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Ultimo Aggiornamento: 29/06/2022 14:31
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07/07/2011 18:27
 
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Jack La Motta compie 90 anni
Il 'Toro scatenatò del Bronx


102 incontri per un record di 83 vittorie, 30 delle quali per ko. Dal titolo mondiale al lento declino, passando per il carcere e lo spettro della combine. Una vita sempre sopra le righe per l'ex pugile che fu il simbolo del riscatto degli italo-americani del Bronx negli anni dopo la Grande Depressione americana


Buon compleanno Jack. Fu il simbolo del riscatto degli italo-americani del Bronx negli anni dopo la Grande Depressione americana: 102 incontri per un record di 83 vittorie, 30 delle quali per ko, quattro pareggi e 19 sconfitte. Jack La Motta, leggenda del pugilato mondiale, domenica compirà 90 anni. Per i più giovani avrà per sempre le sembianze di Robert De Niro, quello da oscar di 'Toro scatenato', l'indimenticabile film di Martin Scorsese. Per gli altri sarà uno dei più grandi pesi medi della storia della boxe, nonostante non fosse né il più potente, né il più tecnico, né il più veloce, né il più bello a vedersi. Ma fu sicuramente il più coraggioso.

GLI ESORDI - Jack La Motta è nato a New York il 10 luglio 1921. Il padre era originario di Messina, la madre invece era ebrea: per questo gli fu imposto il nome di Jacob. Fu subito un ragazzo inquieto, uno dei tanti ragazzi di strada della New York più violenta. Una volta raccontò di aver aggredito con un tubo di metallo un allibratore lasciandolo agonizzante a terra. Per anni credette di averlo ammazzato, poi però gli riapparve nel suo camerino il giorno in cui diventò campione del mondo. Pur non essendo molto alto (solo 1,73) sul ring diventava una furia. Debuttò a soli 19 anni, non era potente ma aveva in dota un'aggressività unica che non dava respiro. La svolta per la sua carriera fu il doppio confronto con Ray Sugar Robinson. Nel primo, il 22 ottobre
del 1942 a New York, fu sconfitto, nel secondo, il 5 febbraio dell'anno dopo a Detroit, vinse, sempre ai punti, dopo aver spedito Robinson - che non era mai stato battuto fino ad allora - ko all'ottava ripresa. Sugar Ray però si rifece 21 giorni dopo nella 'bellà di New York, e batté ancora La Motta due volte nel 1945.

L'OMBRA DELLA COMBINE - Continuò ad affrontare avversari di grande valore. I quattro duelli con il croato Fritzie Zivic, fra il 1943 e il 1944, sono passati alla storia come i match più scorretti della storia della boxe. Sui match di La Motta aleggiò spesso lo spettro della combine. La prima volta nel '47 dopo il ko subito al quarto round da Bill Fox: ci fu anche un'inchiesta che lo giudicò colpevole, tanto che gli venne perfino ritirata la licenza. Ma quando tornò a combattere ritrovò la vittoria, tanto da meritarsi finalmente la sua chance mondiale contro Marcel Cerdan. L'incontro avvenne il 16 giugno '49 a Detroit, La Motta vinse il titolo contro tutti i pronostici. Il francese giurò che si sarebbe ripreso il titolo, ma prima un rinvio per un infortunio dell'avversario italo-americano poi il tragico incidente aereo in cui perse la vita gli negarono la rivincita.

DAL TITOLO MONDIALE AL DECLINO - Da campione il primo avversario che La Motta trovò sulla sua strada il 12 luglio '50 fu Tiberio Mitri, ed in un Madison Square Garden pieno come un uovo fu match a senso unico. La Motta vinse largamente ai punti ma nella vita i due finirono alla pari, con punti in comune come il carcere, la scomparsa dei figli in tristi circostanze, le sfortunate carriere da attori, come quelle delle rispettive mogli reginette di bellezza. Nel '52 il 'Torò si ritrovò davanti Sugar Robinson, per il loro sesto confronto. Fu una lotta impietosa, crudele. Robinson dominò il combattimento, La Motta resistette stoicamente sino al 13/o round, fino a quando l'arbitro non fermò il match, che da allora venne chiamato 'Il massacro di San Valentino'. La crudeltà del match lasciò tracce sul fisico di La Motta che da allora non fu più lo stesso e chiuse con la boxe nel '54 con una sconfitta ai punti per mano di Billy Kilgore.

LA VITA FUORI DAL RING - Appesi i guantoni al chiodo fu chiamato spesso in show televisivi e spettacoli di intrattenimento, come il suo amico fraterno Rocky Graziano. Uomo dal carattere impossibile, sempre destinato a far parlare di sé, La Motta riuscì ad essere un grande protagonista anche fuori dal ring. Si sposò sei volte, non ebbe mai un buon rapporto con i suoi manager, nel 1961 ammise finalmente di avere perduto di proposito con Billy Fox, perché solo perdendo gli sarebbe stata data la chance di battersi per il titolo. In verità Jack arrivò al campionato del mondo quando Mike Capriano, uomo di Frankie Garbo (il gangster che controllava la boxe di allora) divenne suo manager. Finì anche in prigione per una denuncia di violenza ad una minorenne. Una volta disse: "Sono stato fortunato perché sopra il ring non mi sono mai fatto male, e perché tante donne mi hanno voluto bene". Una vita speciale, una vita da film.

Auguri Jack [SM=g8950]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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