso in circostanze tutte da chiarire. I suoi pochi resti sono stati sepolti a Preci, il 27 novembre, nella più totale indifferenza. Ecco perché ricordarlo è un dovere.

BALLERINI FRANCO
(ct ciclismo)
Era il ct ideale, la giusta prosecuzione di Alfredo Martini, per uno sport tanto bello quanto malato. Era aperto, leale, disponibile, sincero. E troppo presto, in un incidente d'auto, è morto.

BARGNANI ANDREA
(cestista)
Spesso travolgente in una piccola squadra come Toronto, sogna di diventare il primo italiano a giocare l'All Star Game: 7,5.

BARILLARI SIMONE
(saggista)
Ha curato "Il Re che ride", elenco ragionato delle barzellette pronunciate da Silvio Berlusconi (ed. Marsilio, pagg. 207, euro 13,50). Detto così, può sembrare un'operazione di piaggeria. Tutt'altro. Barillari incastona con precisione le barzellette nel contesto in cui sono state pronunciate e risponde con una ricerca quasi psicanalitica, con una lettura obliqua e corrosiva, alla domanda che per stanchezza nessuno si pone più: ma chi glielo ha fatto fare? Voto 8.

BASSO IVAN
(ciclista)
Un Giro da 8 e un Tour da 4. Voto 6.

BEARZOT ENZO
(uomo di sport)
Avrei potuto scrivere ex ct, ma Bearzot non è mai stato ex di nulla. Al 1982 si lega il ricordo dell'ultima, vera, grande, spontanea festa collettiva di un Paese, il nostro. Negli anni successivi ha badato solo a non contaminare i suoi valori di cittadino e di sportivo mescolandoli a quelli, sempre più velocemente cadenti, di un Paese, sempre il nostro. Gli amici sognavano per lui un funerale senza applausi. Non c'è stato, ma bisogna dire che l'applauso è durato proprio poco.

BENITEZ RAFA
(allenatore)
Anche i più pazienti prima o poi sbottano e così ha fatto lui quando si sentiva non protetto (hai visto mai?) ma almeno parzialmente illuminato dal mondiale. Rafa è sbottato quando ha capito che il cerino sarebbe comunque rimasto sempre in mano sua. Non è esente da errori, ma sul piano comportamentale nessuno può insegnargli nulla. Stringi stringi, due vittorie al medagliere le ha pure portate. Gli resta un record difficilmente battibile, anche da parte di Mourinho: unico allenatore cui Moratti non abbia comprato un giocatore. Stretta di mano e 7,5.

BERLUSCONI SILVIO
(raccontatore di barzellette)
Nel campo, si rivela molto meglio dei Fichi d'India e molto peggio di Gino Bramieri. Non fosse vagamente distratto dalla politica, gli consiglierei di rinfrescare il pur vasto repertorio. La barzelletta sui romagnoli razzisti circolava già quando ero al liceo, ma ambientata a Milano. E quell'altra, che parla di un tatuaggio che si rivela essere San Benedetto del Tronto, circolava quando ero alle medie. Voto 5,5.

BERSANI PIERLUIGI
(politico)
Onesto, non si discute. E poi le maniche rimboccate, che ideona. Ma io continuo a vedermelo in una riunione di condominio: il calorifero nel salotto della signora Rossetti non scalda, poi c'è da mettere a norma la caldaia, abbiamo chiesto due preventivi, e sono da sostituire due citofoni. Voto 6.

BLATTER JOSEF
(presidente Fifa)
I primi Mondiali giocati in Africa, i primi Mondiali assegnati alla Russia, i primi Mondiali a un paese arabo. Stavolta sì che merita un voto alto: 5.

BOIVIN
(ristorante)
A Levico Terme (Trento), miglior cena del 2010 con un menu fisso di 30 euro (vini esclusi).

BRONDI VASCO
(cantante, nome d'arte Le Luci della centrale elettrica)
Di nuovo in giro c'è poco. Col secondo cd si conferma questo ferrarese specializzato nel cantare precarietà lavorative e sentimentali. 7,5.[

BRONZINI GIORGIA
(ciclista)
Lo sprint con cui vince l'oro su strada in Australia è degno di un Saronni. Voto 8.

CANTARINI GERMANA
(giocatrice di bocce)
Cremonese, parrucchiera, 46 anni, già conquistati sei titoli mondiali (si gioca ogni quattro anni). L'ultimo quest'anno, specialità raffa, unica italiana in gara. Era stata ferma un anno per curare un tumore al seno. "Volevo giocare ma durante la chemio le gambe non mi reggevano". Il ritorno alle gare non era stato facile: "Mi hanno tolto diciassette linfonodi nella parte destra e io sono destra. I primi tiri sono stati molto dolorosi, ma non mi sono persa d'animo. Voto 10 (storia letta su Sportweek).

CASSANO ANTONIO
(calciatore)
I bookmakers non hanno ancora deciso chi sarà il primo milanista a litigare con lui. Io sì: nell'ordine, Ibrahimovic, Ambrosini o Boateng. Gattuso no perché ha deciso che gli farà da tutore. Col nuovo presidente parlerà d'altro e andranno d'accordissimo.

CECINI GIUSEPPE E RINALDI GIUSEPPE
(pensionati)
Ex sindaco, 83 anni, il primo, presidente provinciale dell'Anpi, 87 anni, il secondo. A Grosio (Sondrio) viene ripristinata sulla facciata del municipio una scritta fascista. La spiegazione è che fa parte della nostra storia. Il 25 luglio, di notte, i due agganciano un pennello a una canna da pesca e scrivono sulla stessa facciata: "Vergogna". Giovanotti in giro in moto gli dicono che queste cose non si fanno. Sì, invece, voto 9. Denunciati per imbrattamento, saranno processati e ci tengono molto a essere processati.

CLUB TENCO
Sempre più difficile il lavoro, con i migliori che se ne vanno e i fondi continuamente tagliati. Pure, l'ultima edizione, in forse fino all'ultimo, se l'è cavata bene: 7,5.

CONSTANT KEVIN
(calciatore)
Per ora è al Chievo. Bravo il ds Sartori a scovarlo nello Châteauroux, serie B francese. È già scattata la sfida tra Milan e Inter a chi lo compra prima. Centrocampista di origine guineane, vede poco la porta ma corre per due. Voto 7.

CONTADOR ALBERTO
(ciclista)
Film già visto, vincitore del Tour accusato di doping (clenbuterolo) si difende accusando un filetto di manzo. Insorgono in Spagna gli allevatori di manzi. Lui dice che la verità verrà a galla e noi aspettiamo che qualcosa venga a galla, se poi è la verità meglio. Voto sospeso.

CONTI BRUNO
(dirigente Roma)
Il migliore degli azzurri al Mundial di Spagna. Lo disse Pelè, che di calcio capisce. Si legge volentieri la sua storia in "Essere Bruno Conti" (ed. Castelvecchi, 190 pagine, 14,90 euro), biografia non banale scritta da Gabriella Greison.

DEL BOSQUE VICENTE
(ct Spagna)
La foto più bella del Mondiale è quella che lo vede correre incontro al figlio down. Negli occhi del padre e del figlio il flash ha fissato un mondo. Voto 9.

DE PAOLI EUGENIO
(Rai)
Grandi e lunghi (anche troppo) dibattiti, a inizio campionato, quando annunciò che avrebbe mandato in pensione la moviola, oppure l'avrebbe utilizzata al minimo. Poi, silenzio (anche troppo). Invece, a bocce ferme, è il caso di dire che della moviola in tv e nella vita di tutti i giorni si può fare benissimo a meno. Quindi, non era una brutta idea: 7,5.

DI FRANCISCA ELISA
(fiorettista)
E le ragazze, cosa combinano le nostre schermitrici? Vincono l'ennesimo Mondiale con l'ennesimo fiore della scuola (o serra) di Jesi. Voto 8.

DI NARDO FRANCESCO
(giudice sportivo Comitato Lombardia)
Nel campionato Allievi infligge due giornate di squalifica a un'intera squadra di Casal Pusterlengo per comportamento razzista nei confronti di un avversario. Ben fatto, 8.

DOMENECH RAYMOND
(ex ct Francia)
Definisce una pagliacciata l'ammutinamento, molto serio, dei suoi giocatori in Sudafrica, va a casa al primo turno (come l'Italia, con cui aveva giocato la finale quattro anni prima). Non stringe la mano al ct avversario, Parreira, dopo l'eliminazione. Persa la panchina, si iscrive alle liste di collocamento. Da giocatore era un provocatore e tale è rimasto. Per me, bastava un episodio del '96 ad Atlanta (vendeva da bagarino i biglietti delle partite) a inquadrarlo. Voto 3.

EDWARDS JONATHAN
(ex atleta)
Primatista del salto triplo e simbolo di fede nello sport, annuncia di essersi convertito al darwinismo. Fatti suoi, ma qui si premia la trasparenza della comunicazione: 8.

FAZIO FABIO
(intrattenitore televisivo)
Il suo programma, con Roberto Saviano, ha bloccato fino a dieci milioni di italiani davanti ai teleschermi. Non era un programma leggero, né di futili contenuti, anzi. Due le reazioni, forse collegate. Dunque c'è un'altra Rai. Dunque c'è un'altra Italia. Voto 9, un dubbio c'è: una trasmissione così rimarrà piantata come un obelisco tra i nanetti da giardino o ne produrrà altre? Se penso a Masi (2) ho già la risposta.

FEDERER ROGER
(tennista)
Passano le stagioni e lui è sempre il signore che conosciamo. 9.


( continua )
Sound72
00giovedì 30 dicembre 2010 09:34
Manassero e i giovani che vincono
Mourinho e il memorabile triplete


Da Fuentes a Mutu la seconda puntata del viaggio fra i personaggi che hanno lasciato un segno nel 2010

FERRI MARIO (rappresentante di bevanda energetica, in arte Falco)
La sua arte, diciamo così, è quella di invadere i campi di calcio, che giochi la nazionale o squadre di club. Sponsorizzato da un bar pescarese, a volte si maschera da Superman, spesso perora la causa di Cassano, una volta (in Real-Milan) quella di Sakineh. Ad Abu Dhabi gli è andata male. Carcere, tentativo di evasione, ripreso in fondo a una nave, messo in ceppi e rimesso in libertà lunedì scorso. In Italia è stato arrestato all'arrivo perché si è sottratto all'obbligo di firma dopo ripetute invasioni. Fa già parte del team di Lele Mora, studia recitazione (questa è una minaccia), non è pericoloso se non per se stesso. Mi sa che non ce ne libereremo tanto facilmente. Voto 3 di incoraggiamento.

FUENTES EUFEMIANO (ginecologo spagnolo, anche noto come Doctor Sangre)
Dice, non dice, allude, si ritrae, tende a far pensare che dietro molte vittorie dello sport spagnolo (calcio incluso) vi siano sacche d'ombra, o di sangue. Un brillante cialtrone. Voto 1.

GARRONE RICCARDO (presidente Sampdoria)
Nel caso-Cassano ci rimette anche dei soldi, ma non la faccia, e dimostra che il perdono non si compra e non si impone a furor di popolo. Bravo a tenere duro: 9.

GINNASTICA RITMICA (squadra nazionale)
Vincere l'oro a Mosca nel concorso generale è un po' come vincere a calcio al Maracanà giocando in nove. Contro un esercizio perfetto nemmeno una giuria malevola (come fu quella di Pechino) può mettersi di traverso. Voto 10.

GRANDE FRATELLO (trasmissione televisiva)
Non peggiora il voto dell'anno scorso: -15.

GUARDIOLA PEP (allenatore Barcellona)
Imminente il rinnovo del contratto. Altrove il suo calcio è impensabile e forse irrealizzabile. 8,5 di stima.

IBRAHIMOVIC ZLATAN (calciatore)
A prescindere dalla simpatia che ispira, dove va lui arriva lo scudetto e il gioco si semplifica. Sempre che poi non torni a complicarsi per acquisti azzardati. Voto 8.

IDEM JOSEFA (canoista)
Medaglia nel '84 a Los Angeles, medaglia nel 2008 a Pechino, e in mezzo un'infinità di altre medaglie italiane, europee, mondiali, olimpiche. Ora nel mirino c'è Londra 2012. Sarebbe un miracolo agonistico, alla sua età, ma ai miracoli questa donna ci ha abituato. Voto 9,5.

INIESTA ANDRES (calciatore)
Un anno fa gli consegnavo il mio Pallone d'oro personale. Ora che gli tocca quello vero (così pare, almeno) gli invento su misura un Premio Cartesio e gli confermo il 9.

INTERCITY 1589 (treno)
Parte alle 7.05 del 24 dicembre da Milano per Reggio Calabria. Non c'è una toilette agibile. Colpa degli utenti, dice il capotreno. Colpa un po' di tutti, aggiungerei, e comunque la sosta per pisciare, la prima, è alle porte di Roma. Episodio assurdo, come quello delle auto fatte entrare in autostrada pur sapendo che finiranno in una gola paurosa, interminabile. Pubblicità regresso, voto -10.

INZAGHI FILIPPO (calciatore)
Raggiunto e scavalcato Gerd Müller nella classifica europea dei marcatori. Appena guarisce, stupirà ancora e migliorerà ancora. 8,5.

JABULANI (modello di pallone usato agli ultimi Mondiali)
Mi prendo la responsabilità di votarlo a nome di tutti gli onesti portieri che ha ingannato: 2.

KUMARITASHVILI NODAR (slittinista)
Arrivato a Vancouver per godersi la prima Olimpiade, muore in maniera assurda durante le prove.

LEONARDO (allenatore Inter)
Al Milan, la cosa migliore, con un piede già fuori, fu la parabola degli specchi sul narcisismo di Berlusconi. Ha coraggio andando all'Inter, dove farà i conti con un ambiente molto difficile e con l'eredità non tanto di Benitez quanto di Mourinho. Voto per il passato 7,5 e per il futuro sospeso. Diamogli il tempo di lavorare.

LEPROUX ROBIN (presidente Psg)
Per combattere gli ultrà, ha "sciolto" le curve e rivoluzionato l'assegnazione dei posti allo stadio. Ecco la prova che, volendo, qualcosa si può fare. 9.

LIPPI MARCELLO (ex ct Nazionale di calcio)
La più brutta Italia mai vista in un Mondiale. Il debito di riconoscenza lo pagò anche Bearzot in Messico nell'86, ma c'è modo e modo. Voto 3.

LOEW JOACHIM (ct Germania)
Un buon terzo posto per la sua squadra multietnica, dunque più brillante e leggera nel gioco. Voto 7,5.

MANASSERO MATTEO (golfista)
A diciassette anni batte tutti i record di precocità e gioca come unno scafato professionista. È il futuro (ma anche il presente). Voto 8,5.

MARCHETTI FEDERICO (calciatore)
Da titolare in nazionale a fuori rosa nel Cagliari. Scusate se insisto, ma se non è mobbing questo come dobbiamo chiamarlo. Cellinata? Voto all'episodio, non certo a Marchetti, 0,5.

MARCORÈ NERI (attore)
"Per un pugno di libri", trasmissione tv che conduce da nove anni, ha un difetto per chi mangia pane e pallone: va in onda domenica pomeriggio. Me la gusto registrata e continuo a trovarla buona, senza effetti speciali ma di un'intelligenza che non pesa. 9.

MATERAZZI MARCO (calciatore)
Parafrasando Scopigno, tutto mi sarei aspettato nella vita tranne che di vedere questo giocatore in Mondovisione prima campione del mondo per squadre nazionali e poi per squadre di club. Forse lascerà l'Inter perché si sente trascurato. I tifosi lo rimpiangeranno tantissimo, io meno. Però, quisque faber fortunae suae, una tenacia da 7,5.

MILITO DIEGO (calciatore)
Forse era meglio salutare, dopo il triplete. O forse tornerà alla sua quota. Voto fino al cambio di passo e relativo 2-0 al Bayern: 9.

MOLINARI EDOARDO E FRANCESCO (golfisti)
Vincitori di tornei mondiali e della prestigiosa Ryder Cup. Grazie a loro il golf prova a liberarsi dall'etichetta di sport elitario. 8,5.

MORACE CAROLINA (ct Canada calcio femminile)
"In Canada leggono i curriculum e così mi hanno assunta". Pur lavorando in un paese che non ha un campionato femminile, ha vinto la Gold Cup e si presenta tra le outsider ai Mondiali in Germania. Voto 7,5.

MORANDI MATTEO (ginnasta)
Si può festeggiare un bronzo mondiale come fosse un metallo più nobile? Sì, se lo si ottiene agli anelli, la specialità di Chechi, dietro a due cinesi di un altro pianeta. Si deve festeggiare così. Voto 8,5.

MORATTI LETIZIA (sindaco di Milano)
Fosse una gara, sarebbe salto in basso. Difficilissimo fare peggio di Albertini ma ci è riuscita. Il titolo di peggior sindaco nella storia della città non glielo insidia nessuno. Voto 2.

MORATTI MASSIMO (presidente Inter)
Dall'inizio alla fine del rapporto con Benitez il suo atteggiamento tra il distaccato e il gelido non mi è piaciuto, quindi 4. Quando il tecnico chiedeva di intervenire perché 4-5 titolari anziché la testa alzavano il gomito, era il caso di dargli retta. Se Leonardo non facesse l'allenatore potrebbe fare l'indossatore, quindi è da escludere che porti i calzini dei Simpson o quelle tremende cravatte violacee su camicie lilla, che un cinque per cento di iella in più secondo me l'hanno portato.

MORENO BYRON (detenuto in attesa di giudizio)
Arrestato il 21 settembre all'aeroporto di Kennedy di New York mentre cercava di entrare negli Usa con sei chili di cocaina nascosti nelle mutande. Proprio un poveraccio, l'arbitro più insultato dai tifosi italiani. Altro che il gol annullato a Tommasi in Corea, errore più grave dell'espulsione di Totti. Banale anagramma di Moreno: no more. Voto 2.

MOSSE GERARD (fantino)
A Melbourne lo multano di 230 euro perché manda un bacio alla folla mentre va a vincere in sella ad Americain. A Hong Kong altri 300 euro di multa per aver dato una pacca di incoraggiamento a Jolly Good nel canter di partenza. 7 di solidarietà è il minimo.

MOURINHO JOSÈ (allenatore Real Madrid)
Dispiace che in Spagna non sappiano apprezzarne il senso dell'umorismo, la sportività, l'innata modestia. Il triplete comunque vale 9. Sui costi e conseguenze del triplete indagherà una commissione dell'Onu.

MUTU ADRIAN (calciatore)
Gli resta da picchiare il presidente o l'allenatore e poi può lasciare una città dove si annoierebbe. Voto 2.

NAPOLI (squadra di calcio)
Percorso da 8,5.

NIBALI VINCENZO (ciclista)
Gli ultimi 10 km di arrampicata alla Bola del Mundo garantiscono che è un campione vero, di quelli che non perdono la testa neanche producendo il massimo sforzo. È la sua figurina che porteremo al Tour nella speranza che si tinga di giallo restando pulita. 9.

Sound72
00venerdì 31 dicembre 2010 12:47
Il bacio alla terra della Schiavone
Spalletti e il primo trionfo in RussiaDa Kodjovi Obilale ad Armin Zoeggeler. Si conclude il viaggio fra i personaggi che hanno lasciato un segno nel 2010


di GIANNI MURA

OBILALE KODJOVI
(ex calciatore)
L'imboscata alla nazionale del Togo a Cabinda (Angola) nell'ultima Coppa d'Africa molti l'hanno dimenticata. Non può farlo chi ne porta i segni, come questo portiere non famoso (serie C francese) costretto a smettere di giocare e, forse, di camminare.

ORMEZZANO GIAN PAOLO
(giornalista)
Il vecchio, ma non rimbambito, Gpo per me è più di un collega, da tante ne abbiamo vissute seguendo lo sport. "Non dite a mia mamma che faccio il giornalista sportivo, lei mi crede scippatore di vecchiette" è il titolo del suo ultimo libro, che rifà il verso a Jacques Seguéla, noto pubblicitario francese. È un libro di ricordi che mescola Alì e Moser, la Simeoni e Pelè, Meroni e Berruti, Platini e Zoff. Un libro da 8, direi anche di più se non temessi di sembrare parziale. Bella anche la prefazione di Massimo Raffaeli.

OSS DANIEL
(ciclista)
Se gli allentano il guinzaglio, dalle classiche del Nord con qualcosa di buono torna di sicuro. 7,5.

PASTORI SARDI
Non saranno le manganellate a cancellare le loro ragioni. E ormai non hanno altra strada che la strada. Amaro 9.

PAUL
(polpo pronosticatore)
Non è che morto un Paul se ne fa un altro. Si può variare. Basta piazzare tre contenitori di cibo con su scritto 1, X e 2 e poi provvedere. Può bastare un cane (Oliviero il levriero), o un gatto (Gaetano il soriano) o chi vi pare, a seconda dei mezzi: Gino il babbuino, Simeone il leone, Riccardo il ghepardo, Lillo l'armadillo, Casimiro il tapiro e la pantera Neera. Tanto i pronostici non li sbaglia solo chi non li fa, come diceva Brera.

PELLEGRINI FEDERICA
(nuotatrice)
I Mondiali di Dubai e la rottura col tecnico Morini preoccupano un po', in vista di Londra. Ma non troppo: 7,5.

PITTIN ALESSANDRO
(sciatore)
Uno dei pochi giovani emersi a Vancouver, fa scoprire all'Italia una disciplina misteriosa come la combinata nordica: 8.

POLVERELLI ROBERTO
(allenatore)
Con la rappresentativa di serie D arriva in semifinale al torneo di Viareggio. 8 strameritato.

PORCEDDA SERGIO
(ex presidente Bologna)
Una delle ultime barzellette dell'anno, solo che non fa ridere. Voto 3.

PRIVIERO MASSIMO
(cantante)
"Rolling Live" conferma la buona vena rock di questo veneto trapianto a Milano, molto attento ai testi e alla sua libertà: 8.

QUAGLIARELLA FABIO
(calciatore)
Simbolo di imprevedibilità, merce rara. 9

RANIERI CLAUDIO
(allenatore Roma)
È quello che ha fatto più punti nel 2010. Si compiaccia, si rilassi, provi a sorridere: 7,5.

RAZZOLI GIULIANO
(sciatore)
In slalom, unico oro olimpico, ma è il dopo-Olimpiadi che allarma. 7 di incoraggiamento.

RED BULL
(Formula Uno)
Vince il Mondiale piloti e costruttori nonostante una tattica leale (o suicida) che non prevede ordini di scuderia: 9.

ROSSI VALENTINO
(pilota)
Ha fatto incetta di voti altissimi. Vediamo come se la cava con la Ducati. Sfida non facile, 8 per ora.

REJA EDOARDO
(allenatore Lazio)
Occhio alle fronde interne, il difficile viene adesso. Se si facesse espellere un po' meno, sarebbe da 9.

SCHIAVONE FRANCESCA
(tennista)
"La cosa che mi piace di più è baciare la terra". Ma quanto è piaciuto anche a noi vederla, stravolta e felice, baciare la terra del Roland Garros: 10.

SCHWAZER ALEX
(marciatore)
Il campione di Pechino dice di non divertirsi più e si separa dal tecnico Damilano. Altro enigma preolimpico. Voto sospeso.

SIMONI GIGI
(dt Gubbio)
Scottato dalle ultime esperienze nel cosiddetto calcio che conta, sta pilotando la squadra umbra verso la serie B. Complimenti a un gentiluomo non d'altri tempi, se ancora si ritrova in questi: 8,5.

SPALLETTI LUCIANO
(allenatore Zenit)
Primo italiano a vincere lo scudetto in Russia. Con una squadra forte, è vero, ma anche con molta autorevolezza: 8,5.

TABAREZ OSCAR
(ct Uruguay)
Altro gentiluomo della panchina, presenta una squadra bella, tosta, che esalta la "garra charrua" senza farla tracimare. Quarto per un pelo, ma la traversa di Forlan può compensare il mani di Suarez col Ghana. Voto 8.

TAGLIAVENTO PAOLO
(arbitro)
Primo arbitro italiano a fermare una partita di serie A per cori razzisti. Bravo: 9.

TROST ALESSIA
(saltatrice in alto)
Una delle promesse della nostra atletica è questa ragazza di Pordenone. Bene augurante 7,5.

VAN DEN VORST MONIQUE
(ex atleta disabile)
Olandese, 26 anni, tre ori mondiali e due argenti paralimpici con la handbike. Dopo tredici anni sulla carrozzella torna a camminare. Nessun voto adeguato alla gioia di risentire i piedi, le gambe, alla felicità del movimento ritrovato.

VARGAS LLOSA MARIO
(scrittore)
Il peruviano, Premio Nobel per la Letteratura, dà il calcio di inizio di Real Madrid-Valencia il 4 dicembre. Mi sforzo, ma non ricordo che Montale o Fo o Quasimodo siano mai stati invitati all'equivalente, in Italia. Anche quando la cultura faceva meno paura. Vargas Llosa dirige anche un master all'Università europea di Madrid per chi volesse specializzarsi in calcio e dintorni (comunicazione, marketing, salute, etica, gestione). Segnalazione di pura cronaca, senza voto.

VASSALLO ANGELO
(sindaco di Pollica)
Altro nome da ricordare. Ammazzato solo perché faceva gli interessi della sua gente e non della malavita. Isolamento da vivo e tanti applausi da morte, così pare vadano le cose.

VENDOLA NICHI
(politico)
La parola "passione" salta sempre fuori, quando si parla di lui. E qualcosa vorrà dire. Per me 8,5.

VERITAS
(ristorante)
A Napoli, miglior pranzo del 2010.

VICTORIA
(aquila)
È la sorella portoghese di Olympia, l'aquila laziale. Ma non vola più da tre settimane sul Da Luz per una lite tra il Benfica (in arretrato con i pagamenti) e Juan Bernabè, l'addestratore. Il club vuole rimpiazzare Victoria con altro esemplare e, ovviamente Bernabè con altro addestratore. Uno squallore da 5.

VITTEK ROBERT
(calciatore)
Ahn, forse perché sotto Gaucci, aveva avuto più pubblicità come affossatore dell'Italia. Strano che nessuno abbia ingaggiato questo nerboruto slovacco (7).

WHITE SHAUN
(sciatore)
Giovane e alternativo, affascina il pubblico olimpico con esibizioni spettacolari e molte pericolose nello snowboard half pipe: 8,5.

ZANETTI JAVIER
(calciatore)
Gioca meglio adesso di quando è arrivato, una vita fa. E, da buon capitano, gioca sempre per la maglia che porta e mai contro l'allenatore: 9.

ZENGA WALTER
(ex allenatore Al-Nassr)
Lascia la squadra al secondo posto nel campionato saudita e sbatte la porta. "Non mi licenziano, sono io che me ne vado. Sono senza stipendio da sei mesi, come il mio staff". Se anche gli arabi prendono la brutta abitudine di non pagare, con tutti i petrodollari che hanno, il mondo del pallone si restringe, e l'episodio ci costringe a scrivere 3.

ZOEGGELER ARMIN
(slittinista)
"Solo" (avverbio osceno, nel caso) terzo a Vancouver, subito si rilancia vincendo a 37 anni in Coppa, una gara dopo l'altra: 8,5.
(3 / fine)


....Buon Anno!
Sound72
00domenica 30 gennaio 2011 12:41
Armin Zoeggeler nella storia: 6° Mondiale
"Qui a Cesana sono imbattibile"



Il 37enne campione di slittino lotta fino all'ultima curva: «Temevo di non farcela». Secondo il 21enne Loch: «Sono stato più veloce di uno che potrebbe essere mio figlio»


La sensazione della vittoria è quel lampo negli occhi e il sorriso che sfodera quando alza la visiera del casco: Armin Zoeggeler, il freddo, sa di aver fatto un capolavoro, una seconda manche perfetta e con questa consapevolezza aspetta la gara del rivale, il tedesco Felix Loch. Quando il cronometro dà la sentenza, sul maxischermo di Cesana-Pariol, si ripete un pezzo di storia sportiva: l'Italia batte la Germania, Zoeggeler è oro mondiale, Felix Loch è argento. Un colpo al cuore il sesto titolo iridato perché, per la rimonta, il cannibale ha aspettato l'ultima curva, gli ultimi metri quando ha rifilato 21 millesimi al re del futuro, l'erede designato, colui che prenderà il posto del campionissimo nella storia dello slittino.

Lui, Armin, lo sportivo perfetto, l'introverso che ama vivere nel maso in Alto Adige, è tornato sulla vetta più alta del mondo, un trionfo che ha un sapore particolare perché strappato con i denti grazie all'infinito talento. «Non ho sbagliato nulla e tra le due manche ho fatto delle modifiche alla slitta. Loch è partito benissimo, ma nella prima manche ha commesso un errore». Non pronuncia la parola felicità, non è nel suo vocabolario perché l'oro per lui è semplicemente la somma del lavoro e della passione. Però questa volta ammette: «È stata una giornata speciale. Vincere in casa ha un significato particolare, non era facile e lo sapevo». Lo portano in trionfo, un tripudio di bandiere tricolori e gli fanno notare che è lo sportivo del ghiaccio più vincente della storia. Statistiche che non lo toccano: «Per me questi numeri non significano nulla. Io penso solo alla perfezione, alla velocità e a vincere».

È la paura a spingerlo, a fargli scattare quel lumicino che fa la differenza: «Temevo di non farcela. Io sono in forma e la mia slitta è un razzo, ma Loch è davvero molto forte. Andava come un treno. E poi è più giovane, potrebbe essere mio figlio...». Già, il tedesco ha sedici anni in meno del cannibale. Ieri ha riprovato a batterlo, come gli era riuscito agli ultimi Mondiali, a Lake Placid nel 2009, e alle Olimpiadi di Vancouver un anno fa. Ma il «vecchietto» ritrova la magia e a 37 anni suonati si riprende il titolo iridato che gli mancava dal 2005. «Beh, adesso potete davvero dire che su questa pista io sono imbattibile». I numeri di Cesana parlano chiaro: nella Val di Susa, davanti al monte Chaberton, Armin non sa cosa significhi arrivare secondo. È imbattuto: 13 gare ufficiali e 13 successi.

Per capire come trovi la voglia di combattere ancora dopo 9 coppe del mondo (la decima è in arrivo), due ori olimpici, un argento, un bronzo, e 53 vittorie in coppa del mondo, è sufficiente osservare la sua giornata, la preparazione dettagliata: «Mi diverto, questa è la mia vita. Continuo fino a quando ho voglia e la schiena regge. Le Olimpiadi di Sochi? Non so, vedremo. Il 2014 è lontano. Per ora vado avanti giorno dopo giorno».

Walter Plaikner, l'allenatore di sempre, quello che nei momenti difficili trova la soluzione per battere il ghiaccio e andare sempre più veloce, porta una bottiglia di champagne e lo sommerge in un abbraccio: «Tecnicamente siamo stati perfetti. Abbiamo recuperato lo svantaggio, nella prima manche la temperatura era troppo alta, c'erano umidità e nebbia. Non è facile guidare in quelle condizioni. Poi, per fortuna, è arrivato il freddo». E Armin, nervi d'acciaio anche quando la tensione sale a mille e il catino diventa incandescente in attesa del grande risultato, sa aspettare il momento propizio per colpire. E fa centro. Da ieri nella sua ricca collezione c'è una perla preziosa in più. Un titolo mondiale, il sesto.
faberhood
00mercoledì 2 febbraio 2011 13:05
La torpedine Thorpe torna a nuotare
Il fuoriclasse australiano si era ritirato nel 2006: ora intende preparare i 100 e i 200 metri stile libero
Vuole partecipare alle Olimpiadi del 2012



MILANO - Cinque anni, 9 medaglie olimpiche e undici titoli mondiali dopo, Ian Thorpe ha annunciato il suo ritorno in piscina. In una conferenza stampa a Sydney il fuoriclasse australiano ha detto che intende prepararsi per partecipare nei 100 e nei 200 stile libero alle Olimpiadi di Londra 2012.

ALLENAMENTI - Thorpe, 28 anni, soprannominato «torpedine», abbandonò il nuoto nel 2006. Thorpe - che ha una straordinaria rassomiglianza con Zlatan Ibrahimovic - ha detto di aver preso la decisione nel settembre scorso e di essersi allenato in segreto in otto piscine differenti, per non farsi scoprire. L'atleta ha raccontato di aver chiesto ai suoi amici di «mentire sfrontatamente» alle domande sui suoi progetti. In questo periodo si sarebbe consultato sugli allenamenti via sms con il tecnico della nazionale australiana, Leigh Nugent ,e avrebbe informato la sua famiglia della decisione solo a gennaio. «Non avrei mai pensato di partecipare di nuovo a una competizione», ha detto l'australiano. «Però sono molto felice di farlo. Sono più maturo, sono tornato per la voglia di mostrare delle prestazioni e non per i soldi degli sponsor». Thorpe si allenerà ad Abu Dhabi e a Londra.

Sound72
00martedì 15 febbraio 2011 15:05
Innerhofer, l'argento vale il tris
Rinverdita la leggenda di Zeno Colò


L'Italia dello sci se la ricorderà a lungo la supercombinata mondiale di San Valentino in terra tedesca ma con temperature mediterranee: due medaglie in un colpo solo, argento a Christof Innerhofer e bronzo a Peter Fill. Così, a metà Mondiali, Inner si ritrova a celebrare uno storico tris e festeggiare più di un record, perchè è l'atleta sinora più medagliato della manifestazione: tre gare e tre medaglie con oro in superG, bronzo in discesa e argento in supercombinata. E se poi si va a sfogliare gli annali, l'altoatesino è l'azzurro più medagliato ad un mondiale di sci eguagliando le tre medaglie (allora due ori e un argento) che il leggendario Zeno Colò vinse ad Aspen nel 1950.
L'eroe di Garmisch è dunque Innerhofer ma con lui altro grande campione è stato Fill da Castelrotto, classe 1982, gran talento e gran carattere. Due anni fa, ai Mondiali di Val d'Isere, vinse l'argento in supercombinata. Pochi mesi dopo in allenamento si procurò uno strappo dei legamenti dell'inguine che pareva dovergli far chiudere la carriera. Lui - una vittoria e otto podi in cdm - tenne duro. Fill ha avuto un inizio di stagione al rallentatore, turbato anche per una malattia di papà che lo teneva in ansia. Da un paio di settimane invece questo fronte si è schiarito e ora Peter è qui a godersi il bronzo. I due compagni di stanza, gli amiconi che in ogni trasferta azzurra sono insieme a condividere la loro passione per lo sci, stavolta hanno centrato il sogno più bello: salire insieme sul podio iridato.
E pensare che stamani la prima parte della gara - la discesa - era stata nel segno del giallo. In testa il norvegese Aksel Svindal (poi oro) davanti allo svizzero dell'Emmental Beat Feuz e terzo Inner ma con il sapore amaro di vedere un cronometraggio ballerino.
È così partito un ricorso - ci sono state lamentele per i cronometraggi intermedi e la gestione dei tabelloni elettronici in questi Mondiali - che però è stato respinto: i tempi finali sono stati comunque corretti.
Così alla prova di slalom Inner ha tenuto la sua terza posizione, Fill la quarta.
Poi è arrivata la fase decisiva: l'austriaco Raich si è portato in testa, ma Peter e Inner hanno sciato leggeri come mai e solo Svindal ha tenuto il passo riconfermando il titolo vinto due anni fa in Val d'Isere.


Sound72
00giovedì 24 febbraio 2011 14:13
Igor Cassina molla la sbarra
"Ho la pancia piena"


L'olimpionico di Atene si ritira: "Dopo il bronzo iridato a Londra sono appagato, ora voglio nuove sfide". In carriera tre podi mondiali e altrettanti europei.

MILANO, 24 febbraio 2011 - "Guardatelo bene. Ha un aspetto umano, ma è un punto esclamativo pervaso d’energia, venuto dallo spazio. Si chiama Igor Cassina, signori. E non ce n’è per nessuno". Con queste parole del telecronista Rai Andrea Fusco, il 23 agosto del 2004, l’Italia scopriva Igor Cassina, oro olimpico nella sbarra. Oggi, dopo la medaglia di Atene, tre podi mondiali e altrettanti europei, dopo una carriera in cui ha conosciuto l’ebbrezza del trionfo e l’umiliazione della sconfitta, Igor dice basta.


Igor Cassina, 33 anni, oro olimpico ad Atene 2004. Ansa Cassina, un addio sofferto?
"Ci pensavo da un po’, dal bronzo dei Mondiali di Londra, nel 2009. Ho sempre pensato che quella medaglia sarebbe stata la spinta giusta per andare avanti, e invece dopo un po’, alla voglia di continuare è subentrato un certo appagamento. Avevo la pancia piena. Per questo sì, sarà strano e faticoso non gareggiare più con i migliori al mondo, ma sono sereno".

Lascia in un momento in cui avrebbe ancora potuto fare molto. Il suo esercizio è molto competitivo.
"Il mio allenatore, Maurizio Allievi ha provato a convincermi, ma io preferisco smettere ora, con il ricordo di un bronzo mondiale. Dopo gli Europei di Milano 2009, quando sono caduto due volte davanti al mio pubblico e non sono potuto salire sul podio che mio padre aveva costruito, è stato terribile. Ho davvero pensato di mollare, ma alla fine il mio amore per la sfida ha prevalso, ho voluto riscattarmi, e ora sono tranquillo".

Ma l’Olimpiade di Londra è alle porte, è proprio sicuro della sua scelta?
"Questo sport è stato e sarà sempre la mia vita, alla ginnastica ho dato molto e ricevuto tantissimo, ho avuto la soddisfazione di creare un movimento che porterà sempre il mio nome. E’ chiaro che un’altra Olimpiade mi sarebbe piaciuta, sia per l’aspetto umano che, perché no, quello del ritorno d’immagine ed economico, inutile essere ipocriti. Ma non torno indietro. Farò solo le ultime gare di Serie A con la Ginnastica Meda. Voglio vincere il decimo scudetto e conquistare la stella, sarebbe il saluto migliore".


Cassina impegnato nel movimento che porta il suo nome. Ap Non le mancherà quella sbarra d’acciaio, l’ambiente dove ha vissuto?
"Ammetto che mentre le annuncio il mio ritiro un po’ di commozione c’è. Mi mancheranno le sfide, anche le più sciocche in allenamento con i due Mattei (gli anellisti Morandi e Angioletti, ndr) su chi fa meglio un esercizio. Sono sempre stato molto competitivo".

Come sarà la sua nuova vita?
"Non ho ancora le idee chiarissime, se non che vorrei rimanere nel mondo dello sport. Ho parlato con il presidente Agabio e per me potrebbe esserci un ruolo come testimonial della federginnastica. Vorrei far capire ai bambini e ai ragazzi il valore della ginnastica, non solo a livello agonistico ma anche per la salute, la correttezza nei confronti del prossimo. Mi piacerebbe imparare qualcosa di nuovo, fare corsi anche di management sportivo. Vede? trovo sempre qualche nuova sfida...".

Sound72
00martedì 12 aprile 2011 14:38
Carl Lewis si dà alla politica


WASHINGTON
Sarà in politica il prossimo salto di Carl Lewis. Il "figlio del vento", considerato uno dei più grandi campioni nella storia dell'atletica leggera, all'età di 49 anni ha annunciato che correrà per il posto di senatore dell'Ottavo distretto del New Jersey, dove si trova Willingboro, città in cui, Carl nato in Alabama, ha studiato e ha mosso i primi passi come atleta.

Nel corso della sua meravigliosa carriera, Lewis ha conquistato ben dieci medaglie olimpiche, di cui nove d'oro, e 4 di queste nel salto in lungo. Esempio di classe senza fine, Lewis ha vinto in ben 4 edizioni dei Giochi, da Los Angeles 1984, a Seoul 1988, da Barcellona 1992, a Atlanta 1996. Per la cronaca si presenterà tra le fila dei democratici, cercando di strappare il collegio attualmente rappresentato da Dawn Addiego, un esponente del partito repubblicano.

Presentando la sua candidatura, Lewis ha detto di volersi impegnar a favore dei bambini meno fortunati e agli anziani. Poi, davanti ai cronisti, ha aggiunto con il sorriso di sempre, anche se con qualche capello bianco. «Quando corro, lo faccio sempre per vincere».
Sound72
00sabato 7 maggio 2011 11:11
Quando lo sport piange: è morto l'ex-campione spagnolo Ballesteros



Lo sport intero è a lutto. E' morto infatti, all'età di 54 anni, l'ex-campione di golf Severiano Ballesteros per le conseguenze di un tumore incurabile al cervello. Nel 2008 lo spagnolo aveva subìto ben 4 operazioni; ieri la famiglia aveva annunciato il “grave peggioramento” delle sue condizioni neurologiche, prima del triste evento. Stanotte alle 2 Ballesteros ha dato l'addio al mondo a causa di problemi respiratori, nella sua casa di Pedrena, nel nord della Spagna. Lottava da tre anni con il male che lo aveva colpito. Un male terribile, che non guarda in faccia a nessuno. Semplicemente irripetibile la sua carriera, costellata di trofei e di soddisfazioni. 87 tornei vinti (di cui 50 dello European Tour), un carico di vittorie davvero smisurato. Oggi l'Open di Spagna, a Terrassa, osserverà in suo onore un minuto di silenzio.

Davvero il minimo, per un campione ed un uomo semplicemente straordinario. Golfista dalla classe cristallina e persona di grandissimo carisma, Ballesteros era amato dalle folle non solo per lo spettacolo che sapeva offrire sui campi di tutto il mondo ma anche per le battaglie che conduceva contro il governo mondiale del golf. Non a caso l'astro nascente Matteo Manassero l'aveva indicato come suo idolo e suo modello sportivo.

Il fuoriclasse spagnolo si era ritirato nel 2007 ma già dalla fine degli anni 90 in poi aveva iniziato a diradare le sue apparizioni a causa di seri problemi alla schiena. Problemi che, stando a quanto si disse all'epoca, si sarebbero presentati già in età giovanile quando il povero Ballesteros, all'inizio della carriera, soleva dormire sul pavimento, a casa di amici. Erano solo gli albori della sua splendida avventura sportiva e il Nostro lo faceva per risparmiare soldi, si diceva.
Ballesteros, dunque, non ce l'ha fatta. Non è riuscito a vincere la sua battaglia più importante ma lascia dentro di noi un ricordo puro, vivido, di campione superbo e persona mai banale. E' riuscito a scrivere delle pagine indimenticabili di uno sport forse non sempre amato dalla massa ma di rara eleganza, raro stile. Proprio come lui.
Ciao, Severiano. Che la terra ti sia lieve.

( sussidiario.net)


RIP




lucaDM82
00sabato 7 maggio 2011 23:35
Poraccio,che tristezza:(

r.i.p.
faberhood
00lunedì 9 maggio 2011 17:43
Re:

R.I.P.
gianpaolo77
00lunedì 9 maggio 2011 18:04
oggi è morto anche il belga Weylandt al giro,
è caduto e ha battuto la testa, è morto quasi sul colpo,
poraccio.
lucolas999
00lunedì 9 maggio 2011 18:25
mi spiace [SM=g27992]

però cinicamente aggiungo che mi stupisce che non ne muoiano di più di ciclisti....mi spiego, quando vanno in discesa arrivano anche a 90/100 km/h diciamo che la media è 70/80, ebbene bazzicando forum di moto almeno 3-4 volte l'anno alcuni ci lasciano le penne per una banale scivolata a quelle stesse velocità con tutto che abbiamo gomme larghe 10 volte quelle delle bici e siamo bardati come antichi cavalieri
faberhood
00giovedì 19 maggio 2011 15:24
I giapponesi sò strani...mò guarda che cazzata se sò inventati!
tv.repubblica.it/copertina/l-ultima-frontiera-del-wrestling-gareggia-l-uomo-invisibile/68740?video=&ref...

Me sò piegato in due dalle risate ......stavò a morì. [SM=g7405]
Sound72
00venerdì 20 maggio 2011 10:18
Re: I giapponesi sò strani...mò guarda che cazzata se sò inventati!
faberhood, 19/05/2011 15.24:

http://tv.repubblica.it/copertina/l-ultima-frontiera-del-wrestling-gareggia-l-uomo-invisibile/68740?video=&ref=HRESS-7

Me sò piegato in due dalle risate ......stavò a morì. [SM=g7405]




e il pubblico invasato che urla e applaude?!stanno troppo avanti i giapponesi [SM=x2478856]
lucaDM82
00domenica 22 maggio 2011 12:34
WWE - Addio, caro vecchio Randy 'Macho Man'
sab, 21 mag 12:21:00 2011

CondividiretweetEmailStampaScompare improvvisamente a 58 anni 'Macho Man' Randy Savage, una delle figure più leggendarie del wrestling professionistico: a ucciderlo un incidente stradale nei pressi di casa, dovuto probabilmente a un attacco cardiaco. Con l'allra WWF aveva vinto due titoli mondiali e uno intercontinentale

Altri linkBLOG - Uomo invisibile batte wrestler
BLOG - Over the limit, i pronostici
"Macho Man" Randy Savage, nonostante, da tempo, non fosse più uno dei protagonisti del grande wrestling internazionale e nonostante, da anni ormai, non occupasse più alcun ruolo di rilievo negli show televisivi dello sportainment per eccellenza, era uno dei personaggi in assoluto più noti del mondo del wrestling.

Macho Man, al secolo Mario Randall Poffo, anche lui americano di seconda generazione e di origine italiana, è morto ieri all'età di 58 anni in un incidente stradale probabilmente provocato da un attacco cardiaco. Il coroner ha stabilito l'autopsia che è stata eseguita in queste ultime ore e i cui responsi saranno resi noti nei prossimi giorni, dopo il funerale.

L'incidente è avvenuto alle 9.25 del mattino di venerdì, a poca distanza da casa (viveva a Seminole in Florida) mentre Randy stava recandosi con la moglie a fare la spesa a bordo della sua Jeep Wrangler. Perso il controllo della vettura Randy è finito contro un albero riportando gravi fratture: pare che la morte sia dovuta all'urto e alle ferite, e non all'infarto. Ma solo l'autopsia potrà chiarire anche questi dubbi. Sua moglie Lynn Payne (nella foto in basso uno scatto del loro matrimonio), che lo aveva sposato lo scorso anno in seconde nozze e dopo un lungo fidanzamento, ha riportato solo lievi ferite.

Da un primo esame della scena la polizia ha chiarito che sia Randy che la moglie indossavano le cinture e tutti gli esami evidenziano assoluta negatività ad alcol o droghe.

Randy Savage era stato uno dei protagonisti assoluti del wrestling tra gli anni '80 e '90 raggiungendo il culmine della sua popolarità nel pieno dell'era Gimmick interpretando il classico 'macho americano', sguaiato, pieno di sé, sgargiante nei suoi colori ed eccessivo nei suoi proclami, sempre a caccia di conquiste femminili e di belle donne con cui accompagnarsi.

Leggendiarie le sue sfide con Hulk Hogan per conquistare la bella Queen Elizabeth e quella con Ultimate Warrior con la sensualissima Sensational Sherri a fare da coprotagonista. Non meno affascinante quella con Ric Flair…

Savage lasciò l'allora WWF nel 1994 dopo aver conquistato due titoli mondiali e un titolo intercontinentale (foto in alto). Riuscì a mantenere dei suoi titoli per ben 371 giorni, un record battuto solo diciannove anni più tardi da John Cena che all'epoca era un ragazzino, e un suo grandissimo fan.

Savage passò poi alla WCW chiudendo la carriera nel 2000 con quattro titoli mondiali.

Dopo una brevissima esperienza nella TNA, per ironia della sorte Macho Man, che nel frattempo aveva completamente abbandonato il wrestling e si godeva i guadagni dei suoi investimenti realizzando di tanto in tanto qualche disco (era un grandissimo appassionato di hard rock), si era riavvicinato alla WWE solo in questi ultimi anni. La sua immagine era ormai completamente diversa da quella degli anni d'oro: aveva lasciato che i suoi capelli si ingrigissero, era dimagrito molto, ed era praticamente irriconoscibile rispetto al character di un tempo.

La compagnia di Stamford aveva da poco pubblicato un cofanetto speciale di tre DVD con oltre otto ore di segmenti dedicati al leggendario personaggio che avevano avuto un enorme successo. Così come grande successo avevano avuto anche in Italia tutti gli episodi dedicati a Macho Man commentati dai nostri Paolo Lanati e Paolo Mariani insieme a Dan Peterson, che nei primi anni degli show televisivi del wrestling raccontò in presa diretta le imprese di Savage.

Queste operazioni lo avevano avvicinato alla Hall of Fame della WWE nella quale tuttavia non era ancora stato introdotto. Un onore che quasi certamente gli verrà riservato postumo, l'anno prossimo.

Sound72
00martedì 21 giugno 2011 13:53
Inarrestabile Luc Alphand
Adesso diventa velista


Da sciatore ha vinto una Coppa del Mondo, da pilota una Dakar. Poi, due anni fa, uno spaventoso incidente in moto gli ha fatto rischiare la paralisi. A ottobre salperà per la Transat Jacques Vabre: “Dovevo trovare una nuova sfida, anche se dopo l’infortunio ero già felice di poter camminare di nuovo"


21 giugno 2011 – Ex campione di sci, pilota vincente e ormai per sempre avventuriero. Mille vite per Luc Alphand, scampato alla morte due anni fa, di nuovo protagonista dell’ennesima sfida, stavolta da velista. Ma gli starebbe bene anche l’appellativo di corsaro dello sport. O appunto semplicemente avventuriero, prendendo spunto dalla prima proposta di ricerca su Google.

FIAMMA — E poco importa la disciplina: Alphand, 45 anni, cerca il brivido, ma la vittoria di solito non è mai lontana. Come nella prima carriera da sciatore professionista culminata con la Coppa del Mondo nel 1997, a 32 anni, con in bacheca cinque globi di cristallo. Dopo il ritiro però la fiamma della gara, del rimettersi sempre e comunque alla prova che gli arde nel cuore, lo spinse a dedicarsi alla sua altra passione: i motori. Così nel 1998 creò il Team omonimo a Le Mans, dove ha partecipato a tutte le 24ore tra il 2001 e il 2008, collezionando un 7° posto nel 2006, anno in cui s'impose anche nella Dakar, su Mitsubishi.


Luc Allphand, 45 anni: ha vinto una Dakar, 'divorando' il deserto VITA — Due anni fa, il francese rischiò la paralisi in un terribile incidente in moto, nell’ultima tappa del rally Rand’Auvergne. Dopo un’operazione di 4 ore e una lunga convalescenza, Alphand è tornato a gareggiare. Niente motori stavolta, vietati dai medici, ma la vela: “Dovevo trovare una nuova sfida – ha spiegato al Parisien – anche se dopo l’incidente ero già felice di poter camminare di nuovo”. Luc parte da zero con lo skipper Marc Thiercelin, ma non per hobby. La nuova avventura è una gara prestigiosa come la Transat Jacques Vabre, in ottobre. Naturale, dopo le montagne e le dune, toccava il mare: “L’ultimo bastione delle avventure”. E Alphand non poteva di certo lasciarselo sfuggire.

gazzetta.it
ShearerWHC
00giovedì 23 giugno 2011 17:56
Jeannie Longo non ha limiti. La leggendaria ciclista francese ha vinto l'ennesimo titolo nazionale a 52 anni (i 53 li compirà ad ottobre), imponendosi nella cronometro di 19 chilometri a Boulogne sur Mere. Un successo netto per la fuoriclasse delle due ruote, che ha preceduto Christel Ferrier Bruneau di 34" e Audrey Cordon, due atlete che potrebbero essere benissimo sue figlie - più giovani rispettivamente di 21 e 31 anni.

Si tratta del 58esimo oro entro i confini transalpini per Jeannie, il quarto consecutivo nella corsa contro il tempo. Nel corso della sua eterna carriera la Longo ha conquistato 14 medaglie d'oro, 10 d'argento e 6 di bronzo tra Olimpiadi e Mondiali, su strada e su pista.



Chapeau
Sound72
00mercoledì 6 luglio 2011 11:27
La triste parabola di Mika Myllylae

Nel suo appartamento nella città di Kokkola, borgo di 50.000 abitanti sulla costa nord-orientale della Finlandia, e' stato trovato morto l'ex fondista finlandese Mika Myllylae. Le forze dell'ordine non escludono che possa essere stato vittima di un crimine, e si sono riservate di rilasciare ulteriori dettagli solo dopo l'autopsia.
Mika Myllylae era nato il 12 settembre del 1969 a Oulu, in Finlandia.
Myllylae esordì in Coppa del mondo nel 1991 e partecipò alle Olimpiadi di Albertville 1992 dove raccolse un quattordicesimo posto come miglior risultato. Nel dicembre del 1992 arrivò il primo piazzamento nella top ten, quando si classificò quarto in una 10 km a skating a Ramsau.

A partire da quel momento la sua ascesa a campionissimo fu inarrestabile: alle Olimpiadi di Lillehammer nel 1994 conquisto' 3 medaglie (bronzo nella 30 km a skating, l'argento nella 50 km in alternato e un altro bronzo con la staffetta).
In seguito, ai Mondiali di Thunder Bay del 1995 conquistò il bronzo nella 10 km in alternato. Per la prima vittoria in Coppa del mondo dovette però attendere il dicembre del 1996, quando vinse una 10 km a tecnica classica a Davos.

Dai Mondiali di Trondheim nel 1997 inizia il periodo di massimo splendore per il fondista finlandese: 4 medaglie, tra cui l'oro nella 50 km in alternato a cui vanno aggiunti un argento e due bronzi. Alle Olimpiadi di Nagano 1998 vinse la medaglia d'oro nella 30 km a tecnica classica, e quella di bronzo nella 10 km e quello in staffetta. Fu poi l'assoluto dominatore dei Mondiali di Ramsau 1999 dove conquistò 3 medaglie d'oro (10 km e 50 km in alternato oltre alla 30 km a skating) e 1 d'argento (gundersen).
Nel dicembre del 2000, a 31 anni, Myllylae vinse la sua decima, e ultima, gara di Coppa del mondo.

Da questo momento, quello che venne definito il piu' vincente fondista finlandese di sempre, venne travolto dallo scandalo doping che coinvolse tutta la squadra finlandese ai mondiali di Lahti 2001.

Come brillante fu la sua ascesa all'Olimpo dello sci di fondo, triste e rovinosa ne fu la caduta. Dopo due anni di squalifica il finlandese rientro' alle gare nel 2004, ma con scarsissimi risultati.

Sopraggiunsero la depressione, i problemi di alcolismo e nel 2007 il divorziò dalla moglie Sumi, con la quale aveva avuto tre figli.

Il doloroso divorzio spinse Myllylae a disintossicarsi, riuscendo a recuperare il rapporto con la famiglia, ma il periodo di astinenza duro' due anni, quando nel 2009 Mika ricadde nel vortice dell'alcool. L'abuso di alcol e la latente debolezza psichica portarono il campione finladese ad avere altri guai con la legge; nel gennaio del 2010, in stato di ebbrezza, aggredì due ragazze in una pizzeria di Kokkola.

A detta di chi lo conosceva bene, il suo ritorno alla bottiglia coincise con l'inchiesta giudiziaria STT, in merito all'uso di sostane anabolizzanti. In quell'interrogatorio Myllylae ammise di aver fatto uso di Epo sul finire degli anni '90, ovvero nel periodo del suo massimo successo. Tale confessione fu confermata in aula di tribunale nel marzo del 2011.

La sua morte ha messo fine ad una storia fatta di grandi successi e dolorose cadute.
L'ammissione di aver fatto uso di sostanze dopanti oscuro' il mito che si era creato a forza di gambe di poderose bracciate.
Un altro tristissimo epilogo di un campione in decadenza, del connubio tra sport e droga che continua a seminare morte e disperazione.

(bluewin.ch )

Un altro atleta bruciato dal doping.....RIP!
Sound72
00giovedì 7 luglio 2011 18:27
Jack La Motta compie 90 anni
Il 'Toro scatenatò del Bronx


102 incontri per un record di 83 vittorie, 30 delle quali per ko. Dal titolo mondiale al lento declino, passando per il carcere e lo spettro della combine. Una vita sempre sopra le righe per l'ex pugile che fu il simbolo del riscatto degli italo-americani del Bronx negli anni dopo la Grande Depressione americana


Buon compleanno Jack. Fu il simbolo del riscatto degli italo-americani del Bronx negli anni dopo la Grande Depressione americana: 102 incontri per un record di 83 vittorie, 30 delle quali per ko, quattro pareggi e 19 sconfitte. Jack La Motta, leggenda del pugilato mondiale, domenica compirà 90 anni. Per i più giovani avrà per sempre le sembianze di Robert De Niro, quello da oscar di 'Toro scatenato', l'indimenticabile film di Martin Scorsese. Per gli altri sarà uno dei più grandi pesi medi della storia della boxe, nonostante non fosse né il più potente, né il più tecnico, né il più veloce, né il più bello a vedersi. Ma fu sicuramente il più coraggioso.

GLI ESORDI - Jack La Motta è nato a New York il 10 luglio 1921. Il padre era originario di Messina, la madre invece era ebrea: per questo gli fu imposto il nome di Jacob. Fu subito un ragazzo inquieto, uno dei tanti ragazzi di strada della New York più violenta. Una volta raccontò di aver aggredito con un tubo di metallo un allibratore lasciandolo agonizzante a terra. Per anni credette di averlo ammazzato, poi però gli riapparve nel suo camerino il giorno in cui diventò campione del mondo. Pur non essendo molto alto (solo 1,73) sul ring diventava una furia. Debuttò a soli 19 anni, non era potente ma aveva in dota un'aggressività unica che non dava respiro. La svolta per la sua carriera fu il doppio confronto con Ray Sugar Robinson. Nel primo, il 22 ottobre
del 1942 a New York, fu sconfitto, nel secondo, il 5 febbraio dell'anno dopo a Detroit, vinse, sempre ai punti, dopo aver spedito Robinson - che non era mai stato battuto fino ad allora - ko all'ottava ripresa. Sugar Ray però si rifece 21 giorni dopo nella 'bellà di New York, e batté ancora La Motta due volte nel 1945.

L'OMBRA DELLA COMBINE - Continuò ad affrontare avversari di grande valore. I quattro duelli con il croato Fritzie Zivic, fra il 1943 e il 1944, sono passati alla storia come i match più scorretti della storia della boxe. Sui match di La Motta aleggiò spesso lo spettro della combine. La prima volta nel '47 dopo il ko subito al quarto round da Bill Fox: ci fu anche un'inchiesta che lo giudicò colpevole, tanto che gli venne perfino ritirata la licenza. Ma quando tornò a combattere ritrovò la vittoria, tanto da meritarsi finalmente la sua chance mondiale contro Marcel Cerdan. L'incontro avvenne il 16 giugno '49 a Detroit, La Motta vinse il titolo contro tutti i pronostici. Il francese giurò che si sarebbe ripreso il titolo, ma prima un rinvio per un infortunio dell'avversario italo-americano poi il tragico incidente aereo in cui perse la vita gli negarono la rivincita.

DAL TITOLO MONDIALE AL DECLINO - Da campione il primo avversario che La Motta trovò sulla sua strada il 12 luglio '50 fu Tiberio Mitri, ed in un Madison Square Garden pieno come un uovo fu match a senso unico. La Motta vinse largamente ai punti ma nella vita i due finirono alla pari, con punti in comune come il carcere, la scomparsa dei figli in tristi circostanze, le sfortunate carriere da attori, come quelle delle rispettive mogli reginette di bellezza. Nel '52 il 'Torò si ritrovò davanti Sugar Robinson, per il loro sesto confronto. Fu una lotta impietosa, crudele. Robinson dominò il combattimento, La Motta resistette stoicamente sino al 13/o round, fino a quando l'arbitro non fermò il match, che da allora venne chiamato 'Il massacro di San Valentino'. La crudeltà del match lasciò tracce sul fisico di La Motta che da allora non fu più lo stesso e chiuse con la boxe nel '54 con una sconfitta ai punti per mano di Billy Kilgore.

LA VITA FUORI DAL RING - Appesi i guantoni al chiodo fu chiamato spesso in show televisivi e spettacoli di intrattenimento, come il suo amico fraterno Rocky Graziano. Uomo dal carattere impossibile, sempre destinato a far parlare di sé, La Motta riuscì ad essere un grande protagonista anche fuori dal ring. Si sposò sei volte, non ebbe mai un buon rapporto con i suoi manager, nel 1961 ammise finalmente di avere perduto di proposito con Billy Fox, perché solo perdendo gli sarebbe stata data la chance di battersi per il titolo. In verità Jack arrivò al campionato del mondo quando Mike Capriano, uomo di Frankie Garbo (il gangster che controllava la boxe di allora) divenne suo manager. Finì anche in prigione per una denuncia di violenza ad una minorenne. Una volta disse: "Sono stato fortunato perché sopra il ring non mi sono mai fatto male, e perché tante donne mi hanno voluto bene". Una vita speciale, una vita da film.

Auguri Jack [SM=g8950]
Sound72
00mercoledì 20 luglio 2011 10:10
Pistorius ai Mondiali, a Lignano fa il tempo sui 400 metri: 45”07. Ad agosto in Corea sfiderà i normodotati


Non ci sono più confini, cadute le distinzioni. E con loro anche le barriere. Oscar Pistorius ce l'ha fatta, ha coronato il suo sogno e quello di un mondo che ci piacerebbe vedere uguale anche quando il destino o la natura non ci sta: il quattrocentista sudafricano si è qualificato per i mondiali di atletica (in programmna a Daegu dal 27 di agosto). Correrà con i normodotati, primo nella storia a farlo, lui che al posto delle gambe ha altrettante protesi. Ha divorato i 400 metri in 45”07, la sua miglior prestazione di sempre, al di sotto di quel 45”25, il tempo necessario per essere come tutti gli altri. La chiave per il suo paradiso. Ventiquattro anni, nato con una malformazione (senza i peroni e con i piedi straziati da un atroce scherzo della natura) ha perso le gambe a undici anni, ma non ha mai smesso di fare sport e di pensare a una vita come quella degli altri.

La sua salvezza si chiama fibra di carbonio, il materiale che ha forgiato le protesi utilizzate per correre. Si chiamano cheetah: sono le sue inseparabili amiche. Compatito nelle prime corse, ascoltato perché diversamente non si poteva fare, quel ragazzone sudafricano conteneva nel suo fisico così tanta esplosività da non poter essere ignorata né cancellata. Sboccia alle Paralimpiadi di Atene nel 2004, vince un paio di medaglie, ma lo notano in pochi. Lui ha già deciso la sua missione: correre con quelli più fortunati di lui. Anzi, correre con quelli come lui. Raggiungerli: Oscar si sente normale, alla sfortuna non ha mai creduto, la tragedia è il passato remoto. La sua è una vita coniugata al futuro. Nel 2005, il primo assalto alla Iaaf, la federazione mondiale dell'atletica: «Voglio correre le Olimpiadi di Pechino con i normodotati».

Impreparati, i padroni dell'atletica si guardano in faccia, un punto di domanda che non può avere una risposta se non negativa: «Un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30 per cento) se confrontato con quelli che non le usano». Burocrazia. Materiale buono per prendere tempo e per mettere spalle al muro il sudafricano. Che, allenato sui 400, comincia la sua maratona. Carte, studi di dinamica applicata all'atletica, forze uguali e contrarie. Non tutti sono d'accordo, quelle leve sembrano molle, assomiglia a uno dei Fantastici 4, ma non insegue i cattivi. Lui insegue un sogno. Nel luglio 2007 corre a Roma, Stadio Olimpico, e lo fa con i normodotati, arriva secondo in una gara minore. Il rischio è che diventi fenomeno da baraccone, lui lo corre fino in fondo. Altra sfida. Il 16 maggio 2008 la sentenza che gli cambia la vita: il Tas, il tribunale arbitrale dello sport, gli dà ragione.

Le perizie dei suoi legali mettono ko i pregiudizi della Iaaf: premio Oscar. Il tempo però non arriva, a Pechino ci va ma tra i paralimpici. «Non sono bionico, ma solo un uomo». La lunga rincorsa è cominciata quell'anno, Londra è ancora da conquistare, ma in mezzo ci sono i Mondiali di Daegu. Nessuno sconto, un minimo vero da raggiungere e zero concessioni all'emozione. Nemmeno dal Sudafrica che non regala visti speciali a Oscar, il muro è quel 45”25: correre i 400 metri in un tempo inferiore è il solo modo per Pistorius di vedersela con i grandi. In fondo, una cosa normale. Come per tutti gli atleti: questo lui voleva, questo lui ha ottenuto. Non a caso ha scelto l'Italia per abbattere quella barriera. Roma l'aveva adottato in quel 2007, Milano gli ha sempre voluto bene. Un tentativo, fallito domenica a Padova: non gli restava che un ultimo colpo da sparare. L'ha fatto ieri sera a Lignano Sabbiadoro. 45”07: gli occhi fissi sul crono che ha cambiato la sua vita. E forse non solo la sua. «Piacere sono Oscar Pistorius. Da ieri sera uguale agli altri».
LASTAMPA.IT
Sound72
00domenica 28 agosto 2011 16:00
incredibile la cazzata commessa da Bolt oggi nella finale dei 100 metri ai mondiali..una partenza falsa ( e di tanto ), squalifica e titolo lasciato nelle mani del connazionale Blake....
giove(R)
00lunedì 29 agosto 2011 13:10
quanto siamo diversi ennio!... [SM=x2478856]

pensa che per me l'incredible cazzata è questa regola idiota di squalificare un anno di lavoro al primo errore.
dove siamo nella Germania di Hitler, nella Persia di Hammurabi... dove...
ma quali fenomenali idioti possono partorire certe idee e sopratutto come mai nei posti decisionali ci vanno sempre questi fior fior di idioti della peggiroe risma?

[SM=g7305]

una gara è adrenalina, è tensione, sono nervi... la cosa più facile che può capitare è un riflesso incontrollato.

si può squalificare, annullare il lavoro, annichilire uno spettacolo (molta gente avrà certamente cambiato canale per prinicpio una volta scoperta la regola cervellotica rifiutandosi di essera anche solo alla lontanissima compartecipe di tale e tanta idiozia demenziale).

ma poi... una tale sanzione di dimensioni così enormi, nette, per far fronte ... a cosa...
posso capire l'impiccagione di fronte al mostro di Firenze, la sedia elettrica per Manson, ecc...

ma quale crimine efferato irreparabilmente grave vuole andare a punire una regola così idiota boh?

fatto sta che il danno non è solo per Bolt, ma è per l'atletica e per le gare di velocità in particolare.
primo rischi di perdere i protagonisti, secondo proprio dalpunto di vista della spettacolarità della gara, un precedente del genere e la paura fottuta che d'ora in poi attanaglierà qualunque sprinter, farà si che si aspetterà una frazione di secondo in più per partire.
addio record del mondo in finale.

i record del mondo sui 100 metri sono destinati a farsi ..nei meeting.

il problema è uno ci vorrebbe un'arma suprema contro l'idiozia.
senza idioti il mondo starebbe molto meglio.

chi paga l'idiozia alla fine sono sempre gli innocenti.
Sound72
00lunedì 29 agosto 2011 13:52
sull'assurdità della regola sono d'accordo con te..
però parliamo di un fenomeno..di gente abituata a giocare sul filo del centesimo..là la concentrazione fa tutto...lui lì ha proprio toppato e di tanto..è andato fuori giri di un'alzata di gamba..
La regola la conosci..devi lavorare esclusivamente su questo..perchè sei talmente piu' forte degli altri che solo se ti strappi perdi..
Ora io nn so se l'errore dipenda dal fatto che lui affronti le gare in modo spacconeggiante, spavaldo, guascone, cmq cazzeggiando ecco..però vista anche l'entità dell'errore..( nn parliamo di una partenza falsa di pochi millimetri.. ) tendo piu' ad accollarla a lui e poi alla regola!
giove(R)
00lunedì 29 agosto 2011 15:12
ah l'errore è macroscopico perchè l'anticipo con cui parte è enorme.
ma la tensione fa brutti scherzi questo lo sa chiunque ha fatto sport. (quante volte abbiamo detto che la testa conta più di....)
ma nemmeno è... "poteva stae calmo che tanto vinceva con la pippa in bocca".
quell'altro ha fatto 9.93... e comunque siamo ai mondiali e nessuno può sottovalutare nessuno, anzi.
se vedi che l'avversario è in forma, se (ed è umano) qualche tua certezza si mina...puoi essere più teso.
e in ogni caso non puoi pensare di partire tranquillo "annate tanto ve ripìo tutti". stiamo sempre parlando di roba di centesimi o millesimi e nonv ale che "sei talmente più forte".
ne abbiamo pur visti di "talmente più forti" battuti.
una regola così accentua e aggiunge un pathos gratuito a una gara che semplicemente andrebbe lasciata stare per quello che è, questo è il fatto.
la regola sbaglaita per mille motivi, tende pure ad aggiungere nervosismo a una gara che è già un mozzico. un mozzico di adrenalina.


in soldoni, l'errore c'è, ma una regola così meritava un fulmine dal cielo a incenerire chi solo l'avesse pensata (ulteriore dimostrazione che Dio non esiste).

anche perchè è proprio controproducente a tutto, allo spettacolo, alla godibilità, al merito, e in ultimo è l'affermazione dell'assurdo di una sanzione che è troppo enorme per evitare che... ecco appunto... per evitare ...che?...cosa?

cioè chi muore, quali stragi, quali danni ci sono se si danno due possibilità?

è proprio la negazione dello sport sta regola. proprio dello spirito dello sport.
uscire per nona ver fatto nulla per demeritare. così.
perchè qualche idiota ha partorito questo aborto.

ha rovinato l'Atletica Leggera una regola così.
io ricordo Christie, che era lui, sbaglio? parlo del velocista britannico che perse la finale per doppia infrazione.
ma cazzo, e a dispiacere dispiace sempre eh? però almeno ebbe un'altra possibilità.
lucolas999
00lunedì 29 agosto 2011 17:25
per tanti anni ho fatto atletica leggera , proprio i 100 e 200 , lungo e staffetta.
Alle mia epoca avevi le 2 possibilità quindi si era relativamente tranquilli e questa tranquillità mi faceva fare un giochino con lo starter . Dopo il "pronti" non attendevo lo sparo ma cercavo di "sentire" il momento in cui lo starter avrebbe tirato il grilletto e partvo in quel momento.
Chiaramente è una lotteria , a volte mi davano la falsa partenza, a volte quando gli altri stavano ancora sui blocchi io avevo già staccato, avolte mi soprendeva perchè sparava presto e rimanevo come un coglione fermo a realizzare ....dovendo fare un bilancio credo che il più delle volte mi sia andata bene .
I cambi della staffetta poi sono arte pura, non sapete quanto lavoro c'è dietro quel passaggio del testimone, dev'essere un meccanismo perfetto.
Bellissimo se ci ripenso mi commuovo
giove(R)
00lunedì 29 agosto 2011 17:45
Re:
lucolas999, 29/08/2011 17.25:



ho fatto atletica leggera , proprio i 100 e 200 , lungo e staffetta.




il nostro Jesse! il nostro Figlio del Vento!
mi sarebbe piaciuto sfidarti...

PS. a proposito auguri che ancora non te li avevo fatti.
bella "mattata" la sorpresa. se un giorno sarà mi piacerebbe averci la "pompa" di fare altrettanto.
mi devo ancora sentire la scaletta...
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