00 03/03/2011 13:54
Giustizia nel caos: confusi i reperti
di Cogne e Alberica Filo della Torre


I carabinieri del Racis hanno trovato un capello del piccolo Samuele nelle scatole dell'inchiesta sulla contessa.

C’è un filo sottile che unisce la morte del piccolo Samuele Lorenzi e quella della contessa Alberica Filo della Torre. Un capello. Non è un modo di dire, ma è l’elemento che lega i due casi giudiziari. Sì, perché il capello del bimbo, ucciso da Annamaria Franzoni, si trovava tra i reperti dell’inchiesta sull’omicidio della nobildonna.

A scoprirlo sono stati i carabinieri del Racis, che stanno svolgendo esami scientifici per tentare di risalire al responsabile del delitto della contessa. Esaminando uno degli elementi contenuti nei sei scatoloni di reperti, si sono trovati davanti a un risultato sconcertante: quel capello non era della donna o dell'ipotetico assassino, ma del bambino di tre anni ammazzato dalla madre nel letto di casa a Cogne. Come è possibile? A commettere l'errore potrebbero essere stati i consulenti della procura di Roma, che sono stati incaricati di svolgere accertamenti tecnici in entrambi i casi giudiziari. E dunque potrebbero aver mischiato i reperti, inserendoli in una scatola sbagliata. Insomma, i carabinieri, una volta insertiti i dati genetici del capello nella banca dati si sono trovati di fronte al sorprendente risultato. Che comunque, secondo quanto affermato anche dall'avvocato Giuseppe Marazzita, che assiste il marito della contessa Pietro Mattei, nell'inchiesta non cambia nulla. Anzi. «Un episodio che non fa altro che confermare i nostri dubbi sul lavoro di quei consulenti, accertamenti che abbiamo sempre contestato», ha dichiarato il penalista. Fatto sta che tra lo zoccolo usato per uccidere la nobildonna, il Rolex, le lenzuola che le hanno messo sul volto al momento dell'omicidio e la vestaglia che indossava la mattina del 10 luglio 1991, c'era il capello di Samuele. Ieri sera la trasmissione televisiva «Chi l'ha visto» ha dedicato una puntata a questa scoperta, per cercare di ricostruire, anche insieme a Marazzita, come possa essere accaduto un caso del genere, ripercorrendo le varie fasi dell'inchiesta della procura. Intanto il lavoro dei carabinieri non si è fermato.

I militari stanno infatti continuando a esaminare i reperti, a caccia di una traccia biologica che possa essere confrontata con quello dei due indagati: il filippino Winston Manuel e l'ex vicino di casa Roberto Iacono. Lo straniero nel corso degli anni ha sempre fornito il dna, a differenza invece dell'altro indagato. Le attuali tecniche scientifiche consentirebbero agli investigatori di ricavare il dna del responsabile della morte di Alberica Filo della Torre per poi confrontarlo con il codice genetico degli indagati. Se questi esami daranno esito negativo, entrambi saranno definitivamente scagionati dalle accuse. La contessa venne trovata senza vita da una delle domestiche nella sua camera da letto mentre nella villa i familiari stavano preparando una festa a bordo piscina. Ma nessuno si accorse di nulla. La donna venne stordita con alcuni colpi di zoccolo, poi strangolata e infine il killer gli mise sulla faccia un lenzuolo. Proprio quello che è ora all'esame dei carabinieri.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola