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Nel nome di un Dio...

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2017 15:24
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17/06/2011 10:05
 
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Riad, donne velate al volante
Parte la sfida ai divieti


ROMA
Il tam tam su Facebook e Twitter è inarrestabile. Sebbene da giorni i conservatori scaglino anatemi e l’arresto immediato di Manal al Sharif sia lì a dimostrare l’intransigenza della polizia, le saudite si metteranno oggi al volante per la prima manifestazione ufficiale dal 1991, quando un gruppo di pioniere lanciò il guanto di sfida all’unico Paese al mondo che proibisce alle donne di guidare.

Tra repressione preventiva e generose concessioni di sussidi estemporanei il regno dei Saud era riuscito finora ad allontanare lo spettro del venerdì della rabbia che da mesi turba i sonni dei regimi arabi ancora in sella. Saranno le donne a rompere il tabù? Difficile avanzare ipotesi anche per loro che, consapevoli dell’ostilità sociale e del prevedibile dispiegamento di forze dell’ordine, non hanno stabilito un luogo di ritrovo ma, attraverso Internet, hanno diffuso un vademecum in cui si raccomanda alle interessate di prendere l’auto e mettersi in strada in ordine sparso in tutte le città, una specie di happening spiazzante per evitare retate di massa.

L’obiettivo non è sovversivo. «Vogliamo il re e la patente» recita un tweet dei giorni scorsi. Le organizzatrici hanno stabilito di velarsi appropriatamente, farsi accompagnare da un uomo in caso di fermo, esporre sul cruscotto la bandiera saudita e la foto di Sua Maestà Abdullah che, si mormora, potrebbe finalmente firmare la proposta di aprire le elezioni municipali alle donne secondo quanto stabilito alcune settimane fa dalla Shura, l’assemblea consultiva nominata dal sovrano.

La prospettiva non è il ribaltamento del regime sul modello delle rivoluzioni egiziana e tunisina. Nel nome di Manal, la single mamma arrestata a maggio per il reato di guida senza patente, centinaia e centinaia di saudite schermate dal nickname hanno denunciato nelle settimane scorse la difficoltà di una vita sotto tutela maschile. La Rete è un confessionale ma anche un amplificatore. Se la storia di Manal al Sharif ha già oltre 30 mila commenti su Twitter e Facebook moltiplica le firme di adesione, su YouTube è nato il canale HonkforSaudiWomen che raccoglie i video di quanti, in tutto il mondo, stamattina suoneranno il clacson in sostegno delle ribelli di Riad.

L’instabilità della regione preoccupa il re che ha aperto i forzieri proprio per prevenire il contagio della primavera araba. Ma cosa accade all’interno del Paese? La condizione delle donne, impossibilitate perfino a decidere una cura medica senza l’assenso del tutore, è la cartina di tornasole. Il mondo segue loro che, ogni tanto, a sorpresa, alzano la voce da sotto il velo come la scrittrice saudita che un anno fa sul suo blog sdoganò la poligamia a condizione di poter avere anche lei quattro mariti. Ci vorrà tempo, ma s’inizia sempre sistemando lo specchietto retrovisore e ingranando la marcia.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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