00 17/06/2019 15:22
Il 212 a.C., era l'anno in cui Cartagine vinceva su tutti i fronti, bellici e diplomatici: Annibale aveva conquistato quasi tutto il meridione italiano tranne Reggio e il porto di Taranto, gli unici porti adatti a ricevere rinforzi consistenti. Cartagine era intervenuta direttamente in Sicilia contro Siracusa. Asdrubale era tornato in Iberia con rinforzi.
In questo contesto Massinissa venne inviato dal padre in Iberia assieme alle truppe cartaginesi dei Barcidi al seguito di Amilcare.

In Spagna Massinissa portò avanti la sua preparazione bellica di principe numida. L'anno successivo, alla guida della sua cavalleria prese parte alle battaglie condotte contro le legioni di Gneo e Publio Cornelio Scipione, rispettivamente zio e padre dell'Africano. Nella battaglia di Castulo e nella battaglia di Ilorci morirono rispettivamente Publio e Gneo. Per Cartagine sono gli ultimi sprazzi di grandezza.

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Segue una vicenda di successione al Trono di Cartagine, in cui Massinissa ha la peggio e viene esiliato.

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Massinissa che ben presto dovette prendere la fuga inseguito dal re rivale e vivere da esule, costantemente in movimento nelle terre del Nordafrica. In ogni modo, con raro intuito politico e approfittando della defezione di Siface, Massinissa accettò le proposte diplomatiche che nel frattempo gli erano state offerte da Publio Cornelio Scipione invertendo, a sua volta, la sua alleanza da Cartagine a Roma.

La cavalleria numidica era sempre stata uno dei fattori, se non il fattore principale, delle vittorie cartaginesi. Con lo spostamento di quest'arma dal campo cartaginese al campo romano, Massinissa fornì un indubbio vantaggio bellico alle non imponenti forze, raccolte senza l'aiuto del Senato da Scipione nella sua avventura africana e si rivelò decisivo nella battaglia dei Campi Magni e successivamente nella battaglia di Zama.


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è molto probabile che Scipione l'Africano non abbia ragionato come voi, già. Mi sa proprio di no...........