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Sondaggio: Sondaggio:quale allenatore preferisci per la nuova Roma?(2 SCELTE!!)
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Sondaggio:quale allenatore preferisci per la nuova Roma?

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2011 09:56
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26/05/2011 21:58
 
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Già.Era un vero gladiatore(lui...).


Intervista

Filosofia Luis Enrique
"La chiave è l'ambizione"

Lo spagnolo, favorito delle ultime ore per la panchina giallorossa, si ispira fondamentalmente ad un maestro: "Ho avuto tanti buoni allenatori, ma Van Gaal è stato un tecnico differente, che metodologicamente mi ha insegnato tanto"
di MATTEO PINCI


ROMA - Al mondo è noto per i trascorsi con la maglia del Barcellona, in Italia per una gomitata ricevuta da Tassotti a Usa '94. In Catalogna, invece, Luis Enrique è solo Lucho, il ragazzo arrivato al Barcellona nel '96 dal Real e diventato una bandiera del club. Quasi quanto Guardiola, da cui ha ereditato la guida del Barça B, e da cui ha ricevuto la prima indicazione sulla strada di Roma, dove oggi appare il (netto) favorito per la panchina. In attesa che Sabatini si rechi a Barcellona per incontralo, e magari affidargli la guida del club, oggi Luis Enrique è soprattutto un tecnico con le idee chiare: "La chiave per essere grandi è l'ambizione".

"MODELLO VAN GAAL" - Radiografia di un vincente. Questo, almeno, quello che emerge dalle parole del tecnico che, il 5 giugno, dopo aver concluso il suo primo campionato di segunda division dove ha portato al termine della scorsa stagione il Barça B, saluterà il club catalano. "Considero il mio ciclo da allenatore del Barcellona B finito - spiega Luis Enrique - sono state tre stagioni meravigliose, ma non posso ingannare nessuno né tantomeno me stesso: il mio tempo qui sta per finire. Ma non lascerò mai davvero il Barcellona, seguirò sempre le sue vittorie da tifoso". Un addio annunciato da tempo: il futuro, dopo il "no" all'Atletico Madrid di pochi giorni fa, sembra sempre più destinato a colorarsi di giallorosso. Un salto importante, lasciare la casa madre per approdare in un calcio sconosciuto, all'alba di un cambio societario e reduce da una stagione disastrosa. Una rivoluzione nella capitale, dove sbarca un nuovo modello di fare calcio, e per lui. Il motivo? Facile: "La ambición es clave". Per lui e per i giocatori: "Soprattutto conta l'ambizione, se parliamo di giocatori già dotati di un grande livello tecnico". Come quelli della Roma. Perché anche su ciò che veramente conta nel calcio, l'allenatore asturiano ha le idee chiare: "Il vero momento di gloria è quando si centra l'obiettivo che ci si era posti all'inizio della stagione". Dichiarato, anche, il modello a cui si ispira: "Ho avuto tanti buoni allenatori, ma Van Gaal è stato un tecnico differente, che metodologicamente mi ha insegnato tanto".

"LA MIA VITA È IL CALCIO" - Metodi che sono tornati utili nell'approccio a una panchina: "Da quando alleno la mia vita è interamente dedicata al calcio, cerco di riservare tempo alla famiglia e allo sport, ma il calcio occupa tutta la mia attenzione. Il campo non mi manca, anche se preferivo essere giocatore che allenatore: quando giochi partecipi direttamente e devi prendere delle decisioni, il tecnico deve aiutare a prendere decisioni che aiutino la squadra". Proprio su ciò che pretende dalla squadra, Luis Enrique ha le idee limpidissime: "Calciatori si nasce ma ci si deve anche costruire. Il "futbol" è uno sport molto complesso, in cui è necessario avere buona condizione fisica, tecnica e psicologica. Ci sono casi di giocatori che emergono più per qualità che per il loro fisico e viceversa". Senza dimenticare un principio fondamentale: "Che i calciatori sono persone molto più normali di quanto non le facciano sembrare i mezzi di comunicazione". Il tecnico è attentissimo al lato umano della gestione del club, ma anche a quello tattico: "Normalmente do consegne ai giocatori su come credo che i nostri rivali si adatteranno al nostro gioco e quali possibili soluzioni opporre. Dipende dalla condizione della squadra, dall'importanza del rivale, e della partita". Un gioco in perfetto stile Barça: 4-3-3, possesso palla, giocate in verticale e improvvise. In più, lavoro quotidiano con tecniche innovative che prevedono anche l'utilizzo della tecnologia: "Se non avessi fatto sport ad alti livelli mi sarei dedicato all'informatica", giura "Lucho". Che invece nel mondo dello sport ha trovato anche amici veri: "Oltre al Pitu Abelardo, De La Peña e Puyol,". Vincenti, come lui
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27/05/2011 10:58
 
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se l'avessimo preso quando era calciatore me sarei rifatto l'abbonamento,
ma da allenatore è tutto un altro paio di maniche,
è un grosso rischio (cit.)
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27/05/2011 11:12
 
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colpisce questo passaggio che (sperando una vota tanto in una traduzione fatta bene) denota il sottosopra di unc erto tipo di pensiero. Non adattarsi agli altri, nè pensare solo a se stessi senza preoccuparsi dell'avversario ma...

"Normalmente do consegne ai giocatori su come credo che i nostri rivali si adatteranno al nostro gioco e quali possibili soluzioni opporre".

non penso all'avversario, penso a me. solo dopo aver pensato a fare il mio, mi occupo di cosa farà il rivale nell'adattarsi lui a me.


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Re:
gianpaolo77, 27/05/2011 10.58:

se l'avessimo preso quando era calciatore me sarei rifatto l'abbonamento,
ma da allenatore è tutto un altro paio di maniche,
è un grosso rischio (cit.)




quoto, nn fosse x la provenienza e per la competenza di chi lo sceglie direi già No a priori.
Le controindicazioni maggiori sono la Roma come parco giocatori attuale e come ambiente. Oltre al fatto che questa sarebbe proprio una scommessa al 1000%. Bene o male tutti i grandi allenatori in circolazione, anche quelli che si impongono all'estero hanno vinto qualcosa in patria o si sono fatti le ossa a casa loro.
Poi il nome in sè affascina piu' di Pioli, ovvio.
------------------------------------
“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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27/05/2011 12:22
 
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Ho letto che recentemente ha partecipato all'ironman...3 o 4 km a nuoto,180 km in bici più maratona.
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Re:
lucaDM82, 27/05/2011 12.22:

Ho letto che recentemente ha partecipato all'ironman...3 o 4 km a nuoto,180 km in bici più maratona.




pare che abbia pure menato Chuck Norris [SM=g8920]

troppo forti i romanisti se lo prendono davvero da qui a settembre si rincorreranno queste voci (io ho sentito,anzi lo so per certo, che nella stessa giornata ha scalato l'everest e il K2, il tutto in maglietta e calzoni corti) , se non lo prendono sarà un coglione qualunque
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27/05/2011 12:37
 
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Mi stuzzica molto, a dire il vero.
Poi voglio vedere un Roma-Milan dove ritroverebbe Tassotti [SM=g11491]
......
"In my 23 years working in England there is not a person I would put an inch above Bobby Robson."
Sir Alex Ferguson.
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27/05/2011 14:05
 
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non ho capito i riferimenti a montella, per quanto riguarda luis enrique...
questo allena da 2 anni il barcellona b, in seconda divisione spagnola...montella allenava da pochi mesi i giovanissimi...

luis enrique non è stato messo ad allenare il barcellona b da degli inetti, ma dalla dirigenza del football club barcelona...non doveva spalmare nessun ingaggio, come montella che s'è ritrovato allenatore dei ragazzini per caso(figuriamoci quanto per caso è stata la sua chiamata in prima squadra)...

poi magari viene qui e non si adatta al calcio italiano, non riesce ad ambientarsi, ma quantomeno lo spagnolo è un allenatore, che ha allenato il serbatoio da cui attinge la squadra più forte del mondo, giova ricordarlo...perchè è dal barcellona b che son partiti i vari iniesta, xavi, messi, pedro, puyol...ed ora arriveranno le nuove leve(thiago alcantara, fontas, bartra, sergi roberto, il fratello di giovani dos santos, ecc ecc)
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27/05/2011 14:07
 
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me direte che ci dovremo sorbire le sborrate chilometriche di lo monaco se viene luis enrique [SM=g7350]

sai quanto ce intigne a quer punto cor barcellona... [SM=g7396]
[Modificato da chiefjoseph 27/05/2011 14:07]
27/05/2011 14:16
 
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Re:
chiefjoseph, 27/05/2011 14.07:

me direte che ci dovremo sorbire le sborrate chilometriche di lo monaco se viene luis enrique [SM=g7350]

sai quanto ce intigne a quer punto cor barcellona... [SM=g7396]




Se ce sò sborrate , meno male che interviene per telefono!
[SM=g7350]
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27/05/2011 14:45
 
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Se viene lui sarà 4-3-3.
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27/05/2011 15:49
 
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Re: Re:
faberhood, 27/05/2011 14.16:




Se ce sò sborrate , meno male che interviene per telefono!
[SM=g7350]




[SM=g7405]
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29/05/2011 23:10
 
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LUIS ENRIQUE SULLA ROMA- Il tecnico del Barcellona B, come segnala Sky, si esprime nel corso della conferenza stampa, rigurado al suo futuro ed all’ipotesi Roma: “La trattativa con la Roma? Sì ho mantenuto dei contatti con i dirigenti della Roma, è una possibilità attraente perché è uno dei club italiani più importanti. So che la Roma sta vagliando altre opzioni e anche io ho altre opzioni”. Secondo quanto riferisce l’ansa, Luis Enrique non ha voluto segnalare i contenuti dei contatti avuti con i dirigenti giallorossi, e ha aggiunto di non aver parlato della Roma con Guardiola, ed in merito alla rosa giallorossa: ”Non voglio esprimere giudizi sulla sua rosa, ripeto, la situazione va ponderata“. Alla domanda su come intenda adattare le sue idee ad un nuovo club, come l’abitudine di tenere una conferenza stampa solo nel dopo partita, il tecnico del Barcellona B ha segnalato: “Faccio così perchè questo è l’uso qui. Dove andrò, porterò le mie idee e al tempo stesso mi adeguerò. E parlerò il giusto e l’opportuno”.
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30/05/2011 13:23
 
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IL TEMPO (M. DE SANTIS) - Non parla ancora l’italiano, ma lo capisce bene e non ha bisogno della traduzione. Dopo l'indizio, arriva anche l’ammissione che profuma tanto di prova schiacchiante. «Sì - ammette Luis Enrique senza giri di parole - la scorsa settimana ho avuto dei contatti con la Roma. Ho diverse offerte e loro stanno tenendo d’occhio anche altri allenatori, vedremo...». Poi l'aggiunta che lascia presagire che il «vedremo» sia molto vicino a un «già visto»: «La Roma è un’ipotesi molto affascinante. Io ho bisogno di stimoli forti e di un progetto importante. Il Barça B non me li può dare più, ma non posso dire quello che mi sono detto con i dirigenti romanisti. Non ho visto le ultime partite della Roma. Un conto è vederle tanto per vederle, un altro è studiarle per lavorarci sopra». Percentuali (diplomatiche): «Giallorosso al 99%? Facciamo 50...». Prima, però, farà comunque una telefonatina all'amico Guardiola: «Non l’ho ancora sentito, ma lo farò presto. Pep conosce molto bene Roma e la Roma. Io e lui, poi, andiamo molto d'accordo, entrambi crediamo fortemente nel calcio associativo (così lo chiama Luis Enrique, ndc)».

L’ultima recita di Luis Enrique al Miniestadi è stata una rimpatriata per il solito migliaio di gatti, amici e parenti così affezionati al Barça B da non abbandonarlo neanche mentre dall’altro lato del marciapiede c'è la grande fiesta per gli eroi di Wembley, uno striscione dei Boixos Nois «Luis Enrique siempre en nuestro corazon» e la spensieratezza dei blaugrana B contro la paura di retrocedere del Salamanca. «Lucho», magliettina bianca e jeans, è rimasto imboscato da qualche parte durante il riscaldamento per apparire puntuale come un orologio svizzero al momento dell’entrata delle squadre. Solo un minuto a sedere, poi parte lo show: chiacchiere fitte con il vice Barbarà, un paio di urlacci a Abraham reo di accompagnare poco l’azione offensiva. Il marchio della fabbrica blaugrana, il cosiddetto calcio associativo, c'è e si vede: 4-3-3, un più che discreto remake della ragnatela di passaggi e della manovra avvolgente di casa Guardiola e tanta qualità. Unico neo una difesa che ogni tanto diventa molto più che allegrotta. Chiedere al Salamanca, retrocesso proprio ieri sera, vittima sacrificale del tiro al bersaglio del Barça B. Bartra, Saul e Johnathan Dos Santos (il fratello di Giovanni) hanno seminato, Berja, una tripletta del bomber Soriano (31 gol in Liga Adelante) e Nolito hanno raccolto frutti prelibatissimi. 5-1, Luis Enrique abbraccia Soriano e saluta tutti. La squadra lo invoca per un «pasillo de honor» e lo lancia al cielo come qualche ora prima avevano fatto i grandi a Wembley con Guardiola. Luis si commuove, si inchina e si batte la mano sul cuore. Non è un addio, «ma solo un arrivederci perché sarò sempre blaugrana». Arrivederci, come pare, a Roma.
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31/05/2011 00:20
 
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(Il Romanista-C.Zucchelli) Zona mista del Mini Estadi di Barcellona, a due passi dal Camp Nou. Sono le 21.50, in lontananza si sentono le musiche della festa dei neo campioni d’Europa. Luis Enrique termina la sua conferenza stampa, poi si ferma per qualche foto con gli inservienti dello stadio.

Tramite l’ufficio stampa, gli viene consegnata una copia del Romanista di qualche giorno fa. C’è lui in copertina. Lo sfoglia. Legge in italiano. E fa: «Io alla Roma al 99%? No». E ride di gusto. «Diciamo… 50%». Era pagina 2. Luis Enrique rivolge lo sguardo a pagina 3, dove c’è scritto che il suo modello è van Gaal. Ci tiene a precisare: «van Gaal mi piace molto, ma il mio modello è solo Luis Enrique. Ho preso qualcosa da tutti gli allenatori che ho avuto, ma non mi ispiro a uno soltanto». L’ufficio stampa richiama la sua attenzione, lui continua imperterrito lo sfoglio del Romanista. A pagina 4 e 5 ci sono i messaggi dei tifosi su di lui. «E che dicono?», chiede, sinceramente curioso. Ne legge qualcuno, sospira. In un misto di italiano e spagnolo commenta: «Speriamo bene». Pagina 6, invece, vede alcune foto della sua carriera. L’occhio gli cade su quella (era inevitabile) della gomitata di Tassotti. La fa vedere alle persone accanto a lui. E riprende a ridere: «Ah Tassotti, Tassotti… ». Finisce così il primo contatto di Luis Enrique con quello che potrebbe essere il suo futuro.

Al termine della partita che il suo Barça B stravince contro il Salamanca (5-1) condannandolo alla retrocessione in terza divisione, l’allenatore spagnolo si presenta nella piccola ma stracolma sala stampa del Mini Estadi. Ci sono i giornalisti locali, oltre a quelli italiani, curiosi di sapere se sarà lui il primo allenatore della Roma di DiBenedetto. Luis Enrique se lo aspettava, si presenta dopo il tecnico avversario, al suo fianco il sorridente e gentile addetto stampa. La prima domanda è sulla partita («molto difficile, ma abbiamo vinto meritatamente») poi arriva il fuoco di fila sulla Roma. Appena viene nominata la squadra giallorossa, si scambia un cenno di intesa con l’ufficio stampa. Polo bianca, jeans, scarpe della Nike, tatuaggi in vista su entrambe le braccia, fa un ampio respiro e dice: «Sì, è una possibilità. Ci sono stati contatti la scorsa settimana, è un’ipotesi che mi affascina. Ma come io non sono l’unica idea per loro, loro non lo sono per me. Diciamo che al termine della stagione (il Barça B chiuderà a Madrid il 5 giugno contro il Rayo Vallecano, ndr) la questione si chiuderà».

Del progetto che gli è stato prospettato, non parla: «Ho promesso che non sarei sceso nei dettagli», così come non fa i nomi dei giocatori che gli piacerebbe allenare: «Anche di questo preferirei non parlare. Ho visto qualche partita della Roma quest’anno, ma non saprei analizzare molto ». La sensazione è che, invece, potrebbe farlo eccome, considerando quanto sembra preparato. Forse, solo la giovane età, e quindi la poca esperienza, potrebbe essere un problema: «Non credo – confessa ancora – quando un allenatore ha passione e sa fare bene il suo lavoro, può farlo dovunque, in patria come all’estero. Qualsiasi sfida affronterò in futuro, lo farò con la massima ambizione». Proprio quella che gli manca per continuare ad allenare il Barcellona B: «Sono stati tre anni bellissimi questi per me. Ma adesso, visto che non possiamo raggiungere i play off, penso di aver terminato il mio ciclo qui. Sono e resterò sempre un tifoso del Barcellona, ma ho bisogno di potermi misurare con altre situazioni».

Con Guardiola, almeno ufficialmente, non ha parlato di Roma: «In questa settimana lui aveva altri pensieri (ride, ndr) però Pep conosce bene il club, quindi basta questo». E basta, almeno per il momento, parlare di Roma. Luis Enrique si sofferma su quella che è la sua filosofia calcistica: «4-3-3, 4-4-2 o 3-5- 2, cambia poco. Mi piace un calcio in cui tutti possano partecipare alla manovra. Il gioco del Barcellona è il migliore al mondo ma io credo che, allenandosi, c’è la possibilità di riprodurre un modello del genere. L’importante è che i giocatori lavorino molto non solo durante la partita, ma anche prima e dopo. Questo è fondamentale ». Così come è fondamentale avere in squadra gente che metta il collettivo sempre al primo posto. Meravigliose le parole che spende per Puyol: «Lui è passione du-ra e pura, sempre al servizio del suo club».

Che questa sia la sua priorità, si capisce da come mette in campo il suo Barcellona per l’ultima partita casalinga contro il Salamanca. Un 4-3-3 molto corto e ben affiatato, in cui i due attaccanti esterni pressano come ossessi, col resto del gruppo a partecipare a ogni azione di gioco. Il portiere rinvia raramente, appoggia sempre per un difensore, perché l’azione va sempre calcolata. Quando il Barça B entra in campo per il riscaldamento, sulle note della colonna sonora di Dirty Dancing (scelta piuttosto singolare), Luis Enrique non si vede. La squadra sa perfettamente quali movimenti fare e come prepararsi alla partita. L’allenatore si vede a ridosso del fischio d’inizio, si sistema in panchina circondato da fotografi e telecamere, che sono più degli spettatori presenti, circa un centinaio. Sono le 19 meno cinque, la partita inizia senza grossi sussulti. I tifosi del Barça, o almeno quelli che ci sono, visto che il lontananza si scorgono le tribune gremite del Camp Nou, dove di lì a poco avrà inizio la festa di Messi, Xavi e gli altri, espongono uno striscione: “Luis Enrique sempre nei nostri cuori”.

La firma è quella dei Boixos Nois, lo storico gruppo di ultras del Barcellona che l’ex presidente Laporta allontanò dallo stadio perché ritenuti troppo violenti. Luis lo vede, saluta, ringrazia. Poi si siede in panchina e inizia a mordersi le unghie osservando i suoi ragazzi. Sono tutti piuttosto giovani, il più grande è Soriano, 25 anni. C’è anche Dos Santos, il fratello di Giovanni del Racing Santander. Al 14’ il Barça B attacca e Batra, dopo un calcio d’angolo, si divora un gol solo davanti la porta. A quel punto si alza pure Luis Enrique, che però non dà indicazioni, ma segue la partita da bordo campo a braccia conserte. La squadra fa pochissimi lanci lunghi, cercando sempre di manovrare l’azione. Al 20’ il Salamanca, sempre su calcio d’angolo, sfiora il gol con Moraton, ma è un sussulto fine a se stesso. Al 25’Luis Enrique si rialza: beve un po’ d’acqua, poi dice ai suoi giocatori, soprattutto gli esterni a sinistra, di essere propositivi. Benja lo ascolta, si invola sulla fascia, si libera di un avversario, serve a Dos Santos che tira ma il portiere del Salamanca manda in angolo. Sul successivo calcio d’angolo c’è uno schema con Soriano che, dal limite dell’area, tira al volo. Luis Enrique applaude, poi si risiede in panchina e si morde di nuovo le unghie. Al 30’ il Barcellona sfiora il gol con Saul (tra i migliori), bravo a liberarsi di Goikoextea, che lo trattiene anche per la maglia, e a tirare un destro dal limite dell’area che sfiora il palo. Al 38’il Barça passa in vantaggio: cross di Abraham, su cui Benja in tuffo di testa si avventa e porta in vantaggio i suoi.

Luis Enrique è impassibile. Da quel momento è solo Barcellona, Soriano si libera in area un paio di volte in area ma non arriva alla conclusione vincente. All’intervallo dagli altoparlanti comunicano che pure il Barcellona di palla a mano è campione d’Europa. Della serie, non ci facciamo mancare niente. Ad inizio ripresa Marquez del Salamanca di testa solo davanti al portiere si divora un gol grande come una casa e manda alto. Al 10’ il Barça raddoppia con Soriano, ancora una volta ben servito da Saul. Solo davanti al portiere, il numero 11 blaugrana la mette dentro di potenza e sigla il gol numero 29 in campionato. Poco dopo, quando la sua squadra protesta per un fallo, Luis Enrique lui prima si sincera che sia tutto ok, poi invita i giocatori a riprendere il gioco senza perdere tempo a protestare. Il Salamanca accorcia al 18’ con un gran gol di Edu Bedia, su cui nulla può il portiere. Il Barça ci riprova, ancora Benja, da ottima posizione, spara alto proprio mentre lo stadio si riempie, probabilmente perché molti tifosi non sono stati fatti entrare al Camp Nou. Al 30’ trentesimo gol stagionale per Soriano che, ancora una volta solo davanti al portiere, si smarca e lo mette a sedere. Il Barça fa poker con il neo entrato Nolito, in sospetto fuorigioco. Per Soriano arriva addirittura la tripletta che chiude i giochi. L’attaccante, dopo il gol, corre ad abbracciare il suo allenatore, così come tutta la squadra. Si attende solo il fischio finale e, quando arriva, tutti i giocatori lanciano in aria il loro tecnico. «Ci ha trattati come figli», racconterà poi dopo Nolito, sinceramente emozionato. Lui come tutto l’ambiente Barça, pronto a scommettere che, alla fine, Luis Enrique sceglierà la Roma. «E noi – le parole di un cronista locale – gli auguriamo tutto il meglio».

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01/06/2011 11:07
 
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io continuo a preferire deschamps..
01/06/2011 12:09
 
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Re:
gianpaolo77, 01/06/2011 11.07:

io continuo a preferire deschamps..



e io dico che Michel, non è ancora fuori dai giochi....e la scelta non è detto che ricada solamente tra Luis Enrique e Deschamps.
01/06/2011 16:16
 
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Mercato Roma, Luis Enrique: "Il mio ciclo al Barcellona è giunto al termine. Il mio segreto? Sono abituato a lavorare con giocatori ambiziosi"

Ormai molto vicino al passaggio sulla panchina della Roma, Luis Enrique, a tutti gli effetti ex tecnico del Barcellona B, si congeda dal club blaugrana con una lunga intervista rilasciata ieri sera a Barca TV. Ecco le sue parole:

Ti senti triste per la sua decisione di lasciare il Barça B?
"Se i calciatori hanno una vita breve in un club, prima di lasciare, lo è ancora di più per gli allenatori, me lo aspettavo quando ho iniziato questo lavoro. Devo dire che sono stati tre anni fantastici. Ho deciso che il mio ciclo è giunto al termine. Ho detto ciò prima ancora che mi arrivassero delle offerte."

I tuoi giocatori e i tuoi colleghi come hanno reagito alla tua decisione di lasciare?
"C'è una grande squadra qui, giocatori di qualità superiore. Tutti lavoriamo allo stesso modo con una tale sinergia positiva e dinamica di gruppo che ognuno si sente importante: ora si stanno aiutando l'un l'altro per realizzare le cose. Sono soddisfatto e orgoglioso di quello che abbiamo fatto questi 3 anni perché credo che alcune delle conquiste raggiunte sono merito mio ".

Qualcuno le ha chiesto di ripensarci?
"Loro sanno che mi piace scherzare, ma che prendo il mio lavoro molto seriamente. Ho scherzato sul fatto che tra una settimana andrò in una conferenza stampa a dire che era tutta una bugia. Non ho dubbi che chi prenderà in consegna il club sarà ben capace. Non ho dubbi che ci sono professionisti di alta qualità al Barça B in questo momento che si adatterà alle necessità e alle richieste di chi è il nuovo allenatore e che non ci sarà solo tanta energia positiva ".

Un sacco di gente pensa che sarebbe il sostituto ideale per Guardiola con la prima squadra ...
"Le persone sono molto gentili con me. Barça è la mia casa, la gente è gentile e hanno sempre dimostrato affetto. Essere allenatore della prima squadra è una cosa molto più grande, poche persone sono in grado di farlo e noi abbiamo già l'uomo migliore, l'uomo che ho sempre voluto e spero che rimarrà per molti anni ancora. Chissà chi sarà il prossimo... Il solo sapere che sono qui e che la gente pensa che potrebbe essere pronto per quel ruolo è già abbastanza per me, ma io non voglio vivere di sogni. Volevo un po' di riposo, ma mi sto rendendo contro che è difficile. Il mio obiettivo è quello di vivere il presente e niente altro ".

Come hai allenato i tuoi giocatori? Hai chiesto più di quello che è normale per una squadra di B?
"Penso che i miei giocatori sono migliori di quelli della prima squadra. Penso che potrebbero battere la prima squadra ... Alcune persone dicono che è una sciocchezza impossibile, ma ci tengo al fatto che i miei giocatori pensino che l'allenatore ha fiducia cieca in loro. Non accetterò qualsiasi giocatore non ambizioso, che non prova la cosa più difficile. Penso che un giocatore si 'fa' più con la fiducia che con altro. Questo è quello che ho sempre pensato. E 'così facile allenare con giocatori come questi. Ecco perché anche lo psicologo (Joaquín Valdés) è stato così importante, ha fatto un lavoro incredibile ".
Come hai convinto i giocatori a mettere la squadra prima degli interessi di singoli?
"Questo è il calcio, è uno sport di squadra, nessun giocatore può preoccuparsi più di se stessi nel gruppo. Devi giocare bene come parte integrante del team, per raggiungere le cose. L' allenatore viene prima degli obiettivi personali, vuole vincere. Ma oltre a cercare di vincere, il mio lavoro qui significava anche formare i giocatori per essere pronti a muoversi fino alla prima squadra ogni volta che Pep ha bisogno di loro. Abbiamo lavorato alla perfezione. Immaginate dieci uomini a pensare: 'Voglio farmi vedere, non mi interessa il punteggio'. No, fortunatamente Pep non lavora con quella filosofia ".

È difficile fermare quei giocatori che vogliono raggiungere la cima troppo in fretta?
"Non proprio, devono lavorare duro, naturalmente. Dobbiamo dimenticare di imitare Messi. Uno come Messi non si vedrà ancora per 300 anni, si trasferì qui quando aveva 17 anni, ma dobbiamo dimenticarci di lui. Qui siamo abbastanza fortunati da avere una squadra di B che gioca a livello professionale ed è un luogo ideale per provare i giocatori."

(fcbarcelona.com)


[SM=g7372]
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Re: Mercato Roma, Luis Enrique: "Il mio ciclo al Barcellona è giunto al termine. Il mio segreto? Sono abituato a lavorare con giocatori ambiziosi"
faberhood, 01/06/2011 16.16:



Come hai allenato i tuoi giocatori? Hai chiesto più di quello che è normale per una squadra di B?
"Penso che i miei giocatori sono migliori di quelli della prima squadra. Penso che potrebbero battere la prima squadra ...ci tengo al fatto che i miei giocatori pensino che l'allenatore ha fiducia cieca in loro. Non accetterò qualsiasi giocatore non ambizioso, che non prova la cosa più difficile. Penso che un giocatore si 'fa' più con la fiducia che con altro.
Come hai convinto i giocatori a mettere la squadra prima degli interessi di singoli?
"Questo è il calcio, è uno sport di squadra, nessun giocatore può preoccuparsi più di se stessi nel gruppo. Devi Immaginate dieci uomini a pensare: 'Voglio farmi vedere, non mi interessa il punteggio'. No, fortunatamente Pep non lavora con quella filosofia ".



Ecco,il primo pezzo lo farei leggere a montella,che invece di dare fiducia andava a dire in conferenza stampa che tizio fosse meglio di caio e poi in partita faceva giocare gli amici suoi,'sto scemo.
Il secondo pezzo lo farei leggere a totti e a tutti quelli che si sono lagnati delle sostituzioni e delle esclusioni,pensando ai propri record,ai propri gol e via dicendo.

Penso che luis enrique,che mi sembra uno intelligente e retto si troverà male in questo ambiente e in quello spogliatoio di invertebrati.Già i giornalisti di qua sono straniti dal fatto che sia poco disponibile con la stampa.Si sentono proprio i muggiti dalle radio quando si evidenzia questa cosa che non rilascia conferenze prepartita. [SM=x2478843]


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Post: 5.299
Sesso: Maschile
02/06/2011 22:52
 
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Per me sarà fondamentale la società
So che gli americani della stampa se ne sbatttono al loro paese, figurarsi con quei quattro straccioni che troveranno qui
E Sabatini mi pare uno con le palle
......
"In my 23 years working in England there is not a person I would put an inch above Bobby Robson."
Sir Alex Ferguson.
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