00 31/10/2011 18:13
La Palestina ammessa nell'Unesco

Il Mar Morto è uno dei siti scelti dall'autorità palestiense
in lizza per diventare patrimonio dell'umanità



La Palestina è stata ammessa come membro a pieno diritto dell'Unesco: e l'evento ha un'importanza particolare per i palestinesi che dunque mettono a segno un primo successo nel loro processo di adesione alle Nazioni Unite.
Ma la decisione Onu rischia di creare una spaccatura con gli Usa che avevano minacciato di tagliare i fondi all'Unesco in caso di voto positivo.


Regge, intanto, la tregua mediata dall'Egitto a Gaza, dopo cinque giorni di violenze ta Israele e i miliziani palestinesi (violenze che, in appena 36 ore, hanno fatto 12 vittime tra i palestinesi e una tra i civili israeliani). Dalla mezzanotte di domenica, il confine la striscia di Gaza e Israele è relativamente tranquillo dopo l'ultimo raid israeliano andato a segno e che ha fatto due vittime tra i miliziani palestinesi.

La tregua sembra reggere, ma oggi lo scontro è tutto diplomatico e si consuma a Parigi, sullo sfondo dell'Assemblea generale dell'Unesco. Sulla richiesta di adesione dell'Anp all'Unesco hanno votato contro Stati Uniti, Germania e Canada. L'Italia e il Regno Unito si sono astenuti, mentre la Francia, la Cina, l'India hanno votato a favore, insieme alla quasi totalità dei Paesi arabi, africani e latino-americani. Complessivamente, i voti a favore sono stati 107, mentre 14 Paesi hanno votato contro l'ammissione e 52 si sono astenuti.

L'Unesco è la prima agenzia Onu ad aver messo in agenda la questione dello status palestinese, dopo la richiesta avanzata da Abu Mazen, il 23 settembre, all'Onu. Due leggi approvate negli anni '90 dagli Usa, da sempre alleato fedele di Israele, vietano espressamente il finanziamento di qualsiasi organizzazioni Onu che accetti la Palestina come membro a pieno titolo. Il che significa che adesso l'Unesco rischia di perdere i 70 milioni di dollari del suo bilancio annuale (il 22 per cento).

«Non c'è alcuna speranza che il Congresso, controllato dai repubblicani, emendi la legislazione», aveva detto in mattinata, prima ancora del voto, una fonte Unesco. Del resto, la portavoce del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, aveva chiarito molto bene la posizione Usa la scorsa settimana: «Esistono linee rosse molto chiare nella legislazione e, se sono sorpassate nell'Unesco, tale legislazione viene attivata». E stamane, il sottosegretario Usa per l'Educazione, Martha Kanter, proprio a Parigi aveva parlato di un voto «controproducente e prematuro».

Gli Usa sono rientrati nell'Unesco solo nel 2003, dopo anni di boicottaggio nei confronti di quella che il Dipartimento di Stato definiva «la crescente disparità tra la politica estera Usa e gli obiettivi dell'Unesco»; ma nonostante il ventennio di boicottaggio, il presidente Barack Obama ha sempre considerato l'Unesco un'organizzazione di interesse strategico e un utile strumento multilaterale per propagare i valori occidentali.

Dura anche la reazione di Israele, secondo cui l'ammissione della Palestina come membro dell'Unesco danneggerà le prospettive di ripresa del processo di pace. «Si tratta di una mossa unilaterale palestinese che, pur non portando alcun cambiamento sul terreno, allontana la
possibilità di un accordo di pace», ha affermato il ministero degli Esteri israeliano in un comunicato. «Questa decisione non trasforma l'Autorità Nazionale Palestinese in uno Stato ma pone ostacoli sulla via del ripristino dei negoziati».
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola