00 07/12/2011 11:36
Sacchi, Pep e il gioco della Roma
CORSPORT (A. POLVEROSI) - Anni Ottanta: Arrigo Sacchi ha rivoluzionato il calcio italiano, europeo e mondiale col 4-4-2 di intensità (la sua parola chiave) e qualità. Primo decennio del 2000: Pep Guardiola ha illuminato il calcio spagnolo, europeo e mondiale col possesso palla. Sono i due tecnici che hanno entusiasmato con le loro idee. Il problema è nato quando il movimento calcistico internazionale ha pensato che dalla mente di Sacchi potesse nascere il sacchismo e dalla mente di Guardiola il guardiolismo, che si potessero generare delle vere e proprie scuole di pensiero dove l’integralismo prendeva il sopravvento su ogni altra forma di gioco. Esisteva solo quello, punto e basta. Nessuna apertura, nessun contagio, fede cieca e assoluta in quel tipo di calcio. Sacchi maturò la sua idea di calcio atletico e con un dogma (il 4-4-2) a Parma e lo esaltò al Milan dove aveva interpreti come Ancelotti e Rijkaard, fra i migliori centrocampisti d’Europa di quel periodo. Il ritmo e l’intensità erano alla base del suo credo, ma senza la qualità di quei giocatori non avrebbe ottenuto i risultati (parliamo di spettacolo, non di vittorie) che ha ottenuto. Chi ha cercato di seguire la sua strada, non avendo giocatori di quel livello tecnico, ha dovuto spingere al massimo il senso atletico della propria squadra, imponendo l’atletismo sulla tecnica e sulla fantasia. (...) Il senso è che Sacchi non si poteva replicare perchè non era un maestro, ma un vertice irraggiungibile e irripetibile. Sta succedendo la stessa cosa con Guardiola. Il possesso palla del Barcellona è di un fascino indescrivibile, ti incatena al seggiolino del Camp Nou, ti inchioda davanti allo schermo e rinunceresti a tutto per godere di tanto spettacolo.

Ma chi lo può fare in quel modo se non Iniesta, Fabregas e Xavi? E quando le avversarie si chiudono con tre linee (attacco, centrocampo e difesa) in 20 metri davanti alla propria area perchè spinte indietro da quell’onda blaugrana che fa surf col pallone, chi le può saltare se non Messi che dribbla due giocatori in mezzo metro quadrato e spalanca a tutti delle vere praterie? Quando, a inizio stagione (vedi la partita col Milan) il Barcellona ha abusato della sua qualità, compiacendosi, ha perso il senso del suo calcio. E’ successo anche alla nazionale azzurra alle Far Oer (...). Quando Prandelli ha chiesto alla squadra di farsi contagiare anche dal calcio italiano (se c’è da tirare, si tira), la Nazionale ha trovato la sua linea e, proprio come dice Sacchi, è diventata il riferimento tecnico di questa stagione.

La Roma, almeno quella vista a Firenze, è il frutto di un guardiolismo esasperato, inefficace e soprattutto senza senso. E’ un’idea che non ha le basi del Barcellona, non può averle, perchè se Gago, Pjanic, De Rossi e Lamela sono ottimi giocatori non raggiungono in nessun modo il livello di Xavi, Iniesta e Messi. Come succedeva a molti seguaci del sacchismo (non a tutti, sia chiaro), ha preso solo una parte del concetto-base: in quel caso la forza atletica, in questo la qualità del palleggio ma fine a se stesso. Ranieri a Valencia scommetteva su un dato: anche se tengo palla meno degli avversari, riesco a concludere più degli altri. Basterebbe guardare quanto segna il Barcellona per capire che se Luis Enrique, pur senza annullare la sua linea di pensiero, non accetta di aprirsi a un altro tipo di calcio, non può avere successo.
Se il calcio non si inventa, nemmeno si copia.