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Il topic del Principe

Ultimo Aggiornamento: 11/11/2023 15:13
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Città: ROMA
Età: 41
Sesso: Maschile
08/05/2020 20:28
 
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Qualche intervento di Giannini da max leggeri.

“Il 28 ottobre del 1984 segnai il mio primo gol con la maglia della Roma contro la Juventus. Fu una domenica bellissima, non solo per il mio gol, ma anche perché un pareggio a Torino in inferiorità numerica era un ottimo risultato.

Durante il viaggio di andata Falcao mi disse di farmi trovare pronto perché probabilmente non avrebbe giocato per i problemi al ginocchio, mi consigliò di inserirmi con continuità sfruttando il fatto di essere ancora poco conosciuto dagli avversari. Quella contro la Juventus fu infatti una delle mie prime partite da titolare.

Ricordo bene il gol: Chierico mi ha servito sulla corsa e di esterno destro ho anticipato il portiere. Ero contento, ho esultato, ma ho iniziato a realizzare concretamente il giorno dopo leggendo i giornali. In quegli anni la partita contro la Juventus era veramente la più attesa, era una squadra fortissima piena di calciatori che hanno scritto la storia.

Eriksson arrivò a Roma da giovanissimo, aveva un buon rapporto con tutta la squadra. Ricordo che ad inizio allenamento faceva il torello con noi e finiva sempre al centro perché tecnicamente non era molto bravo”.

“Il rapporto con #Liedholm è sempre stato ottimo, vedeva che ero concentrato in allenamento e che fuori dal campo avevo un buon rapporto con tutti. Quando un giovane di ottime prospettive si allena con grandi campioni è normale che questi lo prendano sotto la loro custodia, spesso Conti, Falcao e anche Chierico mi chiamavano per fare le esercitazioni con loro.

Il Barone mi chiamava “Iannini” perché aveva problemi a pronunciare la “G”. Sapeva tutto quello che facevano i calciatori anche fuori dal campo, riusciva a leggere tra le righe comportamenti ed espressioni. Liedholm faceva sentire tutti coinvolti, aveva un rapporto molto diretto con la squadra ma ci lasciava abbastanza liberi fuori dal campo. Terminato l’allenamento spesso restava in campo con i giocatori, ricordo che calciava meglio di noi e questo ti portava a dare un peso diverso alle sue indicazioni perché acquisiva ancora più credibilità, specie agli occhi dei più giovani.

Ci raccontava degli aneddoti incredibili, era veramente un personaggio unico. Quando parlava alla squadra riusciva a cogliere le sfumature del momento, le sensazioni, trasmetteva sicurezza tenendo però sempre alta l’attenzione. Nell’anno dello Scudetto già da ottobre ci diceva che avremmo potuto vincerlo. Liedholm è stato certamente un grande gestore, ma anche un assoluto innovatore da un punto di vista tattico”.


"Devo tantissimo al Barone, devo tantissimo ad un uomo che mi ha fatto crescere, che mi ha fatto esordire, un maestro di vita, di calcio, che nel lontano gennaio dell'82 mi permise di coronare un sogno: giocare in Serie A con la maglia della Roma, con la maglia del mio cuore. Mi emoziona sempre ricordarlo, riascoltare magari dei frammenti delle sue interviste, una persona vera, un signore come pochi altri. Per i più giovani era un punto di riferimento, per il suo carisma, per la sua intelligenza. Ricordo anche la sua ironia, sapeva parlare al gruppo, sapeva toccare le corde emotive giuste. A fine allenamento rimanevo a perfezionare la mia tecnica individuale, col sinistro il Barone ci scriveva. Mi ricordo che facevamo 20-30 minuti di lanci, poi Nils chiamava Giorgio Rossi nel suo spogliatoio ed era costretto a fargli dei lunghi massaggi perchè il mister aveva corso tanto. Ogni domenica quando dava le maglie delle riserve, speravo di ricevere il 14 perchè eri certo di poter entrare in campo..."


“La CoppaItalia vinta nel 1986 contro la Sampdoria fu una bella soddisfazione, una partita giocata bene. La volontà di #Eriksson e della società era di far maturare i giovani in Coppa Italia e l’allenatore è stato coerente con quella scelta fino alla fine. Il suo calcio era fatto di tanti movimenti in campo per togliere punti di riferimento agli avversari.

Di quella gara ricordo Toninho
Cerezo, fu decisamente la sua partita: giocò gli ultimi minuti perché era già in procinto di essere ceduto ma riuscì a segnare il gol vittoria. Era un beniamino dei tifosi, un calciatore fortissimo. Dovendo scegliere un solo compagno di centrocampo tra quelli con cui ho giocato farei il suo nome. Cerezo era un calciatore universale che riusciva a coprire tutte le zone del campo, mentre io, Ancelotti, ma anche lo stesso Falcao invece giocavamo molto più spesso al centro”
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