00 21/04/2016 09:51
E un altro bel VAFFANCULO.
Questo era un articolo di Enrico Sisti:

«Totti si allena ma Spalletti, i suoi 15 Totti immaginari, sa che nelle gambe non hanno forse nemmeno dieci minuti di calcio vero. «Se fosse per i piedi io a Francesco farei un contratto per altri cinque anni. I piedi restano a vita. È il resto che...». «È quando la palla ce l’hanno gli altri che...». «È quando Di Natale passa mezzora fermo in campo che...». Sono purtroppo quei puntini di sospensione a fare la differenza tra un grande calciatore e un grande calciatore di 38 e/o 40 anni. Tre puntini non da ridere: la tenuta muscolo-scheletrica, la disponibilità al sacrificio e le capacità organiche. È rimasto qualcosa? Il calcio senza correre non esiste o se esiste si chiama playstation. Finire in quella credenza chiamata panchina o finire fuori rosa per «part-time» non sono soluzioni degne. Ma Totti e Di Natale le hanno provocate ostinandosi. A volte basterebbe guardarsi allo specchio. Per giocare bene ci vuole l’atleta, per smettere bene ci vuole l’uomo. Quando gli infortuni aumentano e aumentano i tempi di recupero, quando salti un allenamento, due, tre, quando i ritmi cambiano e l’elasticità scompare, quando il dribbling diventa più complicato (Totti) e la brillantezza dello scatto svanisce (Di Natale), vuol dire che è ora. C’è bisogno dell’uomo. L’atleta ha fatto tanto. Anzi ha detto tutto.»