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Chi l'ha visto - casi irrisolti

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2023 09:26
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04/05/2011 11:45
 
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Ergastolo confermato per Olindo Romano e Rosa Bazzi

ROMA, 4 maggio 2011 - La condanna all'ergasto per Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi colpevoli della strage di Erba, è definitiva.Nel dicembre del 2006 uccisero, dopo alcune liti condominiali, Raffaella Castagna con il figlio Youssef di 2 anni, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.

Così ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, confermando il verdetto emesso dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano il 20 aprile 2010 che condannava all'ergastolo i coniugi accusati della strage di Erba. Anche in primo grado, la Corte d'Assise di Como, il 26 novembre 2008, aveva condannato Olindo e Rosa all'ergastolo.

“Sono veramente sconfortata da questa decisione della Cassazione e rimango profondamente convinta dell'innocenza di Rosa e Olindo: la mia delusione è grande perché c'erano ottimi elementi per riaprire il processo o, almeno, c'era un'ottima possibilità di verificare la nostra ricostruzione dei fatti”. Così ha replicato Valentina Vasino, consulente della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, commentando il verdetto della Suprema Corte.


Vasino - parlando con i cronisti all'uscita dalla Cassazione - ha sottolineato, tra gli aspetti non tenuti presente dai giudici, la “circostanza che le ferite pesanti ricevute da Valeria Cherubini devono per forza esserle state inferte nella sua abitazione e non nel pianerottolo durante la fuga in cerca di scampo perché, da qui, non sarebbe riuscita a raggiungere la sua casa”.

L'esperta ha inoltre fatto notare che solo i periti della difesa hanno esaminato la tenda sotto la quale fu ritrovato il corpo della Cherubini. E, a proposito della testimonianza del primo soccorritore che ha sentito gridare “aiuto” dalla Cherubini, si chiede: “Come poteva urlare se aveva cinque ferite alla lingua che glielo impedivano?”.
“Il verdetto della Corte di appello - ha rimarcato il pg - è coerente con i parametri normativi in tema di valutazione delle prove”.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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05/05/2011 11:57
 
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la ricostruzione di ieri sera del delitto di Ascoli molto accurata..certo Gianloreto Carbone dà un altro pathos, in quel bosco inquietante lo avrei visto alla grande [SM=x2478856]

cmq la soluzione mi sa che è vicina..
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06/05/2011 09:57
 
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ROMA - Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, i principali imputati per la morte di Marta Russo, la studentessa de La Sapienza uccisa il 9 maggio 1997 mentre percorreva in compagnia di un'amica i viali interni dell'università, dovranno risarcire i familiari della ragazza per circa un milione di euro. E' quanto stabilito oggi dal giudice della XIII sezione del tribunale Civile di Roma, Roberto Parziale, che ha invece deciso che la Sapienza non può essere ritenuta responsabile della morte della giovane.

Il risarcimento dovrà essere versato nei confronti dei genitori della studentessa, Donato e Aureliana, e della sorella Tiziana rappresentati in giudizio dagli avvocati Luca Petrucci, Cristina Michetelli e Andrea Barenghi. Scattone e Ferraro, inoltre, sono stati condannati a pagare anche le spese di giudizio.

I due, all'epoca dei fatti ricercatori universitari, nel dicembre del 2003 furono condannati a titolo definitivo dalla Cassazione rispettivamente a cinque anni e quattro mesi di reclusione e a quattro anni e due mesi. Scattone è accusato di omicidio colposo e Ferraro di favoreggiamento. Il tribunale civile ha, invece, che sia Ferraro a versare all'università 28 mila euro come risarcimento danni all'immagine.

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almeno questo [SM=g27996]
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06/05/2011 17:49
 
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me la ricordo bene questa vicenda..anche se io ero laurendo in giurisprudenza a Tor Vergata..addirittura all'inizio avevano pensato alla ricorrenza della morte di Moro..in realtà..si trattava probabilmente di due semplici esaltati..
[Modificato da Sound72 06/05/2011 17:50]
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07/05/2011 09:52
 
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Scattone una volta è venuto da me al negozio.....
Se ci ripenso mi vengono i brividi , mi tremavano le mani mentre gli mettevo una vite all'occhiale.

E' stato l'unico a cui ho fatto pagare un intervento del genere [SM=x2478851] [SM=g8191]
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12/05/2011 15:58
 
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23/05/2011 15:43
 
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Omicidio Sarah Sacazzi: indagata pure Cosima

Roma, 23 maggio 2011 - Cosima Serrano, la moglie di Michele Misseri e madre di Sabrina, è indagata per "concorso in omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere" della nipote Sarah Scazzi. Lo ha riferito il suo avvocato, Franco De Jaco, alla trasmissione televisiva 'Chi l’ha visto?', dichiarando che la sua assistita ha ricevuto un avviso di garanzia.
"E’ un atto dovuto in riferimento alle perizie genetiche in programma il 25 maggio”, ha spiegato l’avvocato della zia della quindicenne, uccisa ad Avetrana la scorsa estate.



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26/05/2011 16:26
 
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Rapita, seviziata e uccisa in un box
A Monza l'ombra di un serial killer- Fermato un muratore di 44 anni



MILANO
C’è grande fermento investigativo, a Monza, dopo il ritrovamento a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, del cadavere di una donna seviziata e uccisa in un box trasformato in una sorta di stanza delle torture. I carabinieri del Gruppo di Monza sono impegnati, in particolare, a vagliare l’ipotesi della serialità di un possibile killer ed eventuali complicità dell’uomo fermato, Antonio Giordano, di 44 anni. L’uomo, il proprietario del box - secondo quanto riporta Il Giorno - è un muratore separato e con due figli che vive con la mamma a Sesto S.Giovanni. Ieri, interrogato dal pm, non avrebbe ammesso di essere l’autore dell’omicidio, ma su quanto da lui detto gli inquirenti oppongono uno stretto riserbo. La convalida del fermo, anche per gli importanti rilievi scientifici in corso, potrebbe scattare lunedì prossimo.

I carabinieri stanno conducendo attente investigazioni scientifiche nel box del ritrovamento, che è stato isolato e ora è al setaccio. Da alcune indiscrezioni, sembrerebbe che alcuni particolari sul tipo di sevizie e sulle modalità dell’uccisione potrebbero sostenere l’ipotesi che non si tratti di un crimine isolato.

L’indagine è nata da una prostituta che ha permesso ai militari di individuare il posto, nel quartiere di Villa Rachele, a Cinisello. Gli investigatori dell’Arma stanno quindi compiendo accertamenti nell’ambiente della prostituzione, ma appare oggettivamente difficile discriminare tra lucciole sparite dalla circolazione perchè, magari, irregolari, o per le dinamiche dello sfruttamento, e quelle che potrebbero invece essere state aggredite. Sul territorio di Monza, comunque, non risulterebbero recenti omicidi con sevizie analoghi. Sul caso è stato allertato anche il Ris, che si è coordinato con il Gruppo di Monza, che però sta autonomamente eseguendo i rilievi per via dell’alta specializzazione del Nucleo Investigativo.


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ieri sera a Chi l'ha visto Gianloreto in grande spolvero [SM=x2478856] ...colpevolista su Parolisi ( " quella bella ragazza venuta dal Sud " )..innocentista per Sabrina Misseri..lui punta sempre sullo zio orco! E' proprio un personaggio cmq..
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26/05/2011 20:52
 
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Sarah, Cosima Misseri va in carcere
Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è in corso di notifica




ROMA - Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è in corso di notifica a Cosima Misseri, in relazione all'omicidio di Sarah Scazzi. Lo ha appreso l'ANSA da fonti qualificate. Cosima Serrano è nella caserma dei carabinieri di Avetrana, a quanto pare per la notifica del provvedimento restrittivo. Era stata convocata dai carabinieri nel tardo di pomeriggio di oggi. Cosima è stata accompagnata in caserma dalla sorella Emma. Il suo difensore, l'avv. Franco De Jaco, interpellato pochi minuti fa dall'ANSA, ha detto che sta raggiungendo in caserma la sua assistita, ha precisato di non saper nulla del provvedimento restrittivo e di aver appreso al notizia da giornalisti.

ORDINANZA CUSTODIA ANCHE PER SABRINA MISSERI - Riguarda anche Sabrina Misseri il provvedimento restrittivo emesso dal gip di Taranto Martino Rosati nei confronti di Cosima Serrano. Sabrina e il padre, Michele Misseri, sono in carcere dall'autunno scorso per l'uccisione della piccola Sarah Scazzi, di 15 anni. Nei riguardi di Sabrina, dunque, è stata emessa una seconda ordinanza di custodia cautelare. - Col nuovo provvedimento restrittivo a Sabrina Misseri si contesta l'omicidio premeditato, reato più grave rispetto alla precedente contestazione di reato volontario. A Cosima Serrano - a quanto si sa - viene contestato il reato di concorso in omicidio premeditato e quello di concorso nella soppressione di cadavere per la quale è indagato Michele Misseri. Cosima Serrano è tuttora nella caserma dei carabinieri di Avetrana in attesa della notifica del provvedimento restrittivo
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08/06/2011 16:06
 
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"Ylenia Carrisi è viva e abita in Arizona"

Scomparsa nel 1994, ora avrebbe 40 anni e sarebbe in un convento. La polizia di New Orleans: «Nuovi indizi, indagine in corso»




NEW YORK – «Ylenia Carrisi è viva». A rilanciare la tesi, cui il 53enne giornalista di nera Roberto Fiasconaro ha dedicato non uno bensì tre libri, è l’ultimo numero del settimanale tedesco Freizeit Revue, che pubblica un’intervista al capo della polizia di New Orleans Warren J. Riley secondo cui la primogenita di Al Bano e Romina Power scomparsa a New Orleans nel 1994 si troverebbe a Sant'Anthony’s, convento greco-ortodosso di Phoenix, in Arizona. Il settimanale pubblica anche le foto del convento e una simulazione al computer di come Ylenia dovrebbe apparire oggi, a 40 anni.

NUOVI INDIZI - A confermare la tesi è la detective della squadra omicidi del New Orleans Police Department Gwen Guggenheim: «Abbiamo nuovi indizi su dove si trova Ylenia», dichiara alla Freizeit Revue, «anche se non possiamo fornire ulteriori dettagli, visto che l’indagine è ancora in corso». A mettere gli inquirenti sulla pista del St. Anthony’s sarebbe stata la medium di Amburgo Casia Chayenne, che però si sarebbe limitata a confermare i sospetti di Frank Crescentini, lo 007 di Las Vegas che ha rivelato lo scoop in un libro, poi mai uscito. La polizia americana ha però le mani legate: poiché non c’è alcun procedimento penale a carico di Ylenia, il monastero non è tenuto a rivelare l’identità dei suoi ospiti, che godono della massima protezione.

SOSPETTI - Ad accrescere i sospetti è anche il centralinista del convento Frate Samuel. Rispondendo al reporter del giornale tedesco, il religioso ha confermato che «due giorni dopo la telefonata della polizia, una donna che lavorava in giardino ha lasciato in tutta fretta il monastero. Era turbata», spiega Padre Samuel, «ha detto che voleva andare in Asia». Contattata dal Corriere, la Guggenheim non conferma e non smentisce l’articolo, limitandosi a dire che «il caso è ancora aperto perché Ylenia Carrisi non è mai stata ritrovata». Anche se mamma Romina può continuare a sperare di riabbracciarla, resta il dilemma: se Ylenia è davvero viva, perché e da chi sta scappando? Una domanda alla quale solo lei può rispondere.

corriere.it

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17/06/2011 16:36
 
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Emanuela Orlandi: un'altra verità
«È viva e si trova in manicomio a Londra»


L'ultima rivelazione è di un sedicente ex-agente Sismi che dice al fratello della ragazza: «Scava su tuo padre»



MILANO - «Io so dov’è Emanuela. È’ viva e si trova in un manicomio in Inghilterra, nel centro di Londra ed è sempre stata sedata. Con lei ci sono due medici e quattro infermiere». L'ultima rivelazione sul caso mai del tutto chiuso di Emanuela Orlandi arriva dell’emittente tv RomaUno. Una telefonata di un sedicente ex agente del Sismi è arrivata durante la trasmissione Metropolis, condotta da Valentina Renzopaoli, dedicata all’anniversario della scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso della Prefettura Pontificia, scompara il 22 giugno di 28 anni fa in pieno centro a Roma. Durante la trasmissione era in coroso la presentazione del libro di Pietro Orlandi e Fabrizio Peronaci Mia sorella Emanuela.

LUPO SOLITARIO - L’uomo si sarebbe presentato come un ex agente dei servizi segreti del Sismi con il nome in gergo di «Lupo Solitario», ha raccontato che Emanuela sarebbe stata prelevata da una Bmw nera, auto che sarebbe stata lasciata nel sotterraneo del parcheggio dove poi è stata ritrovata; sarebbe stata trasferita su una Mini verde e sedata e a bordo ci sarebbero stati anche un agente inglese e una donna. «Emanuela è passata per la Germania, la Francia e l’Inghilterra - ha detto Lupo solitario - a Bolzano invece non è mai passata».

«PAGAR» - L'uomo rompe silenzio dopo ventotto anni dalla scomparsa della ragazza perché «stuzzicato e tirato in ballo con delle falsità». «E a questo punto paga chi deve pagar», ha detto. Alla richiesta di spiegazioni sul movente del sequestro da parte di Pietro Orlandi il sedicente agente del Sismi risponde: «Devi scovare in fondo a cosa faceva tuo papà, mi dispiace Pietro, scoprirai cose che non ti piaceranno», e poi spiega che «Ercole Orlandi era venuto a conoscenza di giri consistenti di denaro da pulire: giri legati all'Istituto Antonveneta». Secondo il misterioso testimone il rapimento di Emanuela Orlandi sarebbe legato a Roberto Calvi. L'emittente metterà a disposizione della magistratura tutto il materiale.

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18/06/2011 11:30
 
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ieri sera complice febbre[SM=g27996] mi sono visto un pò di Quarto grado..
Domanda a Michele Misseri: è vero che in casa guardi spesso i film di Celentano e Bruce Lee? [SM=g27993]
Risposta:Si, è vero mi piacciono. -
E quali film ti vedi ? [SM=g27993]
quelli di Celentano giovane -
E di Bruce Lee? [SM=g27993] -
di Bruce Lee, uno..uno ne ha fatto [SM=g27993] [SM=g27993]
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21/06/2011 11:04
 
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Melania, marito indagato per omicidio

Svolta nel giallo di Ascoli Piceno

ROMA
E alla fine, per gli inquirenti, il cerchio s'è chiuso. Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa il 18 aprile a Colle San Marco, vicino Ascoli Piceno e ritrovata morta due giorni dopo nei boschi del Teramano, è stato iscritto sul registro degli indagati per omicidio volontario.

Pochi giorni fa il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli, Colonnello Alessandro Patrizio, aveva anticipato: «Noi abbiamo raccolto nuovi elementi sulla vicenda, legati in particolare a quanto accaduto il 18 aprile, con dei riscontri che ora sono al vaglio dei magistrati. Saranno loro a decidere, confrontandoli agli elementi precedentemente verificati, che cosa fare e in quale direzione agire». L’ufficiale dell’Arma non aveva confermato direttamente il fatto che questi nuovi elementi andassero a rafforzare la pista già battuta da tempo dagli investigatori, e cioè quella delle presunte responsabilità nell’assassinio del marito di Melania, il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, ma aveva sottolineato: «Altre ipotesi investigative, come quella dell’operato di mostri o di omicidi o criminali occasionali, non trovano riscontri».

Il comandante provinciale inoltre, era tornato a ribadire che per lui «la zona dove il cadavere è stato rinvenuto è compatibile con il luogo del delitto». Intanto, lo stesso caporalmaggiore Parolisi, aveva confermato che il telefonino trovato nell’area del campo sportivo di Folignano - paese nel quale il militare viveva con la moglie e la figlia di 18 mesi fino al 18 aprile scorso - era di sua proprietà, e che lui lo usava che chiamare Ludovica Perrone, la sua amante di Sabaudia, e soldatessa da lui addestrata nella caserma Clementi di Ascoli, che ora è in servizio come carrista a Lecce.

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era nell'aria...
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27/06/2011 13:39
 
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Cinque indagati per la morte di Serena
Sotto accusa anche l'ex fidanzato



A 10 anni dall'omicidio è nel mirino con la madre, due carabinieri e il figlio di un militare

FROSINONE
Colpo di scena nell’indagine per l’omicidio di Serena Mollicone, la ragazzina di Arce (Frosinone) scomparsa il primo giugno 2001 e ritrovata uccisa due giorni dopo in un boschetto di Anitrella. Cinque persone sono iscritte nel registro degli indagati, tra cui l’ex fidanzato di Serena, Michele Fioretti e la madre Rosina Partigianoni. I due, insieme all’ex maresciallo dei Carabinieri, Franco Mottola, al figlio Marco e a un altro carabiniere, Francesco Suprano, si sono visti notificare un avviso di garanzia per i reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Tutti e cinque gli indagati saranno sottoposti al test del Dna. Dopo 10 anni senza soluzione, dunque, il giallo di Arce arriva forse vicino ad una svolta. Per quel delitto dopo due anni scattarono le manette ai polsi di Carmine Belli, carrozziere di 38 anni di Arce, assolto in primo, secondo e terzo grado. La procura di Cassino non ha mai smesso di indagare e nelle ultime settimane c’è stata un’accelerata alle indagini. Per la Procura della Repubblica di Cassino e nella fattispecie per il procuratore capo Mario Mercone, titolare dell’indagine, i cinque indagati non in concorso tra loro avrebbero potuto causare la morte della 18enne di Arce.

In particolar modo nell’avviso di conclusione indagine la Procura così spiega: «Gli indagati Marco Mottola, Franco Mottola e in alternativa con Francesco Suprano, potrebbero rispondere dell’accusa di omicidio volontario e di occultamento di cadavere oppure in alternativa con Michele Fioretti e Rosina Partigianoni oppure in concorso con ignoti».

L’avviso di garanzia servirà a far sottoporre i cinque indagati all’incidente probatorio con la perizia specialistica: si vuol comparare il dna dei cinque con quello sugli indumenti indossati da Serena Mollicone. Sarà anche comparato il dna del brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, Santino Tuzzi, morto suicida nell’aprile del 2008. Gli accertamenti saranno utili anche a stabilire se Serena Mollicone il giorno della sua scomparsa si sia recata o meno presso la stazione dei Carabinieri di Arce.

È al settimo cielo Guglielmo Mollicone, il papà di Serena. Il maestro, padre della 18enne uccisa ad Arce nel 2001. Ha saputo dell’iscrizione nel registro degli indagati delle cinque persone dal proprio avvocato Dario De Santis che, come parte lesa, ha ricevuto l’avviso di conclusione dell’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Cassino. «La mia tenacia e la mia caparbietà sono state ripagate da un’indagine precisa, meticolosa, capillare che inizia a dare i frutti sperati. I Carabinieri del colonnello Menga e il procuratore Mercone hanno ascoltato le mie preghiere, la mia incitazione a trovare chi, senza un motivo, ha ucciso la mia bambina».

La diciottenne di Arce, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui viveva sola dalla scomparsa della mamma, era uscita di casa per recarsi all’ospedale di Sora dove aveva un appuntamento fissato da qualche giorno per un’ortopanoramica. Da quel momento però non farà più ritorno a casa e le ultime ore della sua vita restano un giallo. Il suo corpo viene trovato privo di vita 2 giorni dopo, domenica 3 giugno, nel bosco di Anitrella. La sua morte, causata da una lenta agonia per soffocamento, da 10 anni è avvolta nel mistero.

(lastampa.it )

erano anni che giravano voci sul maresciallo dei carabinieri e su suo figlio..
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30/06/2011 09:42
 
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Bergamini, riaperta l'inchiesta
Molti dubbi sull'incidente fatale


Nel 1989 il giocatore del Cosenza morì investito da un camion: suicidio si disse, ma la famiglia non ci ha mai creduto e ha ottenuto dalla procura di Castrovillari di rivedere il caso. Il legale: "Riaprire il fascicolo con l'ipotesi di omicidio volontario è un gran risultato"



MILANO, 29 giugno 2011 - La procura di Castrovillari ha deciso di riaprire l'inchiesta sulla morte di Donato Denis Bergamini, calciatore del Cosenza Calcio, che aveva 27 anni quando morì il 18 novembre 1989, oltre 22 anni fa, in circostanze mai chiarite, investito da un camionista secondo la verità giudiziaria ora messa in dubbio dalla decisione. A riaprire il caso è il procuratore capo Franco Giacomantonio, rubricando l'ipotesi di reato per omicidio volontario contro ignoti.

Riapertura dell'indagine — Da quanto si è appreso, la procura ha riaperto il fascicolo collegandolo a un'indagine del 1994, in cui fu la questura di Cosenza a chiedere accertamenti che poi si arenarono. Ora invece la procura di Castrovillari si è mossa sulla richiesta della famiglia di Donata Bergamini e del loro legale Eugenio Gallerani che avevano presentato richiesta formale di riapertura dell'indagine sulla base di nuovi elementi raccolti in quasi due anni di accertamenti privati. "Siamo soddisfatti che dopo quasi 22 anni sia arrivato questo risultato atteso dalla famiglia - ha detto -, e frutto di un notevole lavoro premiato ora con questa richiesta: la riapertura dopo 22 anni e mezzo dalla morte di Denis Bergamini e con ipotesi di omicidio volontario è un grandissimo risultato".

Soddisfatti i familiari — I familiari di Bergamini, la sorella Donata e il padre Domizio hanno accolto la notizia con commozione. "Finalmente hanno capito che i motivi c'erano per pensare che Denis non si è ucciso ma è stato ucciso" ha detto Donata, che come il papà Domizio non ha mai creduto alla tesi che Denis fosse rimasto vittima di un incidente o si fosse tolto la vita gettandosi sotto un camion sulla statale Jonica nei pressi di Capo Roseto Spulico. In quasi due anni di indagine privata, il legale della famiglia ha raccolto elementi che avrebbero messo in luce contraddizioni e incompatibilità della ricostruzione tecnica dell'investimento, con nuovi rilievi tecnico scientifici e fotografici, e con conclusioni medico-legali sul corpo del giovane calciatore che mettono in dubbio la verità giudiziaria offerta al processo. Processo che portò nel 1992 alla assoluzione del camionista accusato di omicidio colposo.

Nuova perizia — Invece di procedere con un'autonoma riapertura della inchiesta, il procuratore capo Giacomantonio ha preferito inoltrato la richiesta al gip, che dovrà o meno accoglierla. "Credo occorra fare un passo alla volta - ha detto l'avvocato Gallerani - la riapertura del caso è già un risultato enorme. É la prima volta che avviene, poiché nel 1994 non ci fu richiesta formale di riapertura, ma si trattò di una iniziativa autonoma della questura di Cosenza. Dopo la sentenza definitiva del 1992, che attestò che Donato Denis Bergamini morì suicida, punto e basta, nessun atto formale venne eseguito per ipotizzare altri scenari. Adesso, per il legale, la procura potrà chiedere una nuova perizia medico-legale e nuovi accertamenti tecnici per confutare o meno l'ipotesi di omicidio volontario. La tesi della famiglia è infatti che Bergamini sia stato portato ormai cadavere nel punto in cui venne trovato, sulla Statale Jonica.
gazzetta.it


Bene..meglio tardi che mai..

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15/07/2011 13:10
 
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La Procura chiede l'arresto di Parolisi

Svolta nelle indagini sull'omicidio di Melania Rea. Secondo quando scrive oggi Il Centro, la procura di Ascoli ha chiesto l’arresto di Salvatore Parolisi, marito e unico indagato. Da tempo si vociferava un provvedimento cautelare. Tutte le ipotesi accusatorie convergono infatti su di lui.

Intanto la Procura di Ascoli avrebbe ottenuto una rogatoria internazionale per esaminare in California gli archivi telematici del social network Facebook ed esaminare i contatti (soprattutto quelli con la soldatessa Ludovica P., con cui aveva una relazione extraconiugale) o eventuali messaggi cancellati nel profilo di Parolisi. E nulla ancora si sa circa l’esito delle analisi che i Ris stanno facendo sull’auto - la Renault "Scenic" - di Parolisi, con un’attenzione particolare al bagagliaio e al navigatore satellitare, o sulle valigie sequestrate giorni fa nel Napoletano, in casa della famiglia di Salvatore e in quella dei suoceri.

E a questo proposito è ormai sempre più netta la presa di distanze dei Rea da Parolisi: «Per me è l’uomo nero, in questo momento»: così il papà di Melania, Gennaro, parlando di lui ai microfoni di "Estate in diretta". «Gli ho dato mia figlia su un piatto d’argento, e lui non ha saputo proteggerla», ha aggiunto. Riesce a guardarlo negli occhi? Gli ha chiesto il giornalista, e lui: «No, dopo tutti questi tradimenti». Poi quello che suona come un appello: «Se sa, se può dire qualcosa in più, per il bene di sua figlia e anche per sua moglie...». Insomma, Salvatore è sempre più solo.
lastampa.it
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Arrestato Parolisi

Le accuse mosse al marito di Melania Rea sono gravissimeomicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà (pena che prevede l'ergastolo) e vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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21/07/2011 12:09
 
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Re:
Sound72, 19/07/2011 14.10:

Arrestato Parolisi

Le accuse mosse al marito di Melania Rea sono gravissimeomicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà (pena che prevede l'ergastolo) e vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri.



Tra il 12 e il 19 aprile vengono annotati 904 sms da Salvatore a Ludovica, 1.597 sms da lei a lui, 1.170 telefonate da Salvatore a Ludovica e 63 da lei a lui

[SM=g27993]

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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Re:
Sound72, 08/03/2011 17.53:

Ardeatina, in un campo trovato cadavere
senza testa né gambe




ROMA - Il tronco di un cadavere, apparentemente una donna, è stato trovato oggi dalla polizia in un campo nella zona Ardeatina, a Roma, all'altezza di via Porta Medaglia. Il cadavere non ha né la testa né le gambe ed è in avanzato stato di decomposizione: la morte risalirebbe a parecchi giorni fa. A dare l'allarme è stato un passante che ha chiamato il 113.

La zona del ritrovamento è nota perché frequentata da transessuali e da prostitute e gli investigatori non escludono l'ipotesi che il cadavere possa essere quello di una transessuale. Ciò che resta del cadavere si trova in un campo aperto, a un paio di metri dal ciglio della strada. La zona è contraddistinta da basse colline che si alternano a campi verdi.

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forse potrebbe essere stato lui...



I messaggi, l'incontro, le foto
Così colpiva Curko il cannibale
Ricerche sulla vittima italiana. Teneva un archivio dei suoi crimini. Grazie ai file ritrovati due corpi




MILANO - Kanibm@volny.cz. È la email segreta, ormai disattivata, che il cannibale slovacco Matej Curko usava per avvicinare, conoscere e organizzare gli incontri con le proprie vittime. È da questa email che potrebbero essere partiti i messaggi scambiati con la ragazza italiana 28enne di cui ha parlato il testimone svizzero, Markus Dubach, e su cui sta indagando la scientifica della polizia anticrimine di Roma. La chiave di tutti i misteri dell'«Hannibal Lecter» slovacco è nel computer trovato nella sua abitazione di Sokol, una macchina che gli esperti della polizia locale stanno analizzando.

Curko è morto su un letto dell'ospedale Louis Pasteur di Kosice il 12 maggio per le ferite riportate due giorni prima durante lo scontro a fuoco con il 37enne ufficiale della polizia che si era presentato all'appuntamento al posto di Dubach. Il poliziotto se l'è cavata con un proiettile e tre settimane di cure. I cinque proiettili sparati contro Curko invece non hanno lasciato scampo a lui e ai suoi segreti. E dunque per circoscrivere le indagini sulla ragazza scomparsa in Italia, le indagini devono partire dalla ricostruzione del modus operandi del cannibale. Come prendeva contatto con le proprie vittime consenzienti? Come le incontrava e come consumava la loro carne?

Curko aveva una doppia vita. In quella ordinaria stava nel suo villaggio di mille abitanti con la moglie e i due figli. I vicini lo hanno descritto come un uomo «ordinario»: un tecnico esperto di computer come il più noto cannibale tedesco Armin Meiwes. Aveva l'hobby delle armi. Nel poligono di tiro che frequentava lo hanno descritto addirittura come un «uomo mite». Ma il suo avatar digitale «Kanibm» dava sfogo invece alla sua indole folle, quella che gli esperti definiscono la psiche di un cannibale «moderno», con un cocktail letale di sadismo e masochismo che condivideva con le sue vittime in una sorta di suicidio rituale programmato. La conclusione era il pasto delle carni umani. Gli elementi certi emersi finora dalle indagini slovacche seguite dall'ufficiale della polizia Jaroslav Spisiak sono diversi: grazie alle tracce nel pc di Curko il 17 maggio scorso sono state trovate due ragazze sepolte nella foresta di Kysak, nei pressi del Sokol.

I corpi erano mutilati. Le parti mancanti corrispondono a quelle cotte e fotografate dal cannibale che teneva un archivio dei propri crimini. In un caso il corpo della donna era anche nudo. Il loro viso doveva essere deturpato visto che il riconoscimento è avvenuto solo una settimana dopo grazie al test del Dna. Le due ragazze, inoltre, risultavano scomparse dal 2010. Nelle email scambiate con loro Curko parlava di vittime precedenti: dunque potrebbe aver operato almeno dal 2009. La data è importante perché il provider Volny, come tutti gli altri, archivia le email solo per un certo lasso di tempo. Dunque l'assenza di una corrispondenza digitale con la presunta vittima italiana sarebbe coerente con l'archiviazione a tempo. Quello che manca è il rituale con cui avveniva il pasto: la polizia slovacca ha trovato nella foresta di Kysak un altare cerimoniale. Non è chiaro se fosse il luogo dove uccideva le vittime.

Ma il fatto che si fosse presentato armato all'appuntamento-trappola con il poliziotto, fa credere che uccidesse al primo incontro, per poi cucinare le parti asportate prima della sepoltura. Se era un emule di Meiwes non sembra dunque aver trovato il coraggio di portare alle estreme conseguenze la follia in un banchetto condiviso con la vittima come ha raccontato in numerose interviste e nel suo libro il cannibale tedesco.

corriere.it
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10/08/2011 10:46
 
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Delitto di Prato, famiglia già colpita nel '82 dal Mostro di Firenze
A trovare i corpi il padre della ragazza Roberto Baldi, al quale sono stati sequestrati due fucili e l'auto
.

L'autopsia dei corpi dei due fidanzati trovati morti nella loro casa di Prato esclude l'ipotesi di un omicidio-suicidio. Secondo il medico legale Alberto Albertacci, Sara sarebbe spirata prima di Imam. Le ferite profonde inferte al giovane marocchino, non fanno pensare minimamente che sia stata la mano della giovane 23enne a colpire. E' caccia al killer.

A trovare i corpi senza vita fu il padre della ragazza, Roberto Baldi, cugino di Stefano, una delle vittime del mostro di Firenze, ucciso insieme alla sua fidanzata Susanna Cambi. La coppia, - lui, 24 anni, lei, 26, - fu freddata dalla Beretta calibro 22 del serial killer, il 22 ottobre 1981 nei pressi di Calenzano. Alla ragazza fu asportato il pube.

Protagonista di questa triste vicenda, una famiglia già colpita dalla tragedia, che oggi si trova a vivere un nuovo dolore.

Nell'abitazione di Roberto Baldi sono stati rinvenuti due fucili da caccia. Sequestrati dai carabinieri. Le armi risultano però regolarmente denunciate, il padre della vittima, cacciatore, è stato sottoposto all'esame del guanto di paraffina. Anche l'auto dell'uomo è stata sequestrata. Si attendono ulteriori sviluppi.

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