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Personaggi internazionali

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2024 18:24
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Sesso: Maschile
21/11/2012 11:45
 
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lucaDM82, 11/20/2012 9:17 PM:

E’ un Andy Van Der Meyde scatenato quello che ha scritto l’autobiografia “Nessuna Pietà” dove critica tutto e tutti.


I TEMPI ALL’AJAX - ”Mio padre era un alcolizzato e un giocatore incallito. Con lui ho rotto ogni rapporto, tanto che quando entrai nelle giovanili dell’Ajax chiesi di giocare con il cognome di mia madre. Mi dissero di no. L’Ajax è stata l’unica squadra in cui mi sono divertito. Legai con Ibrahimovic e Mido: si sfidavano in folli corse notturne sull’anello della A10 attorno ad Amsterdam. Zlatan aveva una Mercedes SL AMG, Mido alternava Ferrari e BMW Z8. Tomas Galasek invece mi iniziò alle sigarette”.
L’ARRIVO ALL’INTER -“Accettai, nonostante l’allenatore, Ronald Koeman, non mi ritenesse ancora pronto per l’estero. Dopo una settimana a Milano, telefonai a David Endt (team manager dell’Ajax, ndr) implorandolo di riportarmi a casa. I soldi possono anche tenerseli, gli dissi. Mi consumava la nostalgia. Passare dal club olandese ai nerazzurri è come “asciare un negozio di paese per una multinazionale. Tutto estremamente professionale, un giro di soldi pazzesco, il presidente che dopo ogni vittoria allungava ai giocatori 50 mila euro a testa”.
LA VITA MILANESE – “Avevo uno zoo nel giardino di casa: cavalli, cani, zebre, pappagalli, tartarughe. Dyana, la mia prima moglie era la vera malata. Per lei rifiutai un trasferimento al Monaco: a Montecarlo ci sono solo appartamenti, mi disse, dove li mettiamo i nostri animali? Una sera scesi in garage, al buio, intravidi una sagoma imponente e udii suoni strani. Aveva comprato un cammello”.
IL PASSAGGIO ALL’EVERTON – “Mi proposero uno stipendio di 37mila euro a settimana, più del doppio di quello che percepivo all’Inter. Ci andai di corsa. La prima cosa che feci fu comprare una Ferrari e andare a sbronzarmi al News Bar, uno dei locali più in voga di Liverpool. La mia giornata terminò in uno strip-club. Andavo pazzo per le spogliarelliste. Lì conobbi Lisa e me ne innamorai subito. Nel suo mondo bere e sniffare cocaina era una cosa all’ordine del giorno”.
IL DIVORZIO - ”Mi sarei preso a pugni in faccia quando mi elencò tutte le prove che aveva raccolto. Una volta passai una serata a gozzovigliare a Manchester, mi scolai un’intera bottiglia di rum e andai direttamente agli allenamenti. Ai test registrai il mio miglior tempo di sempre, ma non riuscii a nascondere la sbronza”.
L’INIZIO DELLA FINE - “Il tecnico Moyes pensava fossi un viziato, in realtà stavo accanto a Dolce, la bambina che avevo avuto da Lisa. Soffriva di una rara malattia all’intestino, è stata operata otto volte in due anni. Non volevo lasciarla sola. Ma ero fuori controllo; non riuscivo a dormire se non prendendo pillole. Era roba pesante, di quella da prendere con la prescrizione del medico. Quindi le rubavo dallo studio del medico del club. L’ho fatto per più di due anni. Poi è arrivata la cocaina, insieme a Bacardi, vino e feste in quantità. Capii che dovevo andarmene da Liverpool, o sarei morto”.
L’APPRODO AL PSV – “Ma è stato come tentare di mettere in moto un’auto ferma da troppo tempo: i ritmi del calcio pro non facevano più per me”.
LA SUA VITA ATTUALE - ”Sono in attesa del quinto figlio, il secondo dalla mia attuale compagna, Melissa. Non sono milionario ma vivo meglio di prima. Col libro ho voluto chiudere un capitolo della mia vita. Adesso voglio allenare nelle giovanili. Dopo tutti gli errori che ho commesso, chi meglio di me può insegnare ai ragazzi come non sprecare il proprio talento?”.


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e perché mai r.i.p?
mica è morto! (grazie a chi di dovere!)

sembra comunque essere iniziata una nuova stagione di autobiografie di calciatori sregolati.

alcune settimane fa, infatti, è stata pubblicata l'autobiografia dell'indimenticabile uli borowka.
amorevolmente soprannominato "die axt" (l'ascia), borowka è stato un difensore tecnicamente più che limitato ma difficilmente superabile. per quindici anni ha rappresentato l'impersonificazione del male nel calcio tedesco. la sua carriera professionistica inizia con il borussia mönchengladbach e raggiunge il culmine con il werder brema di otto rehhagel, nel quale milita per dieci anni, spargendo terrore sui campi della bundesliga.
borowka era un luminare delle entrate omicide sulle gambe, dispensava morte e dolore tra i centravanti avversari, e si ergeva, satanico e trionfante, in mezzo all'infuriare delle battaglie di quegli anni, quando i mercoldedì di coppa sembravano dirette dal fronte afgano.
numerosi gli anedotti che quasi sempre lo vedono proferire minaccie agli attaccanti dall'altra squadra.
un esempio: dopo essere stato eletto dai suoi colleghi per l'ennesima volta "il giocatore più antipatico della bundesliga", in occasione di un werder brema-stoccarda, nel tunnel prima dell'ingresso in campo si avvicina a jürgen klinsmann per chiedergli se questi per caso lo avesse votato. il pavido klinsmann risponde: "ma stai scherzando, uli? certo che no!" l'ascia replica: "per il culo mi ci posso prendere anche da solo, klinsmann! da dove sarebbero dovuti venire tutti i voti per me? oggi ti massacro il doppio!"

borowka ha sofferto gravemente di alcolismo per tutta la sua lunga carriera che si concluse dopo quasi vent'anni nel 1998.
nel 2000 fu letteralmente raccolto da sotto un ponte da christian hochstätter, bandiera del mönchengladbach, nipote di helmut haller e allora direttore sportivo del club, che lo ricoverò in una clinica salvandolo dalla morte certa. da allora borowka non ha più toccato l'alcol e si è rifatto una vita, a quanto pare modesta, tranquilla e serena, e ha fondato un'associazione che sostiene calciatori con problemi di dipendenza.

il più sregolato di tutti, invece, fu un inglese. come potrebbe essere altrimenti?
e non intendo né george best ("i spent a lot of money on booze, birds and fast cars. the rest i just squandered"), né paul gascoigne.
mi riferisco all'attaccante robin friday, "the greatest footballer you never saw".
questo è il titolo della sua biografia, scritta paul mcguigan, il bassista degli oasis.

la carriera di questo fenomeno durò circa sei anni. tre anni da semiprofessionista tra la quinta e la settima divisione, poi dal 1974 al 1977 tre anni tra la quarta e la seconda divisione dove totalizzò 60 gol in 160 presenze per il reading e per il cardiff.
chi l'ha visto giocare parla di un fuoriclasse assoluto.
ma robin friday è stato anche un fuoriclasse dell'autodistruzione.
già da ragazzino, oltre all'hard rock, era dedito all'alcol e a stupefacenti di ogni genere.
raramente lo si è visto sobrio. per lui le trasferte erano occasioni da non perdere per mettere a soqquadro i pub di città sconosciute.
una delle sue bizzarie ricorrenti era un ballo da lui inventato che soprannominò "l'elefante".
consisteva nel roversciarsi i taschini e nell'aprire la patta dei suoi blue jeans.
si ritirò dal calcio all'età di 25 anni.
morì nel 1990 all'età di 38 anni. per un arresto cardiaco probabilmente causato da una overdose di eroina.
ancora oggi è un mito: in un sondaggio lanciato nel 2004 dalla bbc friday fu l'unico ad aggiudicarsi il titolo di miglior giocatore di sempre in due club, appunto il reading e il cardiff per il quale giocò solamente 25 partite.

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Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better.
(Samuel Beckett, Worstward Ho)
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