Mora e il Bari, giù la maschera:
«Barton non poteva comprare»
L’ammissione dell’advisor: «L’operazione in tutto
costava 50 milioni. Tim non aveva soldi a sufficienza»
Tim Barton con Alessio Mora
BARI — A volte ci vuole coraggio anche per ammettere i propri errori. Alessio Mora, il manager che aveva condotto la trattativa per l’acquisto del Bari per conto di Tim Barton, è forse il soggetto uscito peggio dal naufragio dell’affare. La città del pallone non gli ha perdonato proclami e promesse disattese. Dopo un lungo silenzio, l’advisor biellese decide di fare chiarezza. Recitando anche il mea culpa.
Alessio Mora, che cosa è successo lo scorso primo ottobre?
«Che la famiglia Matarrese ha dichiarato l’interruzione della trattativa per la cessione della società a Tim Barton. Non poteva esserci un esito diverso. Perché nell’incontro del 28 settembre a Milano i Matarrese hanno giustamente preteso l’adempimento di un contratto preliminare. Ma Barton voleva più tempo per analizzare una serie di aspetti che forse avrebbe dovuto considerare prima».
Lo stop è stato dovuto alla difficoltà nel reperire la somma?
«Il problema non era nel consegnare il milione di euro. Ma nel fatto che l’operazione Bari fosse molto più onerosa di quanto Barton avesse preventivato. Ammetto che Tim abbia commesso un grave errore di valutazione. Perché l’affare non si fermava soltanto ai 25 milioni per l’acquisto della società. In più, infatti, ci sarebbero stati i costi di gestione, nonché un’altra serie di adempimenti che avrebbero portato l’operazione ad oltre 50 milioni di euro. Ecco perché lui voleva vedere ogni voce della due diligence nei dettagli e quanto più aggiornata possibile. Tuttavia, erano stati pattuiti dei termini. Ed entro quelle date Tim non aveva la forza finanziaria per concludere l’acquisto».
Ciò significa che i dubbi sulla portata economica di Barton erano fondati?
«No, affatto. Tim è un imprenditore di successo. Ma qui parliamo di un’operazione onerosa per chiunque».
I soggetti che avevate interpellato, dagli arabi al presidente della Hyundai Corporate fino al Banco di Santander, sarebbero stati coinvolti anche nell’acquisto del Bari?
«Il calcio era un’idea che Barton avrebbe voluto attuare da solo per poi utilizzarla da volano pubblicitario per il progetto sull’energia. Lui cercava investitori per il fotovoltaico, ma, dati i tempi stretti, forse ha tentato di trovare finanziatori anche per il Bari. Ricevendo risposte attendistiche».
Come si sono conclusi i rapporti con i Matarrese?
«Ci siamo lasciati in un clima cordiale. La famiglia Matarrese è stata di parola: ha presentato conti in ordine e si è anche mostrata disponibile ad un’eventuale riduzione del prezzo. Peraltro, avrebbero avuto le carte in regola per impugnare il preliminare e pretendere un risarcimento da Barton. Non lo hanno fatto perché sono persone perbene».
E’ vero che lei è stato sfiduciato da Barton?
«No. Sto continuando a lavorare per lui. Raccolgo materiale per illustrargli nel dettaglio l’eventuale costo dell’operazione. Nel comunicato lui aveva soltanto indicato in sé e nei suoi legali le persone cui rivolgersi per gli atti conclusivi. Come è normale che sia».
Ciò significa che tornerete alla carica per il Bari?
«Vogliamo credere a questo sogno. Ma non è facile. Se dovessimo ricontattare i Matarrese sarà soltanto con un’offerta irrinunciabile e definitiva. E, in tutta onestà, oggi siamo molto lontani dall’obiettivo».
Non pensate che dopo quanto accaduto la città possa esservi ostile?
«Capisco la delusione della gente. Perciò non rispondo a tutti gli insulti che ho ricevuto. Si è addirittura detto che pagavamo i giornalisti o che alcuni di loro ci venissero a prendere all’aeroporto. Tutto falso. Così come non è vero che ho collezionato fallimenti in serie: è accaduto solo una volta a causa di una dipendente che non ho mai assunto. Questa storia mi ha fatto solo pubblicità negativa, ma io non volevo prendere in giro nessuno».
Avete accantonato anche il progetto sull’energia?
«No. C’è una società costituenda sul fotovoltaico. In tal senso, Bari resta un terreno fertile. Ma ci presenteremmo solo se potessimo anche acquistare la squadra. Le istituzioni baresi sono venute meno alle promesse sull’energia? Le leggi ed i piani in atto possono far venire meno certe disponibilità. Ma non è certo questo che ci ha frenato. Chissà, forse un giorno riusciremo a mettere in atto ciò che avevamo programmato. Nel frattempo, auguro al Bari le migliori fortune».
Davide Lattanzi
questo mora ricorda maccarone