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Chi l'ha visto - casi irrisolti

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2023 09:26
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07/07/2010 12:05
 
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Caso Claps: "Il sottotetto della Chiesa era una squallida alcova"

Si complica nuovamente il caso della morte di Elisa Claps. A circa quattro mesi dal ritrovamento del cadavere e a più di due dall'esito della perizia che ha confermato il delitto emergono altri particolari sulla vicenda dell'omicidio della studentessa di Potenza. Tra i numerosi reperti sequestrati nel sottotetto e nei locali vicini alla Chiesa della Trinità di Potenza, dove il 17 marzo scorso è stata rinvenuta la salma, é stato isolato dai periti nominati dal Gip di Salerno il Dna di due diverse persone di sesso maschile. Lo ha riferito nella giornata di oggi ai consulenti delle parti, nel corso di un incontro tra periti, che si è svolto a Roma, il professor Vincenzo Pascali, Direttore dell'Istituto di medicina legale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che coordina un gruppo di consulenti.
Due Dna, diversi tra loro, sono stati dunque estratti da residui di sperma isolati su un materasso che era posizionato nel sottotetto. E un terzo codice genetico è stato invece isolato da uletriori residui di sperma, individuati però in uno strofinaccio, sequestrato nei locali del centro culturale "Newman", che ha sede nelle stanze della canonica, sottostanti il sottotetto. Due dei Dna, uno proveniente dai residui isolati dal materasso, l'altro da quelli dello strofinaccio, sono risultati sovrapponibili e, dunque, apparterrebbero alla medesima persona. Il terzo Dna è invece risultato diverso dai primi due, e, evidentemente, ricondurrebbe a un altro soggetto.
Nei prossimi giorni i due Dna saranno confrontati con quello di Danilo Restivo, unico indagato per il delitto di Elisa Claps e detenuto nel Regno Unito per l'omicidio di una sarta inglese. Il materiale genetico di Restivo sarà estratto da oggetti personali sequestrati dalla polizia inglese, rimasti finora sigillati, e aperto in presenza dell'avvocato Mario Marinelli, legale dell'indagato. Al momento dell'arresto, Restivo non aveva infatti voluto sottoporsi a prelievo di sangue o saliva per l'estrazione del Dna che era stata richiesta con rogatoria internazionale all'autorità inglese dalla magistratura di Salerno che coordina le indagini sull'omicidio della studentessa di Potenza.

L'appello di Gildo Claps - Il fratello di Elisa Claps, uccisa il 23 settembre 1993, ha commentato così la notizia del ritrovamento del Dna: " Il sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza era diventato poco più di una squallida alcova, mentre Elisa giaceva buttata come uno straccio nell'angolo più oscuro, abbandonata da tutti, tranne da chi le voleva bene e la cercava disperatamente".
Nella nota il fratello di Elisa ha sferrrato un feroce attacco al Presidente del centro "Newman", Rocco Galasso, all'arcivescovo di Potenza, Monsignor Agostino Superbo e a Don Vagno, il sacerdote brasiliano che avrebbe scoperto il cadavere tempo prima del 17 marzo.
Gildo Claps ha dichiarato che si è trattato di "una costante e ipocrita difesa della propria immagine della Chiesa e del centro Newman", sottolineando che "proprio in quella chiesa evidentemente tutto poteva accadere, senza che nessuno ne facesse parola. Dal barbaro omicidio agli atti sessuali consumati a pochi metri dai poveri resti di Elisa". E la lettera continua, definendo "raccapricciante per nostra madre scoprire che in quel sottotetto si consumava di tutto". Riferendosi, inoltre, a Monsignor Superbo, Gildo Claps ha definito "farsa" il ritrovamento del cadavere della sorella e ha invitato Don Vagno "e quanti altri sono a conoscenza della verità di compiere un atto di carità cristiana e a squarciare questo sordido velo che ancora ricopre le circostanze della scoperta del corpo di Elisa". A conclusione della ricca nota, Claps ha affermato di essere chiaramente convinto del fatto che "Don Vagno ha mentito sul particolare degli occhiali: la perizia lo dimostra inequivocabilmente". Il sacerdote aveva detto di aver preso in mano gli occhiali della ragazza e di averli riposti vicino ai resti del suo cadavere, ma gli esami hanno dimostrato che le lenti non sono mai state toccate.
Claps ha inoltre dichiarato che "è necessario essere rassicurati e informati su quello che accade nelle parrocchie per non ritrovarci un giorno a scoprire quello che stiamo apprendendo noi, dopo il ritrovamento del corpo di Elisa". E il fratello della Claps, che all'epoca della morte della giovane aveva 16 anni, ha rinnovato l'appello a "spazzare via l'ipocrisia e l'omertà che avvolgono questa vicenda. Lo dobbiamo ad Elisa e a ciascuno di noi per non vergognarci di appartenere a questa comunità".

E, nel frattempo, venerdì prossimo la Polizia scientifica di Potenza effettuerà nuovi accertamenti nel sottotetto della chiesa della Trinità su richiesta di Eva Sacchi, uno dei periti nominati dalla Procura generale di Salerno, competente sull'omicidio di Elisa Claps. La chiesa è stata sottoposta a sequestro dal 17 marzo, giorno del ritrovamento del cadavere, ed è interdetta al pubblico, con la sospensione di tutte le funzioni religiose. Nel nuovo sopralluogo gli esperti della ricerca delle tracce dovranno provvedere a ulteriori accertamenti sul bottone rosso trovato sotto la salma, mettendolo a confronto con l'abito talare del precedente parroco, Don Mimì Sabia, deceduto nel 2008. Ulteriori approfondimenti riguardano il pavimento del sottotetto e le tegole del tetto per un confronto con delle tracce trovate sotto le suole delle scarpe di Elisa.
La Procura ha inoltre emesso un mandato di arresto europeo (Mae) nei confronti di Danilo Restivo, detenuto in Inghilterra. Le autorità inglesi finora non hanno concesso la consegna provvisoria richiesta tramite "Eurojust" e sembrano tuttora intenzionate a non farlo perché ogni 28 giorni notificheranno il mandato a Restivo in videoconferenza e, in tal modo il termine dei 30 giorni previsto dalla disciplina del Mae, viene volta per volta riaggiornato.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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07/07/2010 23:03
 
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Via Poma: Ris, su indumenti Simonetta presente dna di Busco
I consulenti dell'accusa: la giovane fu uccisa dopo un rifiuto ad un approccio sessuale

Un momento dell'udienza di oggi a Roma del processo per l'omicidio di Simonetta Cesaroni


ROMA - Sul corpetto e sul reggiseno che indossava Simonetta Cesaroni quel 7 agosto 1990 quando fu uccisa c'erano tracce di saliva contenenti Dna riconducibile a Raniero Busco, l'ex fidanzato della ragazza che per quella morte è sotto processo a Roma con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.
La conferma si è avuta oggi dalla relazione in aula, davanti alla III Corte d'assise, del maggiore del Ris di Parma Marco Pizzamiglio, che, insieme col generale Luciano Garofano, ex comandate dello stesso Ris, ha compiuto una consulenza tecnica per incarico della pubblica accusa. Il primo a illustrare l'attività tecnica compiuta è stato Garofano, il quale ha spiegato tutte le tecniche utilizzate per compiere gli accertamenti biologici di cui è stato incaricato nel 2007. "Tutto è ruotato intorno all'esame del Dna - ha detto - Le precedenti indagini, infatti, portarono a indicazioni di persone successivamente scagionate. Ma al tempo le possibilità tecniche erano profondamente limitate".

Il maggiore Pizzamiglio è stato perentorio: "I dati raccolti implicano la presenza di tracce di saliva sul corpetto e sul reggiseno indossati da Simonetta Cesaroni, il cui Dna è riconducibile a Busco. Ed è chiaro-ha aggiunto- che dalle sperimentazioni risulta che la saliva non resiste ai lavaggi. Sono state comparate le tracce col Dna delle altre 29 persone cui fu prelevato il campione biologico, nonché con i profili d'archivio di circa 29mila altre persone. Ma nessun esito positivo. Cosa diversa sulle tracce biologiche latenti trovate su un tavolino e sull'ascensore: era Dna umano ma di un profilo maschile di soggetto ignoto". La conclusione del maggiore Pizzamiglio è che "dal calcolo biostatistico l'ipotesi accusatoria della presenza del Dna di Busco sugli indumenti di Simonetta è milioni di miliardi di volte più probabile rispetto all'ipotesi difensiva".

CONSULENTI, UCCISA DOPO NO AD APPROCCIO SESSUALE - Prima un approccio di tipo sessuale con un morso al seno, poi la reazione, un ceffone dall'aggressore che infierì con 30 coltellate. E' la ricostruzione dinamica dell'omicidio di Simonetta Cesaroni, effettuata dai consulenti del Ris e dell'Università 'La Sapienza'. Il dottor Stefano Moriani, dell'Istituto di Medicina legale della Sapienza, ha illustrato i termini della ricostruzione dei fatti. Furono 30 le coltellate a Simonetta: 6 al volto, 3 al collo, 7 al torace, 8 all'addome e 6 al livello genitale.
"L'ipotesi - ha detto Moriani - è che l'omicidio sia avvenuto nello stesso luogo dove fu trovato il corpo. I colpi furono inferti in maniera omogenea, in un breve lasso di tempo, ma in momenti diversi". Per Moriani, chiara è la cadenza temporale dei fatti: "In seguito al morso al seno ci fu una reazione della vittima cui seguirono tutte le lesioni mortali. Il corpetto che fu trovato non era indossato da Simonetta, ma poggiato sopra il suo corpo. Vicino e accanto alla ragazza, due aloni di sangue presumbilmente ripulito con un indumento, ma anche delle gocce di sangue singole credo non della vittima ma dell'aggressore. L'imbrattamento sulla porta interna dell'abitazione, frutto di un trasferimento di sangue da parte dell'aggressore".
Dall'esame del contenuto gastrico, l'individuazione dell'ora presumibile dell'omicidio: intorno alle 17. L'udienza è stata aggiornata al prossimo 19 luglio per sentire ulteriori consulenti del pm, i consulenti della difesa e forse per l'audizione di Salvatore Volponi, al tempo datore di lavoro di Simonetta Cesaroni che già in precedenza non ha reso testimonianza per le sue precarie condizioni di salute.
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08/07/2010 14:23
 
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Che vergogna il caso claps...i preti sicuramente sapevano.E mi fermo qua.
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20/07/2010 18:09
 
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Arrestato presunto killer delle prostitute
Caccia all'uomo di oltre 24 ore in Friuli e Veneto. Prime ammissioni per l'omicidio della escort romena Diana Alexiu, scomparsa dallo scorso 20 maggio




UDINE - Un uomo sospettato dell'omicidio di almeno due prostitute è stato fermato dalla Polizia al termine di una caccia all'uomo in corso da oltre 24 ore in Friuli e Veneto. Si tratta di Ramon Berloso, goriziano di 35 anni, condannato in passato per la morte di un uomo durante una rissa in Friuli. Berloso è stato fermato nella notte dalla Polizia Ferroviaria nella stazione di Padova ed è stato condotto in questura a Udine.
INTERROGATO - Da quanto si è saputo, Berloso avrebbe cominciato a fare le prime ammissioni indicando anche la zona, sulle rive del fiume Torre, dove avrebbe abbandonato i cadaveri delle due donne e dove sono ora in corso le ricerche dei corpi. Le operazioni per la sua cattura erano scattate da oltre 24 ore con un centinaio di uomini di Polizia e Carabinieri, con l'impiego di elicotteri e unità cinofile, e hanno riguardato una vasta zona del basso Friuli, ai confini con il Veneto.
Il 29 giugno a Cervignano del Friuli venne ritrovata l'auto di Diana Alexiu, una escort romena di 24 anni di cui non si hanno notizie dallo scorso 20 maggio, del cui caso si era occupata anche la trasmissione di Rai 3 Chi l'ha visto?.
Nel corso di queste settimane, la Polizia di Udine ha concentrato verifiche e accertamenti nella zona della bassa friulana per risalire alle persone che avrebbero potuto incontrarsi con la donna che, secondo quanto emerso nelle settimane scorse, avrebbe raggiunto il Friuli da Desenzano del Garda (Brescia) per un incontro. Alcuni testimoni avevano riferito agli investigatori di aver visto la donna il 22 maggio in un bar a Palmanova.

ESCORT DI LUSSO - Diana Alexiu, giovane e attraente con alle spalle un'infanzia difficile, era arrivata un Italia da Bucarest nel 2005 per iniziare una nuova vita ed era entrata nel giro delle escort di lusso. Partita da Desenzano il 20 maggio alla guida di una Bmw X5 con targa romena, era giunta verso le 22 al casello autostradale di Palmanova, da dove aveva telefonato al fratello promettendogli di richiamarlo a breve per comunicargli il numero di targa dell'auto del suo nuovo sconosciuto contatto. Ma la telefonata non è mai arrivata.

CACCIA - La caccia a Berloso è scattata dopo la scoperta che stava per incontrare un'altra ragazza. Gli investigatori gli hanno teso una trappola nelle campagne di Aiello (Udine), a poca distanza dalla sua abitazione. L'uomo è però riuscito a evitare la cattura con una manovra spericolata e, abbandonata l'auto nei pressi del cimitero di Crauglio di San Vito al Torre (Udine), è fuggito a piedi. Ricercato per ore, è stato scoperto nella notte alla stazione di Padova. Berloso è sospettato anche della scomparsa di una escort veneziana della quale non si hanno notizie dallo scorso marzo. Berloso era tenuto sotto controllo da alcune settimane dalla Polizia che aveva forti sospetti sul suo conto. L'uomo ha vari precedenti e nel 1996 è stato condannato a Trieste a sei anni di reclusione per omicidio preterintezionale per la morte di un 18enne avvenuta il 24 ottobre 1993 a Farra (Gorizia). Colpito durante una rissa, il giovane morì soffocato riverso in una pozzanghera di fango in un campo di mais nelle campagne del paese. (fonte: Ansa)
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29/07/2010 17:42
 
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Genio francese della matematica
ritrovato in un reparto psichiatrico di un ospedale di Pescara


Capace di calcoli complessi, in grado di parlare quattro lingue ma affetto da disturbi della memoria, M.D. era scomparso nel nulla nel 2007. Ora è stato identificato nel paziente 60enne di un ospedale della città abruzzese. Dove i familiari lo hanno riabbracciato alla fine del tunnel dell'oblìo


PESCARA - Inizialmente sono state diffuse solo le sue iniziali, M.D. Che, oltre a siglare il nome del protagonista della storia, potrebbero allo stesso tempo indicare una "mente dotatissima", capace di elaborare formule di estrema complessità. Ma anche una "memoria debole", affetta da un "baco" in grado di produrre laceranti smagliature nei ricordi. Un conflitto cerebrale di cui Michel Doumesche, genio francese della matematica, perfettamente a suo agio in quattro diverse lingue, ha reso parte la famiglia fino al 2007, quando un giorno si è allontanato da casa senza farvi più ritorno. Lasciando i suoi cari all'entrata di un tunnel nell'oblìo privo di sbocchi certi. Il viaggio nel buio è durato tre anni, tra ricerche, appelli, illusioni e speranze. Infine la luce, quando alla "beautiful mind" è stato associato con certezza il volto del paziente di un reparto psichiatrico di un ospedale di Pescara, dove i familiari hanno potuto riabbracciare Michel, oggi 60enne.
Per il ritrovamento è stato decisivo il dialogo tra gli uffici persone scomparse delle Questure di Roma e di Pescara. Un filo diretto che ha consentito alla Questura romana di confrontare le informazioni acquisite presso l'ambasciata francese, la descrizione dell'uomo e la sua corporatura, con quella, del tutto somigliante, di un paziente ricoverato nel reparto psichiatrico della città abruzzese. Riscontri approfonditi, che hanno indotto gli agenti della Questura capitolina a identificare con certezza Michel Doumesche, dandone comunicazione alle autorità francesi e ai familiari.

Dopo la felicità, le inevitabili domande. Come può un genio francese della matematica finire tra i malati di mente di un reparto pescarese? Quali indizi ha disseminato Michel perché qualcuno avesse l'intuizione che dietro quel paziente di un ospedale di provincia si celasse proprio lui? Poi, gli interrogativi più ovvi. Cosa ha fatto Doumesche in questi tre anni? Come si è spostato, che cosa ha mangiato, dove ha dormito, chi ha conosciuto?

Le autorità possono dare qualche risposta, ma solo il protagonista della vicenda potrà colmare i vuoti nel racconto, se riuscirà in qualche modo a rammendare gli strappi prodotti nei suoi ricordi. L'ipotesi più accreditata è che Michel Doumesche abbia girovagato senza meta da una nazione all'altra attraverso l'Europa, favorito dalle molteplici conoscenze linguistiche.

Del caso di Michel si è occupata in Italia anche la trasmissione "Chi l'ha visto?", dedicata alle persone scomparse. Nel 2008, il programma trasmise il video di un'intervista a un misterioso personaggio, di evidente spessore intellettuale ma privo d'identità, ospite di una struttura psichiatrica di Foggia. Era Michel Doumesche, ma allora nessuno lo sapeva.

Forse quell'intervista televisiva ha smosso i ricordi e le testimonianze di chi poteva fornire informazioni utili a mettere gli inquirenti sulla giusta rotta. E chissà, forse un giorno è stato proprio il "signor M.D." a fornire le coordinate di quella rotta, grattando numeri sulle pareti di un ospedale italiano di provincia.

repubblica.it
[Modificato da Sound72 29/07/2010 17:43]
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01/09/2010 16:26
 
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Stevanin, il serial killer del Veneto
vuole diventare frate francescano



VERONA - Dopo tanti anni in cella, è arrivata la vocazione: entrare in convento per diventare frate francescano. A meditare di lasciare la divisa carceraria per indossare il saio è Gianfranco Stevanin, meglio noto come il serial killer di Terrazzo (Verona), in carcere da 16 anni nella prigione di Opera dove sta scontando l'ergastolo per gli omicidi di sei donne brutalizzate, fatte a pezzi e sepolte nella campagna della bassa veronese tra il 1989 e il 1994. Ma c'è ancora chi ritiene che le vittime possano essere molte di più. Stevanin, che compirà 50 anni il 2 ottobre, è da tempo seguito da un padre spirituale che dovrebbe verificare l'autenticità della vocazione che potrebbe portarlo nel Terzo Ordine Regolare di San Francesco.

Un sentimento che, come sottolinea oggi Libero, non viene certo ostacolato dall'ordine di Assisi perché, spiega padre Clemente Moriggi, responsabile della Fondazione Fratelli di San Francesco, "come per l'assassino di Santa Maria Goretti anche Gianfranco è un essere creato da Dio che adesso Dio intende ritrovare". "Il convento non è organizzato per ricevere i folli - precisa il padre spirituale di Stevanin - e la Cassazione ha stabilito che lui non lo è. Il diritto canonico non preclude la possibilità".

"Religioso Gianfranco lo è sempre stato - dice oggi all'Ansa il legale di Stevanin, Cesare Dal Maso - è veramente un credente ma la vera svolta è arrivata circa sette mesi fa con la morte della madre, cui era stato sempre legato. Era stata lei a educarlo alla preghiera anche se è difficile da capire per una persona condannata per crimini feroci". Dal Maso è convinto che la vocazione del suo assistito "sia vera e sentita aiutato in questo anche dalla stretta vicinanza con i frati del carcere".

La vicenda di Gianfranco Stevanin scoppiò a metà anni Novanta. L'arresto avvenne per caso il 17 novembre 1994 al casello autostradale di Vicenza su denuncia di una prostituta austriaca che ebbe la forza di gettarsi dall'auto in corsa del veronese finendo tra le braccia della Polstrada. Per Stevanin in quel momento si chiuse la carriera di serial killer: la stessa notte gli inquirenti nella sua casa sequestrarono centinaia di foto e riviste pornografiche, oltre ai documenti di alcune donne.

Ma fu il 3 luglio 1995 che in un fosso a 800 metri dal casolare di Stevanin, a pochi chilometri da Legnago lungo l'argine sinistro dell'Adige, affiorò un tronco di scheletro che permise di indagare l'uomo per occultamento di cadavere. Le ruspe continuarono per mesi a scavare attorno alla fattoria in via Brazzetto a Terrazzo e restituirono, tra novembre e dicembre 1995, i cadaveri di due giovani (la serba Biljana Pavlovic di 25 anni residente a Arzignano, e la veronese Claudia Pulejo di 29 anni) oltre a pezzi di altre donne mai identificate.

Due anni dopo in un canale di Merlara (Padova) venne ripescata una coscia di donna appartenente allo stesso corpo del tronco di scheletro trovato nel fosso vicino alla fattoria della famiglia. In quell'occasione Stevanin "ricordò" la morte di quella donna, rimasta senza nome, durante un rapporto sessuale.

Il 23 luglio 1997 un cadavere di donna ripescato a Piacenza d'Adige venne identificato per quello di Blazenka Smoljo, 24 anni, prostituta croata: Stevanin ammise che la donna gli morì tra le braccia durante un atto di sesso estremo ai primi di luglio 1994.

Il 28 gennaio 1998 la corte d'Assise di Verona, dopo sei ore e mezza di camera di consiglio, condannò Gianfranco Stevanin all'ergastolo ritenendolo responsabile dell'omicidio di sei donne e di una violenza carnale comprensive delle aggravanti contestate relative alla crudeltà, all'occultamento e alla distruzione di cadavere.


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Tanto Mamma Chiesa accoglie tutti..uno in piu' uno in meno..
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15/09/2010 10:12
 
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Caso Orlandi: spunta un nuovo
testimone a Chi l'ha visto?



ROMA (14 settembre) - «Mi trovavo in un noto ristorante di Roma. Ho sentito due uomini legati alla banda della Magliana, e in particolare a De Pedis, parlare di una ragazzina da prelevare perché bisognava recuperare del denaro»: è quanto ha detto un uomo che ha contattato la redazione di 'Chi l'ha visto?', il programma di Raitre condotto da Federica Sciarelli.
Nella sua intervista,che andrà in onda stasera, informa un comunicato della redazione di 'Chi l'ha visto?', il testimone specifica che si trattava di due delle persone che sono entrate ultimamente nelle indagini sul rapimento della quindicenne. Il testimone racconta anche che si è parlato di una Bmw che sarebbe stata usata per il «prelevamento» e per lo spostamento della ragazzina.
L'uomo ha anche detto di aver avuto contatti con la Banda della Magliana e, per questo, di conoscere bene le persone che sedevano al tavolo del ristorante. «So che le mie rivelazioni non faranno piacere, ma ho già messo tutto quello che so al sicuro», ha aggiunto il testimone sentito da 'Chi l'ha visto?', che si è detto disponibile a ripetere quello che ha rivelato al programma di Raitre anche alla Procura di Roma.



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15/09/2010 13:43
 
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fanculo!

l'hanno spostato al mercoledì quest'anno, con le coppe di mezzo, e non lo vedrò praticamente più...

come faccio senza i servizi del mitico gianloreto carbone [SM=g27987]
[Modificato da chiefjoseph 15/09/2010 13:43]
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16/09/2010 00:44
 
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Re:
lucaDM82, 16/09/2010 0.44:

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c'ho messo 2 ore a capirla ma mo sto a ride come un deficiente da solo [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27987]
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è stato automatico l'accostamento [SM=g27989]
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28/09/2010 17:01
 
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Il giallo dei piedi si infittisce:
trovato in Usa il nono arto



Dal 2007 RECUPERATI NOVE ARTI IN ALTRETTANTE SCARPE. IDENTIFICATE SOLO 3 VITTIME


Un poliziotto mostra la scarpa al cui interno è stato trovato un piede, il nono dal 2007. Il mistero dei piedi continua a offrire sorprese, senza che nessuno abbia un’idea chiara di cosa nasconda
WASHINGTON – È una storia che continua a offrire sorprese, senza che nessuno abbia un’idea chiara di cosa nasconda. Parliamo del mistero dei piedi: il 27 agosto è stato infatti ritrovato il nono. Nove piedi, in altrettante scarpe da ginnastica, recuperati a partire dal 2007 tra le coste della British Columbia (Canada) e quelle dello stato di Washington. Un vero enigma per gli investigatori, poiché fino ad oggi è stato possibile identificare soltanto tre delle vittime. L’ultimo "reperto" è emerso su una spiaggia orientale dell’isola di Whidbey, non lontano dal Puget Sound (stato di Washington, costa occidentale degli Stati Uniti). «Forse i resti erano in acqua da più di due mesi – ha precisato la polizia – Ed appartenevano ad un adolescente o ad una donna». Gli investigatori hanno pochi punti fermi.

POCHI PUNTI FERMI - 1) Erano tutti in scarpe da ginnastica di marche diverse. 2) Sembrano essersi staccati per decomposizione e non in seguito ad un taglio. 3) Sono apparsi sulle spiagge nell’area compresa tra lo stretto di Georgia (nord ovest di Vancouver) e Seattle. 4) Il primo piede (agosto 2007) è stato "associato" ad un uomo identificato con l’aiuto dei familiari. Due arti, rinvenuti su altrettante isole nel luglio 2008, sono di una persona della quale è stata accertata l’identità, così come quelli trovati a Richmond (dicembre 2008). Ma non sarebbero emersi risvolti criminali, in quanto dovrebbe trattarsi di suicidi e incidenti di natura non precisata. 6) Il Dna, a parte per i tre, non combacia con quello di individui dei quali è stata denunciata la sparizione. 5) Oltre ai 9 "episodi", ve ne è stato un altro ma le autorità hanno stabilito che si è trattato di uno scherzo macabro (erano ossa di animali). La domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: quale è l’origine dei resti? Nessuno ha una risposta precisa. Si è parlato di persone che si sono tolte la vita lanciandosi dal Deception Pass, di vittime della mala o di un misterioso serial killer come di immigrati clandestini periti in un naufragio. O ancora di contrabbandieri. Comunque di individui dei quali non è stata denunciata la scomparsa. Altrettanto complicato stabilire se siano stati portati nel quadrante geografico dal mare o da un fiume.

ANALOGIE – Prima del 2007, si era verificato un altro caso in Canada. Esattamente nel 1993, quando la polizia aveva recuperato un piede in una scarpa da corsa sulle rive del fiume North Saskatchewan, Canada orientale. Dopo le perizie, gli esperti avevano stabilito che apparteneva ad una persona di corporatura robusta, tra i 30 e i 60 anni. Altro episodio, nell’estate 2008, in Svezia con i resti in una scarpa da tennis su una spiaggia nel sud ovest del paese.

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[Modificato da Sound72 28/09/2010 17:03]
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28/09/2010 18:06
 
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Re:
Sound72, 28/09/2010 17.01:

Il giallo dei piedi si infittisce:
trovato in Usa il nono arto



Dal 2007 RECUPERATI NOVE ARTI IN ALTRETTANTE SCARPE. IDENTIFICATE SOLO 3 VITTIME


Un poliziotto mostra la scarpa al cui interno è stato trovato un piede, il nono dal 2007. Il mistero dei piedi continua a offrire sorprese, senza che nessuno abbia un’idea chiara di cosa nasconda
WASHINGTON – È una storia che continua a offrire sorprese, senza che nessuno abbia un’idea chiara di cosa nasconda. Parliamo del mistero dei piedi: il 27 agosto è stato infatti ritrovato il nono. Nove piedi, in altrettante scarpe da ginnastica, recuperati a partire dal 2007 tra le coste della British Columbia (Canada) e quelle dello stato di Washington. Un vero enigma per gli investigatori, poiché fino ad oggi è stato possibile identificare soltanto tre delle vittime. L’ultimo "reperto" è emerso su una spiaggia orientale dell’isola di Whidbey, non lontano dal Puget Sound (stato di Washington, costa occidentale degli Stati Uniti). «Forse i resti erano in acqua da più di due mesi – ha precisato la polizia – Ed appartenevano ad un adolescente o ad una donna». Gli investigatori hanno pochi punti fermi.

POCHI PUNTI FERMI - 1) Erano tutti in scarpe da ginnastica di marche diverse. 2) Sembrano essersi staccati per decomposizione e non in seguito ad un taglio. 3) Sono apparsi sulle spiagge nell’area compresa tra lo stretto di Georgia (nord ovest di Vancouver) e Seattle. 4) Il primo piede (agosto 2007) è stato "associato" ad un uomo identificato con l’aiuto dei familiari. Due arti, rinvenuti su altrettante isole nel luglio 2008, sono di una persona della quale è stata accertata l’identità, così come quelli trovati a Richmond (dicembre 2008). Ma non sarebbero emersi risvolti criminali, in quanto dovrebbe trattarsi di suicidi e incidenti di natura non precisata. 6) Il Dna, a parte per i tre, non combacia con quello di individui dei quali è stata denunciata la sparizione. 5) Oltre ai 9 "episodi", ve ne è stato un altro ma le autorità hanno stabilito che si è trattato di uno scherzo macabro (erano ossa di animali). La domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: quale è l’origine dei resti? Nessuno ha una risposta precisa. Si è parlato di persone che si sono tolte la vita lanciandosi dal Deception Pass, di vittime della mala o di un misterioso serial killer come di immigrati clandestini periti in un naufragio. O ancora di contrabbandieri. Comunque di individui dei quali non è stata denunciata la scomparsa. Altrettanto complicato stabilire se siano stati portati nel quadrante geografico dal mare o da un fiume.

ANALOGIE – Prima del 2007, si era verificato un altro caso in Canada. Esattamente nel 1993, quando la polizia aveva recuperato un piede in una scarpa da corsa sulle rive del fiume North Saskatchewan, Canada orientale. Dopo le perizie, gli esperti avevano stabilito che apparteneva ad una persona di corporatura robusta, tra i 30 e i 60 anni. Altro episodio, nell’estate 2008, in Svezia con i resti in una scarpa da tennis su una spiaggia nel sud ovest del paese.

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[SM=g27993] [SM=g27993] [SM=g27993]

cazzo pochi mesi fa ho letto un libro di Fred Vargas che inizia col ritrovamento di 11 piedi in altrettante scarpe .......
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29/09/2010 16:47
 
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Colpo di scena nel giallo di Avetrana
Trovato bruciato il cellulare di Sarah



Primo colpo di scena nelle indagini sulla ricerca di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa lo scorso 26 agosto mentre stava raggiungendo la cugina Sabrina per andare al mare. Questa mattina i carabinieri hanno trovato in un terreno nel Comune di Nardò il cellulare della ragazza, il telefono con il quale Sarah aveva fatto uno squillo di avvertimento alla cugina appena uscita di casa e sul quale Sabrina aveva poi richiamato non vedendola arrivare, prima facendolo squillare a vuoto e poi trovandolo spento. Il cellulare - spiegano raggiunti telefonicamente da Apcom - è stato trovato in un campo coltivato a uliveto non lontano da Avetrana (che da Nardò dista 30 km) da alcuni operai che stavano effettuando dei lavori di sistemazione bruciando delle foglie secche: era in uno di questi mucchi ed è parzialmente bruciato e quasi tutto fuso. Il numero seriale però coincide con quello di Sarah e non lascia dubbi sul fatto che il cellulare quello della ragazza scomparsa.
Gli inquirenti stanno ora effettuando gli accertamenti e le verifiche del caso, ma ci sarebbero poche possibilità di recuperare i dati che conteneva, visto che secondo i carabinieri anche se al suo interno di fosse stata la scheda Vodafone di Sarah sarebbe andata bruciata. La zona nella quale è stato trovato il telefono era stata controllata nelle scorse settimane durante i primi pattugliamenti delle forze dell’ordine, in seguito alla denuncia della scomparsa. Oggi, intanto, è previsto ad Avetrana il sopralluogo dei legali della famiglia Scazzi (Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, già noti per aver difeso a Perugia Rudy Guede) accompagnati dall’ex comandante del Ris di Parma, ora consulente, Luciano Garofano.

Stasera maggiori particolari a Chi l'ha visto?..
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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29/09/2010 22:32
 
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Re:
Sound72, 29/09/2010 16.47:

Colpo di scena nel giallo di Avetrana
Trovato bruciato il cellulare di Sarah



Primo colpo di scena nelle indagini sulla ricerca di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa lo scorso 26 agosto mentre stava raggiungendo la cugina Sabrina per andare al mare. Questa mattina i carabinieri hanno trovato in un terreno nel Comune di Nardò il cellulare della ragazza, il telefono con il quale Sarah aveva fatto uno squillo di avvertimento alla cugina appena uscita di casa e sul quale Sabrina aveva poi richiamato non vedendola arrivare, prima facendolo squillare a vuoto e poi trovandolo spento. Il cellulare - spiegano raggiunti telefonicamente da Apcom - è stato trovato in un campo coltivato a uliveto non lontano da Avetrana (che da Nardò dista 30 km) da alcuni operai che stavano effettuando dei lavori di sistemazione bruciando delle foglie secche: era in uno di questi mucchi ed è parzialmente bruciato e quasi tutto fuso. Il numero seriale però coincide con quello di Sarah e non lascia dubbi sul fatto che il cellulare quello della ragazza scomparsa.
Gli inquirenti stanno ora effettuando gli accertamenti e le verifiche del caso, ma ci sarebbero poche possibilità di recuperare i dati che conteneva, visto che secondo i carabinieri anche se al suo interno di fosse stata la scheda Vodafone di Sarah sarebbe andata bruciata. La zona nella quale è stato trovato il telefono era stata controllata nelle scorse settimane durante i primi pattugliamenti delle forze dell’ordine, in seguito alla denuncia della scomparsa. Oggi, intanto, è previsto ad Avetrana il sopralluogo dei legali della famiglia Scazzi (Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, già noti per aver difeso a Perugia Rudy Guede) accompagnati dall’ex comandante del Ris di Parma, ora consulente, Luciano Garofano.

Stasera maggiori particolari a Chi l'ha visto?..




il cellulare lo ha ritrovato lo zio vicino di casa.. ieri era andato in quel campo a fare pulizie su commissione..si era dimenticato un cacciavite ed era andato lì a riprenderlo stamattina e in mezzo a foglie bruciate ha trovato il telefonino.. [SM=g27993]

A sto punto..o mente..o lo vogliono incastrare..o è una casualità ( ma troppo casuale.. ) ...
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01/10/2010 10:15
 
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Sotto torchio la cugina di Sarah
Lo zio: "Sentii il rombo di un'auto"

I carabinieri hanno finito di ascoltare nel corso della notte al comando provinciale di Taranto la cugina di Sara Scazzi, Sabrina Misseri, e alcuni amici di comitiva, convocati nell'ambito delle indagini sulla scomparsa della quindicenne di Avetrana, avvenuta il 26 agosto scorso.
Tutte le persone convocate sono state ascoltate alla presenza di uno dei due magistrati titolari dell'inchiesta, il pm di Taranto Mariano Buccoliero. Gli inquirenti continuano a mantenere il massimo riserbo; non risulta comunque che siano stati adottati provvedimenti giudiziari nei confronti di nessuna delle persone sentite.

Al momento l'unica traccia concreta di Sara è il suo cellulare, trovato l'altra mattina dallo zio, Michele Misseri, padre di Sabrina. Il telefonino era senza batteria e scheda sim e parzialmente danneggiato da bruciature; Misseri, contadino, lo ha trovato tra le stoppie a cui aveva dato fuoco la sera prima con un amico in un podere in cui aveva lavorato per conto terzi.

Gli interrogatori proseguono da ieri. Il primo degli amici è arrivato alle sette e mezza della mattina. Gli altri un´ora dopo. In tarda serata erano ancora tutti in caserma, chiusi al secondo piano del Nucleo operativo dei carabinieri: Sabrina Misseri, la cugina, Mariangela Spagnoletti, l´amica che quel giorno doveva andare con loro al mare, Ivano Russo, il cuoco 27enne per cui aveva preso una cotta, Carlo Alessio Pisello, l´amico di comitiva e la madre di Ivano Russo sono stati ascoltati per ore e ore dai carabinieri. L´argomento era sempre lo stesso: cosa è accaduto quel 26 agosto ad Avetrana. I carabinieri pretendono particolari e soprattutto spiegazioni alle decine di incongruenze che emergono dai loro racconti.

Ciascuno ha raccontato qualcosa che agli investigatori non torna. Sabrina tutto quello che ha detto ha trovato riscontri, ma secondo gli investigatori non ha detto tutto quello che sapeva. Ivano Russo, il 26 agosto, non ha risposto per due ore alle telefonate di Sabrina che gli chiedeva una mano per cercare Sarah. Lui ha detto di aver lasciato il telefono in macchina, mentre dormiva al primo piano. La mamma prima ha raccontato di aver sentito uno squillo del telefonino di Ivano, quel giorno, poi si è corretta dicendo che no, ricordava male, il telefono non lo ha mai sentito e il figlio era a dormire. Una storia piena di buchi quella che si presenta oggi agli investigatori che, a questo punto, vogliono vederci chiaro e pretendono, anche mettendola a confronto, una sola verità.

Ieri è stato ascoltato anche il padre di Sabrina, Michele Misseri, che l´altro giorno ha trovato il telefonino di Sarah. Ha raccontato di averlo trovato in mezzo a un mucchio di cenere, su un campo dove lavorava, il giorno dopo aver bruciato delle stoppie. Una coincidenza incredibile - «la probabilità che il telefono fosse trovato da un parente di Sarah è la stessa di vincere un sei al Superenalotto» commenta sarcastico un investigatore - che però, secondo gli inquirenti, non inchioda lo zio. Anzi, ritengono che sia possibile che qualcuno abbia volutamente fatto ritrovare lì il telefono per fare cadere i sospetti su Misseri e non avesse calcolato che fosse proprio Misseri a ritornare nel campo e trovare il telefono. Dicono: «Potrebbe essere il primo errore, la buccia di banana per chi si nasconda dietro questo mistero».

Ieri però lo zio ha aggiunto un altro pezzo di giallo a questa storia: «Mi sono ricordato, e l´ho detto ai carabinieri il giorno prima di trovare il telefono - ha raccontato - di aver sentito il 26 agosto intorno alle 14 il rumore di una macchina diesel di grossa cilindrata passare davanti a casa mia. Ero in cantina e poco dopo mia figlia Sabrina è venuta a dirmi che Sarah non era arrivata e che stavano andando a cercarla». Da dove spunta questa macchina? Perché mai nessuno ne aveva parlato prima? Altri due punti interrogativi in una storia che non ha bisogno più di punteggiatura.
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05/10/2010 12:04
 
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ieri sera ho provato a seguire Porta a Porta sul caso Scazzi..un campionario di idiozie e banalità disarmante...con la ciliegina di un servizio sull'uso di Facebook tra i minorenni ( mi madre dice che nn ce devo entrà,che nn me devo fa il profilo, n'amica mia ha conosciuto uno che se spacciava pe un pischello ma era un quarantenne.. ) con interviste davanti alle scuole degne del servizio sul calippo de Deborah a Ostia..E un campionario di troioni da salotto e psicologi falliti che stanno lì a commentare tra battutine e frasi fatte..con la madre della ragazza tenuta là in collegamento come " immagine audience " del dolore ..

che tristezza..
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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07/10/2010 02:20
 
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Re:
Sound72, 05/10/2010 12.04:

ieri sera ho provato a seguire Porta a Porta sul caso Scazzi..un campionario di idiozie e banalità disarmante...con la ciliegina di un servizio sull'uso di Facebook tra i minorenni ( mi madre dice che nn ce devo entrà,che nn me devo fa il profilo, n'amica mia ha conosciuto uno che se spacciava pe un pischello ma era un quarantenne.. ) con interviste davanti alle scuole degne del servizio sul calippo de Deborah a Ostia..E un campionario di troioni da salotto e psicologi falliti che stanno lì a commentare tra battutine e frasi fatte..con la madre della ragazza tenuta là in collegamento come " immagine audience " del dolore ..

che tristezza..




è una strategia normalissima della tv e della stampa, non solo in italia, quella di demonizzare internet e soprattutto i social network.
in termini di audience e di introiti pubblicitari internet è il nemico numero uno della carta stampata e dell'irrorazione televisiva, mentre i social network offrono forme di aggregazione molto più indipendenti, incontrollabili e interattive di quello che sanno dare le noiose serate tra uno spot e l'altro.

vespa ha fatto appena in tempo a praticare il suo vomitevole sciacallaggio mediatico, come al solito invadendo con il suo viscido modo di fare e le sue bavose telecamere l'intimità delle abitazioni dei coinvolti, che qualche minuto fa il caso di sarah scazzi si è risolto nel peggiore dei modi. non uccisa da internet, facebook o myspace, ma da una persona che la conosceva personalmente, come accade nel 95% di questi casi.

sarah scazzi era una ragazza di quindici anni, strangolata dallo zio e gettata in una buca piena d'acqua profonda ottanta centimetri.
[Modificato da BeautifulLoser 07/10/2010 02:23]

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Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.
(Samuel Beckett, Worstward Ho)
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A Chi l’ha visto? la conduttrice Federica Sciarelli fa sapere alla madre della ragazza scomparsa che sono in corso le ricerche del cadavere.

“La mamma di Sara, Concetta Serrano, ha appreso delle ricerche del corpo della figlia mentre era in collegamento in diretta con il programma di Rai 3 Chi l’ha visto al quale partecipava dall’abitazione di Michele Misseri, lo zio della giovane scomparsa e che è tuttora trattenuto nel comando provinciale dei carabinieri di Taranto. Quando le voci si sono fatte insistenti la conduttrice, Federica Sciarelli, ha chiesto alla donna se non preferisse allontanarsi dalla casa. Concetta ha risposto: «È meglio», e accompagnata da uno dei suoi avvocati ha lasciato l’abitazione”. Quest’Ansa delle 23 e 37 racconta con un linguaggio scarno ed essenziale quello che rimarrà nella storia come uno dei momenti più imbarazzanti della televisione italiana. Chi ha visto la trasmissione racconta che “Durante la trasmissione,la signora Concetta ha ricevuto la telefonata di una persona che le chiedeva se fosse vero che stavano cercando il cadavere della figlia. La Sciarelli si è abbastanza innervosita perchè riteneva assurdo un gesto del genere. E, per non allarmare ulteriormente la madre ha detto che si stava cercando un cadavere”. Senza però chiudere il collegamento.

L’INOPPORTUNITA’ DELLA SCIARELLI – In una rete pubblica, la madre di una ragazza finora soltanto scomparsa apprende in diretta che sono in corso le ricerche del cadavere della figlia, e lo fa mentre è in collegamento dalla casa di una persona che in quel momento era interrogata da dieci ore (e che poi ha confessato l’omicidio).Luigi Castaldi ci fornisce qualche particolare in più sulla storia: “Lo zio avrebbe confessato di averla strangolata, non è sicuro. Sarebbero in corso le ricerche del corpo della ragazza, almeno così pare. “Stiamo dando una notizia terribile…”, commenta Federica Sciarelli nel corso di un collegamento in diretta con la madre di Sarah Scazzi, e aggiunge: “… con grandissimo imbarazzo”. E si chiede: “Non poteva risparmiarselo, chessò, dando la notizia dopo aver chiuso il collegamento?”. Una domanda legittima, che è difficile non farsi in momenti come questi. Quando arriva la notizia di qualche morto in Afghanistan, giustamente il ministero della Difesa non diffonde i nomi dei deceduti prima di aver avvisato le famiglie dell’accaduto.

UNA SCELTA SBAGLIATA - La scelta della Sciarelli era difficile: in diretta, su un caso per il quale la sua trasmissione ha spinto molto, ha dovuto operare una scelta difficile tra la possibilità di fornire una notizia di sicuro interesse pubblico, e il farlo davanti a una persona che avrebbe dovuto sapere tutto non in diretta tv. Ha scelto, e probabilmente ha sbagliato. Se non ha consentito ad una persona di apprendere della morte di un suo congiunto per vie ‘normali’, se ha permesso che la televisione inquadrasse il dolore privato di una madre che apprendeva la quasi certezza della morte della figlia, ha commesso un gravissimo errore, di quelli che minano per sempre una carriera. Se aveva particolare urgenza di dare la notizia, poteva benissimo chiudere in fretta e furia il collegamento con una scusa, aspettare che alla madre venisse raccontato quanto stava accadendo, e poi informare i telespettatori. Da una professionista di questo genere non se lo aspettava nessuno, anche se ha la scusante che la ‘notizia’, in sé per sé, circolava già da prima. Per questo forse verrà richiamata, anche dal punto di vista deontologico oltre che dall’azienda. Sarebbe bello, però, se tutto questo accadesse senza il soufflé di polemiche politiche di contorno, vista la storia professionale della conduttrice e la rete dove viene trasmesso il format. In primo luogo, perché non vale la pena di buttarla in politica. In secondo luogo, perché in quanto a pornografia la politica italiana non è seconda a nessuno, nemmeno al pessimo giornalismo.


non la vedo mai la trasmissione ,ieri sera mi è capitato di girare proprio nel momento clou...
CRedo che continuerò a non guardarla, i soliti sciacalli [SM=g28001]


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Trasmissione ben impostata che rischia di bruciarsi per l'inqualificabile gestione di ieri sera..Sapevano che i genitori della cugina erano in caserma dalla mattina..Che bisogno c'era di rifare il collegamento da quella casa con la madre della vittima?
Sciarelli incommentabile..mi spiace perchè in passato l'ho vita sempre abb attenta al rispetto di vittime e parenti evitando cinismo da share..
Una vicenda conclusasi in modo aghiacciante e raccontata in un contesto allucinante..La madre in diretta tv a casa dell'assassino, forze dell'ordine e avvocato incapaci di avvisarla o prenderla e portarla altrove o cmq di far sospendere quel collegamento..addirittura la richiesta alla figlia dell'assassino di chiamare in caserma x avere notizie..
per quanto riguarda la vicenda : [SM=g27993] adesso anche la violenza dopo averla strangolata..qualche dubbio m'era venuto quando sto zio aveva tirato fuori oltre al cellulare anche il ricordo della macchina che andava via a forte velocità ma mai e poi mai si poteva immaginare un epilogo cosi devastante..
Certo mi chiedo pure ste indagini come cacchio le hanno condotte nell'ambito familiare se questo l'ha uccisa in garage e portata nei pressi del terreno di sua proprietà..Se nn s'attivava lui con la messinscena del cellulare ancora stavano a cercà nei social network e sul diario..
X quanto riguarda Vespa l'altra sera la cosa piu' schifosa è che mentra da Taranto cercavano di fargli presente che ormai la vicenda era indirizzata verso una soluzione nella cerchia familiare lui in ogni modo rilanciava il discorso delle pericolose conoscenze su internet..
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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