pensiero del giorno....

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faberhood
00mercoledì 7 aprile 2010 10:12
l'arte di scrivere
Cal sta quasi per staccare. Non ne può più di ascoltare i clienti, eppure sta sempre lì, a servirgli whisky e caffè.
Georges per esempio, un tipo distinto che viene sempre accompagnato da una rossa col naso aquilino, non ha nessuna percezione del tempo che passa, gli interessa solo parlare di se stesso e fumare sigarette: “Che cosa taglio per non essere 'troppo letterario'? Gli aggettivi, gli avverbi e tutte le parole ad effetto. Tutte le frasi che stanno lì solo per il gusto della frase. Proprio così: se c’è una bella frase, la taglio. Ogni volta che ne trovo una in uno dei miei romanzi, è da tagliare.” Flan, la rossa arcigna che stanotte indossa un vestito rosso, gli stuzzica la mano nella quale tiene la sigaretta e si liscia imperiosamente le unghie smaltate.
Di fronte a loro c'è Ernest che come al solito è seduto al bancone solo come un cane, fa un cenno a Cal per mostrargli il bicchiere vuoto, poi fissa la rossa e sistemandosi il cappello sentenzia catarroso: “Tutti gli errori e le stranezze li chiamano stile.”
Flan, senza distogliere lo sguardo dalle sue unghie cinguetta: “So benissimo che tra le persone apparentemente interessate a scrivere, ben poche sono interessate a scriver bene. A loro interessa pubblicare qualcosa, e se possibile fare un 'colpaccio'. Essere uno scrittore, non scrivere.”

Dopo un'altra ora di whisky, caffè e cazzate, gli ultimi tre clienti se ne vanno. Cal si toglie la divisa e finalmente può chiudere il locale. Mentre aspetta il tram, che se è abbastanza veloce gli consentirà di infilarsi nel letto di sua moglie senza svegliarla, Cal sente il bisogno di dire la sua. Si fissa i piedi che costeggiano una pozzanghera e sospira: “L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”
E_Dantes
00giovedì 8 aprile 2010 14:00
Erano da poco passate le nove di sera, sentii un gran colpo sopra la testa e i vetri tremarono. Camerieri e clienti uscirono in fretta pur senza panico. Seduta al tavolino rimase imperturbabile la Contessa, che durante l'intera scossa, che durò il minuto più interminabile della mia vita, continuò a chiedermi: "Cos'è questo rumore?" ed io "Il terremoto Contessa". Lei continuava tranquilla a sorseggiare il Martini ghiacciato. Le olive sul tavolino ballavano il tip-tap e le patatine si sbriciolavano da sole, le bottiglie dagli scaffali cadevano una dopo l'altra come in un domino, i quadri ondeggiavano come il pendolo dell'orologio. La Contessa intanto finì il suo Martini, e continuando a lamentarsi come se fosse colpa mia, ne ordinò "one more". Quando ancora ondeggiando come sul ponte del Titanic (taitanich) glielo porsi, Lei mi guardò e mi disse "Non ti preoccupare caro, è passato, era solo un terremoto", "Sì Contessa, è passato, in fondo è stata solo una scossa di un minuto". Pian piano i clienti rientrarono, inglesi e francesi riprendevano posto ai tavoli. Qualcuno si lamentò con me perchè nel mentre il Martini si era riscaldato. Me ne scusai e mi misi subito a rifarli.....

faberhood
00venerdì 9 aprile 2010 09:50
Re:
I giorni perduti
Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst
Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa
sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e
caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo
inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all'estrema
periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.
Kazira scese dall'auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la
cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaricò nel botro; che era
ingombro di migliaia di altre casse uguali.
Si avvicinò all'uomo e gli chiese: << Ti ho visto portar fuori quell
a cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste
casse? >>.
Quello lo guardò e sorrise: << Ne ho ancora sul camion, da buttare.
Non sai? Sono i giorni >>.
<< Che giorni? >>
<< I giorni tuoi. >>
<< I miei giorni? >>
<< I tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi,
vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi.
E adesso…>>
Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la
scarpata e ne aprì uno.
C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella la sua
fidanzata che se n'andava per sempre. E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fra
tello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per
affari.
Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk
il fedele mastino che lo attendeva da due anni, ridotto pelle e
ossa. E lui non si sognava di tornare.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco.
Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un
giustiziere.
<< Signore! >> gridò Kazirra. << Mi ascolti. Lasci che mi porti via
almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono
ricco. Le darò tutto quello che vuole. >>
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un
punto irrangiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell'aria, e all'istante
scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l'ombra della notte scendeva.

Dino Buzzati




giove(R)
00venerdì 9 aprile 2010 10:35
"Quella notte Frenz fu il cantante dei Flora Batterica e secernette al bar. A 'n certo punto se vede uno che facev' 'a assolo cor basso che lui c'ava 'o sgaratore da cucina quello ca 'a punta, e si feve un movimento nei confronti d'a 'a vecchia che ignara stava seduta ignara vicin' a lui e quell' artro vicin' a 'a vecchia. Lei le rivolse a lui uno sguardo emifluo, sapaneo, vagamente laziale. Fu un tutt' uno d'azione e a tutt'oggi 'a vecchia non c'era più fatto salva 'a pozza de globuli bianchi vecchi de sangue vecchio che secernevano sul bancone der bar. -Aaaaaaaah!- gridò la vecchia, ma era già morta prima. Veniamo così a sapere che il barista era il fijo perchè si presse le mani bariste su'e tempie : -Aaaaaaaah! Perchè l'hai fatto??- si udì di scricchiolamento e ir cranio cedette su'e fasce laterali. Er cervello volò dala bocca com' un canarino da'a gabbia... che na vorta 'a 'vemo liberato io e er carota perchè poveraccio ce faceva pena... tanto 'a 'vevamo già ammazzato a fionnate. A 'n certo punto se vede uno grosso che raccoje er cervello, 'o piazza n'a macchina der caffè: " Fammelo forte - disse Frenz - che domani c'è er derby. "
gianpaolo77
00venerdì 9 aprile 2010 11:28
"Un bel giorno me ne andai a Genova, perchè avevo optato per il mare
e là mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana,
feci due volte il giro del mondo, non riuscii mai a capire che cazzo trasportasse quella nave, ma forse un giorno lo capii..
droga!"
[SM=g27987]
scusate, lo so che so' un cazzone e anche ignorantone,
ma non so' riuscito a resiste'...
[SM=g27987]
Sound72
00sabato 10 aprile 2010 10:33
A questo punto sento di dover difendere la mia buona memoria e forse di tutti i tifosi del pallone. Non ho mai tenuto un diario calcistico e ho completamente dimenticato centinaia di partite; ma ho scandito i periodi della mia vita con gli incontri dell'Arsenal, e qualsiasi evento di una qualche importanza ha un suo risvolto legato al calcio. La prima volta che feci da testimone ad un matrimonio? Perdemmo 1-0 contro gli Spurs al terzo turno della Coppa d'inghilterra, e ascoltai la radiocronaca del tragico errore di Pat Jennings in un ventoso parcheggio della Cornovaglia. Quando finì la mia prima vera storia d'amore? Il giorno dopo un deludente pareggio 2-2 con il Coventry nel 1981. Forse è comprensibile che questi eventi siano commemorati, ma quello che non riesco a capire è perchè mi torna in mente tutto il resto. Il mio fratellastro venne per la prima volta a vedere un incontro di Coppa contro il Leicester che si concluse 2-2 nel gennaio del 1973, ma come è che sono io a saperlo e non lui? Perchè quando qualcuno mi dice di essere venuto ad Highbury nel 1976 a guardare una partita col Newcastle finita 5-2 io non posso fare a meno di sottolineare che il risultato a dire la verità era 5-3? Perchè non riesco a sorridere educatamente e a dire che tutto sommato fu una splendida partita?
So quanto siamo noiosi e quanto sembriamo svitati ma non possiamo farci niente.
Questi risutlati, i giocatori che ti hanno segnato e le occasioni sono ormai un tutt'un per me:l'errore di Pat contro il Tottenham è chiaro fu meno importante del matrimonio di Steve ma per me idue eventi sono diventati due parti inscindibili e completamentari di un qualcosa di nuovo e diverso. Una memoria ossessiva è dunque forse piu' creativa di quella di una persona normale; non nel senso che noi inventiamo cose, ma nel senso che abbiamo una capacità cinematografica e barocca di ricordare, piena di innovazioni come i salti di montaggio e lo split-screen,. Chi altri se non un tifoso di calcio userebbe un'azione malriuscita in un campo pieno di fango a trecento miglia di distanza per ricordare un matrimonio?
Bisogna ammetterlo: le ossessioni richiedono un'agilità mentale degna di lode.

( N. Hornby )
faberhood
00lunedì 12 aprile 2010 14:25
La Leggenda dell’appuntamento a Samarcanda
Un servo sentì dire al mercato che la Morte lo stava cercando. Si precipitò a casa e disse al suo padrone che doveva fuggire fino alla vicina città di Samarcanda, così che la Morte non lo trovasse.
Dopo cena, quella stessa notte, qualcuno bussò alla porta.
Il padrone aprì e si trovo di fronte la Morte, col lungo mantello nero e il cappuccio.
La Morte chiese notizie del servo.
"E’ a letto malato ", mentì affannosamente il padrone. "Sta troppo male per disturbarlo ".
"Davvero strano" , disse la Morte.
"In questo caso è sicuramente nel posto sbagliato. Perché avevo un appuntamento con lui, stanotte, a mezzanotte a Samarcanda."

E_Dantes
00lunedì 12 aprile 2010 14:29
io, invece, ricordo l'adagio del calabrone.. che, forse, è molto inerente al momento della nostra Roma..

Il calabrone.. per massa corporea e ampiezza delle ali, secondo ogni calcolo matematico e teoria scientifica non ha alcuna possibilità di volare. Ma lui non lo sa. E vola.....

faberhood
00lunedì 12 aprile 2010 14:32
Re:
E_Dantes, 12/04/2010 14.29:

io, invece, ricordo l'adagio del calabrone.. che, forse, è molto inerente al momento della nostra Roma..

Il calabrone.. per massa corporea e ampiezza delle ali, secondo ogni calcolo matematico e teoria scientifica non ha alcuna possibilità di volare. Ma lui non lo sa. E vola.....





L'ho risentito ieri questo adagio da Saviano....dopo la prefazione su Messi.
[SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]
faberhood
00martedì 13 aprile 2010 08:37
Re:
"Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose.
Dopo un pò ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perchè l'Arsenal fa schifo o viceversa.
Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l'Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose,
ho preteso troppo dalla gente che amo...Ok, va bene tutto, ma non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro.
Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce,
stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient'altro nella testa.
E poi il fischio dell'arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo e il fatto che per te è così importante,
che il casino che hai fatto è stato l'elemento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale; perchè sei stato decisivo come e quanto i giocatori
e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione.
Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio e che male c'è in questo?
.....anzi è piuttosto confortante se ci pensi."
"Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi.
Dare alla luce un bambino dev'essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l'elemento cruciale della sorpresa,
e in tutti i casi dura troppo a lungo; la realizzazione di un'ambizione personale - una promozione, un premio,
quello che vuoi - non presenta il fattore temporale dell'ultimo minuto, e neppure l'elemento di impotenza che provai quella sera.
E cos'altro c'è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio,
forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa della psiche,
e non ha niente dell'estasi collettiva del calcio. E allora non c'è proprio niente che possa descrivere un momento così.
Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient'altro
(cos'altro c'è che sia sensato agognare così a lungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino.
Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto.
Non e' che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca,
e offre meno possibilità di frenesie impreviste".
Dal Film :"Febbre a 90°" di David Evans 1997.
Sound72
00martedì 13 aprile 2010 18:33
Re: Re:
faberhood, 13/04/2010 8.37:

"Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose.
Dopo un pò ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perchè l'Arsenal fa schifo o viceversa.
Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l'Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose,
ho preteso troppo dalla gente che amo...Ok, va bene tutto, ma non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro.
Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce,
stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient'altro nella testa.
E poi il fischio dell'arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo e il fatto che per te è così importante,
che il casino che hai fatto è stato l'elemento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale; perchè sei stato decisivo come e quanto i giocatori
e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione.
Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio e che male c'è in questo?
.....anzi è piuttosto confortante se ci pensi."
"Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi.
Dare alla luce un bambino dev'essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l'elemento cruciale della sorpresa,
e in tutti i casi dura troppo a lungo; la realizzazione di un'ambizione personale - una promozione, un premio,
quello che vuoi - non presenta il fattore temporale dell'ultimo minuto, e neppure l'elemento di impotenza che provai quella sera.
E cos'altro c'è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio,
forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa della psiche,
e non ha niente dell'estasi collettiva del calcio. E allora non c'è proprio niente che possa descrivere un momento così.
Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient'altro
(cos'altro c'è che sia sensato agognare così a lungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino.
Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto.
Non e' che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca,
e offre meno possibilità di frenesie impreviste".
Dal Film :"Febbre a 90°" di David Evans 1997.



esatto..come il pensiero che ho postato qlche giorno fa. Nick Hornby è un bel pensatore su donne, dischi e pallone.
Ottimo anche Alta fedeltà.
A leggere Hornby si diventa quasi tifosi dell'Arsenal
faberhood
00giovedì 15 aprile 2010 14:29
Che vè devo dì? oggi me presa che sò poetico
Conosco delle barche

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.
Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.

(Jacques Brel)
lucaDM82
00venerdì 16 aprile 2010 15:38
ungaretti
"In memoria"


Si chiamava

Moammed Sceab

Discendente

Di emiri di nomadi

Suicida

Perché non aveva più

Patria



Amò la Francia

E mutò nome



Fu Marcel

Ma non era Francese

E non sapeva più

Vivere

Nella tenda dei suoi

Dove si ascoltava la cantilena

Del Corano

Gustando un caffè



E non sapeva

Sciogliere

Il canto

Del suo abbandono



L’ho accompagnato

Insieme alla padrona dell’albergo

Dove abitavamo

A Parigi

Dal numero 5 della rue des Carmes

Appassito vicolo in discesa



Riposa

Nel camposanto d’Ivry

Sobborgo che pare

Sempre

In una giornata

Di una

Decomposta fiera



E forse io solo

So ancora

Che visse
faberhood
00lunedì 19 aprile 2010 15:34
Forse è il pensiero più azzeccato per oggi.......
Tutti i nostri sogni possono diventare realtà
se solo abbiamo il coraggio di inseguirli.

Walt Disney
Sound72
00martedì 20 aprile 2010 09:29
condottieri e imperatori..

Non erano trascorsi quattro anni da Azio quando, il 16 gennaio del 27 a.c. Ottaviano assunse con un decreto del Senato riunito in seduta solenne, un cognomen straordinario , quello di Augustus, che prima di allora non era mai stato attribuito ai mortali, ma soltanto ai monumenti consacrati dagli auspici, come templi ed are che venivano detti " augusti ". Ciò annetteva alla sua personalità qualcsa di religioso, nel senso che egli stesso era consacrato dagli auspici, in collegamento etimologico con augure auctoritas. Il tutto, come diceva Ovidio nei Tristia, lo associava al sommo Giove. Il nome di Augusto veniva considerato dal Senato come il piu'santo ed il piu' onorevole, sanctius et reverentius. Con la consueta, elevata, ancorché studiata modestia egli scriveva nei suoi appunti destinati alla compilazione delle Res Gestae : " Senatus consulto Augusts appellatus sum ".
( .. )
Ormai aveva anche imposto che lo chiamassero Cesare Augusto, figlio del Divo Giulio. La denominazione appariva anche sulle monete, d'oro e d'argento. Su di esse era cinto d'alloro e sormontato dalla corona civica: CAESAR AUGUSTUS DIVI F. o altre simili: Augustus, Caesar Augustus, Imp. Caesar Augustus.

Cominciava cosi una nuova epoca: Tua, Caesar, aetas.

( Antonio Spinosa )
faberhood
00mercoledì 21 aprile 2010 09:16
Il significato dell'esistenza
“L’attimo è fuggente.
Sfugge senza fornirti il tempo e la possibilità per riflettere, lasciandoti l’amaro in bocca, per non averlo colto.
Ma nella nostra esistenza è fondamentale che sia così.
I piaceri e i dolori terreni sono le due soglie.
Se riesci a coglierlo, ti avvicinerai sempre di più alla soglia del piacere.
Ma, dovrai sempre entrare nell’altra soglia, perché sei umano.
Ed in quanto umano: mortale.
E questa non è una possibilità, ma una certezza.
Non si può apprezzare la vita con la paura della morte.
Si può avere paura della vita, in quanto dura, o paura di morire per quello che non si è fatto, o per quello che non si è detto.
Si apprezza la vita quando si è veramente amato e si è riusciti a lasciare un segno, con un gesto d’amore nella vita degli altri.
Apprezzare la vita è cogliere l’attimo, rispettando la fede, il prossimo, l’etica, senza mai aver paura della morte.
Questo è il significato dell’esistenza.”
Sound72
00venerdì 23 aprile 2010 14:50
La domenica prima di Natale'75 si gioco' Roma-Sampdoria all'Olimpico. Sugli spalti nonstante la pioggia c'erano 50mila spettatori, quello romanista era il pubblico piu'caldo e generoso che avessi mai visto. Pochi minuti dopo l'inizio della partita Cordova dal fondo mi lancio' un pallone magico: in area riuscii a liberarmi del mio marcatore Zucchini, ma invece di spingere il pallone nella rete sampdoriana lo calciai con forza e schizzo' fuori. Venni sommerso da un boato di fischi, avrei voluto scomparire dal campo ero distrutto. Poco dopo mentre Liedholm stava già facendo scaldare Pellegrini per sostituirmi capitò un'azione simile a quella di prima, e questa volta non sbagliai: insaccai la palla all'incrocio dei pali. Il disastro diventò un trionfo anche perchè quel gol diede la vittoria alla Roma.
L'affetto della tifoseria giallorossa era eccezionale, anche verso i nuovi arrivati come ero io.
Mi chiamavano " Pedro ", mi fermavano per strada, mi abbracciavano, mi facevano toccare i loro figli come se fossi stato Padre Pio. C'era un tipo che aveva sempre indosso la maglia romanista e durante gli allenamenti mi gridava: A Pedro! Se domenica fai gol te faccio scopà mi moje! "

Carlo Petrini
Sound72
00lunedì 26 aprile 2010 12:07
Quando il giorno ritornera'
vedro' il mio volto riflesso
in frammenti di vetro
ascoltero' il suono che batte lontano
che arriva dal cuore,
il futuro nasconde il passato dentro di me.
Il futuro da un nome agli sbagli di sempre
e quando non esistono li crea
aggredisce il tempo che cambiera' per chi?
Il tempo che splende e ci insegue ancora
E queste voci che
consumano in fretta la mia vita
mi lasciano solo al centro
fra un passato che non conosco piu'un passato che rivive in ogni istante
e il futuro che si nasconde di fronte a me... a me... a me..
Colpisci il passato al cuore
le illusioni di sempre,
colpisci il passato al cuore
le illusioni di sempre
abbatti il futuro
se non ti appartiene,
distruggi il futuro
distruggi il futuro
distruggi il futuro...

Federico Fiumani/Diaframma - " Libra " da 3 Volte Lacrime ( eh [SM=g28000] )

faberhood
00martedì 27 aprile 2010 14:46
Mai più veritiero e sentito....sopratutto oggi
Possiamo scegliere le nostre azioni e "crearci" il nostro destino in un modo,che è precluso agli altri animali: è stata l'evoluzione naturale a portarci a questo.
E anche alla consapevolezza che potrebbe essere solo un'illusione.

Daniel Dennett ('L'Evoluzione della Libertà')
faberhood
00mercoledì 28 aprile 2010 08:58
Anima
L'anima... la nostra anima, che peraltro è presente in ogni religione,
in ogni filosofia, non la degniamo più della benché minima considerazione.
Eppure è là, sagomata sul nostro corpo, sempre presente.
Ci segue come un ombra, non dice nulla, non ci critica, non prova pena per noi.
L’anima si limita ad osservarci.
Spendiamo la nostra vita spesso ingabbiati dai nostri stessi pregiudizi che gonfiamo a dismisura.
Consumiamo i nostri giorni a costruire “la nostra immagine” e non riconosciamo l’esistenza di altre realtà.
Viviamo inscatolati, abbiamo la smania di abbuffarci solo delle certezze fuggendo da ciò che è misterioso.
Quanti sensi ha il nostro corpo ci chiedeva il docente di Scienze? Rispondevamo cinque!
No... la risposta non è giusta amici miei.
Noi abbiamo altri sensi che spesso si arrugginiscono… stanno lì come tanti elettrodomestici inutilizzati.
Utilizziamo quelli che toccano, guardano, sentono le “cose materiali”… assaporiamo il cibo.
Veniamo ai sensi occultati in questo labirinto chiamato “corpo”.
Sentire con se sentimenti, percepire con il cuore,
provare brividi di emozioni incrociando uno sguardo,
inebriarsi con il profumo di un fiore, incantarsi di fronte un tramonto,
sognare di dormire sotto le stelle… correre in un prato a piedi nudi… queste sono grandi gioie!
Questi sono i sensi dell’anima!
L’anima si nutre di Amore..
Quando l’anima ama… questi piccoli sensi ci provocano “gioia di vivere”.
Il destino…, il nostro destino lo stabiliamo noi con le azioni generate da questi “magici sensi”,
a sua volta potenziati dall’energia che proviene dal cuore e dall’anima.
faberhood
00martedì 4 maggio 2010 08:41
La letteratura e la TV
La domenica non si deve stare tranquilli sul divano, perché il lunedì mattina ogni singolo clic del telecomando ti si conficca in gola, scende nel petto, e non ti fa respirare, anche se i motivi non sono i più nobili. Abbiamo fatto il possibile per tenercene lontano, eppure, se sabato Primo Maggio ce l'eravamo cavata con salsicce, vitelloni, braciole, fiorentine, bruschette al pomodoro e radiolina dell'iPhone sparata a palla, mentre con famiglia e amici ci grattavamo le natiche ai pratoni del Vivaro, domenica no. Domenica siamo caduti in tentazione. E così, immobili per l'abbuffata del giorno prima, abbiamo capitolato come due pivelli già dalle prime ore del pomeriggio. Abbiamo visto cose che voi umani eccetera. Nell'ordine: i bestemmiatori espulsi da tutte le edizioni del Grande Fratello riuniti da Barbara D'Urso a discettare di quanto sia atroce imprecare contro Dio se accesa c'è una telecamera generalista, Emilio Solfrizzi che gli rimordeva la coscienza perché aveva cornificato la fidanzata in prima serata, su Rai Uno, con una collega del vivaio, la Lazio che offriva il tè all'Inter e Sgarbi che spiegava per l'ennesima volta a Platinette che differenza c'è tra una zoccola e una che ha solo voglia di darla e lo faceva, a suon di bip-bip-bip, in qualità di presidente della giuria della Pupa e il Secchione - Il Ritorno.

Non ne posso più e adesso mentre scrivo, lunedì mattina, ho ricevuto il colpo di grazia, pare che Barack si sia fatto una sveltina in un albergo di Washington con una che non era Michelle. E noi che c'eravamo quasi commossi a vederlo bagnato, sotto la pioggia, mentre rilasciava dichiarazioni sul disastro ambientale della Louisiana. La vita è complicata e il flusso di brutture che ti masticano il fegato è melmoso come una chiazza di petrolio che ammazza senza pietà foche e gamberetti.

La vita è complicata e noi la tv non dovremmo guardarla. Dovremmo essere più snob e limitarci alla letteratura, che tanto gli aspetti più viscerali della vita te li sa prevedere tutti.
lucaDM82
00domenica 9 maggio 2010 12:47
sirFakkio ieri mi ha detto che c'era andato lo scorso anno ma non gli hanno permesso la donazione perchè aveva fatto colazione.
E_Dantes
00martedì 11 maggio 2010 09:57
Stiamo parlando di déjà vù (letteralmente: già visto) di questo misterioso fenomeno per cui un soggetto ha la sensazione di essere già stato in un certo luogo, o di aver già conosciuto una certa persona.

Secondo alcuni psicologi lo spiegano come un errore della memoria, ad esempio credendo di essere già stati su quel luogo, quando invece lo abbiamo già semplicemente visto in una fotografia.

Di teorie ce ne sono molte non ultima quella del professor Susumu Tonegawa, professore di biologia e neuroscienze al Massachusetts Institute of Technology di Boston e Premio Nobel per la medicina nel 1987 la quale dice che quando due esperienze iniziano a somigliarsi troppo, le mappe mentali si sovrappongono e in qualche modo si confondono, si tratterebbe, dunque, proprio di un malfunzionamento del cervello nell'elaborare nuove informazioni.

Oppure vogliamo credere alla reincarnazione predicata dagli induisti e cioè la trasmigrazione dell'anima o dello spirito dell'individuo in un altro corpo fisico, il cosidetto samsara ovvero il continuo ciclo della vita morte e rinascita in qualsiasi essere umano, animale o persino insetto…

Il déjà-vu rimane comunque un fenomeno 'onirico', tanto affascinate quanto inquietante, che è nell'esperienza di tutti e che non siamo riusciti finora a spiegare scientificamente.
Déjà-vu per me è quando finisco l'ultima goccia di un Martini, mi sembra di averne già bevuto uno, ma non essendone sicuro, ne ordino un altro. Se è un déjà-vu per me è sempre il primo

gianpaolo77
00martedì 11 maggio 2010 10:56
Re:
lucaDM82, 09/05/2010 12.47:

sirFakkio ieri mi ha detto che c'era andato lo scorso anno ma non gli hanno permesso la donazione perchè aveva fatto colazione.




quest'anno ce vojo anna' pure io.. allora vorrà di' che dopo la donazione andrò direttamente a sfonnamme in una bella hostaria...
[SM=g27987] [SM=g27990]
gianpaolo77
00martedì 11 maggio 2010 10:58
Re:
E_Dantes, 11/05/2010 9.57:

Stiamo parlando di déjà vù (letteralmente: già visto) di questo misterioso fenomeno per cui un soggetto ha la sensazione di essere già stato in un certo luogo, o di aver già conosciuto una certa persona.

Secondo alcuni psicologi lo spiegano come un errore della memoria, ad esempio credendo di essere già stati su quel luogo, quando invece lo abbiamo già semplicemente visto in una fotografia.

Di teorie ce ne sono molte non ultima quella del professor Susumu Tonegawa, professore di biologia e neuroscienze al Massachusetts Institute of Technology di Boston e Premio Nobel per la medicina nel 1987 la quale dice che quando due esperienze iniziano a somigliarsi troppo, le mappe mentali si sovrappongono e in qualche modo si confondono, si tratterebbe, dunque, proprio di un malfunzionamento del cervello nell'elaborare nuove informazioni.

Oppure vogliamo credere alla reincarnazione predicata dagli induisti e cioè la trasmigrazione dell'anima o dello spirito dell'individuo in un altro corpo fisico, il cosidetto samsara ovvero il continuo ciclo della vita morte e rinascita in qualsiasi essere umano, animale o persino insetto…

Il déjà-vu rimane comunque un fenomeno 'onirico', tanto affascinate quanto inquietante, che è nell'esperienza di tutti e che non siamo riusciti finora a spiegare scientificamente.
Déjà-vu per me è quando finisco l'ultima goccia di un Martini, mi sembra di averne già bevuto uno, ma non essendone sicuro, ne ordino un altro. Se è un déjà-vu per me è sempre il primo




e certo.. e poi non riesci mai a spiegatte perchè torni a casa a quattro zampe...
[SM=g27987]
giove(R)
00martedì 11 maggio 2010 11:22
secondo me na buciocofanata se l'è fatta pure Leonardo in someway, somehow...
sul deja-vu secondo Matrix è un errore nel programma [SM=g27985]

un'altra teoria di cui ho letto proprio la scorsa settimana, dice che potrebbe essere dovuto alla elaborazione di routine di certi comportamenti, abbastanza ripetitivi, usuali, cui diamo luogo.
insomma ci sarebbero una serie di cose che normalmente, o in un certo periodo, ci troviamo a fare abitualmente. o argomenti dei quali parlaimo spesso, locali nei quali spesso ci troviamo, percorsi che facciamo...
insommail deja-vu sarebbe in un certo senso proprio un già visto o un già fatto.
con talmente piccole o poche vairanti rispetto a certi comporamenti/azioni già compiuti, che sembra di averle già vissute.
E_Dantes
00martedì 11 maggio 2010 11:43
Re:
giove(R), 11/05/2010 11.22:

secondo me na buciocofanata se l'è fatta pure Leonardo in someway, somehow...
sul deja-vu secondo Matrix è un errore nel programma [SM=g27985]

un'altra teoria di cui ho letto proprio la scorsa settimana, dice che potrebbe essere dovuto alla elaborazione di routine di certi comportamenti, abbastanza ripetitivi, usuali, cui diamo luogo.
insomma ci sarebbero una serie di cose che normalmente, o in un certo periodo, ci troviamo a fare abitualmente. o argomenti dei quali parlaimo spesso, locali nei quali spesso ci troviamo, percorsi che facciamo...
insommail deja-vu sarebbe in un certo senso proprio un già visto o un già fatto.
con talmente piccole o poche vairanti rispetto a certi comporamenti/azioni già compiuti, che sembra di averle già vissute.



ma.. credo alla fine sia un po come i sogni.. sono le esperienze.. il passato.. a darne il giusto significato.. (altro che la smorfia..)

l'inconscio (maledetti psicoanalisti) che si difende di fronte al passato.. con la rimozione..

per tornare a cose serie.. una buciocofanata.. ma mi stai chiedendo se ci ho mai provato con una intorno al 5,5.. 6...? un "Amedeo Mangone" della bellezza femminile..? senza eccellere.. ma senza decadere nell'indecente..?

beh.. si.. forse si...

[SM=g27995]


Sound72
00martedì 11 maggio 2010 11:57
Re:
giove(R), 11/05/2010 11.22:

secondo me na buciocofanata se l'è fatta pure Leonardo in someway, somehow...
sul deja-vu secondo Matrix è un errore nel programma [SM=g27985]

un'altra teoria di cui ho letto proprio la scorsa settimana, dice che potrebbe essere dovuto alla elaborazione di routine di certi comportamenti, abbastanza ripetitivi, usuali, cui diamo luogo.
insomma ci sarebbero una serie di cose che normalmente, o in un certo periodo, ci troviamo a fare abitualmente. o argomenti dei quali parlaimo spesso, locali nei quali spesso ci troviamo, percorsi che facciamo...
insomma il deja-vu sarebbe in un certo senso proprio un già visto o un già fatto.
con talmente piccole o poche vairanti rispetto a certi comporamenti/azioni già compiuti, che sembra di averle già vissute.





può succedere in frangenti insignificanti di solito..tipo quando vai a gettare l'immondizia o magari mentre apri la cassetta della posta e ti casca la chiave..
però quando m'accendo una sigaretta sta cosa non mi succede mai [SM=g27993]
Sound72
00venerdì 14 maggio 2010 13:06
Quanto mi piacerebbe vincere lo scudetto domenica..
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