00 28/12/2021 16:02
Era una delle promesse più luminose del calcio italiano, il pallone gli ha dato meno di quanto si pensasse. Ora Paolo Baldieri vende gelati.

"Vola, sotto la curva segna, la rete gonfia ancora, la curva s'innamora, Paolo Baldieri"

Eh sì, Paolo Baldieri appartiene alla categoria dei giocatori cui è stato dedicato un coro personale, il che fa già capire che ci troviamo di fronte a qualcuno che nel calcio ha lasciato una traccia. Sarebbe potuto essere un solco profondo, ma è mancato qualcosa, così riassunto dal diretto interessato.

"Mi sono mancate due caratteristiche fondamentali - ha spiegato ad 'Altrocalcio.com' - il carattere e la cattiveria. Queste lacune caratteriali non mi hanno permesso di sfruttare a pieno il mio notevole potenziale. Non avevo grande fiducia nelle mie capacità e spesso mi sottovalutavo. Il problema è che io giocavo fondamentalmente per divertirmi e alla fine posso dire di essermi divertito. Sono riuscito a dare il meglio di me in provincia dove non c'erano troppe pressioni. Comunque non ho grandi rimpianti anche perché il calcio per me non è mai stata una priorità assoluta. Nella mia vita oltre alla carriera da calciatore ho sempre dato molto spazio alla famiglia e alle mie passioni".

Nato romano e romanista il 2 febbraio 1965, Baldieri è stato un attaccante esterno veloce e tecnico, dal dribbling facile. Cresce nella Romulea, poi a 16 anni fa un provino con la Roma, che lo prende grazie alla lungimiranza del 'Barone' Nils Liedholm, allora tecnico dei giallorossi. È organizzata allo scopo una partitella tra due selezioni di squadre locali, ma c'è un problema...

"Solo io venivo dalla Romulea, non conoscevo gli altri e non mi arrivava un pallone - ha raccontato Baldieri al 'Corriere dello Sport' - Riusciì a toccare la palla solo tre volte, ma questo bastò al Barone, che mi convocò per il giorno dopo, tra le riserve. Giocai bene e feci subito goal. I giornali scrissero di quella partita, ma non vi trovai il mio nome, la Roma mi aveva ribattezzato per evitare di far aumentare la mia valutazione economica...".

È il 1981, l'attaccante gioca in Primavera con Giannini e Desideri, l'anno dopo viene aggregato alla prima squadra che a fine anno vincerà lo Scudetto. Non gioca neanche un minuto, andando in panchina per la prima volta alla terz'ultima giornata, mentre invece esordisce in Coppa Italia con un goal contro l'Avellino. La prima presenza in Serie A con la maglia della Roma è rimandata all'anno successivo, contro il Catania.

"La ricordo bene quella partita, non segnai, ma saltai ripetutamente un grande avversario, che mi urlò 'A ragazzì, ma perché non te ne vai a giocà sull'altra fascia...?'. Era Claudio Ranieri. Quello sfogo mi riempì d'orgoglio. Fu in quella stagione, 1983/84, che capii di essere davvero un calciatore".

Con spiccioli di presenze in Serie A, ma stella a livello Primavera con un Viareggio e un campionato vinti, il 19enne Baldieri è una delle promesse più luminose del calcio italiano. La Roma lo manda allora a farsi le ossa in Serie B col Pisa, dove è subito titolarissimo e protagonista della promozione dei toscani nella massima serie. Dopo un'altra stagione in nerazzurro, il club giallorosso lo riporta a casa nel 1986 per puntarci con decisione sotto la gestione Eriksson, al culmine di un biennio in cui ha dato il meglio di sè anche con la maglia della Nazionale Under 21 di Azeglio Vicini.

Baldieri con gli azzurrini segna 9 goal in 14 partite, giocando da protagonista nella scintillante squadra che con Giannini, Mancini e Vialli perde la finale degli Europei U21 contro la Spagna. Ben diversa, nonostante queste premesse, è la storia con la maglia della Nazionale maggiore: una sola convocazione con Bearzot, nel 1985, senza peraltro mettere piede in campo. Quella Under 21 di Vicini costituirà l'ossatura della squadra dei Mondiali di Italia '90, ma Baldieri non ci sarà, fermatosi di fatto a quel 1986, ai 21 anni di quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Il ritorno alla Roma non è il trampolino di lancio che tutti speravano e a fine anno i giallorossi lo mandano ad Empoli, sperando che il giocatore si ritrovi, e poi ad Avellino, dove i tifosi gli dedicano il coro personale sulle notte de 'La notte vola' di Lorella Cuccarini.

Perchè Baldieri segna poco - a fine carriera saranno 44 goal in 292 presenze nei campionati di Serie A e B - ma quel suo modo di giocare estroso lo fa apprezzare dai tifosi. Dopo l'ultimo ritorno alla Roma nel 1989/90, l'attaccante lascia definitivamente la Lupa (42 presenze e 4 goal il bilancio complessivo), fa un anno a Pescara e poi va al Lecce, dove gioca 4 anni contribuendo alla promozione in A dei salentini.

Paolo Baldieri Lecce
Dopo una mezza stagione a Perugia, chiude col Savoia in Serie C1 e infine col Civitavecchia in D, ritirandosi nel 1997 ad appena 32 anni. Tornerà nel mondo del calcio nel 2005, nei quadri federali come viceallenatore dell'Italia Under 16, ma sarà una breve parentesi di pochi mesi. La sua vita infatti ha preso un'altra direzione, molto lontana dal prato verde, come racconta a 'Sportweek': "Il giorno in cui ho lasciato Lecce mi ero ripromesso che non sarei tornato più, ma dopo dieci giorni ero già in vacanza in Salento. Era un arrivederci". Ed infatti ci torna a vivere con moglie e 3 figli, e nel 2013 apre una gelateria, suo attuale lavoro.

"Continuo a creare, il gelato mi ha cambiato la vita. Cerco sempre la perfezione. Ho provato a entrare nel ramo costruzioni, ma ho mollato. Colpa della crisi. Allora mi sono detto,perché non provare a fare il gelato? Vivo in una terra che ha prodotti unici, cerco sempre di riprodurli nei gelati con gusti particolari. È partita come una sfida, ho vinto io".

Non solo gelati, c'è anche altro che riempie le giornate di Baldieri: la pesca, dapprima passione personale, poi anche pescaturismo: "L'unico problema è la sveglia alle 4 del mattino. Ora è un secondo lavoro, organizzo uscite e porto le persone a pescare. Uno spettacolo". Un amore, quello per la pesca, che fa da sfondo ad un episodio drammatico della sua vita. Nel 2016 Baldieri sta facendo una battuta di pesca con amici, quando ha un doppio infarto, da lui stesso raccontato su Facebook.

"Sto molto meglio... diciamo bene. Ho avuto un infarto di due arterie... una risolta con lo stealth cardiaco, l'altra verrà trattata allo stesso modo. Mi è andata bene...! Ora posso raccontare che non è stata una giornata di pesca storta... no. È stata la giornata dell'incastro perfetto... dove ogni cosa ha fatto sì che ognuno ha portato qualcosa per salvarmi la vita. E lì dove il cuore ha già tradito mia nonna, mio zio, mio Padre... io la faccio franca e rinvio l'appuntamento ancora una volta".


Se questa è stata la sliding door della vita di Baldieri, anche la sua carriera ne ha avuta una a 29 anni, quando il grande calcio sembrava ormai un ricordo lontano e invece...

"Nel 1994 partecipai a una tournée in Messico col Milan di Capello. Se l'avessi incontrato da giovane avrei avuto un'altra carriera, invece avevo quasi 30 anni. Segnai 7 goal in 9 amichevoli, ma i rossoneri, per acquistarmi, avrebbero dovuto cedere Marco Simone. Impossibile, era il cocco di Berlusconi...".

Alla fine resta la serenità di un uomo appagato, messa in calce ad un'intervista a 'Orticalab'.

"Dico sempre di aver vissuto due vite, una da calciatore in cui facevo il lavoro più bello del mondo, ero conosciuto e sempre attorniato da persone, un'altra da persona normale che lavora, si alza al mattino e pensa alla famiglia. Ho lasciato la vita in cui vivevo di fama ma sono felice. Felice di tutto quello che ho fatto, senza alcun rimpianto".




Praticamente ha fatto come Riccò 😀
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"In my 23 years working in England there is not a person I would put an inch above Bobby Robson."
Sir Alex Ferguson.