Sondaggio: Sondaggio:quale allenatore preferisci per la nuova Roma?(2 SCELTE!!)
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Sondaggio:quale allenatore preferisci per la nuova Roma?

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2011 09:56
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Città: ROMA
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26/05/2011 21:58
 
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Già.Era un vero gladiatore(lui...).


Intervista

Filosofia Luis Enrique
"La chiave è l'ambizione"

Lo spagnolo, favorito delle ultime ore per la panchina giallorossa, si ispira fondamentalmente ad un maestro: "Ho avuto tanti buoni allenatori, ma Van Gaal è stato un tecnico differente, che metodologicamente mi ha insegnato tanto"
di MATTEO PINCI


ROMA - Al mondo è noto per i trascorsi con la maglia del Barcellona, in Italia per una gomitata ricevuta da Tassotti a Usa '94. In Catalogna, invece, Luis Enrique è solo Lucho, il ragazzo arrivato al Barcellona nel '96 dal Real e diventato una bandiera del club. Quasi quanto Guardiola, da cui ha ereditato la guida del Barça B, e da cui ha ricevuto la prima indicazione sulla strada di Roma, dove oggi appare il (netto) favorito per la panchina. In attesa che Sabatini si rechi a Barcellona per incontralo, e magari affidargli la guida del club, oggi Luis Enrique è soprattutto un tecnico con le idee chiare: "La chiave per essere grandi è l'ambizione".

"MODELLO VAN GAAL" - Radiografia di un vincente. Questo, almeno, quello che emerge dalle parole del tecnico che, il 5 giugno, dopo aver concluso il suo primo campionato di segunda division dove ha portato al termine della scorsa stagione il Barça B, saluterà il club catalano. "Considero il mio ciclo da allenatore del Barcellona B finito - spiega Luis Enrique - sono state tre stagioni meravigliose, ma non posso ingannare nessuno né tantomeno me stesso: il mio tempo qui sta per finire. Ma non lascerò mai davvero il Barcellona, seguirò sempre le sue vittorie da tifoso". Un addio annunciato da tempo: il futuro, dopo il "no" all'Atletico Madrid di pochi giorni fa, sembra sempre più destinato a colorarsi di giallorosso. Un salto importante, lasciare la casa madre per approdare in un calcio sconosciuto, all'alba di un cambio societario e reduce da una stagione disastrosa. Una rivoluzione nella capitale, dove sbarca un nuovo modello di fare calcio, e per lui. Il motivo? Facile: "La ambición es clave". Per lui e per i giocatori: "Soprattutto conta l'ambizione, se parliamo di giocatori già dotati di un grande livello tecnico". Come quelli della Roma. Perché anche su ciò che veramente conta nel calcio, l'allenatore asturiano ha le idee chiare: "Il vero momento di gloria è quando si centra l'obiettivo che ci si era posti all'inizio della stagione". Dichiarato, anche, il modello a cui si ispira: "Ho avuto tanti buoni allenatori, ma Van Gaal è stato un tecnico differente, che metodologicamente mi ha insegnato tanto".

"LA MIA VITA È IL CALCIO" - Metodi che sono tornati utili nell'approccio a una panchina: "Da quando alleno la mia vita è interamente dedicata al calcio, cerco di riservare tempo alla famiglia e allo sport, ma il calcio occupa tutta la mia attenzione. Il campo non mi manca, anche se preferivo essere giocatore che allenatore: quando giochi partecipi direttamente e devi prendere delle decisioni, il tecnico deve aiutare a prendere decisioni che aiutino la squadra". Proprio su ciò che pretende dalla squadra, Luis Enrique ha le idee limpidissime: "Calciatori si nasce ma ci si deve anche costruire. Il "futbol" è uno sport molto complesso, in cui è necessario avere buona condizione fisica, tecnica e psicologica. Ci sono casi di giocatori che emergono più per qualità che per il loro fisico e viceversa". Senza dimenticare un principio fondamentale: "Che i calciatori sono persone molto più normali di quanto non le facciano sembrare i mezzi di comunicazione". Il tecnico è attentissimo al lato umano della gestione del club, ma anche a quello tattico: "Normalmente do consegne ai giocatori su come credo che i nostri rivali si adatteranno al nostro gioco e quali possibili soluzioni opporre. Dipende dalla condizione della squadra, dall'importanza del rivale, e della partita". Un gioco in perfetto stile Barça: 4-3-3, possesso palla, giocate in verticale e improvvise. In più, lavoro quotidiano con tecniche innovative che prevedono anche l'utilizzo della tecnologia: "Se non avessi fatto sport ad alti livelli mi sarei dedicato all'informatica", giura "Lucho". Che invece nel mondo dello sport ha trovato anche amici veri: "Oltre al Pitu Abelardo, De La Peña e Puyol,". Vincenti, come lui
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