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Ultimo Aggiornamento: 11/04/2023 11:14
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13/10/2010 15:40
 
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Cile in festa nel giorno della salvezza:
tornano in superficie i minatori
Sono rimasti 68 giorni nelle viscere della terra
Il primo a rivedere la luce è stato Florencio



ROMA (13 ottobre) - L'incubo sta finendo. Uno dopo l'altro i 33 minatori, intrappolati da oltre due mesi nelle viscere della terra a San Jose in Cile, stanno tornando in superficie stretti nella capsula Fenix. Sono finora undici i minatori estratti dopo 69 giorni di angoscia a oltre 600 metri di profondità.

Un colpo di sirena ha salutato ogni minatore estratto dalle viscere della terra. Procede senza intoppi, a parte la sostituzione delle gomme della capsula Fenix, l'operazione San Lorenzo per riportare in superficie tutti i minatori bloccati nella miniera cilena di San Josè.

Florencio Avalos è stato il primo dei 33 a tornare a vedere la luce undici minuti dopo la mezzanotte locale (le 5:11 ora italiana) dopo un quarto d'ora di viaggio attraverso gli oltre 600 metri del tunnel della salvezza. Il primo a gettarsi tra le sue braccia è stato il figlio di otto anni che lo aspettava tesissimo sul bordo del pozzo, mentre tutto intorno esplodeva la gioia di familiari, tecnici e giornalisti. Poi un'ora dopo è risalito Mario Sepulveda che ha confermato la sua fama di estroverso inscenando un piccolo show a base di grida, salti e battute con la First Lady cilena Cecilia Morel, che ha accompagnato il presidente Sebastian Pinera. Sepulveda ha anche portato un regalo ai soccorritori: delle pietre raccolte sul fondo del pozzo. «Ma non trattateci come artisti, siamo
minatori», ha detto Sepulveda.

Poi è stata la volta di Juan Illanes. Dopo di loro sono usciti, nell'ordine, l'unico straniero del gruppo, il
boliviano Carlos Mamani, seguito dal più giovane Jimmy Sanchez, 19 anni e già padre di una bambina di quattro mesi. Dopo una breve sosta per la revisione della capsula Fenix, è riemerso in superficie Osman Araya, di 30 anni, subito abbracciato dalla moglie. L'ottavo è stato Claudio Yanes, 34 anni, che ha promesso di sposare la sua fidanzata. Quattro dei primi sette minatori estratti sono stati già trasferiti nell'ospedale di Copiapo, dove saranno trattenuti in osservazione per 48 ore. Il trasferimento è avvenuto in elicottero, in quanto nella zona della miniera le condizioni meteo sono decisamente migliorate rispetto ai giorni scorsi: la nebbia si è diradata, il cielo è stellato e la notte è stata meno rigida delle precedenti.

L'operazione di salvataggio era slittata di alcune ore rispetto alle previsioni tenendo tutti con il fiato sospeso. Dopo alcuni test sulla capsula vuota, alla 23:38 è sceso per primo sul fondo del pozzo l'esperto minerario Manuel Gonzalez di cui la tv ha immortalato l'abbraccio con i minatori. La gioia per la risalita dei minatori è stata esplosiva al Campamento
Esperanza dove sono riunite le famiglie dei minatori assediate dai cronisti e dalle troupe televisive di tutto il mondo.

Il Cile è in festa: a Santiago la gente è scesa in Piazza Italia per festeggiare, cosi come i cileni a Washington si sono raccolti davanti alla loro ambasciata per seguire su un maxi-schermo le fasi del salvataggio con un tifo da stadio.

L'operazione per il salvataggio dei "los 33", così sono stati chiamati i minatori cileni rimasti intrappolati, è iniziata la scorsa notte con l'arrivo sottoterra di tre soccorritori. Gli uomini prigionieri dal 5 agosto hanno accolto con grida di entusiasmo Manuel Gonzales, il primo soccorritore che li ha raggiunti con la speciale capsula Phoenix costruita appositamente per l'operazione.

I minatori l'aspettavano a torso nudo, con i soli calzoncini, un abbigliamento adatto alla temperatura di 35 gradi che si registra sottoterra. Ma per uscire all'esterno, dovranno indossare uno a uno abiti caldi per affrontare il freddo sottozero della notte nel deserto di Atacama. E mettersi occhiali scuri, anche se all'esterno è notte.

Isolati per i primi 17 giorni dopo l'incidente, fino a quando non si è verificato il loro miracoloso ritrovamento, i 33 minatori sono inzialmente sopravvissuti dividendosi un boccone di tonno e un sorso di latte ogni 48 ore. In media hanno perso dieci chili di peso a testa, sia per le privazioni dei primi giorni ma anche per l'esigenza di rimanere abbastanza magri da entrare nella stretta capsula costruita dalla marina cilena - 54 centimetri diametro e 4 metri di altezza - che li deve portare in superficie lungo un pozzo profondo 622 metri per un percorso di 17 minuti.

All'interno della capsula si trovano bombole di ossigeno, una linea di comunicazione con l'esterno e cinture speciali che monitorano i segni vitali dei minatori. Prima del salvataggio è stata adottata una dieta liquida per evitare la nausea e ridurre i problemi con la pressione sanguigna. Durante la risalita ogni minatore indossa calze e un corpetto speciali per assicurare la regolare circolazione del sangue all'interno della capsula.

Appena uscito dall'esterno, una volta abbracciati i familiari, è previsto che i minatori vengano esaminati in un ospedale da campo allestito sul posto. Successivamente, verranno portati in elicottero all'ospedale della vicina città di Copiapo. Qui vi rimarranno almeno 48 ore, durante le quali potranno incontrare liberamente i familiari. In caso di cattive condizioni del tempo il trasporto in ospedale avverrà via terra e in questo caso verranno bloccate al traffico tutte le strade per permettere un trasferimento più rapido possibile. Almeno 1600 giornalisti di tutto il mondo si sono radunati a campo Esperanza, l'accampamento dove i i familiari dei minatori attendono di rivedere i loro cari.

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Storia di grande umanità vissuta dai cileni con grandissima partecipazione e orgoglio fraterno

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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