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le verità nascoste

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2024 12:01
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22/09/2010 14:24
 
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GIOIA TAURO, SEQUESTRATE SETTE TONNELLATE DI T4

«È escluso che »l'enorme quantità di esplosivo trovata potesse servire ai disegni criminali di cosche locali della 'ndrangheta«. Lo ha detto il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, incontrando i giornalisti sull'operazione che ha portato al sequestro di sette tonnellate di T4 nel porto di Gioia Tauro. «La quantità veramente impressionante che abbiamo sequestrato - ha aggiunto il questore Casabona - lascia pensare che i destinatari possano essere grandi organizzazioni criminali internazionali e forse legate a movimenti terroristici». Nel corso della conferenza stampa è intervenuto anche il colonnello Alberto Reda, comandante provinciale di Reggio Calabria della Guardia di finanza. «È un'operazione congiunta tra noi, la polizia di Stato e i servizi di sicurezza - ha detto Reda - frutto di una complessa analisi e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia. Gioia Tauro si conferma anche in questo episodio uno dei porti di massima sicurezza costantemente monitorati dagli apparati dello Stato». Casabona ha anche sottolineato il rapporto determinante con la Guardia di Finanza, con l'Agenzia delle Dogane e con i servizi di intelligence «che ancora una volta, con la loro azione, sono riusciti a tutelare la sicurezza in un porto strategico per gli obiettivi del Paese come Gioia Tauro».

«Gioia Tauro era soltanto una tappa». È quanto ha riferito il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell'operazione che ha portato al sequestro di circa sette tonnellate di esplosivo T4 stivati all'interno di un gruppo di container, e mischiati ad un grande quantitativo di latte in polvere, trasportati dalla nave «Finland» del gruppo armatoriale Msc, un gruppo italo-svizzero, e battente bandiera liberiana. Secondo quanto emerso dalle indagini la nave era partita da un porto del Mare del nord. Gli inquirenti non hanno ufficializzato il porto di partenza della nave, ma hanno escluso che la «Finland» sia giunta nel Mediterraneo direttamente dall'Iran. Su questo aspetto investigativo l'ipotesi più probabile, secondo quanto riferito dagli investigatrori, è che la nave portacontainer sia partita con il suo carico «da un grandissimo ed importante porto del Mare del Nord». A Gioia Tauro la «Finland» ha soltanto depositato un gruppo di container che dovevano essere smistati successivamente in vari porti del Mediterraneo, tra cui uno della Siria.

SEQUESTRATE 7 TONNELLATE Sei, sette tonnellate di esplosivo potentissimo, il micidiale T4, nascosto in un container tra i sacchi di latte in polvere: il carico, sequestrato nel porto di Gioia Tauro, secondo quanto emerso, proveniva dall'Iran ed era diretto in Siria. Adesso gli uomini della squadra mobile della questura di Reggio Calabria, della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle dogane stanno compiendo ulteriori accertamenti sul carico e sul suo percorso. Per ora l'ipotesi sulla quale si lavora con maggiore intensità è quella del traffico internazionale di esplosivo e non di un rifornimento per la criminalità organizzata italiana.
L'operazione, a quanto si è appreso, è cominciata alla fine di agosto per proseguire poi fino all'accertamento della reale natura del carico. Quando gli investigatori hanno aperto il container si sono trovati di fronte a quello che avrebbe dovuto essere il reale contenuto: sacchi di juta pieni di latte in polvere. Una volta rimossa la muraglia di sacchi che erano in evidenza, più o meno a metà del container, c'era l'esplosivo, già diviso in panetti.
Il T4, meglio conosciuto come ciclotrimetilene trinitramina o Rdx, è un esplosivo militare usato da quasi tutti gli eserciti del mondo ed è il maggior componente del più noto C4, in cui compaiono altri composti quali nitrocellulosa ed altri componenti inerti. Il Semtex, uno degli esplosivi il cui uso è stato spesso accertato nell'esecuzione di molti attentati, è un esplosivo a base di pentrite e T4. E a base di T4 sono stati confezionati anche gli ordigni utilizzati nelle stragi di mafia del 1992 e del 1993, da quelle in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e per gli attentati di Milano, Roma e Firenze, ma anche per il disastro di Ustica e per le stragi alla stazione di Bologna e quella del Rapido 904. Ma in questo caso, anche per la provenienza e la destinazione del carico sequestrato, gli investigatori privilegiano la pista del traffico internazionale di esplosivo.

GRASSO: CHIARIRE RUOLO DI GIOIA TAURO «Il porto di Gioia Tauro non finisce mai di sorprendere: bisogna chiarire perchè l'esplosivo, sequestrato ieri sera e a quanto pare non destinato a obiettivi italiani, abbia fatto tappa nel porto calabrese provenendo dall'Iran ed essendo diretto in Siria. Senz'altro è un traffico molto 'fuori rottà ». Così il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, commenta la notizia del maxisequestro di alcune tonnellate di esplosivo rinvenute ieri sera in un container nel porto di Gioia Tauro. «Ricordo che non molto tempo fa - ha aggiunto Grasso - sempre a Gioia Tauro furono trovate tonnellate di rifiuti destinati ad Hong Kong. L'unica cosa certa è che bisogna spiegare il ruolo 'logisticò di questo scalo: questo esplosivo non è certo latte in polvere!».

ATTI TRASMESSI ALLA DDA Sono stati trasmessi alla Dda di Reggio Calabria gli atti dell'inchiesta che ha portato ieri alla scoperta di sette tonnellate di esplosivo T4 in un container nel porto di Gioia Tauro. La Procura della Repubblica di Palmi, competente per territorio, dopo avere effettuato gli atti istruttori urgenti, ha trasmesso il fascicolo alla Dda, che svolgerà le indagini successive. In ambienti investigativi è stato confermato che l'ipotesi più attedibile è che il T4, proveniente dall'Iran e diretto in Siria, mimetizzato in un carico di sacchi di juta contenenti latte in polvere, servisse per alimentare un traffico internazionale di esplosivo e non fosse destinato alla criminalità organizzata italiana. Alle 11, nella Questura di Reggio Calabria, avrà luogo una conferenza stampa nel corso della quale gli investigatori della Squadra mobile reggina, della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle dogane illustreranno i dettagli dell'operazione che ha portato al sequestro dell'esplosivo.

LE INDAGINI Accertare il motivo del passaggio dell'esplosivo nel porto di Gioia Tauro: è uno degli elementi che dovrà chiarire l'inchiesta della Dda di Reggio Calabria sulle sette tonnellate di T4 trovate ieri in un container nel porto di Gioia Tauro. Magistrati ed investigatori vogliono capire perchè il container contenente l'esplosivo, partito dall'Iran e diretto in Siria, sia dovuto passare dal porto di Gioia Tauro. Se si è trattato cioè di uno scalo tecnico nel tragitto seguito dal mercantile che trasportava il container o se il passaggio dal porto di Gioia Tauro sia stato funzionale al disegno criminoso legato all'utilizzo del T4. In questo senso sono stati avviati accertamenti per ricostruire tutto il percorso seguito dal mercantile a bordo del quale si trovava il container. L'indagine s'inserisce nell'attività investigativa che da tempo la Dda di Reggio Calabria sta svolgendo sul porto di Gioia Tauro sul possibile utilizzo dello scalo per i traffici internazionali di armi e droga gestiti dalla 'ndrangheta. Un ruolo che è emerso in passato da numerose inchieste condotte dalla Dda di Reggio Calabria. L'elemento nuovo che emerge dopo la scoperta ieri del T4 è il possibile inserimento del porto di Gioia Tauro nei traffici internazionali di esplosivo.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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