00 07/06/2010 14:15
Bhopal, otto condanne a 25 anni dalla strage

Si tratta di dipendenti o ex dipendenti della compagnia americana Union Carbide, giudicati colpevoli in relazione alla fuga di gas tossico del dicembre del 1984. Da quel momento si calcola che siano morte oltre 20 mila persone; e circa 500 mila hanno subìto patologie di diversa entità in seguito all'inquinamento di aria, terra e acqua

NEW DELHI - Colpevoli. Un verdetto che i parenti delle vittime aspettavano da 25 anni, da quando cioè una fuga di 40 tonnellate di pesticida, l'isocianato di metile, prodotto dalla multinazionale chimica americana Union Carbide India, provocò la morte di migliaia di persone a Bhopal, nell'India centrale. La Corte indiana investita del caso ha giudicato responsabili di omicido colposo otto persone, compreso l'allora presidente dell'unità indiana della compagnia, Keshub Mahindra. La pena verrà comminata nei prossimi giorni, ma per il capo d'imputazione riconosciuto la sanzione massima non supera i due anni di reclusione. I vertici dell'azienda erano stati accusati d'omicidio nel 1987 ma, fra le proteste dei sopravvissuti, la Corte suprema indiana nel 1996 aveva ridotto i capi d'imputazione a "morte per negligenza".
L'americano Warren Anderson, che all'epoca della tragedia era presidente della Union Carbide Corporation, non è menzionato nella sentenza perché latitante. Arrestato nel 1984 e rilasciato dietro cauzione da un tribunale dello Stato del Madhya Pradesh, Anderson, 81 anni, è considerato il responsabile principale del disastro, ma essendo in stato di latitanza non ha potuto essere processato. Il 31 luglio 2009 la magistratura indiana ha formato un mandato di arresto nei suoi confronti, mandato che però fino ad oggi non è stato eseguito.
All'alba del 3 dicembre del 1984, un contenitore della fabbrica di pesticidi si trasformò, per una reazione chimica, in uno strumento di morte: 40 tonnellate di "fumo bianco" fuoriuscirono dalla fabbrica con effetti devstanti. Almeno 8.000 persone morirono nei successivi tre giorni della tragedia, ma si calcola che fino a oggi le vittime siano state 20 mila e che oltre 500 mila persone abbiano subìto patologie di diversa entità per le conseguenze dell'inquinamento di terra, aria e acqua.
La società americana Dow Chemical, che ha rilevato la Union Carbide nel 1999, da sempre sostiene di aver pagato il proprio debito in seguito all'accordo, stipulato nel 1989 con il governo indiano, per un versamento di 470 milioni di dollari di indennizzo. In un comunicato, diffuso in occasione del 25esimo anniversario della tragedia, lo scorso dicembre, la società ha ribadito che l'accordo ha risolto tutte le rivendicazioni "presenti e future" contro il gruppo, sottolineando che quest'ultimo "ha fatto tutto quel che era in suo potere per aiutare le vittime e i loro familiari, e che spetta al governo indiano fornire acqua potabile e cure sanitarie alla popolazione.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola