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Chi l'ha visto - casi irrisolti

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2023 09:26
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07/01/2011 15:41
 
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Via Poma, pm chiede ergastolo per Busco
L'uomo è accusato dell'omicidio della fidanzata, Simonetta Cesaroni, uccisa a Roma il 7 agosto 1990 con 29 coltellate


ROMA - Ergastolo per Raniero Busco. Lo ha chiesto il pm Ilaria Calò per l'omicidio di Simonetta Cesaroni avvenuto il 7 agosto del 1990 in un appartamento di via Poma a Roma. Busco era il fidanzato di Simonetta Cesaroni.

Simonetta Cesaroni fu uccisa nell'agosto 1990 negli uffici romani dell'Associazione degli Ostelli della gioventù in via Poma, nel quartiere Prati a Roma. Il corpo straziato da 29 coltellate. Davanti alla terza corte d'assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, unico imputato Raniero Busco, l'ex fidanzato di Simonetta, accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Contro Busco sono agli atti del processo i risultati di diverse consulenze, l'ultima delle quali ha indicato come compatibile con la sua arcata dentaria il segno di un morso sul seno di Simonetta e con il suo Dna una traccia di saliva sul corpetto che indossava la Cesaroni al momento in cui fu uccisa. A suo favore, i risultati di una consulenza di parte che escluderebbe la sua responsabilità nell'omicidio e che vorrebbe il segno del morso sul seno come compatibile anche con i 'denti' di un fermacapelli trovato rotto vicino al corpo della ragazza.

NESSUN DUBBIO SU RESPONSABILITA' BUSCO - "Nessun dubbio sulla responsabilità di Raniero Busco per la morte di Simonetta Cesaroni; ma nessun dubbio anche sull'esistenza dell'aggravante della crudeltà". Sono le conclusioni in virtù delle quali il pm Ilaria Calò ha chiesto alla III Corte d'assise di Roma di condannare all'ergastolo Busco per l'omicidio dell'ex fidanzata. Il giovane non era oggi presente in aula; uno stato influenzale con febbre alta gli ha impedito di sentire dalla voce del pm le conclusioni della pubblica accusa. In aula invece, come ad ogni udienza, era presente Roberta Milletarì, la moglie di Raniero. Con riferimento all'esistenza dell'aggravante della crudeltà (cosa che ha portato alla richiesta della condanna al carcere a vita), il pm Calò è stata chiara: "Per uccidere Simonetta - ha detto - bastavano tre delle lesioni che sono state provocate, quelle al cuore, al polmone e all'aorta; tutte le altre, nel resto del corpo, sono crudeltà".

PM, SU CORPO SIMONETTA SOLO TRACCE DNA DI BUSCO - Il gruppo sanguigno individuato era comune a Simonetta Cesaroni e Raniero Busco e con le vecchie metodiche di analisi era impossibile distinguere i due Dna; la certezza è che "in corrispondenza di entrambi i capezzoli della ragazza e sul suo reggiseno sono state trovate tracce di Dna riconducibili a Busco al di là di ogni ragionevole dubbio". E' stata incentrata tutta sull'esame delle prove scientifiche lo spaccato di requisitoria del pm Ilaria Calò al processo per la morte di Simonetta Cesaroni. "Dai calcoli statistici che sono quelli che si fanno in casi di questo genere - ha detto il pm - l'ipotesi accusatoria è supportabile milioni di miliardi di volte in più rispetto a quella difensiva. Il Dna su corpetto, reggiseno e morso sul seno sinistro di Simonetta ne ha escluso la compatibilità con altre persone che non siano Busco". Chiara la dinamica dell'omicidio. "Ci sono state 29 lesioni da punta e taglio, tutte prodotte in un brevissimo lasso di tempo mentre l'aggressore stava a cavalcioni sulla vittima. Ma anche una trentesima: un taglio sulla clavicola di Simonetta con una crosticina ematica uguale a quella sul morso al seno". Schematicamente, le conclusioni dei consulenti del pm hanno indicato che: "l'aggressione mortale non è stata successiva a una colluttazione; il materiale biologico trovato indica un approccio orale dell'aggressore; il profilo del materiale biologico è quello di un uomo ed è compatibile con quello di Busco". E su quel 'morso' al seno, le altre certezze: "La dentatura di Busco - ha detto il pm - ha caratteristiche che la rendono unica; la morfologia del morso di Busco corrisponde alla morfologia del morso sul seno di Simonetta. E dai dati scientifici è emerso che quel morso è stato dato contestualmente alle altre lesioni; quindi, è contestuale all'omicidio".

PM, NO IPOTESI ALTERNATIVE A RESPONSABILITA' BUSCO - "Non ci sono ipotesi alternative alla responsabilità di Busco per l'omicidio di Simonetta Cesaroni". Lo ha detto il pm Ilaria Calò nella parte finale del suo intervento. "Non ci sono spiegazioni alternative né alla presenza del Dna di Busco sulla porta degli Ostelli dove fu trovata morta Simonetta - ha detto il pm - né alla presenza del suo Dna parziale mischiato al sangue della ragazza. E non bisogna dimenticare che Busco ha sempre detto di non essere mai andato in quegli uffici". Per il rappresentante della pubblica accusa é da escludere anche l'ipotesi che a commettere l'omicidio possa essere stata un'altra persona. "Non c'é alcuna traccia di Dna diverso da quello di Busco. E' impossibile che qualche altra persona sia stata in quella stanza senza lasciare alcuna traccia biologica seppure microscopica". E infine, non ci sono ipotesi alternative ("né logiche né lecite", ha detto il pm) che giustifichino "la presenza di un morso di Busco sul seno di Simonetta e la presenza di saliva in corrispondenza del morso stesso". Alla fine, il pm ha anche confutato le tesi dei consulenti della difesa dell'imputato, ritenute frutto di una "lacunosa conoscenza degli atti" e i cui risultati "non appaiono idonei a invalidare quanto raccolto". Prossima udienza il 14 gennaio per l'inizio degli interventi delle parti civili.

PARTE CIVILE, RICOSTRUZIONE PM NON E' FANTASIOSA - "La ricostruzione fatta dal pm non è assolutamente fantasiosa, ma è suffragata da elementi tecnici inconfutabili". Lo ha detto l'avvocato Massimo Lauro che nel processo per la morte di Simonetta Cesaroni è costituito parte civile per la sorella della ragazza trovata morta il 7 agosto 1990 negli uffici romani degli Ostelli della Gioventù di via Poma, a Roma. Per il penalista, "non è facile il compito che avrà la Corte. Per assolvere Busco dovrà disattendere le risultanze tecniche dell'accusa che sono state precise e puntuali. Certo, dal punto di vista umano si possono fare tanti discorsi, ma noi dobbiamo guardare ad altro e valutare anche tutto ciò che abbiamo".

( ansa.it )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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