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Personaggi internazionali

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2024 18:24
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01/02/2014 13:21
 
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Sound72, 08/01/2014 18:28:


Quella "Pantera Nera" sospesa tra Mozambico e Portogallo:storia di Eusebio


Ci sono posti in cui il gioco del calcio è vissuto e praticato come un'arte: non solo un fatto agonistico e non solo fine a se stesso, i novanta minuti di una partita di calcio. Ci sono posti in cui il calcio è pura poesia popolare, sublime azione artistica che misteriosamente, si materializza senza alcun preavviso. Di questo calcio, uno degli alfieri, uno dei grandi interpreti - dello scroso secolo - è sicuramente stato Eusebio.
Questa è la sua storia.
E' stato molto più di un semplice giocatore Eusenio che, con il suo sorriso abbinato alla velocità d'esecuzione ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio, "do futebol" - come lo chiamano in Sudamerica - e, con quel sorriso, Eusebio Da Silva Ferreira ha saputo tracciare una linea strettissima che ha unito per sempre l'Africa, e il Mozambico - antica colonia portoghese - al Portogallo.
Eusebio se ne è andato domenica scorsa all'età di 71 anni e lascia in eredità 300 gol con la mitica maglia rossa del Benfica; e 41 gol - in appena 64 partite - con la maglia (rossa anch'essa) del Portogallo. Aveva un repertorio calcistico vario e irresistibile: il "suo" calcio era animato dalla giocata d'astuzia abbinata anche all'esecuzione acrobatica che spesso e volentieri, sapeva lasciare di stucco difensori e portieri avversari. Lo chiamavano "Pantera Nera" per la rapidità e la velocità del suo modo di giocare e per il colore della sua pelle.
-LE ORIGINI
Eusebio Da Silva Ferreira era nato in un giorno imprecisato del 1942 - solo molto più tardi gli venne comunicato che un giorno buono poteva essere il 25 gennaio - a Lourenco Marques, l'attuale Maputo, in Mozambico. Era poverissimo, ultimo di otto figli, orfano di padre. Le sue origini sono talmente umili che, quando si mette a giocare con palloni di fortuna - e di stracci - lo chiamano "Ninguém" ovvero "niente, nessuno". Ma non sarà così. perché Eusebio, sarà destinato a divenire uno dei più grandi calciatori del Novecento.
Il suo volto è perennemente malinconico e, questo deve averlo aiuto non poco quando arrivò a Lisbona poco più che dicottenne. un filo sottile lega le origini africane della "Pantera Nera" al destino del Portogallo, di quel Portogallo che sotto la spinta colonialista e fascista di Salazar sbarcherà in Africa per conquistare il Mozambico e le altre colonie cosiddette dell'"Africa portoghese". Una malinconia che si armonizza con Lisbona schiacciata, umiliata dalla lunga dittatura fascista che finirà per essere asfissiata dal regime feroce e razzista proprio come in Africa e, in Mozambico in particolare.
Tuttavia il suo calcio è pura poesia e allegria e le "sue" giocate riescono a dare un pò di sollievo al popolo portoghese e, ai tifosi del Benfica in particolare.
-LA CARRIERA
La leggenda vuoloe che Eusebio sia stato scoperto da un ex calciatore italiano, un ex portiere della Juventus, Ugo Amoretti, allenatore della formidabile futura "Pantera Nera" nel piccolo e modesto club di Lourenco. L'allenatore italiano lo segnala prontamente ai dirigenti delle squadre italiane ma, non lo ascoltano e non gli danno credito. Invece, la segnalazione dell'ex centrocampista della nazionale brasiliana Bauer va a buon fine: l'ex giocatore lo segnala all'ebreo ungherese Béla Guttman - a quel tempo tecnico del club lusitano non ancora diventato grande - che lo porta immediatamente alla squadra di Lisbona molto meno prestigiosa dello Sporting.
Fu così che Eusebio arrivò in al Benfica e conquistò tutti diventando l'ambasciatore nel mondo del Portogallo intero; divenne un simbolo transanazionale finendo per conquistare anche la Rivoluzione dei Garofani che dopo tempo immemore riuscì a far cadere la dittatura di Salazar.
Il giovane Eusebio esordì nel Benfica quando la squadra si era appena laureata - ancora una volta - campione d'Europa. Al Benfica gioca interrottamente dal 1960 al 1975; il suo palmarès comprende: 11 campionati portoghesi , cinque Coppe del Portogallo e una Coppa Campioni del 1962. Una partita memorabile quella. Eusebio aveva da poco compuito 20 anni e, il 2 maggio 1962 si trova ad Amsterdam pronto a giocarsi la partita della vita. Non è una partita come le altre: vale la vittoria della Coppa Campioni - la coppa dalle "grandi orecchie", come la chiamano cronisti e tifosi di tutta Europa - l'avversario che la "Pantera Nera" si trova davanti è quello da far tremare i polsi. E' il Real Madrid, il club "merengues", pluridecorato, infarcito di grandi campioni del calibro di Puskas - il fenomenale giocatore magiaro e, il grandissimo Alfredo Di Stefano elegantissimo centrocampista dal gioco universale, che sapeva far tutto con i piedi fatati di cui disponeva; giocatore di origene argentina, naturalizzato spagnolo - quel Real Madrid ambasciatore dei vessilli fascisti del Generalissimo Franco.
La finale prende subito una piega drammatica per la squadra di Lisbona: in men che non si dica, il Real Madrid è gia avanti di due gol, reti segnate entrambe da Puskas. Il Benfica però non si da per vinto riuscendo a risalire la corrente e a pareggiare. Tuttavia il real Madrid - con la forza dei vincenti e del grande club - riesce nuovamente a passare in vantaggio. Sembra la fine per il Benfica. Nella squadra portoghese milita un grandissimo giocatore, un giocatore dalla classe scristallina: Coluna che, nella gara più importante riesce a cancellare dal cuore della sfida per il "tetto d'Europa" nientemeno che Di Stefano e, riesce a portare sul pareggio il Benfica. A questo punto irrompe nella storia della finalissima Eusebio. Quando mancano 30 minuti alla fine dei tempi regolamentari, la "Pantera Nera" imperversa e spacca la partita riuscendo a segnare una storica doppietta portando il risultato finale sul 5 a 3. E' l'apoteosi di Eusebio e del Benfica.
-EUSEBIO E LA NAZIONALE PORTOGHESE
La carriera di Eusebio con la nazionale del Portogallo si snoda in appena 64 partite e con lo score invidiabile di 41 gol. Questa media eccezionale si deve al fatto che Eusebio con la maglia rosso-verde del Portogallo giocava in modo differente rispetto al Benfica: qui, la "Pantera Nera" si muoveva da "finto centravanti" - un ruolo toccato ad altri mostri sacri del calcio, giocatori del calibro di Pelé, Sivori e, in epoche a noi più prossime ad assi del calibro di Maradona e Messi - aveva compiti particolari Eusebio: svariare su tutto il "fronte d'attacco" in modo che poi, la sua presenza finiva col favorire un cursore infaticabile come José Augusto, un'ala velocissima Simoes e, sopratutto, un regista dalla classe immensa, un giocatore fantastico, colored (proprio come Eusebio), con la fascia da capitano al braccio, il già citato (e indimenticabile) Mario Coluna.
A Eusebio sono state dedicate pagine bellissime da parte di scrittori e narratori, uno di questi è il grandissimo scrittore uruguayano, Eduardo Galeano. In "Splendore e miserie del gioco del calcio" gli dedica un breve ma intenso ritratto: "Fece il suo ingresso sui campi correndo come può correre solo chi fugge dalla polizia o dalla miseria che gli morde i talloni....E allora lo chiamarorno la Pantera. Nel Mondiale del '66, le sue zampate lasciarono un mucchio di avversari a terra e i suoi gol da angolazioni impossibili suscitarono ovazioni che sembravano non finire mai. Fu un africano del Mozambico il miglior giocatore di tutta la storia del Portogallo: Eusebio, gambe lunghe, braccia cadenti, sguardo triste".
-EUSEBIO E IL PORTOGALLO DEMOCRATICO
Al termine della lunga dittatura di Salazar, Eusebio riesce inoltrarsi con naturalezza nel Portogallo democratico forse, in qualche modo - attraverso le sue proverbiali giocate - preannunciato quando ancora ci credevano in pochi. E' stato un personaggio atipico: rimanendo un individuo laconico, non ha mai avuto nè gli atteggiamenti nè l'appeal della star forse perché non ha potuto dimenticare mai da dove provenisse, da quale parte del mondo era nato e, che quella storia ( e quella geografia) porta indelebilmente i segni dell'asfissiante, opprimente colonialismo dal tratto decisamente razzista e altrettanto indelebile "faccia" militarista, sanfedista, del fascismo. Sarà per questi tratti che il suo volto ha sempre avuto quella sottile, intensa piga di tristezza e di malinconia che tanto lo rendeva simile a Lisbona, quella Lisbona cantata, descritta da Fernando Pessoa.
-L'ULTIMO SALUTIO.
Appena la notizia della morte dell'ex "Pantera Nera" è diventata di dominio pubblico, le autorità portoghesi hanno istituito 3 giorni di lutto nazionale. Il Portogallo intero si è fermato per ricordare Eusebio.Migliaia di tifosi del Benfica, commossi, sono accorsi - nella mattinata dell'Epifania, allo stadio "Da Luz", il tempio della squadra lusitana - e Lisbona ha così tributato il suo ultimo saluto al suo "figlio prediletto" quell'africano del Mozambico che con il suo ncalcio poetico li ha saputi ben rappresentare in tutto il mondo. Alle 11 i cancelli sono stati aperrti e, come espressamente richiesto dal grande giocatore, in mezzo al campo è stata allestita la camera ardente. A fare da cornice la feretro di Eusebio c'erano distese di fiori, candele, sciarpe e maglie del Benfica che, a turno sono state depositate ai piedi della statua dedicata al Pallone d'Oro 1965. A questo punto, per l'ultima volta, Eusebio e il suo feretro nella bara ha fatto l'ultimo giro d'onore nel "Da Luz". Negli stessi iostanti partiva l'inno del club cantato all'unisono da tutti i presenti. Il cerimoniale poi ha visto la processione del feretro per le strade di Lisbona.
Intanto il Benfica ha deciso che le maglie del club lusitano d'ora in avanti avranno l'immagine di Eusebio su sfondo nero.
Un ultimo sentito omaggio alla "Pantera Nera".

bob-fabiani.blogspot.it/

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non lo sapevo.. mi dispiace


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