00 10/12/2011 15:13
L’attesa è finita. Inizia domani, con il concerto al Palaolimpico di Torino (domenica 11 saranno al Forum di Milano) la due giorni italiana dei Red Hot Chili Peppers: 70 milioni di album venduti, concerti sold out in tutto il mondo e una formula sonora che non ha eguali nella storia della musica moderna.
«Sarà uno spettacolo greatest hits, con tutti i nostri classici del passato e alcuni pezzi del nuovo disco» assicura Flea. I quattro californiani sono rock, punk e funky, sono l’energia del rock e il ritmo della black music. Motore pulsante della band è un uomo di 48 anni, Michael Peter Blazary, in arte Flea, nato a Melbourne, e trasferitosi in America all’età di 5 anni. Suona il basso come pochi altri e sul palco si dimena selvaggiamente a torso nudo come se la musica si fosse impossessata di lui. Lo incontriamo in un grande albergo del centro di Milano.
Buongiorno Flea, allora com’ è stato arrampicarsi su un tetto di Los Angeles per girare il videoclip di The adventures of rain dance Maggie (il primo singolo dal nuovo album, I’m with you)?
«Meraviglioso, ce la siamo spassata: eravamo in cima a un edifico di Venice Beach. I fan sono arrivati alla spicciolata all’ultimo istante. Li avevamo avvertiti via Twitter. Riprese del video a parte, abbiamo suonato un po’ di canzoni del nostro repertorio per un paio d’ore. Quella del tetto è un’idea che viene da lontano, dallo storico show dei Beatles su un tetto di Londra. Non era un concerto convenzionale, solo quattro “matti” con un po’ di amplificatori in cima a una casa».
Questa volta, le canzoni del disco sono nate mentre eravate in studio di registrazione. Un approccio diverso dal solito: com’è stato comporre direttamente in sala d’incisione?
«Efficace. Ovvio, all’inizio sembra che tutti sia un caos totale, poi il mare di idee e spunti nati quasi per caso confluiscono nelle canzoni che prendono forma minuto dopo minuto. Devo poi dire che questo modo di comporre ha aiutato il nostro nuovo chitarrista, Josh Klinghoffer, il sostituto di John Frusciante; ndr) a inserirsi immediatamente nello spirito della band».
Si dice che lei e Josh siate partiti per un lungo viaggio-avventura in Etiopia.
«Vero. Ma non è stata una vacanza tradizionale. Una volta lì abbiamo scoperto una scena musicale affascinante di cui ignoravamo l’esistenza. In Etiopia la musica è ovunque 24 ore al giorno: abbiamo suonato con tantissimi musicisti locali, gente dal talento impressionante che da quelle parti è però “condannata” a suonare per strada. Così, ci siamo uniti a molti di loro, abbiamo suonato in mezzo alle piazze, nei bar, sul marciapiede. La considero un’esperienza di grande arricchimento sia umano sia professionale: Ovviamente non eravamo in grado di comunicare con nessuno attraverso le parole: ma per chi ha la fortuna di suonare uno strumento c’è un linguaggio universale che permette di superare le barriere. Le note del blues sono quelle e valgono in tutto il mondo. Basta uno sguardo».

Una delle unioni musicali più bizzarre degli ultimi tempi è quella tra lei e Thom Yorke, il leader degli inglesi Radiohead. Che cosa ci fa un rockettaro adrenalinico, californiano d’adozione come lei, come con un cantante sofisticato e chic che viene da Oxford?
«Facciamo pop music. Certo ascoltando un disco dei Red Hot e uno dei Radiohead può sembrare che veniamo da pianeti diversi, ma vale lo stesso discorso che ho fatto per l’Etiopia. La musica è un linguaggio universale che rimuove le barriere geografiche. Thom è un musicista eccezionale, di grande talento e creatività. Suonare con lui è stato un piacere enorme: presto lo rifaremo».
Flea, come si trova nel music business di oggi? Le vendite milionarie di dischi come il vostro Californication del 1999 (17 milioni di copie) sembrano archeologia…
«Ne sono consapevole: Quando ho iniziato io, il sogno di ogni esordiente era trovare un mercato contratto discografico, incidere dei dischi. Oggi è tutto cambiato, la musica passa per mille canali, c’è la rete a portata di tutti. Se un esordiente vuole farsi sentire oggi ha Youtube, Facebook e molto altro online. Il cd non è più l’unico mezzo di diffusione della musica. Questa è la vera rivoluzione. Noi siamo nella fortunata condizione di fare dischi alla vecchia maniera, ma se iniziassimo oggi, forse sceglieremmo strade meno convenzionali».
Flea, sia sincero, dopo decenni di carriera al massimo livello che cosa è che la spinge a continuare a fare dischi e ad andare in tour? Immagino non sia una questione di denaro…
«No, certo che no. Ho guadagnato abbastanza per potermi permettere di non fare più nulla da qui all’ultimo dei miei giorni. Le mie finanze non soffrirebbero anche se passassi le mie giornate in spiaggia a mangiare tacos e burritos. o, nel migliore deicasi a fare surf. Ma la mia linfa vitale è la musica. Io suono tutti i giorni anche a casa da solo per il puro piacere di farlo. Vivo così da 33 anni, da quando io e Anthony Kiedis (il cantante del gruppo; ndr), dopo una nuotata, ci siamo detti: “E se provassimo a mettere insieme una band?”. L’abbiamo fatto, ci è piaciuto molto e adesso non abbiamo nessuna voglia di smettere. Da ragazzino mi sarebbe bastato anche fare un solo concerto, ma poi le cose sono andate diversamente. E adesso non mi ferma più nessuno. E sa perché? Perché la musica mi ha regalato una vita meravigliosa».
La scaletta del concerto dei Red Hot Chili Peppers
1. Monarchy of Roses
2. Can’t Stop
3. Scar Tissue
4. Dani California
5. Ethiopia
6. Throw Away Your Television
7. If You Have To Ask
8. The Adventures of Rain Dance Maggie
9. Me & My Friends
10. Blood Sugar Sex Magik
11. Look Around
12. Under the Bridge
13. Higher Ground 
(Stevie Wonder cover)
14. Californication
15. By the Way
16. BIS:
17. Chad & Mauro Jam
18. Sir Psycho Sexy
19. They’re Red Hot
20. Soul to Squeeze
21. Give It Away
22. Final Jam
Fonte: blog.panorama.it