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Chi l'ha visto - casi irrisolti

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2023 09:26
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10/01/2012 10:07
 
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Straccia, resta il mistero, ecco le quattro ipotesi
Il giallo di Pescara



Roberto Straccia. Intorno alla sua scomparsa resta il mistero. Ecco le quattro ipotesi del giallo


1. L’INCIDENTE. "E’ scivolato in mare mentre correva"

Non ci credono in molti all’ipotesi di una scivolata ad una perdita di aderenza sulla superficie su cui Roberto stava correndo, ma c’è una ragazza, un’amica dello studente di Moresco, che prende seriamente in considerazione questa possibilità, perché lei quel giorno era sul lungomare di Pescara e dice che c’era tanto vento, che le onde erano alte, che ha rischiato di finire in acqua: “Era prima di pranzo e mi ero recata al porto turistico per una passeggiata, come faccio spesso, anche quando le condizioni climatiche non sono delle migliori. Quel giorno, però, c’era un forte vento che tirava da sud. Non era freddo, ma le raffiche ti spostavano e le onde erano alte almeno tre metri. Quando mi sono avvicinata al faro, ho rischiato di essere travolta dal mare grosso. Mi sono dovuta aggrappare ad un ferro per non cadere. Mi sono spaventata e sono tornata subito a casa: ero completamente bagnata”.

E’ VERO, Roberto non sapeva nuotare e, se fosse caduto accidentalmente in mare, non avrebbe avuto scampo. Però, per ipotizzare un incidente simile, bisogna anche pensare che il ragazzo abbia cambiato il percorso che abitualmente faceva per andare a correre.
Un percorso che andava dalla sua casa di Pescara, in via D’Annunzio, fino al monumento della Nave di Cascella, che si trova nella direzione opposta al porto. E poi perché andare in quel posto, cambiando le proprie abitudini, in un giorno di vento forte e mare grosso? Improbabile per un ragazzo che tutti definiscono metodico e abitudinario.

2. L'OMICIDIO Ucciso e gettato in acqua più a sud di Pescara. Il giallo della chiave

ANCHE se bisognerà attendere i risultati dell’autopsia per conoscere le cause del decesso, prende sempre più corpo l’idea che Roberto possa essere stato ucciso. E’ possibile che la corrente possa averlo trascinato per oltre 350 chilometri in quella direzione? Come può la salma aver superato le tante insenature, con fondali rocciosi, che ci sono da Ortona in poi? E soprattutto, come può non essersi incagliato nel promontorio del Gargano, che, ha detta di esperti pescatori del luogo, rappresenta una sorta di ostacolo insormontabile per le cose trasportate a sud dalla corrente? Su questo argomento le tesi degli esperti sono contrastanti. C’è chi è possibilista, ma anche chi ritiene quasi impossibile che la salma possa essere stata trasportata dal mare fino alle scogliere del capoluogo pugliese. Quest’ultima ipotesi è stata presa in seria considerazione dai carabinieri del Reparto operativo di Pescara, che conducono le indagini fin dal giorno della scomparsa del ragazzo. I militari dell’Arma, a questo punto, non escluderebbero alcuna eventualità, anche quella che Roberto possa essere stato gettato in acqua molto più a sud di Pescara. Roberto non sapeva nuotare e lo sapevano in molti. Lo sapevano anche i suoi amici, che spesso, bonariamente, lo prendevano anche in giro. Ora lo sanno anche i carabinieri che, sicuramente, si staranno chiedendo perché una persona che non sapeva nuotare sarebbe dovuta andare a correre in posti tipo la banchina del porto dove si trova il faro. Unico luogo da dove sarebbe potuto cadere in acqua ed essere trascinato fuori dalle zone protette dalla diga foranea. Poi c’è il giallo della chiave di un portone blindato trovata in una tasca del giubbotto che Roberto indossava durante la sua ultima corsa. Una chiave che non corrisponderebbe a quella della sua abitazione. E allora ecco i sospetti, le domande: di chi è? Che cosa apre? Doveva consegnarla a qualcuno senza sapere che era un oggetto pericoloso? E’ di una casa di un amica, di un amico? Non sarà facile dare risposte precise a tutte queste domande, ma gli inquirenti ci stanno provando e gli scenari che potrebbero aprirsi sono tanti.

3. IL MALORE "Anche gli sportivi vittime di infarto"

E’ SE ROBERTO, nonostante i suoi 24 anni, la sua tempra e il suo fisico allenato, avesse avuto un malore e fosse poi caduto in mare? Un’eventualità assolutamente da non scartare, anche se l’ispezione cadaverica effettuata nell’istituto di medicina legale di Bari, non avrebbe fatto emergere elementi che possano avvalorare questa tesi.
Il medico legale romano, Giovanni Di Tommaso, che ha seguito il caso da spettatore, non la ritiene un’ipotesi tanto remota: “Non è raro che malori, anche piuttosto gravi, vengano accusati da atleti o persone allenate. Purtroppo si viene a conoscenza solo di casi mortali e di sportivi conosciuti, di eventi tragici consumatisi sui campi di calcio o su ribalte nazionali ed internazionali. La percentuale di malori seri ad atleti è molto più alta di quello che si pensa”.
Di Tommaso comunque spiega che, nel caso il ragazzo avesse accusato qualcosa di grave, questo dovrebbe emergere palesemente dall’autopsia: “In caso di infarto, di ischemia, di ictus, di aneurisma o di collasso, sarebbe impossibile non trovare tracce durante l’esame autoptico”.

I COMPAGNI di appartamento di Roberto hanno sempre raccontato che il ragazzo stava bene e non aveva mai dato segni di malessere. Però è anche vero che nella stanza delle studente di Moresco sono state trovate dai carabinieri, due scatole vuote di Moment, un antidolorifico per il mal di testa. E se Roberto avesse avuto da tempo dolori al capo? E se fossero stati un segnale di qualcosa di più grave di cui nessuno si era reso conto e che si è manifestato il giorno della sua scomparsa?

4. IL SUICIDIO Quell’episodio del 2004 alimenta i sospetti di un gesto estremo

IL SUICIDIO è stata una delle prime ipotesi degli inquirenti. Un’ipotesi basata sul rinvenimento nella sua stanza di due scatole vuote di farmaci antidolorifici (Moment) e su un fatto accaduto nel 2004, quando Roberto finì in ospedale dopo aver ingerito una sostanza venefica contenuta in un bibita acquistata al supermercato. I carabinieri, che si occuparono del caso, inizialmente pensarono ad un gesto estremo, ma poi fu chiarito che si trattò di un incidente. Il padre del ragazzo però ritirò la denuncia contro la multinazionale produttrice della bibita e questo, all’esame degli inquirenti, è sembrato sufficiente per alimentare dei sospetti. Sospetti sempre respinti dal padre, dagli amici e anche dallo psichiatra Alessandro Meluzzi, che si sta occupando del caso come consulente.
E’ proprio Meluzzi a fornire il profilo psicologico di Roberto: “Ci troviamo di fronte ad un ragazzo modello e di buona famiglia che non aveva alcun motivo per un gesto estremo. Mi risulta che stesse attraversando un bel momento della sua vita, era sereno e tutto apparentemente filava liscio. Solo un evento esterno, improvviso e imprevedibile avrebbe potuto far scattare la molla. Qualcosa però che dovrebbe essere accaduto nelle sue ultime ore di vita. Ma questo, al momento, dalle indagini non è ancora emerso”.

ilrestodelcarlino
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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