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Scienza

Ultimo Aggiornamento: 06/06/2023 11:32
26/01/2011 16:57
 
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MISURE INTERNAZIONALI
Se il chilo non pesa un chilo
Il prototipo dell'unità di misura del peso ha perso
50 milionesimi di grammo. E ora si studiano i rimedi

MILANO – Forse la lega di platino e iridio ha emesso qualche gas incorporato nel blocco metallico confezionato nel 1889 a Londra, forse sta succedendo semplicemente l’inspiegabile. Fatto sta che quella che sembra quasi una battuta è una verità: il chilogrammo sta perdendo peso, lentamente e inesorabilmente. E questo è un problema molto più grande di quanto si possa immaginare.


Il prototipo del chilogrammo
ONORATA CARRIERA - Il prototipo del chilogrammo, conservato a Parigi sotto una coppa di vetro all'Ufficio Internazionale Pesi e Misure (Bureau International des Poids et Mesures - Bipm) e uscito dalla sua prigione dorata solo tre volte in tutta la vita, costituisce l’unica unità di misura del sistema internazionale ancora definita da un manufatto e non da una proprietà fisica e se Le Grand Kilo (come viene chiamato il prototipo) ha iniziato a cambiare è chiaro che non potrà più essere un punto di riferimento oggettivo. Cinquanta milionesimi di grammo sono tanti per un cilindro di platino e iridio deputato a essere l’unità di misura di tutto il mondo e ora, dopo 122 anni di onorata carriera, gli esperti internazionali del settore stanno seriamente pensando di mandare il chilogrammo in pensione.

PROPOSTE – Per il momento è stata convocata una riunione dalla Royal Society di Londra , ma si tratterà di una semplice consultazione poiché con ogni probabilità per una decisione ufficiale bisognerà attendere la Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure (Cgpm) del 2015, a Parigi. Del resto, come fa notare Michael Stock, esperto del settore e organizzatore del meeting della Royal Society, «non vi è alcuna emergenza per il momento e il problema inizierà a diventare significativo tra dieci-vent’anni».

DUE PESI, DUE MISURE - La prima Cgpm risale al 1889 e comprendeva solo le unità fondamentali di lunghezza, massa e tempo. Oggi invece il Sistema internazionale di unità di misura è basato su sette grandezze fisiche fondamentali (con le rispettive unità di misura), grazie alle quali vengono definite tutte le grandezze fisiche derivate. L’ipotesi più accreditata rispetto all’unità di riferimento della massa è che anche il chilogrammo segua le sorti di altre unità di misura, ormai definite da costanti atomiche o fondamentali. Il metro per esempio era prima definito come la distanza tra due linee incise su una barra campione di platino e iridio conservata a Sèvres, a Parigi. Ma come oggetto fisico è diventato obsoleto nel 1960, quando la Cgpm definì il metro come «la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299 792 458 di secondo». Cosa gli scienziati abbiano in serbo per ridefinire il chilogrammo, ormai affetto da un dimagrimento preoccupante, non è chiaro a chi non conosce bene le leggi della meccanica quantistica. Molti però fanno il nome, tra le altre ipotesi, della costante di Planck e invocano l’aiuto della meccanica quantistica.

LA COSTANTE DI PLANCK – Quel piccolo granello di sabbia rappresentato dalla massa persa dal chilogrammo nel tempo potrebbe crescere e una soluzione potrebbe venire dalla meccanica quantistica. La costante di Planck consente la quantizzazione di grandezze come l'energia, la quantità di moto e il momento angolare (un'unità di misura delle unità atomiche) e la sua definizione è stata determinante per la nascita e la successiva evoluzione della meccanica quantistica. Prende il nome da Max Planck, fisico tedesco e padre della teoria dei quanti che, con la teoria della relatività di Albert Einstein, rappresenta uno dei pilastri della fisica contemporanea. Se venisse utilizzata la meccanica quantistica la definizione del chilogrammo verrebbe calcolata sulla base dell'energia elettrica necessaria a sostenere a mezz'aria un chilogrammo attirato dalla gravità terrestre.

Emanuela Di Pasqua
26 gennaio 2011
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26/01/2011 17:14
 
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e vabbè stamo a guardà il capello [SM=x2478856]
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02/02/2011 13:54
 
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Nel sonno il cervello seleziona
i ricordi e "tagga" quelli importanti



Uno studio condotto da Jan Born dell’Università di Lubeck in Germania ha cercato di spiegare come la notte il nostro cervello lavori per aiutarci a trattenere i ricordi importanti ed eliminando il superfluo. Durante il sonno vengono selezionate le informazioni incamerate durante il giorno e il cervello “appiccicà un “tag” (un’etichetta come i tag sulle foto messe su Facebook) solo su quelle importanti, cosicché poi la memoria centrale, l’ippocampo, le riconosca come tali e le distingua da quelle superflue da rimuovere e diventino parte della nostra memoria.

Lo scienziato ha arruolato 191 persone e visto che la loro capacità di memorizzare certe informazioni aumenta quando esse sono ritenute importanti dall’individuo, e cioè solo se dopo averle apprese gli viene detto che il giorno a seguire sarà sottoposto a un test. La pressione prodotta dal pensiero del test fa sì che il cervello, precisamente la corteccia prefrontale, si adoperi a “taggare” le informazioni importanti, quelle cioè che vanno ricordate per superare il test.

È ormai ampiamente dimostrato che la notte è un momento prezioso per fare ordine nel nostro cervello, per memorizzare fatti importanti ed eliminare il superfluo. Per esempio non mi servirà ricordare che ho incontrato il vicino di casa in ascensore, fatto ininfluente, ma sarà necessario che mi ricordi informazioni dirimenti per lo studio o per il lavoro. E quindi il cervello fa una cernita.

Anni fa sono stati scienziati italiani i primi a dimostrare questo nesso tra sonno e ordinamento dei ricordi: Giulio Tononi e Chiara Cirelli dell’Università del Wisconsin-Madison scoprirono infatti che di notte nel cervello si riordinano i ricordi e si fissano quelli importanti. Gli esperti hanno in seguito dimostrato che ciò avviene nella fase del sonno profondo (quando il cervello è pervaso dalle cosiddette “onde lente”). Ma come funziona il processo? È a questo quesito che ha cercato di rispondere lo scienziato tedesco.

L’esperto, in un lavoro pubblicato sul Journal of Neuroscience, ha chiesto a 191 persone di imparare coppie di parole; poi a parte di loro ha detto che il giorno dopo sarebbero stati sottoposti a un test per vedere quante coppie di parole avessero memorizzato, agli altri no. È emerso che dopo una buona notte di sonno coloro che ricordano meglio le parole e che quindi ottengono migliori risultati ai test, sono quelli che erano stati avvertiti la sera prima dell’esamino. Usando un elettroencefalogramma, inoltre, Born ha visto che durante la notte il cervello dei partecipanti avvertiti del test era pervaso per più tempo da onde lente, come se per loro il processo di memorizzazione durasse più a lungo.

Secondo Born la spiegazione è che, quando so che sarò messo alla prova, il mio cervello, precisamente la corteccia prefrontale, capisce che certe informazioni sono importanti e le etichetta. Questo aiuta l’ippocampo a distinguerle dal superfluo e a salvarle nella memoria. Le informazioni non importanti, invece, non sono taggate e vanno perse. L’importante dunque è sapere cosa ci interessa, e il nostro cervello scarterà il resto mentre dormiamo.

..............


L'importanza però andrebbe circoscritta a quel determinato giorno..poi bisognerebbe vedere se è un'importanza focalizzata per un periodo, c'è anche un'importanza volutamente data ad un evento banale per allontanare il pensiero di qualcos'altro..191 mi sembra un numero troppo esiguo..e poi c'è un margine di soggettività troppo accentuato in quello che puoi realizzare nel sonno..Cosi verrebbe troppo schematizzato secondo me...
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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08/02/2011 10:39
 
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Fasanenstrasse 87, Berlino
qui nascerà la casa del futuro


E' un appartamento che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma. Un sogno? Il governo federale ha deciso di investire in questo progetto da 2,5 a 3 milioni di euro.



BERLINO - Casa, dolce casa. Il sogno dell'abitazione ideale è antico quanto l'umanità. Ma avere e pagare una casa, in proprietà o in fitto, costa, anche per il consumo dell'energia che in tutto il mondo scarseggia sempre di più. I tedeschi hanno trovato l'idea rivoluzionaria, e la sperimentano da quest'anno al numero 87 di Fasanenstrasse, nel centro bon ton di Berlino ovest. E' una casa che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma, compreso conto l'energia per l'auto elettrica che nel posto macchina attacchi alla spina e carichi per poi usarla. La carichi, appunto, con l'energia prodotta dalla casa.

I tedeschi una ne fanno e cento ne pensano, si dice da decenni e decenni nel mondo: da quando sotto il Kaiser e la Repubblica di Weimar la Germania contese agli Stati Uniti il ruolo di capitale mondiale dei brevetti tecnologici, e poi dopo la disfatta di Hitler dal 1919 con la Repubblica federale, la democrazia nata a Bonn inonda il mondo intero del suo export di qualità di auto, aerei, treni ad alta velocità, farmaceutica ed elettronica. L'ultima trovata geniale made in Germany però potrebbe cambiare in un futuro non lontanissimo il nostro vivere quotidiano.

Energie-Plus Haus, cioè tradotto in sostanza la casa che produce più energia di quanta non ne consumi, si chiama il progetto in cui il governo federale investirà da 2,5 a 3 milioni di euro. Il progetto è il vanto del ministro dei Trasporti Peter Ramsauer,
cristiano-conservatore bavarese. La casa, una costruzione che offre all'interno 130 metri quadri calpestabili, è pensata e strutturata secondo i bisogni di una famiglia media: lei, lui e due figli. La conservazione del calore e la produzione di energia sono realizzati in modo ottimale: tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli fotovoltaici. Non è finita: una pompa per l'assorbimento del calore della terra fornisce riscaldamento ed energia, e tutti i materiali impiegati nella costruzione dell'edificio sono completamente riciclabili. E chi ti affitta o ti vende la casa ti consiglia anche quali elettrodomestici usare, per ottimizzare il consumo di energia.

Risultato: calcolando i consumi medi di energia di una famiglia-tipo, la casa può appunto produrre il doppio dell'energia che consuma. Per cui avanza energia più che a sufficienza per attaccare la spina dell'auto elettrica e farle il pieno ogni giorno od ogni notte a casa. Lo studio ingegneristico Werner Sobek, che ha vinto il concorso federale per il progetto di casa del futuro, è già in contatto con i grandi costruttori d'auto tedeschi per ottimizzare il pieno fatto in casa della electric car del futuro: il gigante Volkswagen, Bmw numero uno mondiale del premium, il rivale Mercedes ma anche Opel si stanno muovendo.

Adesso non resta che cercare la 'test-Familie', la famiglia sperimentale modello che volontariamente proverà a vivere per qualche tempo nella casa-prototipo di Fasanenstrasse. Riceverà un'auto elettrica gratis per l'uso quotidiano. E potrà, se vuole, avere in uso anche biciclette o motorini elettrici, per usare l'energia della casa perfetta. Resta da calcolare, e certo sarà decisivo per l'avvenire e la macroeconomia, quanto potrà costare comprare o prendere in fitto una casa del genere. Ma guai a farsi troppi pensieri quando si guarda al domani. Benvenuti a Fasanenstrasse numero 87, Berlino, Repubblica federale: il futuro è già cominciato.
( repubblica.it )
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08/02/2011 15:46
 
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Re:
Sound72, 08/02/2011 10.39:

Fasanenstrasse 87, Berlino
qui nascerà la casa del futuro


E' un appartamento che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma. Un sogno? Il governo federale ha deciso di investire in questo progetto da 2,5 a 3 milioni di euro.





è anche abbastanza centrale. la fasanenstraße è attaccata al tiergarten e vicinissima al famigerato "bahnhof zoo".

da notare però la somma irrisoria di cui si parla. 3 milioni sono briciole anche nel contesto dei consueti finanziamenti per progetti di ricerca alle università. forse hanno dimenticato uno zero? perché anche l'anno della fondazione della repubblica federale è stato toppato di trenta anni: 1949, e non 1919. altrimenti sarebbe un decimo della buonuscita di un top manager che ha fallito i suoi traguardi.

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09/02/2011 10:59
 
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fasanenstrasse?
vicino monopolenstrasse, bitonto, bitetto e bitritto -strasse.
insomma tutt' la provincia d' Bèr (bari) porca puttèna dell'ingoronèten!
[SM=g27988]


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09/02/2011 13:37
 
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Re:
giove(R), 09/02/2011 10.59:

fasanenstrasse?
vicino monopolenstrasse, bitonto, bitetto e bitritto -strasse.
insomma tutt' la provincia d' Bèr (bari) porca puttèna dell'ingoronèten!
[SM=g27988]




eddai!
il tiergarten lo conosci sicuramente. è il centrale punto d'incontro della love parade storica.
e anche il bahnhof zoo lo conosci, se ti dicono qualcosa "christiane f." o "noi, ragazzi dello zoo di berlino".




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09/02/2011 13:52
 
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io sono stato a Berlino nel 2000..ero in Savignyplatz..verso Charlottenburg..città bellissima..mi ricordo pure le vertigini (..quelle del sogno ) sul Grosser Stern ( che nn ricordavo si chiamasse cosi..perchè tutti lo associano all'Angelo d'oro di Wenders )
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09/02/2011 14:48
 
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Re:
Sound72, 09/02/2011 13.52:

io sono stato a Berlino nel 2000..ero in Savignyplatz..verso Charlottenburg..città bellissima..mi ricordo pure le vertigini (..quelle del sogno ) sul Grosser Stern ( che nn ricordavo si chiamasse cosi..perchè tutti lo associano all'Angelo d'oro di Wenders )




la grande stella (der große stern) in realtà è la piazza, mentre l'angelo, cioè la dea vittoria, sta sulla colonna della vittoria (die siegessäule). giusto per puntualizzare ulteriormente [SM=g27988]

comunque devo ammettere che sono tentato di trasferirmi nuovamente a berlino. londra è fuori causa almeno fino a dopo i giochi olimpici.

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14/02/2011 16:38
 
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Specie abissali o tropicali: c'È anche il «grugnitore bastardo» Gli strani pesci punk pescati a Salerno
Squalo manzo, polpo palla fino al rarissimo Berix:
hanno criniere rosso fuoco, becchi affusolati e luminosi

SALERNO— Hanno nomi curiosi, un aspetto capace di provocare al tempo stesso inquietudine e meraviglia, singolari caratteristiche fisiche come organi esterni luminosi, becchi affusolati, lunghi tentacoli o criniere rosso-fuoco.

Bizzarre creature marine che sembrano sbucate fuori direttamente dai racconti di Verne o da un vecchio manuale di criptozoologia. Eppure qui la fantasia c'entra come i cavoli a merenda. È tutto vero, strano ma vero. Specie abissali o tropicali, o quantomeno ritenute rarissime dalle nostre parti, fanno sempre più capolino tra le acque salernitane, finendo spesso impigliate nelle reti dei pescatori, e di conseguenza sui banconi del locale mercato ittico. In una sorta di globalizzazione oceanica.

Gli esperti parlano di tropicalizzazione, fenomeno che interessa in maniera crescente l'intero Mediterraneo, e di conseguenza la zona del Basso Tirreno. «Siamo in presenza di un processo di insediamento nei nostri mari di specie provenienti da aree tropicali o subtropicali— spiega Aniello Amato, veterinario dirigente dell'Asl Salerno nonché autore di un volume di prossima pubblicazione dedicato ai più strani abitanti degli abissi— specie nella maggior parte dei casi dominanti ed in grado, perciò, di soppiantare le razze autoctone preesistenti. Costituendo nel complesso una grave minaccia per la biodiversità marina» . A causare l'arrivo di questi ospiti inattesi dall'Atlantico o dalle acque indiane sarebbero i cambiamenti climatici, la riduzione della salinità, le mutazioni di flora e fauna indissolubilmente legate all'innalzamento della temperatura globale. E se a ciò aggiungiamo la mano dell'uomo il gioco è fatto, e diventa più che occasionale l'incontro con curiosi "mostri"marini. Come il pesce falce (nome scientifico Zu Cristatus), specie abissale originaria dei mari asiatici. Grandi occhi, corpo piatto segnato da una sorta di criniera rosso vivo, può raggiungere tranquillamente il metro di lunghezza. O il rarissimo— l'esemplare catturato nel golfo salernitano è uno dei primi in Italia — Berice Splendente (Berix Splendens), pesce atlantico proveniente dall'arcipelago delle Azzorre. Forma allungata, corpo cilindrico che può toccare i due metri, un lungo filamento come coda: è il pesce flauto (fistularia commersonii).

Arriva dall'Oceano Indiano,migrante al pari del grugnitore bastardo (pomadasys incisus), specie pelagica che dalle originarie coste africane sta lentamente colonizzando le acque del sud Italia. Emerge dalle profondità degli abissi il polpo palla (ocythoe tuberculata), ottopode pelagico dall'intensa coloratura azzurro-violacea. Supera abbondantemente il metro, più o meno le stesse dimensioni del pesce luna (mola mola), che a dispetto del nome adora crogiolarsi al sole di superficie. È il più grande tra i pesci ossei, di forma ovaloide, un becco dentato e una pinna dorsale che ricorda quello di uno squalo. E a proposito di pescecani: sono diversi gli esemplari avvistati o catturati nelle acque salernitane. Ma dimenticatevi i grandi predatori di uomini osservati al cinema o nei documentari targati National Geographic, si tratta per lo più di grosse ed innocue verdesche, magari un inquietante squalo manzo. Oppure quel rarissimo notidiano cinereo recentemente catturato al largo delle coste cilentane: «Una specie davvero particolare — precisa Amato — dotata di sette fessure branchiali. Vive tra i 300 e i 600 metri, ma può raggiungere tranquillamente profondità maggiori» . Di raro, per il golfo di Salerno, c’è anche il «Luccio Imperiale» , specie di profondità con grandi mascelle e denti lunghi e acuminati. Può raggiungere il mezzo metro ed è carnivoro e vorace.

Raffaele Avallone
12 febbraio 2011
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14/02/2011 16:47
 
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Una volta ho visto un documentario sugli abissi marini...ci sono davvero pesci,crostacei e creature varie sconvolgenti...un altro mondo.
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14/02/2011 18:04
 
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il calamaro gigante [SM=g27991]
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16/02/2011 14:30
 
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La tartaruga gigante "Liuto" (Dermochelys coriacea), del peso di 250 kg, è arrivata sulla spiaggia di Capo Rossello, vicino Porto Empedocle (Ag). L'evento è molto raro dal momento che nel Mediterraneo è difficilissimo avvistare questa specie che predilige gli oceani. Da una prima ricognizione la tartaruga sta bene e riporta solo una piccola ferita al capo. Dopo il primo soccorso è stata trasferita nel Centro di recupero di Cattolica Eraclea dove volontari e naturalisti si stanno prendendo cura di lei. La prossima settimana, quando saranno finiti gli accertamanti, verrà restituita al mare.

ammazza che bestione

multimedia.lastampa.it/multimedia/la-zampa/lstp/22355/
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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11/03/2011 22:08
 
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L'asse terrestre si è mosso di 10 cm
Quello in Giappone è stato uno dei terremoti più violenti



Il sisma di magnitudo 8,9 secondo solo a quello del 1960
che devastò Santiago del Cile


È praticamente certo, secondo gli esperti, che il terremoto di magnitudo 8,9 che ha colpito il Giappone ha provocato lo spostamento dell’asse terrestre. Tuttavia è ancora molto presto per determinarne l’entità. Secondo una prima stima dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) l’asse si è spostato di «quasi 10 centimetri», ma per il Centro di Geodesia spaziale dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) è necessario raccogliere ancora molte misure prima di avere la misura esatta. In ogni caso, il sisma ha avuto un impatto devastante, «molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004 e probabilmente- dicono dall’Ingv- secondo solo al terremoto del Cile del 1960».

Dice il presidente dell’Ingv Boschi che «l’allarme è stato dato in maniera tempestiva» e, pur nella tragedia, «è stata una fortuna che il terremoto che sia avvenuto in mare perchè un terremoto così potente sotto una città avrebbe provocato danni tremendi, anche nel caso di città costruite con rigorosi criteri antisismici come quelle giapponesi
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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15/03/2011 17:48
 
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Terremoto nucleare. Siamo alla "sindrome cinese"? Le informazioni di base per capire il disastro nucleare di Fukushima.

C'è molta incertezza su quanto sta accadendo adesso all'impianto nucleare di Fukushima Daiichi, dove per tre reattori si prospetta la fusione parziale o totale del nocciolo. Alcune fonti danno il fatto per già accaduto, almeno per il reattore "3", rimasto - pare - per ben due volte "a secco" di qualunque liquido di raffreddamento nel corso della giornata (14 marzo), complessivamente per almeno 3 ore.

Subito dopo il sisma è entrato in funzione il primo livello di sicurezza: sono state inserite le barre di controllo/moderazione, che interrompono quasi del tutto le reazioni nucleari tra le barre di combustibile.

Questa operazione abbatte in poche ore la temperatura del reattore anche del 99%. Ma è indispensabile che il nocciolo sia mantenuto immerso nel liquido di raffreddamento.

A Fukushima però l'onda di marea ha messo fuori uso tutti i sistemi elettrici e poi anche le pompe diesel che dovevano garantire la circolazione del refrigerante.

Attorno al nocciolo il refrigerante, senza ricambio, ha cominciato a vaporizzare ad altissima temperatura, generando anche idrogeno e ossigeno molecolari.

Per ridurre la pressione e tentare di introdurre nuovo refrigerante i tecnici hanno lasciato sfiatare i gas. Il sistema di ricombinazione dell'idrogeno però non ha funzionato correttamente, oppure non era dimensionato per quel volume di gas, ed è bastata una scintilla a provocare la deflagrazione e la distruzione parziale dell'edificio più esterno del reattore.

Contemporaneamente, la scarsità d'acqua attorno al nocciolo ha lasciato scoperte in tutto o in parte le barre di combustibile e la temperatura è salita vertiginosamente, probabilmente oltre i 2.000 °C (dal momento che si è parlato di parziale fusione della camicia delle barre, in zircaloy).

I tecnici giapponesi tentano ora di evitare il peggio (la fusione del nocciolo) utilizzando come refrigerante direttamente l'acqua di mare, fatta circolare attorno al nocciolo e ributtata in mare.

I risultati non sono incoraggianti, probabilmente perché il processo di surriscaldamento è andato troppo avanti, ma al momento sembra impossibile affermare con certezza come si evolverà la situazione nelle prossime ore.

In più, l'acqua di mare non pretrattata è ricca di sali che accelerano la corrosione dello zircaloy: le pastiglie di combustibile (uranio arricchito, attinidi generati dalle reazioni nucleari, plutonio...) rischiano di trovarsi a diretto contatto con l'acqua.

Se ciò avvenisse... si scioglierebbero, e il liquido trasporterebbe sul terreno e in mare elementi radioattivi ed elementi tossici e velenosi per inalazione e ingestione.

Per la meccanica di ciò che sta succedendo, un'esplosione nucleare è improbabile. Le prime conseguenze di questo disastro saranno invece una forte contaminazione "locale" e di molte miglia di oceano.

Mentre dal governo giapponese e dalla Tokyo Electric Power (Tepco) continuano ad affermare che la situazione è critica ma sotto controllo. Le prossime ore ci diranno dove sta la verità, ma intanto, che cosa potrebbe accadere con la fusione del nocciolo?

La fusione del nocciolo avviene quando la temperatura nel reattore non è più sotto controllo e sale rapidamente a oltre 2.000 °C (dai 300 circa di normale operatività).

Quello che chiamiamo "nocciolo" è un insieme di elementi: una struttura di contenimento (la più interna dell'edificio del reattore), le barre di combustibile (vedi il multimedia "I rifiuti nucleari" e gli altri contenuti del nostro "Speciale nucleare"), le barre degli strumenti, i circuiti dell'acqua per la produzione di vapore e per il raffreddamento del combustibile e le barre di moderazione.

A Fukushima, il sisma non ha provocato danni ed è automaticamente entrato in funzione il primo livello di sicurezza, ossia sono state abbassate le barre di controllo/moderazione. Questa procedura interrompe le reazioni nucleari tra le barre di combustibile e in poche ore abbatte la temperatura del reattore fino al 99%. Per raffreddare il residuo 1% è necessaria molta acqua (e parecchio tempo: anche sei, sette mesi).

Lo tsunami ha però messo improvvisamente fuori uso le linee elettriche e le pompe diesel che garantivano il flusso di refrigerante. A quel punto sono entrate in funzione le batterie, che tuttavia hanno una durata limitata. L'Agenzia atomica giapponese ha inviato alcuni camion-generatori per alimentare le pompe, ma questi si sono rivelati insufficienti.

SINDROME CINESE L'aumento di temperatura e di pressione dovuto alla formazione di vapore è stato gestito inizialmente dai tecnici con il rilascio in atmosfera del vapore stesso: ridurre la pressione all'interno del reattore era una condizione indispensabile per poter introdurre nuovo refrigerante. Ma la dissociazione del vapor d'acqua in ossigeno e idrogeno - dovuta alle alte temperature - ha provocato l'esplosione dell'edificio di contenimento esterno del reattore "1" e, oggi, del reattore "3", apparentemente senza provocare danni alle strutture interne.

Con i circuiti di raffreddamento fuori uso i tecnici hanno fatto ricorso a pompe che pescavano direttamente acqua dal mare: acqua "sporca" e ricca di sali, che se da una parte aiutava con la temperatura dall'altra danneggiava il rivestimento delle barre di combustibile. Ma la mancanza di elettricità ha poi ulteriormente ridotto e per qualche ora anche interrotto il flusso d'acqua: stando a diverse fonti ciò avrebbe causato la fusione parziale delle barre di contenimento del combustibile.
Se ciò fosse confermato, il materiale "fuso" starebbe ora colando sulla piattaforma di cemento che regge l'edificio del reattore, senza tuttavia essere in grado di "bucarla", e in uno speciale anello che circonda l'edificio stesso dove dovrebbe circolare acqua.
Un'eventuale esplosione è data per molto improbabile dalla maggior parte degli esperti (favorevoli o meno al nucleare). Se dovesse verificarsi, la nube dell'esplosione trasportata dai venti porterebbe in giro per il mondo un "bel" carico di sostanze radioattive e tossiche. Più realisticamente, la conseguenza di questo disastro sarà invece una forte contaminazione "locale" e di molte miglia di oceano.

( focus.it )
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18/03/2011 11:15
 
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lo sciame sismico in Giappone in tempo reale..Impressionante.

www.japanquakemap.com/
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25/03/2011 13:05
 
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lo posto qui..


Quei manga "apocalittici"
figli dell'angoscia atomica giapponese


In molti fumetti e cartoni animati gli eroi rappresentano una sfida alla fragilità di un Paese che, dopo Hiroshima e Nagasaki, convive con il senso della precarietà.
Godzilla nacque come simbolo della distruzione delle bombe all'idrogeno


HONG KONG
Da quel nefasto agosto del 1945, quando gli Stati Uniti decisero di sganciare due bombe atomiche contro Hiroshima e Nagasaki (due città che contavano alcune industrie belliche, ma che erano popolate principalmente da civili, in un Paese allo stremo e prossimo alla resa), lo choc nucleare ha scavato solchi profondi nella psiche giapponese.

Da allora, il filone narrativo apocalittico, che seduce senz’altro anche ad altre latitudini, ha assunto contorni più immediati, in un certo senso familiari, capaci di fare appello a un sentimento di unità davanti a tragedie portentose, come quella, terribile, che il Giappone si ritrova ad affrontare in questi giorni. Un pericolo tante volte immaginato divenuto d’un tratto quasi reale, riecheggiato ogni giorno nei surreali bollettini delle radiazioni pubblicati dalle autorità nazionali e ritrasmessi tutta la giornata dai media, qualcosa che quasi suo malgrado rimanda ad ogni momento all’immaginazione della catastrofe.
Il primo a inserirsi in questo percorso narrativo è stato senz’altro Godzilla (Gojira, secondo la pronuncia giapponese del mostro verde-nero internazionalmente noto), «nato» nel 1954 da un disastro nucleare proprio nello stesso anno in cui un nuovo, vero incidente atomico angosciò il Giappone. Nel 1954, infatti, quando gli Stati Uniti testarono nell’atollo di Bikini una nuova arma all’idrogeno, che si rivelò essere molto più potente del previsto, un peschereccio giapponese si ritrovò invischiato in una nuvola radioattiva, e l’intero equipaggio riportò gravissimi danni di salute. Aikichi Kuboyama, l’addetto ai controlli radio della nave da pesca, morì per le conseguenze delle radiazioni sette mesi dopo ­ un mese prima che «Godzilla» facesse il suo esordio sugli schermi giapponesi.

Ishiro Honda, il creatore del mostro verde-nero, aveva immaginato la sua creatura come il simbolo delle armi nucleari, per quanto con il passare degli anni, e con i film successivi, il mostro divenne sempre meno temibile, e in alcuni casi persino capace di combattere dalla parte dei «buoni». Ma nella sua prima incarnazione, ad ogni colpo di coda e ad ogni pestare delle enormi zampe, Godzilla trasmetteva al Giappone un senso costante di fragilità: collana di isole costantemente scosse da terremoti, minacciata da tsunami e ancora sotto choc per la distruzione portata dalla guerra nella quale si era follemente lanciato.
Questa percezione del disastro possibile, della tragedia dietro l’angolo non venne cancellata nemmeno negli anni di incredibile boom economico: anzi, proprio ad allora risalgono alcune delle anime (disegni animati) e manga (fumetti) «apocalittici» più famosi.

«Akira», uno degli «cartoni» più affascinanti della vasta produzione giapponese, di nuovo presenta una metropoli ­ Tokyo ­ che deve riprendere il cammino dopo essere stata immobilizzata da un’esplosione nucleare. Qui, l’alba post-atomica è stata scatenata da un ragazzino di nome Akira che si ritrova dotato di poteri sovrannaturali e distruttivi dopo aver subito degli esperimenti militari governativi sulla pelle.

Perfino le famose Tartarughe Ninja dei cartoni animati, creature ben più recenti, sono «figlie» di un'esplosione nucleare, anche se in questo caso le radiazioni hanno accresciuto i poteri e modificato il comportamento delle testuggini animate (e diventate anche film), tramutandole in soldati che si battono contro i «cattivi», e per la vittoria del «bene».

Gli esempi proseguono: Nausicaa e la Vallata del vento, del prodigioso Hayao Miyazaki (fondatore dello Studio Ghibli) è di nuovo il racconto di un mondo post-atomico, così come lo è il Pugno della Stella del Nord (Toei Animation). Tutte creazioni che parlano di un senso di precarietà permanente, di una volontà costante di ricostruzione, e di una capacità di tramutare tali tensioni in opere narrative e artistiche di ampia suggestione.


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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
07/04/2011 16:25
 
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FISICA
Scoperta una nuova particella misteriosa

Al Fermilab di Chicago nell'acceleratore Tevatron.
Qualcuno pensa alla «particella di Dio»

MILANO - Lo zoo delle particelle elementari della materia probabilmente ha un nuovo protagonista, finora sconosciuto. Un'intrigante scoperta che accende la fantasia è stata ottenuta dal Fermilab di Chicago dal vecchio acceleratore Tevatron che in autunno sarà spento dopo decenni di attività. Dallo scontro tra protoni e antiprotoni è zampillata appunto una particella dalle caratteristiche ignote e subito gli scienziati avevano pensato di essere riusciti ad agguantare la famosissima «particella di Dio», il bosone di Higgs alla quale Chicago e il Cern di Ginevra danno la caccia. Invece dalle prime verifiche sembra proprio che il bosone di Higgs non centri per niente mentre rimane la domanda di quale tipo di particella si tratti.

DUBBI - Il dubbio era emerso perché il risultato era stato ottenuto in intervallo di energia (140-150 Gev) simile a quello dove si cerca Higgs (118-180 Gev). Ora la sfida è aperta e nel gruppo del Fermilab c'è anche uno scienziato italiano, il fisico Giovanni Punzi dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e dell'università di Pisa. Lo zoo delle particelle ospita decine e decine di esemplari e una nuova desta curiosità perché potrebbe nascondere significati scientifici importanti e tutti da decifrare nella natura del mondo fisico. Qualcuno ipotizza anche che si tratti soltanto di un conto sbagliato, ma è difficile crederlo anche se tutto è possibile in quell'ardua e complicatissima realtà. Ma c'è pure qualcuno che non vuole abbandonare l’ipotesi più seducente e suggerisce che forse è una "particella di Dio" più pesante di quanto si era immaginato. La risposta richiederà settimane e forse mesi di verifiche e potrebbe arrivare proprio dal concorrente acceleratore LHC di Ginevra. Ma ne vale la pena. Se non altro per dare un preciso identikit alla new entry nel panorama della fisica.
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12/05/2011 13:41
 
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Lampade Uva vietate agli under 18
Il ministro Fazio: lettini abbronzanti proibiti anche alle donne incinte

ROMA
Addio abbronzatura tutto l’anno per i ragazzini sotto i 18 anni. A rischio l’incarnato dorato garantito dalle lampade solari anche per le donne in gravidanza, per chi ha subito tumori alla pelle e per chi si scotta facilmente. Nuove cautele d’uso sono in arrivo per quanto riguarda le lampade e vari altri apparecchi elettromeccanici per uso estetico: ieri il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha infatti firmato un decreto interministeriale (ministero della Salute e dello Sviluppo economico) che aggiorna le caratteristiche tecnico-dinamiche e le modalità d'esercizio e applicazione di numerosi macchinari, dal solarium appunto alle saune e bagni di vapore, dallo scaldacera per ceretta agli attrezzi per ginnastica estetica, dai depilatori elettrici al laser estetico per depilazione.

«Con il provvedimento firmato oggi abbiamo compiuto un passo in avanti per la tutela del cittadino che vede così garantito in modo ancora più stringente il livello di sicurezza degli apparecchi elettromeccanici per uso estetico come le lampade abbronzanti, i depilatori elettrici, le saune e i bagni turchi», è il commento del ministro della Salute. «La regolamentazione dell'utilizzo delle lampade abbronzanti è particolarmente importante per la dimostrata nocività, soprattutto nelle persone più giovani, delle radiazioni ultraviolette che espongono ad un aumento del rischio di melanoma cutaneo statisticamente significativo».

Plaude all'iniziativa il sottosegretario alla Salute Francesca Martini: definisce il provvedimento «in linea con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini e la salute futura, in particolare dei giovani. Ci auguriamo che ora sia rispettata la norma sia per la qualità degli strumenti, sia soprattutto sugli abusi in fasce di età giovani come gli adolescenti». Secondo i dati, sono circa un milione e mezzo i minorenni che fanno almeno una lampada all'anno, di cui 700mila più di una al mese.

Altrettanto favorevole è la dottoressa Caterina Catricalà, direttore del dipartimento clinico sperimentale di Dermatologia oncologica dell'Istituto San Gallicano di Roma: «Finalmente anche in Italia abbiamo una norma che regolamenta l'accesso a questi centri». Anche lei ribadisce i rischi dei raggi Uva: «Nell'infanzia e nell' adolescenza i raggi Uva possono creare il presupposto per i tumori alla pelle e l'invecchiamento precoce della pelle». Si raccomanda quindi «prima di usare qualsiasi cosa che possa avere un impatto sulla pelle» di «recarsi dal dermatologo».

E a chi non potrà più stendersi sul lettino abbronzante, arriva il consiglio della Coldiretti per sfruttare al massimo anche i primi raggi di sole naturale: «E' possibile prepararsi alla tintarella estiva con una dieta adeguata, che si fonda sul consumo di cibi ricchi in Vitamina A che favorisce la produzione nell'epidermide del pigmento melanina per donare il classico colore ambrato alla pelle. Una opportunità che consente di conciliare salute e bellezza».

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io farei un controllo pure sull'evasione fiscale dei centri estetici ..

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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16/05/2011 13:43
 
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GB, da una coppia di colore nasce un bimbo bianco e biondo




ROMA - Un bimbo bianco è nato in Gran Bretagna da una coppia di neri. Per la seconda volta in un anno genitori di colore hanno dato alla luce un neonato biondo e con la pelle chiara. Un altro caso simile fu riportato, sempre nel Regno Unito, nel luglio 2010. Il Sunday Mirror scrive oggi che Francis Tshibangu, il padre, è rimasto di sasso quando gli hanno fatto vedere per la prima volta il bambino: «Il mio primo pensiero è stato: non è mio». Ma apparentemente non è questo il caso. Altrettanto sconcertati sono stati i medici e le infermiere della sala parto.

Francis e la moglie Arlette, come l'altra coppia un anno fa, non hanno parenti o antenati bianchi. Stavolta il neonato ha i tratti somatici dei genitori all'infuori del colore della pelle e dei capelli, che sono biondo rossicci. Il piccolo Daniel (così è stato chiamato il bambino) non è un albino. I genitori hanno già un figlio di colore, Seth, che ha due anni: lui e il nuovo arrivato si assomigliano come due gocce d'acqua. Gli esperti di fertilità interrogati dal giornale non sanno spiegarsi la nascita straordinaria, se non per dire che può succedere una volta in un milione di casi.


www.blitzquotidiano.it/cronaca-europa/londra-bambino-bianco-e-biondo-nasce-da-coppia-nera...

[SM=g27993] [SM=g27993]

ti prende a male una scoperta del genere...al Milan ancora cantano E'arrivato Weah e Baresi è di nuovo papà [SM=g7557]
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