00 01/02/2013 12:18
Così la Regione Lazio finanzia la messa

La giunta laziale non si fa mancare niente, nemmeno il parroco per le funzioni nella cappella privata. Al quale spettano, oltre allo stipendio, buoni pasto e posto auto.


Oltre 200mila euro in un decennio: questo è quanto ha speso la Regione Lazio per garantirsi la presenza di un prete nella cappella istituita nel 2003 dall'allora governatore Francesco Storace. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, il cappellano regionale sarebbe stato voluto proprio da Storace al costo di 12.500 euro l'anno, cifra poi incrementata dalle successive amministrazioni Marrazzo e Polverini. Secondo quanto comunicato dalla stessa Regione, accanto allo stipendio il prete usufruisce anche dei buoni pasto e di un posto auto riservato.
«Le casse regionali sono in profondo rosso da anni», commenta il coordinatore dell'Unione sindacale di base per il Pubblico impiego, Domenico Farina. «Si tagliano posti letto e servizi vari in nome del risanamento economico ma si stipendia un prete per fargli celebrare poche messe all'anno. Uno schiaffo ai cittadini che continuano a pagare sulla propria pelle i disastri delle amministrazioni succedutesi in questi anni». Altrettanto critico il parere di Ivano Peduzzi, capogruppo della Federazione della sinistra in Regione: «Per quale motivo un'amministrazione pubblica deve spendere dei soldi e tanti per delle funzioni religiose? Siamo in uno Stato laico, fino a prova contraria, qui si è fatto un salto nel passato di due secoli, siamo ritornati allo Stato pontificio».
Il privilegiato parroco, che si reca in Regione due volte a settimana per dire la messa, è padre Achim Schutz, docente di Antropologia teologica presso la Pontificia Università Lateranense e segretario della pontificia Commissione internazionale d'inchiesta su Medjugorje.


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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola