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Chi l'ha visto - casi irrisolti

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2023 09:26
01/12/2014 17:05
 
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QUARANT’ANNI DOPO LA MORTE DELLO SCRITTORE A OSTIA
Omicidio Pasolini, svolta dal Dna
E Pelosi: «Fu ucciso da tre persone»

Sugli abiti del regista sangue di altre persone. «Pino la Rana» (condannato a 9 anni e 7 mesi per il delitto) sentito dal pm Minisci ribadisce la sua verità: «Lo picchiarono davanti ai miei occhi, poi usarono un’auto identica alla sua per finirlo»
di Giulio De Santis
Pino Pelosi con la polizia sul luogo del delitto a fine Anni Settanta (Ansa)

ROMA - «Pasolini è stato ucciso da tre persone. Lo hanno picchiato a sangue davanti ai miei occhi. Erano romani. Due erano i fratelli Borsellino. È stato vittima di un agguato studiato in ogni dettaglio. Lo convinsero ad andare a Ostia con la scusa di trattare la vendita delle pizze del film Salo, rubato tempo prima. Lui aveva con se i soldi. Era una scusa per tendergli un imboscata». Parla davanti al pm Francesco Minisci il personaggio chiave del delitto Pasolini. Giuseppe Pelosi, condannato in Cassazione a 9 anni e 7 mesi di carcere (nel 1979) per l’omicidio, era stato convocato lunedì 1 dicembre a piazzale Clodio dalla Procura, che intende fare luce su una rosa di nomi che avrebbero avuto un ruolo nell’omicidio dello scrittore, regista e poeta, ucciso il 2 novembre del 1975.
«Fu ucciso con un’auto gemella»
Nella deposizione resa da «Pino la rana» davanti al pm, l’ex «ragazzo di vita» ha parlato del ruolo svolto da Giuseppe Mastini detto «lo Zingaro» - un amico di Pelosi - la sera dell’omicidio, ma sul punto «Pino» si è limitato a escludere la presenza dello «zingaro» sulla scena del delitto. Nel corso dell’interrogatorio Pelosi ha sostenuto che la macchina utilizzata per investire il regista non fosse quella di Pasolini. «I tre sconosciuti arrivano all’idroscalo pochi minuti dopo di noi. Ci avevano seguito. Attesero che io scendessi dalla macchina e ci aggredirono. Dopo averlo pestato, uno di loro sali su un Alfa identica a quella del regista e lo investirono. È la prova che avevano preparato tutto nei dettagli». Un’altra circostanza su cui la procura si è soffermata è il momento in cui Pelosi conobbe lo scrittore bolognese: «Ho sempre detto che lo conobbi quella notte. Ma non è vero. Incontrai Pasolini quattro mesi prima. Diventammo amici».
Far luce su chi era presente all’idroscalo

Pasolini e Pelosi
La deposizione sugli ultimi attimi di vita dello scrittore è servita agli inquirenti per chiedere a Pelosi spiegazioni su alcune persone sospettate di essere state presenti all’idroscalo di Ostia la notte dell’omicidio. Il mistero quarantennale della morte di Pasolini potrebbe essere a una svolta: il difensore di Pelosi, Alessandro Olivieri, aveva già annunciato che il suo cliente non si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. E Pelosi ha collaborato con gli inquirenti.
Tracce genetiche di un nuovo sospettato

Tracce di Dna sugli abiti di Pasolini
A imprimere una sterzata alle indagini la scoperta di tracce di Dna diverso da quello di Pelosi sugli indumenti indossati da Pasolini la notte della tragedia. Un’analisi voluta dal cugino della vittima, Guido Mazzon, che ha fatto riaprire il caso nel 2010 con la denuncia dell’avvocato Stefano Maccioni: i codici genetici sarebbero stati abbinati a dei nomi che la Procura ha inserito in una lista di sospettati, non ancora tecnicamente indagati. Una scoperta possibile dai progressi dei test.
Le due versioni del presunto omicida

La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975
Fino ad oggi, Pelosi - che ottenne la semilibertà nel 1982 - aveva dato due versioni. Per anni si era autoaccusato dell’omicidio. Poi il 7 maggio del 2005 in un’intervista alla Rai aveva ritrattato. A uccidere Pasolini, secondo Pino, sarebbero state dunque tre persone, come ha ribadito lunedì 1 dicembre. Una versione che aveva già confermato nel dicembre 2011 durante un incontro pubblico con Walter Veltroni, durante il quale aveva aggiunto: «Il killer è ancora vivo». La sentenza definitiva della Cassazione del 1979 ha stabilito che Pelosi ha agito da solo. Alcuni elementi però mettono in dubbio la ricostruzione ufficiale.
I dubbi sulla ricostruzione ufficiale
È la notte del 2 novembre del 1975 quando Pelosi e Pasolini vanno Ostia con l’Alfa dello scrittore per un incontro intimo. Il 17enne, un classico «ragazzo di vita», si sarebbe però rifiutato all’ultimo momento e in preda all’ira lo avrebbe prima percosso e, poi, lo avrebbe investito con l’auto per ucciderlo. Due circostanze non tornano. Prima della tragica fine dell’intellettuale, i due avrebbero avuto una violenta discussione e sarebbero venuti alle mani, come confermano le percosse sul corpo del regista, massacrato di botte. Però i vestiti di Pelosi erano puliti: com’è possibile? Inoltre Pelosi era gracile, mentre Pasolini, 53 anni, aveva una forza non comune. Difficile credere che Pelosi lo abbia sopraffatto da solo, è il ragionamento che continua a fare chi ancora indaga sul caso. QUARANT’ANNI DOPO LA MORTE DELLO SCRITTORE A OSTIA
Omicidio Pasolini, svolta dal Dna
E Pelosi: «Fu ucciso da tre persone»
Sugli abiti del regista sangue di altre persone. «Pino la Rana» (condannato a 9 anni e 7 mesi per il delitto) sentito dal pm Minisci ribadisce la sua verità: «Lo picchiarono davanti ai miei occhi, poi usarono un’auto identica alla sua per finirlo»
di Giulio De Santis
Pino Pelosi con la polizia sul luogo del delitto a fine Anni Settanta (Ansa) Pino Pelosi con la polizia sul luogo del delitto a fine Anni Settanta (Ansa) shadow
ROMA - «Pasolini è stato ucciso da tre persone. Lo hanno picchiato a sangue davanti ai miei occhi. Erano romani. Due erano i fratelli Borsellino. È stato vittima di un agguato studiato in ogni dettaglio. Lo convinsero ad andare a Ostia con la scusa di trattare la vendita delle pizze del film Salo, rubato tempo prima. Lui aveva con se i soldi. Era una scusa per tendergli un imboscata». Parla davanti al pm Francesco Minisci il personaggio chiave del delitto Pasolini. Giuseppe Pelosi, condannato in Cassazione a 9 anni e 7 mesi di carcere (nel 1979) per l’omicidio, era stato convocato lunedì 1 dicembre a piazzale Clodio dalla Procura, che intende fare luce su una rosa di nomi che avrebbero avuto un ruolo nell’omicidio dello scrittore, regista e poeta, ucciso il 2 novembre del 1975.
«Fu ucciso con un’auto gemella»
Nella deposizione resa da «Pino la rana» davanti al pm, l’ex «ragazzo di vita» ha parlato del ruolo svolto da Giuseppe Mastini detto «lo Zingaro» - un amico di Pelosi - la sera dell’omicidio, ma sul punto «Pino» si è limitato a escludere la presenza dello «zingaro» sulla scena del delitto. Nel corso dell’interrogatorio Pelosi ha sostenuto che la macchina utilizzata per investire il regista non fosse quella di Pasolini. «I tre sconosciuti arrivano all’idroscalo pochi minuti dopo di noi. Ci avevano seguito. Attesero che io scendessi dalla macchina e ci aggredirono. Dopo averlo pestato, uno di loro sali su un Alfa identica a quella del regista e lo investirono. È la prova che avevano preparato tutto nei dettagli». Un’altra circostanza su cui la procura si è soffermata è il momento in cui Pelosi conobbe lo scrittore bolognese: «Ho sempre detto che lo conobbi quella notte. Ma non è vero. Incontrai Pasolini quattro mesi prima. Diventammo amici».
Far luce su chi era presente all’idroscalo
Pasolini e Pelosi
Pasolini e Pelosi
La deposizione sugli ultimi attimi di vita dello scrittore è servita agli inquirenti per chiedere a Pelosi spiegazioni su alcune persone sospettate di essere state presenti all’idroscalo di Ostia la notte dell’omicidio. Il mistero quarantennale della morte di Pasolini potrebbe essere a una svolta: il difensore di Pelosi, Alessandro Olivieri, aveva già annunciato che il suo cliente non si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. E Pelosi ha collaborato con gli inquirenti.
Tracce genetiche di un nuovo sospettato

Tracce di Dna sugli abiti di Pasolini
A imprimere una sterzata alle indagini la scoperta di tracce di Dna diverso da quello di Pelosi sugli indumenti indossati da Pasolini la notte della tragedia. Un’analisi voluta dal cugino della vittima, Guido Mazzon, che ha fatto riaprire il caso nel 2010 con la denuncia dell’avvocato Stefano Maccioni: i codici genetici sarebbero stati abbinati a dei nomi che la Procura ha inserito in una lista di sospettati, non ancora tecnicamente indagati. Una scoperta possibile dai progressi dei test.
Le due versioni del presunto omicida
La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975
La folla intorno al corpo di Pasolini nel novembre 1975
Fino ad oggi, Pelosi - che ottenne la semilibertà nel 1982 - aveva dato due versioni. Per anni si era autoaccusato dell’omicidio. Poi il 7 maggio del 2005 in un’intervista alla Rai aveva ritrattato. A uccidere Pasolini, secondo Pino, sarebbero state dunque tre persone, come ha ribadito lunedì 1 dicembre. Una versione che aveva già confermato nel dicembre 2011 durante un incontro pubblico con Walter Veltroni, durante il quale aveva aggiunto: «Il killer è ancora vivo». La sentenza definitiva della Cassazione del 1979 ha stabilito che Pelosi ha agito da solo. Alcuni elementi però mettono in dubbio la ricostruzione ufficiale.
I dubbi sulla ricostruzione ufficiale
È la notte del 2 novembre del 1975 quando Pelosi e Pasolini vanno Ostia con l’Alfa dello scrittore per un incontro intimo. Il 17enne, un classico «ragazzo di vita», si sarebbe però rifiutato all’ultimo momento e in preda all’ira lo avrebbe prima percosso e, poi, lo avrebbe investito con l’auto per ucciderlo. Due circostanze non tornano. Prima della tragica fine dell’intellettuale, i due avrebbero avuto una violenta discussione e sarebbero venuti alle mani, come confermano le percosse sul corpo del regista, massacrato di botte. Però i vestiti di Pelosi erano puliti: com’è possibile? Inoltre Pelosi era gracile, mentre Pasolini, 53 anni, aveva una forza non comune. Difficile credere che Pelosi lo abbia sopraffatto da solo, è il ragionamento che continua a fare chi ancora indaga sul caso.


[Modificato da keyser soeze 01/12/2014 17:06]
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