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Ultimo Aggiornamento: 04/02/2024 13:49
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03/12/2010 11:59
 
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Gianni Mura: Cassano, il Barcellona, la pittura e infine il Tour


Gianni, visto Garrone imbacuccato e triste, dopo la sconfitta di Marassi. Ma hanno ancora senso le questioni di principio?
"Ti riferisci a Cassano?".

Ci voleva una sporca mediazione. E invece la Samp esce dall'Europa, lui dà via il giocatore quasi gratis.
"Perdi tutto, ma magari non perdi la faccia con la squadra, la società, la città. Garrone avrà calcolato anche questo. E secondo me, alla fine ci rimette anche chi si compra Cassano".

E' l'irrazionalità del calcio.
"Mi sono stufato anche di sentir parlare del ragazzo di Bari Vecchia, a quanti anni si diventa maggiorenni? Poi fra poco sarà padre, dai. Gestisca come crede il suo irreprimibile desiderio di mandare "affa..." i suoi datori di lavoro, pazienza".

A proposito di Genova. Ti sapevo esperto di pittura, ma non di Tour. Leggo che hai condotto una serata su impressionismo e Gran Boucle.
"Spiritoso. La tua è solo un'impressione. Ho semplicemente parlato dei colori della Provenza, della drammaticità del mare di Bretagna".

Poco mare, nel ciclismo.
"Diciamo che il mare è sempre sullo sfondo. A meno che non ci siano quei passaggi in giorni di bassa marea, il vento che sferza il gruppo. E anche le tappe sono strane, quelle che partono dal blu e finiscono in montagna hanno una storia. Come la Cannes-Briançon del '48, l'anno della vittoria di Bartali e dell'attentato a Togliatti. O la Marsiglia-Carpentras del '67, la tragedia di Simpson sul Ventoux".

Continua così, non mi muovo.
"Diciamo che le tappe dalla montagna al mare sono invece delle gite, tranne quella del '71. 252 chilometri di fuga, tutta la tappa, di Merckx e altri 9. La Orcières-Merlette- Marsiglia. Arrivarono un'ora e mezza prima del previsto".

Quindi è ancora possibile parlare di sport vero.
"Ma non ti dico dove ho recitato poesie, altrimenti metti il video".

I nostri lettori bravi su Google ci sanno arrivare. In piena confusione mentale passo dalla maglia gialla al sindacato giallo.
"Uhm, vedo che l'argomento è sulle prime dei giornali: il Corsera dedica anche un commento di prima all'argomento. Intanto dico: io non firmerei mai un contratto dove c'è scritto che io non posso esprimere una mia opinione personale".

E questo contratto si incrocia con lo sciopero dei calciatori. Nababbi condannati su tutti i giornali, meno Repubblica. E s'avanza un altro sindacato, con Feltri garante e il dottor Chiellini testimonial.
"Sullo sciopero ha scritto bene Sconcerti l'altro giorno, Fabrizio Bocca oggi ha fatto un discorso serio. Che poi torni il leit-motiv dello sciopero dei miliardari, un po' mi allarma. Se posso permettermi, la differenza fra i commentatori è fra chi sta dentro e chi sta fuori lo sport".

E non puo' essere tutta colpa della sentenza Bosman.
"Che c'entra fino a un certo punto. Nessuno infatti obbliga i presidenti a riempirsi di stranieri, di argentini con il doppio passaporto. Ci sono ancora squadre molto italiane, come Sampdoria e Chievo"

Ammetterai che parlare di sciopero dei calciatori è impopolare.
"Intanto, nessuna legge dice che i miliardari non possono avere diritti. Secondo, in questa vertenza non esistono rivendicazioni di carattere economico. Terzo: avete presente la controparte?".

Il bravo (non scherzo) presidente Lotito, quello che mise fuori rosa Pandev e Ledesma.
"E scusa se mi ripeto, non dimenticare il mobbing in atto su Marchetti, un nazionale, al Cagliari".

E quindi?
"Noto una gran voglia dei presidenti di riprendersi quello che hanno perso in questi anni, in termini di potere. Signori, chiaritevi. Semmai rifiutatevi di pagare il procuratore, quello -come succede per gli scrittori- dovrebbe essere a carico del giocatore".

Ma fra procuratori e presidenti, ogni tanto...
"Il solito dietrologo. Ma non parliamo per niente di calcio?"

Sì, mi sono fissato su Pazzini. Hai visto il gol? E' bravo di testa, di piede, in area è una calamita, ha un bel tiro. perché non sfonda? Lo dico anche in chiave azzurra.
"Semplicemente non deve avere nessuno davanti, specialmente se il nessuno si chiama Gilardino".

E come ottimizzare allora la sua prestazione, scusa se uso un termine aziendale.
"Ti proibisco di dirlo o scriverlo ancora. Diciamo che Pazzini deve giocare sempre da prima punta, con tre che gli girano intorno. Il famoso 4-2-3-1 molto di moda, per lui va benone".

Chiudiamo con il tuo sondaggio, visti i risultati sul sito?
"Sì, ci siamo anche su Sacchi. La Juve di Platini ha vinto tutto sommato poco, in mezzo c'è stato il trauma dell'Heysel e la sconfitta con l'Amburgo. Ero sicuro dello scarso gradimento per la Honved, in pochi l'hanno vista giocare. Io modestamente sì, e c'era Orrico che me ne parlava sempre".

Ma perché sette? Dammene altre tre.
"Il Bayern di Beckenbauer e Mueller, la Roma di Liedholm, la Samp di Boskov con Vialli-Mancini, il Bologna del '63, perfino la Fiorentina di Bernardini, Il Cagliari di Scopigno".

Ammetterai che l'innamoramento collettivo di questa settimana per il Barcellona è dovuto anche all'allenatore sconfitto.
"Non solo per quello: nel Barcellona ritrovo la bellezza del vivaio, il calcio in cui tutti possono giocare".

E anche quella scritta Unicef sulla maglia, gratis.
"Se è per questo anche la Fiorentina ha Save the Children, ma nessuno ne parla".

Lo facciamo noi. Così, ti piace la squadra dei normolinei.
"O di quelli come Messi".

Che poi hanno fatto gol sempre allo stesso modo. Segno che il Real era proprio nel pallone.
"E' una squadra senza punte tradizionali, che si muove rapidamente, feroce nelle conclusioni".

Non a caso Ibra se n'è andato.
"Ma non perché la sua stagione sia stata un flop. Semplicemente il Barcellona parla una lingua che non è la sua. Erano 15 contro 1, e infatti è partito lui".

Abbiamo ancora bisogno di bellezza.
"Non basta vincere, non conta solo la posta in palio. Specialmente se ti fai cacciare in Europa".
[Modificato da Sound72 03/12/2010 12:04]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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