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Ultimo Aggiornamento: 29/06/2022 14:31
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30/01/2011 12:41
 
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Armin Zoeggeler nella storia: 6° Mondiale
"Qui a Cesana sono imbattibile"



Il 37enne campione di slittino lotta fino all'ultima curva: «Temevo di non farcela». Secondo il 21enne Loch: «Sono stato più veloce di uno che potrebbe essere mio figlio»


La sensazione della vittoria è quel lampo negli occhi e il sorriso che sfodera quando alza la visiera del casco: Armin Zoeggeler, il freddo, sa di aver fatto un capolavoro, una seconda manche perfetta e con questa consapevolezza aspetta la gara del rivale, il tedesco Felix Loch. Quando il cronometro dà la sentenza, sul maxischermo di Cesana-Pariol, si ripete un pezzo di storia sportiva: l'Italia batte la Germania, Zoeggeler è oro mondiale, Felix Loch è argento. Un colpo al cuore il sesto titolo iridato perché, per la rimonta, il cannibale ha aspettato l'ultima curva, gli ultimi metri quando ha rifilato 21 millesimi al re del futuro, l'erede designato, colui che prenderà il posto del campionissimo nella storia dello slittino.

Lui, Armin, lo sportivo perfetto, l'introverso che ama vivere nel maso in Alto Adige, è tornato sulla vetta più alta del mondo, un trionfo che ha un sapore particolare perché strappato con i denti grazie all'infinito talento. «Non ho sbagliato nulla e tra le due manche ho fatto delle modifiche alla slitta. Loch è partito benissimo, ma nella prima manche ha commesso un errore». Non pronuncia la parola felicità, non è nel suo vocabolario perché l'oro per lui è semplicemente la somma del lavoro e della passione. Però questa volta ammette: «È stata una giornata speciale. Vincere in casa ha un significato particolare, non era facile e lo sapevo». Lo portano in trionfo, un tripudio di bandiere tricolori e gli fanno notare che è lo sportivo del ghiaccio più vincente della storia. Statistiche che non lo toccano: «Per me questi numeri non significano nulla. Io penso solo alla perfezione, alla velocità e a vincere».

È la paura a spingerlo, a fargli scattare quel lumicino che fa la differenza: «Temevo di non farcela. Io sono in forma e la mia slitta è un razzo, ma Loch è davvero molto forte. Andava come un treno. E poi è più giovane, potrebbe essere mio figlio...». Già, il tedesco ha sedici anni in meno del cannibale. Ieri ha riprovato a batterlo, come gli era riuscito agli ultimi Mondiali, a Lake Placid nel 2009, e alle Olimpiadi di Vancouver un anno fa. Ma il «vecchietto» ritrova la magia e a 37 anni suonati si riprende il titolo iridato che gli mancava dal 2005. «Beh, adesso potete davvero dire che su questa pista io sono imbattibile». I numeri di Cesana parlano chiaro: nella Val di Susa, davanti al monte Chaberton, Armin non sa cosa significhi arrivare secondo. È imbattuto: 13 gare ufficiali e 13 successi.

Per capire come trovi la voglia di combattere ancora dopo 9 coppe del mondo (la decima è in arrivo), due ori olimpici, un argento, un bronzo, e 53 vittorie in coppa del mondo, è sufficiente osservare la sua giornata, la preparazione dettagliata: «Mi diverto, questa è la mia vita. Continuo fino a quando ho voglia e la schiena regge. Le Olimpiadi di Sochi? Non so, vedremo. Il 2014 è lontano. Per ora vado avanti giorno dopo giorno».

Walter Plaikner, l'allenatore di sempre, quello che nei momenti difficili trova la soluzione per battere il ghiaccio e andare sempre più veloce, porta una bottiglia di champagne e lo sommerge in un abbraccio: «Tecnicamente siamo stati perfetti. Abbiamo recuperato lo svantaggio, nella prima manche la temperatura era troppo alta, c'erano umidità e nebbia. Non è facile guidare in quelle condizioni. Poi, per fortuna, è arrivato il freddo». E Armin, nervi d'acciaio anche quando la tensione sale a mille e il catino diventa incandescente in attesa del grande risultato, sa aspettare il momento propizio per colpire. E fa centro. Da ieri nella sua ricca collezione c'è una perla preziosa in più. Un titolo mondiale, il sesto.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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