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Ultimo Aggiornamento: 29/06/2022 14:31
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29/03/2012 13:50
 
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davero porca mignotta..
me sembra ieri quando trionfava insieme a jordan coi bulls,
mitico personaggio comunque [SM=x2478842]
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02/05/2012 01:22
 
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Muore il ranista Dale Oen, Norvegia sotto choc

Aveva vinto i 100 metri agli ultimi Mondiali di Shanghai
e l'argento all'Olimpiade di Pechino. Infarto fulminante


Un altro lutto sconvolge lo sport. Il campione mondiale di nuoto, il ranista norvegese Alexander Dale Oen, 26 anni, è morto durante un allenamento a Flagstaff in Arizona. Lo rende noto la federazione norvegese. Il presidente federale Rune Eknes ha riferito che Dale Oen è stato trovato morto sul pavimento del bagno della piscina quale si stava allenando. Avrebbe collassato a causa di un arresto cardiaco.

I TENTATIVI DI RIANIMARLO - A nulla sono serviti i tentativi di rianimarlo nel centro medico di Flagstaff, tanto che alla portavoce dell'ospedale, Starla Collins, è toccata l'incombenza di decretarne la morte. Dale Oen aveva vinto la medaglia d'oro nei 100 rana agli ultimi Mondiali di Shanghai e quella di argento ai Giochi olimpici di Pechino. Era per questo favorito per i prossimi Giochi di Londra.

IL CORDOGLIO DEI COLLEGHI - Tutto il mondo del nuoto è stato colpito dall'improvvisa scomparsa del campione del mondo dei 100 rana. «Senza parole.. R.i.p. Dale Oen!!», ha scritto su twitter Filippo Magnini. «Non ci posso credere è morto Dale Oen!!», gli ha fatto eco il compagno di allenamenti Luca Dotto. Dale Oen era diventato una della grandi stelle dello sport norvegese dopo la vittoria nei 100 rana al mondiale di Shanghai. Un trionfo arrivato a soli tre giorni di distanza dalla strage di Utoya dove Anders Breivik uccise 77 giovani ragazzi. Dopo la vittoria il norvegese aveva dedicato la vittoria alle vittime della strage indicando la bandiera norvegese sulla sua cuffia. «Dobbiamo stare uniti», questo il messaggio che aveva lanciato ai suoi connazionali al termine della gara

corriere.it

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che notizie ultimamente.. [SM=g27992]
me la ricordavo la dedica della vittoria che aveva fatto ai connazionali uccisi ad Utoya..
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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12/06/2012 16:47
 
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Boxe: morto Teofilo Stevenson, leggenda della Rivoluzione cubana

"“Prefiero el cariño de ocho miliones de cubanos y no cambiaria un pedazo de la tierra de Cuba por todo el dinero que me puedan ofrecer


Un infarto ha messo per sempre al tappeto Teofilo Stevenson Lawrence, un grande del pugilato, morto a 60 anni la notte scorsa a L'Avana. Aveva un nome bellissimo, che sembrava preso a prestito dal mondo delle fiabe. Inoltre era forte, alto, elegante e bello. Per i cubani era una leggenda vivente, un eroe nazionale, da sempre fedele agli ideali della rivoluzione castrista. Qualche gradino sotto Fidel, naturalmente, ma certo al di sopra di un altro grande campione dello sport, il mezzofondista Alberto Juantorena.

Stevenson è stato, dopo Cassius Clay, il pugile più forte e ricco di talento mai apparso in un torneo olimpico. Clay stupì il mondo a Roma nel 1960 e poi cominciò la sua straordinaria carriera tra i professionisti dove, per tutti, divenne Muhammad Ali. La stella di Stevenson, invece, cominciò a brillare a Monaco nel 1972 e rimase a splendere nel firmamento della boxe olimpica fino al 1980. Vinse consecutivamente tre ori olimpici nella categoria dei pesi massimi. Insieme all'ungherese Papp e al suo connazionale Savòn è l'unico pugile vincitore di tre titoli olimpici. Stevenson Fu incoronato tre volte anche campione del mondo: a L'Avana nel 1974, a Belgrado nel 1978 e a Reno nel 1986.

Restò sempre un dilettante e rifiutò l'offerta di passare tra i professionisti. Personaggi come Don King e come Angelo Dundee, il manager di Ali, stravedevano per lui. Un match fra Stevenson e Ali era nei sogni di tutti. Arrivarono a offrirgli fino a 2 milioni di dollari per passare al professionismo, ma Teofilo Stevenson disse sempre di no. Entrò per sempre nel cuore dei cubani quando, di fronte all'ennesima offerta milionaria, rispose: “Prefiero el cariño de ocho miliones de cubanos y no cambiaria un pedazo de la tierra de Cuba por todo el dinero que me puedan ofrecer” (Preferisco l'affetto di 8 milioni di cubani e non scambierò un pezzo della terra di Cuba per tutto il denaro che possono offrirmi).

Teofilo Stevenson era nato il 29 marzo 1952 nella provincia di Las Tunas. Cominciò a tirare i primi pugni a 9 anni, di nascosto dalla madre ma incoraggiato dal padre. Si presentò sulla ribalta internazionale ai Giochi Panamericani del 1971, ma il mondo scoprì Teofilo Stevenson alle Olimpiadi di Monaco del 1972. La sua cavalcata verso la medaglia d'oro fu impressionante. Gli bastò un round per disfarsi del polacco Ludwik Dendeyrs. Quindi affrontò lo statunitense Duane Bobick, dal quale era stato sconfitto l'anno precedente alle semifinali dei giochi panamericani. “So che è alto e forte, ma ha il destro debole”, disse l'americano, ignorando che negli ultimi dodici mesi Stevenson aveva lavorato proprio per potenziare il destro. Bobick fu dichiarato k.o. al terzo round. Il destro implacabile di Stevenson fu fatale anche per il tedesco Hussing, demolito in semifinale dopo 4 minuti e 3 secondi. “Non sono mai stato colpito così duro in 212 combattimenti, quando vedi partire il suo destro vuol dire che lo hai già contro il mento”, dichiarò Hussing. Stevenson vinse l'oro senza neppure disputare la finale, perché lo sfidante, il rumeno Ion Alexe, si fratturò il pollice durante la semifinale.

Nei quattro anni che separarono i Giochi di Monaco dalle Olimpiadi di Montreal, Stevenson perse solo due incontri. Il suo avversario più temibile era il sovietico Igor Vysotsky che lo mandò al tappeto appena tre mesi prima del torneo olimpico. Ma una ferita all'occhio mise fuori gioco Vysotsky e così a Montreal Stevenson si trovò la strada spianata verso la finale. Il campione cubano arrivò a disputarla dopo aver combattuto soltanto 7 minuti e 22 secondi (tanto gli bastò per sbarazzarsi dei suoi avversari). Nel match decisivo per l'oro il rumeno Mircea Simion si tenne a distanza nei primi due round con una tattica passiva ai limiti della squalifica. Finalmente, dopo 2 minuti e 35 secondi di schermaglie, nel terzo round Stevenson riuscì a colpire il rumeno e subito, dall'angolo, i secondi gettarono la spugna per evitare un massacro.

Quattro anni dopo, a Mosca, Stevenson conquistò il terzo oro, ma questa volta senza demolire tutti gli avversari. In semifinale l'ungherese Istvàn Levai fu sconfitto ai punti e così passò alla storia per essere il primo pugile a reggere un match con Stevenson fino alla fine. Anche la finale si decise ai punti e Stevenson la vinse per 4 a 1 contro il sovietico Pyotr Zaiev. Probabilmente avrebbe vinto un quarto oro nel 1984 a Los Angeles, ma il boicottaggio da parte dei Paesi comunisti gli impedì di partecipare.

Stevenson appese i guantoni al chiodo nel 1988, dopo aver vinto 302 dei 321 combattimenti disputati durante la sua carriera. In seguito è stato dirigente della federazione cubana di pugilato. Il quotidiano del partito comunista cubano, Gramma, lo celebra come “esempio di patriottismo, dignità e attaccamento al suo popolo”. Un editoriale dello stesso giornale lo saluta con il titolo “Hasta siempre, campeòn”. Verrà seppellito già oggi nel cimitero di Colòn.


www.linkiesta.it



...
Grande Teofilo, mito cubano negli anni '80 forse pure piu' di Juantorena..R.I.P.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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14/12/2012 10:24
 
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Bode Miller: campione sugli sci, meno nel golf


OMA – Il 12 ottobre scorso Bode Miller ha compiuto 35 anni, ma il cowboy delle nevi ancora non ha messo la testa a posto.
Eppure aveva giurato di amarla e di rispettarla, solo pochi mesi fa, quando ha deciso di unirsi in matrimonio con la splendida californiana Morgan Beck, 25 anni, modella e giocatrice di beach volley, matrimonio celebrato il 7 ottobre a San Diego.

Ma lo scapestrato del New Hampshire ne ha combinata un'altra delle sue.

Durante una partita a golf, con un colpo maldestro, l'atleta statunitense è riuscito a centrare in pieno volto la sua adorata mogliettina. Ovviamente si è trattato solo di un casuale incidente.

A rasserenare tutti, ci ha pensato la stessa vittima che ha pubblicato sul suo profilo Twitter la foto che la ritrae con il volto tumefatto. Nel post si legge che ''lo amo ancora...'' un ulteriore dimostrazione di affetto verso il marito.

Il campione statunitense, si era fermato a febbraio, in Russia, a Sochi, dove si era infortunato a seguito di una brutta botta al ginocchio. L'operazione in artroscopia gli ha fatto saltare le ultime gare della scorsa stagione che lo ha visto protagonista con una vittoria a Beaver Creek e altri 3 podi tra Val Gardena, Wengen e Chamonix.

Personaggio simpatico, eccentrico e vero campione, Bode, nel corso degli anni, si è fatto amare da tutti. Uno dei pochi atleti polivalenti ad essere riuscito a vincere in tutte le discipline. Manca molto al mondo dello sci alpino, speriamo che possa ritornare il più presto possibile, non fosse altro per allontanarlo dai green.

www.dazebaonews.it/sport/sci/item/15173-sci-bode-miller-campione-sugli-sci-meno-...

ma lei dove stava per farsi ridurre così? [SM=x2478856]

si parla di un colpo ad una velocità di 160mph, oltre i 200 kmh !

bustedcoverage.com/2012/12/13/bode-miller-drills-wife-morgan-beck-in-the-face-with-golf-ball...
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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18/01/2013 09:43
 
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La confessione in diretta tv di Lance Armstrong

Passerò il resto della mia vita cercando di riconquistare la fiducia della gente e a scusarmi per quel che e’ successo’: ecco l’impegno di Lance Armstrong nell’intervista-confessione con Oprah Winfrey. La tanto attesa intervista televisiva a Lance Armstrong, ex star del ciclismo mondiale, è andata in onda ieri sera, e per la prima volta il ciclista americano, vincitore di sette titoli del Tour de France, ha ammesso davanti a Oprah Winfrey di essersi dopato.
UNA MENZOGNA – “Vedo questa storia come una grande menzogna che ho ripetuto numerose volte”, ha affermato il ciclista texano, 41 anni, che ha giudicato “impossibile” vincere sette volte di fila il Tour (1999-2005) senza doparsi. Armstrong ha però assicurato che non aveva l’impressione di doparsi: “Questo mi fa paura”, ha spiegato, a proposito della sua attitudine all’epoca e del suo dominio sul “peloton”. Prendere sostanze dopanti “faceva parte del suo lavoro”, ha chiarito. ”Il mio cocktail era l’EPO, le trasfusioni e il testosterone”, ha precisato Armstrong, aggiungendo di aver anche assunto ormoni per la crescita, come aveva sottolineato l’Usada nel suo rapporto.
Lance Armstrong si e’ detto pronto a presentarsi davanti a una commissione ‘verità e riconciliazione’ della Usada, l’agenzia anti-doping americana, in vista di una eventuale amnistia del bando a vita dalle gare. ’Se questa commissione fosse creata, sarei il primo a andarci’, ha detto l’ex campione a Oprah Winfrey. Ma Armstrong ha aggiunto che non e’ il suo compito quello di far pulizia nel mondo del ciclismo.
HA IMBROGLIATO LA GENTE – La Fondazione contro il cancro Livestrong, fondata da Lance Armstrong, si è detta “delusa” dal comportamento del ciclista, che ha confessato per la prima molta pubblicamente nel corso di un’intervista televisiva a Oprah Winfrey di “avere imbrogliato la gente, durante e dopo la sua carriera di ciclista”. ”Noi, la fondazione Livestrong siamo delusi dalle informazioni secondo le quali Lance Armstrong ha imbrogliato la gente durante e dopo la sua carriera di ciclista, noi compresi”, ha indicato la fondazione in un comunicato, pur esprimendo la sua “gratitudine” allo sportivo per il suo impegno contro la malattia. La sua carriera è stata bruscamente interrotta nell’ottobre del 1996 da un cancro ai testicoli, sconfitto nel 1998.(Ansa-Tmnews)

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E dove stanno tutti quelli che lo hanno coperto a partire dall'Uci..
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18/01/2013 09:55
 
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Re:
Sound72, 1/18/2013 9:43 AM:

La confessione in diretta tv di Lance Armstrong

Passerò il resto della mia vita cercando di riconquistare la fiducia della gente e a scusarmi per quel che e’ successo’: ecco l’impegno di Lance Armstrong nell’intervista-confessione con Oprah Winfrey. La tanto attesa intervista televisiva a Lance Armstrong, ex star del ciclismo mondiale, è andata in onda ieri sera, e per la prima volta il ciclista americano, vincitore di sette titoli del Tour de France, ha ammesso davanti a Oprah Winfrey di essersi dopato.
UNA MENZOGNA – “Vedo questa storia come una grande menzogna che ho ripetuto numerose volte”, ha affermato il ciclista texano, 41 anni, che ha giudicato “impossibile” vincere sette volte di fila il Tour (1999-2005) senza doparsi. Armstrong ha però assicurato che non aveva l’impressione di doparsi: “Questo mi fa paura”, ha spiegato, a proposito della sua attitudine all’epoca e del suo dominio sul “peloton”. Prendere sostanze dopanti “faceva parte del suo lavoro”, ha chiarito. ”Il mio cocktail era l’EPO, le trasfusioni e il testosterone”, ha precisato Armstrong, aggiungendo di aver anche assunto ormoni per la crescita, come aveva sottolineato l’Usada nel suo rapporto.
Lance Armstrong si e’ detto pronto a presentarsi davanti a una commissione ‘verità e riconciliazione’ della Usada, l’agenzia anti-doping americana, in vista di una eventuale amnistia del bando a vita dalle gare. ’Se questa commissione fosse creata, sarei il primo a andarci’, ha detto l’ex campione a Oprah Winfrey. Ma Armstrong ha aggiunto che non e’ il suo compito quello di far pulizia nel mondo del ciclismo.
HA IMBROGLIATO LA GENTE – La Fondazione contro il cancro Livestrong, fondata da Lance Armstrong, si è detta “delusa” dal comportamento del ciclista, che ha confessato per la prima molta pubblicamente nel corso di un’intervista televisiva a Oprah Winfrey di “avere imbrogliato la gente, durante e dopo la sua carriera di ciclista”. ”Noi, la fondazione Livestrong siamo delusi dalle informazioni secondo le quali Lance Armstrong ha imbrogliato la gente durante e dopo la sua carriera di ciclista, noi compresi”, ha indicato la fondazione in un comunicato, pur esprimendo la sua “gratitudine” allo sportivo per il suo impegno contro la malattia. La sua carriera è stata bruscamente interrotta nell’ottobre del 1996 da un cancro ai testicoli, sconfitto nel 1998.(Ansa-Tmnews)

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E dove stanno tutti quelli che lo hanno coperto a partire dall'Uci..




il ciclismo è diventato uno sport che sta con le pezze al culo. credibilità sotto zero. ho iniziato a seguirlo negli anni 90 e non mi perdevo né un tour né un giro. ma ormai mi interessa meno della formula uno (che non reputo uno sport).

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Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.
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mi sa che per molti il ciclismo è finito il giorno in cui fermarono Pantani a Madonna di Campiglio..
Uno alla fine un pò si riavvicina in occasione dei grandi eventi, ma rimane uno sport bruciato.
Dopo la storia di Armstrong potrebbero pure farlo fuori dalle Olimpiadi.
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18/01/2013 10:13
 
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Re:
Sound72, 1/18/2013 10:02 AM:

mi sa che per molti il ciclismo è finito il giorno in cui fermarono Pantani a Madonna di Campiglio..
Uno alla fine un pò si riavvicina in occasione dei grandi eventi, ma rimane uno sport bruciato.
Dopo la storia di Armstrong potrebbero pure farlo fuori dalle Olimpiadi.




intendi il ciclismo su strada, immagino.

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Un altro zozzo che però è andato liscio è Indurain
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18/01/2013 14:24
 
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Armstrong mi ha sempre fatto una brutta impressione quando lo sentivo parlare,mi ha sempre dato sensazioni negative.Cmq visti i ritmi degli sport di oggi,non solo del ciclismo,penso che il caso armostrong sia solo la punta dell'iceberg.
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18/01/2013 14:36
 
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Era impossibile che potesse vincere 7 (!!!!) giri di Francia di fila, soprattutto dopo una prima parte di carriera in cui non aveva assolutamente brillato nei grandi giri ma piuttosto aveva fatto bene nelle gare di un giorno. è pure vero che Merckx secondo me non andava ad acqua fresca e basta: è uno sport disumano: dovrebbero fare tappe più corte o più giorni di riposo: cazzo salivano l'alpe d'huez come un SH.

Comunque io il ciclismo lo seguivo parecchio ma ormai non c'è più niente da seguire: basta vedere che tolti i tour ad Armstrong non sapevano a chi assegnare la vittoria perchè chi più chi meno erano tutti bombati: cioè lo levi a Armstrong e lo dai ad Ulrich che era gonfio a 2.2?

Peccato.
[Modificato da jandileida23 18/01/2013 14:55]
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Sono la rovina della Roma


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18/01/2013 17:32
 
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e di casi di depressione e autodistruzione da doping ce ne sono stati diversi..non solo Pantani ma anche Vandenbroucke e Jimenez.
Per non parlare del frigorifero di Riccò.

Il doping c'è sempre stato nel ciclismo, l'EPO però lo ha letteralmente devastato.
Per me è quasi tossicodipendenza.
Probabilmente Conconi è stato il primo a sperimentarla nel ciclismo.
E non su uno di poco conto.
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10/02/2013 14:20
 
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povero gascoigne...

www.repubblica.it/sport/calcio/esteri/2013/02/10/news/gascoigne_terapia_intensiva-5...

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10/02/2013 22:15
 
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Alcune fonti non lo danno in fin di vita.
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14/02/2013 09:25
 
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Il dramma di Pistorius: spara e uccide la fidanzata



L'atlelta paralimpico sudafricano, ora in stato di fermo, avrebbe scambiato la donna, la modella Reeva Steenkamp, per un ladro, anche se la dinamica della disgrazia, avvenuta nella sua casa di Pretoria, non è chiara

L'atleta paraolimpico Oscar Pistorius, ha sparato alla fidanzata ed è stato fermato dalla polizia sudafricana. Le circostanze dell'accaduto non sono ancora chiare, ma secondo quanto dice la stampa locale 'Blade Runner' - come viene chiamato l'atleta - potrebbe averla scambiata per un ladro. La donna, colpita al capo e a un braccio, pare in totale 4 volte, è morta e il suo corpo è stato ritrovato nella casa dell'atleta a Pretoria. Si tratterebbe, secondo quanto dice il sito del giornale sudafricano City Press, della modella Reeva Steenkamp; il sito cita un amico della famiglia di Steenkamp, che si è detta "devastata" dalla tragedia. Secondo la polizia, la vittima (30 anni) è morta sul colpo. Un'altra tragedia, dunque, segna la vita di Pistorius, già colpito dalla doppia amputazione, quando era ancora bambino per una gravissima malattia, ad entrambi gli arti inferiori.
STATO DI FERMO — Secondo i media africani, l'incidente è accaduto nella sua residenza intorno alle 4 di mattina. Pistorius è in stato di fermo e comparirà davanti a un magistrato di Pretoria nelle prossime ore. L'atleta, che corre indossando protesi in fibra di carbonio, è stato il primo amputato a correre alle Olimpiadi e ha raggiunto le semifinali dei 400m a Londra 2012.

LA VERSIONE DELLA POLIZIA — Le autorità confemano che Oscar Pistorius è stato coinvolto in una sparatoria, a Pretoria, come riferisce il tenente Katlego Mogale all' Associated Press: la polizia ha ricevuto una chiamata di mattina presto e arrivata sul posto ha trovato i paramedici impegnati a salvare la ragazza, che però è morta poco dopo. Nella casa è stata trovata una pistola calibro 9. "Un uomo di 26 anni" è stato arrestato, ha detto la polizia, senza rivelare il nome, ma tutti gli indizi spingono verso Pistorius.


TRAGICA SORPRESA — "Ha pensato che la sua fidanzata fosse un intruso, si pensa che le abbia sparato almeno due volte al braccio e alla testa - racconta a Sky News la giornalista sudafricana Kalay Maistry - Penso che questo metta in evidenza il livello di paura che la gente sudafricana ha. Pistorius è un uomo che va a letto, la fidanzata vuole fargli una sorpresa, ma in quel momento pensa che qualcuno voglia entrare in casa e afferra la pistola".

( gazzetta.it )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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14/02/2013 10:59
 
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Re:
Sound72, 2/14/2013 9:25 AM:

Il dramma di Pistorius: spara e uccide la fidanzata



L'atlelta paralimpico sudafricano, ora in stato di fermo, avrebbe scambiato la donna, la modella Reeva Steenkamp, per un ladro, anche se la dinamica della disgrazia, avvenuta nella sua casa di Pretoria, non è chiara

L'atleta paraolimpico Oscar Pistorius, ha sparato alla fidanzata ed è stato fermato dalla polizia sudafricana. Le circostanze dell'accaduto non sono ancora chiare, ma secondo quanto dice la stampa locale 'Blade Runner' - come viene chiamato l'atleta - potrebbe averla scambiata per un ladro. La donna, colpita al capo e a un braccio, pare in totale 4 volte, è morta e il suo corpo è stato ritrovato nella casa dell'atleta a Pretoria. Si tratterebbe, secondo quanto dice il sito del giornale sudafricano City Press, della modella Reeva Steenkamp; il sito cita un amico della famiglia di Steenkamp, che si è detta "devastata" dalla tragedia. Secondo la polizia, la vittima (30 anni) è morta sul colpo. Un'altra tragedia, dunque, segna la vita di Pistorius, già colpito dalla doppia amputazione, quando era ancora bambino per una gravissima malattia, ad entrambi gli arti inferiori.
STATO DI FERMO — Secondo i media africani, l'incidente è accaduto nella sua residenza intorno alle 4 di mattina. Pistorius è in stato di fermo e comparirà davanti a un magistrato di Pretoria nelle prossime ore. L'atleta, che corre indossando protesi in fibra di carbonio, è stato il primo amputato a correre alle Olimpiadi e ha raggiunto le semifinali dei 400m a Londra 2012.

LA VERSIONE DELLA POLIZIA — Le autorità confemano che Oscar Pistorius è stato coinvolto in una sparatoria, a Pretoria, come riferisce il tenente Katlego Mogale all' Associated Press: la polizia ha ricevuto una chiamata di mattina presto e arrivata sul posto ha trovato i paramedici impegnati a salvare la ragazza, che però è morta poco dopo. Nella casa è stata trovata una pistola calibro 9. "Un uomo di 26 anni" è stato arrestato, ha detto la polizia, senza rivelare il nome, ma tutti gli indizi spingono verso Pistorius.


TRAGICA SORPRESA — "Ha pensato che la sua fidanzata fosse un intruso, si pensa che le abbia sparato almeno due volte al braccio e alla testa - racconta a Sky News la giornalista sudafricana Kalay Maistry - Penso che questo metta in evidenza il livello di paura che la gente sudafricana ha. Pistorius è un uomo che va a letto, la fidanzata vuole fargli una sorpresa, ma in quel momento pensa che qualcuno voglia entrare in casa e afferra la pistola".

( gazzetta.it )




ammazza che sfortuna!
letteralmente un bloody valentine.

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....detto anche Blade Runner [SM=g27994]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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Troppe bombe , gli hanno dato alla testa
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L'uomo che imparò a volare:
i 50 anni di Michael Jordan



Volete sapere quanti anni ha Superman? È facile, visto che Michael Jordan, di sicuro il più grande cestista di tutti i tempi, ne compie cinquanta. Come Superman il cestista dei Chicago Bulls ha avuto il superpotere del volo. Nella gara delle schiacciate del 1987 prese una rincorsa lunga tutto il campo e saltò all’altezza della lunetta, atterrando soltanto dopo aver schiantato la palla dentro al canestro. Rivista al rallenty la scena fa paura: le falcate sospese per aria somigliano a quelle di un saltatore in lungo capitato per sbaglio su un parquet. Era nato Air Jordan, come lo ribattezzò prontamente la Nike in una serie di pubblicità per le scarpe.

Eppure all’inizio non lo presero sul serio, Michael Jordan era solo Clark Kent. Nonostante un titolo universitario NCAA e il premio Rookie Of The Year come migliore matricola NBA della stagione 1984-85, la maggior parte degli osservatori e dei tifosi lo considerava una specie di globetrotter capitato per sbaglio nella lega professionistica, uno capace soltanto del grande gesto atletico, del canestro spettacolare. Niente di più sbagliato. Divenne il condottiero di una squadra che prima di lui non aveva mai vinto un titolo (e dopo di lui è tornata in fretta e furia nell’oblio), arrivando a conquistare tre anelli consecutivi a partire dal 1991.
Si capì che oltre al volo Jordan possedeva diversi altri superpoteri, soprattutto quello di rappresentare in maniera impeccabile l’America. L’11 settembre era ancora lontano dal venire, il muro di Berlino era appena crollato e il capitalismo a stelle e strisce pareva per davvero l’unico modello di sviluppo sociale possibile. Tutto era perfettamente intrecciato, proprio come la retina di un canestro: Jordan metteva a segno i punti della vittoria allo scoccare delle sirene per la chiusura dei mercati di Wall Street. La sfortuna di Michael Jordan fu di non avere rivali. A differenza di quel che era successo negli anni Ottanta con la sfida infinita tra Magic Johnson dei Los Angeles Lakers e Larry Bird dei Boston Celtics, Jordan si ritrovò ben presto senza un antagonista credibile, senza un nemico da sconfiggere. Aveva umiliato nell’ordine lo stesso Magic Johnson (benché a fine carriera e con lo spettro del virus HIV), Clyde Drexler e Charles Barkley.


La NBA per prima ne subì un contraccolpo da un punto di vista eminentemente narrativo. Senza lotta, è risaputo, non c’è il film. Superman non può salvare il mondo senza un Lex Luthor qualsiasi che, all’opposto, voglia tentare di distruggerlo. L’originale kryptonite di Jordan si chiamava mancanza di motivazioni. A quale scopo giocare un’altra stagione, inanellare un altro titolo? Alla fine della terza finale NBA consecutiva l’asso dei Bulls invece di festeggiare la vittoria con i compagni corse a chiudersi nello spogliatoio. L’opinione pubblica pensò che il crollo nervoso fosse dovuto alla recente scomparsa del padre, ma le cose non stavano esattamente così.
Jordan infatti optò per un prepensionamento senza precedenti nella storia di nessuno sport: avrebbe giocato per un paio di stagioni a baseball senza ottenere risultati eclatanti, facendo finta di essere uno qualunque, disputando gare senza lode e senza infamia, tornando a essere l’impacciato Clark Kent. Anche in questo raccontò e quasi preconizzò la parabola degli Stati Uniti. Così come il nemico numero uno di Jordan era in fondo lo stesso Jordan, anche l’America di lì a poco avrebbe dovuto fare i conti con una terribile minaccia interna. Più del terrorismo di Al-Qaeda o il nuovo strapotere economico cinese, gli Stati Uniti sarebbero stati messi in ginocchio dal tracollo finanziario della Lehman Brothers e della Goldman Sachs.

Michael Jordan tornò al basket professionistico nel 1995 giusto per sballare il contatore dei record, raggiungendo un bottino complessivo di sei titoli (anche i secondi tre furono consecutivi). A un certo punto della sua carriera lo scritturarono persino quelli della Warner per fargli interpretare se stesso in un film con i miti dei cartoni animati di Looney Tunes: Bugs Bunny, Daffy Duck, Willy Il Coyote, Silvestro e Titti. Operazione perfettamente riuscita, visto che il personaggio più incredibile di tutti era proprio lui. Superman adesso ha cinquant’anni, ma siccome le icone sono condannate a non invecchiare mai, per tutti resterà quello che condusse all’oro la squadra statunitense di pallacanestro alle Olimpiadi di Barcellona.
Guarda caso quella squadra zeppa di campioni fu ribattezzata Dream Team ed era, molto semplicemente, la prosecuzione del sogno americano con altri mezzi.


( ilmessaggero.it )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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18/02/2013 15:20
 
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che divinità, michael jordan!
nel mio personale olimpo sportivo lo supera solo muhammad ali.
poi c'è molto vuoto.
poi c'è edwin moses.
poi c'è teófilo stevenson.
poi ci sono totti e giggs.
poi c'è una piccola ressa di calciatori (e calciatrici) come raúl, abby wambach, steven gerrard e günter netzer.
poi potrebbero venire iniesta e messi, ma questo ancora non interessa.

ieri notte mi sono visto l'all star game e ho constatato con nostalgia, per non dire tristezza, che un erede di jordan non si intravede nemmeno lontanamente all'orizzonte della nuova generazione.

ho pensato che una roma senza totti sarà molto simile ad una nba senza michael jordan.
e poi ho pensato che le lacrime di daniele de rossi sotto la curva sud sono simili a quelle che, nella mia immaginazione, deve aver versato carlo, principe di galles, quando si è reso conto che sua madre elisabetta non schioderà mai e poi mai.
ecco, danielino faccia suo il motto di carlo: "ich diene".

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Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.
(Samuel Beckett, Worstward Ho)
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