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NBA

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2024 12:15
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18/06/2010 11:48
 
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Nba, Lakers ancora campioni
Celtics battuti 83-79 in gara 7




ROMA (18 giugno) – I Los Angeles Lakers restano sul tetto della pallacanestro mondiale, l’Nba. Allo Staples Center è stata scritta una nuova pagina nella sfida storica contro i rivali di sempre, i commoventi Boston Celtics, non da un uomo solo al comando, Kobe Bryant (23 punti con 6/30 al tiro), ma da una squadra intera guidata in panchina dal numero uno assoluto, Phil Jackson (11 titoli Nba). È il sedicesimo anello a finire nella ricca bacheca Lakers, certamente uno dei più sofferti: vincere dopo sette gare per 83-79 contro questi Celtics tirando con il 32% da2, il 20% da3 e il 67% dai liberi è un’impresa quasi mistica.

La redenzione del cattivo ragazzo Ron Artest (20 punti, 5 recuperi), il talento esplosivo di Pau Gasol (19 punti, 18 rimbalzi di cui 9 offensivi), la chiave tattica Lamar Odom (+13 di plus/minus con lui in campo), la tripla ancora una volta decisiva dell’intramontabile Derek Fisher e i due tiri liberi di Vujacic regalano a Bryant, annullato dalla difesa Celtics e dalla pressione mentale della posta in palio, il quinto anello a un passo dai sei di Michael Jordan. Doc Rivers non può rimproverare nulla ai propri Celtics, che giocano un basket stellare frutto di un’intensità difensiva unica, di una circolazione di palla fantastica e della regia di Rajon Rondo (14 punti, 10 assist, 8 rimbalzi), ormai consacrato stella assoluta dell’Nba. Il terzetto d’assi Garnett-Allen-Pierce chiude, senza doppiare il titolo 2008, un ciclo che rende onore alla storia della franchigia con il trifoglio sul cuore. Una squadra sempre unita, pronta a vincere e a perdere le partite insieme.

Allo Staples Center non è serata per gli esteti, per le magie da video-tape: l’intensità gettata sul parquet è selvaggia, una concretezza coinvolgente da narrare con la lotta ai rimbalzi (chiave di volta della partita) e nei tuffi per recuperare un pallone. Il verbo di Jackson: «Durante i time-out, quando la palla non voleva entrare (22/72 al tiro per i gialloviola al 36’, ndr), ho detto ai miei semplicemente: «Continuate a prendere rimbalzi». A metà del terzo periodo con i Celtics sul +13, 49-36, e in pieno controllo emotivo della partita Jackson toglie lo statico Bynum per il playmaker aggiunto Odom ed è la svolta Lakers con la rimonta e il sorpasso firmati dal trio Fisher-Artest-Bryant, 64-68. Nell’ultimo minuto di gara, la centododicesima partita dell’anno per le due squadre, l’indomito spirito Celtics spinge Wallace, Allen e Rondo (canestro impossibile) a infilare tre triple che tengono con il fiato sospeso lo Staples Center (19mila spettatori e il solito parterre hollywoodiano), 79-81 con 11” da giocare. Va in lunetta Sasha Vujacic, scoperto da Bogdan Tanjevic e svezzato alla Snaidero Udine, la mano è ferma con 2/2 e l’ultima preghiera di Boston si spegne lontano dal ferro.

Kobe Bryant riceve il titolo di miglior giocatore delle Finals dalle mani di Bill Russell, leggendaria bandiera dei Celtics dominatori. Il successo più importante del numero 24 gialloviola è di aver trovato nel momento più difficile dei compagni di strada in grado di fargli scalare l’ultimo chilometro prima della vetta ambita. Compagni che hanno ripagato la sua ennesima stagione da trascinatore.

Ci sono poche parole per descrivere l’impatto decisivo della roulette russa Ron Artest, mattatore a sorpresa di quest’annata. Poi sul tetto del mondo c’è un europeo come lo spagnolo Pau Gasol, miscela esplosiva di talento ed intensità agonistica nella notte più importante. Dopo il back-to-back (due anelli consecutivi) la franchigia californiana già si proietta verso il three peat (tre anelli consecutivi), ma ora è il momento dei festeggiamenti con i classici cappelli e t-shirt celebrative. Dal parquet riecheggiano le parole di David Stern, gran cerimoniere dell’Nba contemporanea, che ringrazia tutti per lo show, sprizzano i larghi sorrisi di Magic Johnson che incorona Bryant ed è un piacere speciale vedere un altro grande Laker come Kareem Abdul Jabbar, impegnato a vincere la partita più complicata della propria vita.

La partita. Christina Aguilera apre la notte senza ritorno intonando “The Star Spangled Banner” (l’inno nazionale Usa, ndr) in uno Staples Center assorto in religioso silenzio. Phil Jackson nello spogliatoio sulla lavagna disegna un rebus facile, facile: “One game to the title (parola rappresentato dall’anello) e poi scherza “ricordate che domani non c’è allenamento”. Doc Rivers cita a braccio l’antenato eccellente Red Auerbach: “Get the ball, don’t give up the ball” e le parole dell’infortunato Kendrick Perkins. Il coach di Boston sa che l’impresa è ardua: nell’Nba solo tre squadre su sedici sono riuscite nell’impresa di vincere gara sette in trasferta. Alla palla a due stupisce subito la timidezza di Kobe Bryant, che a differenza di gara sei non aggredisce la partita. I Lakers litigano con il ferro, ma conquistano ben 6 extra-possessi grazie ai rimbalzi offensivi. Fisher spezza l’incantesimo con una tripla, mentre Rasheed Wallace sostituto in quintetto di Perkins sfida Gasol con 4 punti consecutivi. La mente dei Celtics Rajon Rondo sale di tono in transizione e innesca meravigliosamente i compagni per il 14-23 del 12’, 13-3 di break negli ultimi 4’ del periodo. La difesa bianco verde costringe Los Angeles a un emblematico 6/27 dal campo. Stecca il primo violino Bryant, allora a far suonare l’orchestra ci pensa l’energia rumorosa di Ron Artest con 12 punti per il -2, 23-25. Ray Allen paga lo sforzo difensivo su Kobe nella metà campo offensiva con 1/9 al tiro. Il tassametro dei rimbalzi per i padroni di casa corre a 15 e grazie a questa voce statistica al 24’ si è sotto solo 34-40.

Al rientro dal riposo lungo Bryant prosegue a litigare con il canestro, 3/17 per lui e 14/54 complessivo il team, mentre Rondo detta legge e affonda il rivale diretto Fisher. Boston scappa fino al +13, 36-49. Phil Jackson ne ha viste abbastanza e chiama time-out: fuori Bynum dentro Odom. Si apre l’area per Gasol, Artest e lo stesso Bryant con i Celtics che iniziano a produrre troppe palle perse. L’intensità dei gialloviola si tramuta in tanti viaggi in lunetta. Fisher, dopo una parentesi nello spogliatoio per una botta al ginocchio, mette il siluro del 64-64 a 6’ dalla sirena finale. L’altra tripla decisiva la infila Artest con tanto di baci al pubblico, 79-73. L’ultimo arrembaggio bianco verde è reso vano dai liberi di Gasol e Vujacic per il 83-79 finale.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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20/06/2010 14:16
 
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E' morto il gigante Bol

Asso nella Nba e per il Sudan
Sudanese, tra i più grandi stoppatori di sempre, disputò dieci stagioni negli Usa e anche due partite a Forlì. Poi l'impegno umanitario per il suo Paese. Stroncato a soli 47 anni da una rara malattia


Manute Bol è morto a 47 anni. Ap NEW YORK, 19 giugno 2010 – L’uomo che si dice abbia ucciso un leone, uno dei più alti ad aver mai calcato i parquet Nba, stavolta non ce l’ha fatta. Manute Bol è morto all’età di 47 anni in un ospedale di Charlottesville, Virginia, ucciso dalla sindrome di Stevens-Johnson, rara malattia della pelle che ne aveva portato al ricovero il 12 maggio scorso. L’aveva contratta in Sudan, il suo paese natale, durante uno dei suoi tanti viaggi umanitari, causa a cui aveva dedicato tutta la sua vita e la sua fortuna. In Nba ci è rimasto 10 anni, re delle stoppate grazie ai suoi 231 centimetri, ma così magro, per dirla come una volta lo apostrofò Woody Allen, che le sue squadre risparmiavano sui viaggi spedendolo di città in città via fax. La sua vita, che lo aveva portato per un breve periodo anche in Italia, è leggenda, come quella che da ragazzo avesse ucciso un leone: a mani nude, secondo alcune versioni alimentate dal suo stesso agente; con una lancia mentre dormiva secondo altre.

STOPPATE E TRIPLE — Bol si avvicina al basket a 16 anni, poi viene notato da uno scout statunitense che lo porta negli Usa anche se lui non sa una parola d’inglese. La sua avventura in Nba dura 10 anni e 624 partite a partire dal 1985, quando viene scelto col numero 31 al draft dai Washington Bullets diventando il più alto in Nba (primato toltogli poi da Gheorghe Muresan, di qualche millimetro più alto). Fa segnare il record di stoppate in una stagione per una matricola (397, 5 di media a gara) e chiude la carriera con più stoppate, 2.086 (3,34 a partita, secondo nella classifica di tutti i tempi), che punti segnati, 1.599. In un match contro Orlando ne mette a referto 4 in un solo possesso, dividendo il parquet con Muggsy Bogues, il più basso giocatore di sempre (160 cm). Durante l’esperienza a Golden State (Philadelphia e Miami le altre squadre in cui ha giocato), inizia a tirare con regolarità da tre punti, mettendo a referto 20 triple in una sola stagione. Nel 1992/1993 mentre è ai Sixers, ne infila addirittura 6 su 12 nel solo secondo tempo di una sfida contro Phoenix dell’ex compagno (e vittima preferita dei suoi scherzi) Charles Barkley. Finita la carriera Nba nel 1996 sbarca a Forlì, voluto fortemente da coach Massimo Mangano. Arriva come un divo, sfilando addirittura su una passerella, ma dopo appena due partite viene cacciato e torna in Sudan.

IMPEGNO UMANITARIO — E’ proprio il Sudan il grande amore di Bol. I quasi 6 milioni di dollari guadagnati in carriera sono finiti quasi tutti alla Ring True Foundation, nata per raccogliere fondi per i rifugiati sudanesi. Una volta venne multato di 25mila dollari dalla sua squadra di allora, i Miami Heat, per aver perso due gare di preseason: il motivo era che si trovava a Washington per aiutare i dialoghi di pace tra i signori della guerra sudanese, che bombardavano i campi profughi a cui andava a far visita. Nel 2001 gli viene offerto il posto di ministro dello sport dal governo del suo paese: lui rifiuta perché avrebbe dovuto convertirsi all’Islam (era cattolico), e per questo viene trattenuto nel paese, accusato di supportare i ribelli cattolici, aiutato a uscire da una raccolta fondi promossa dai suoi sponsor americani. Sei anni fa si era rotto il collo in un grave incidente d’auto. Negli Usa viveva modestamente, pagando i suoi conti tenendo discorsi o grazie agli aiuti dei suoi ex compagni di squadra, su tutti Chris Mullin.

A CACCIA DI FONDI — Finiti i soldi guadagnati col basket, Bol accettava qualsiasi trovata pubblicitaria pur di racimolare fondi da destinare al suo Sudan. Divenne il fantino più alto del mondo senza mai essere salito a cavallo e il più alto giocatore di hockey di sempre pur senza saper pattinare. Successe nel 2002, quando firmò un contratto di un solo giorno con gli Indianapolis Ice della Central Hockey League: la pubblicità generata dal suo ingaggio diede un’enorme boccata d’ossigeno ai conti della sua fondazione. Così come la sua apparizione sul ring nel Celebruty Boxing Show della Fox, trasmissione a cui aveva accettato di partecipare in modo che l’emittente mandasse in sovrimpressione il numero di telefono della sua fondazione. Stese in tre round l’ex giocatore di football William “Congelatore” Perry. In Sudan ci era tornato anche in aprile, per tentare di combattere la corruzione e aiutare lo svolgimento di elezioni democratiche. “Il Sudan e il mondo hanno perso un vero eroe. Ha veramente dato la vita per il suo paese, facendo quello che poteva per aiutarlo” scrive nel suo sito l’organizzazione no profit Sudan Sunrise, il cui presidente, Tom Prichard, è rimasto fino all’ultimo al capezzale di Bol. Il basket ha perso un gigante, il mondo forse qualcosa di più.


Davide Chinellato

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09/07/2010 10:38
 
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Discreti giorni di trasferimenti, incluso l'affare forse più clamoroso della storia NBA

Lebron James va da free agent a Miami, a raggiungere Wade e l'altro free agent Bosh, tre top player assoluti(facciamo 2 e mezzo, Bosh ha cifre pazzesche ma non mi sembra al livello degli altri due)

Tante critiche a James, a Cleveland hanno anche iniziato a bruciare le sue maglie [SM=g27987]
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"In my 23 years working in England there is not a person I would put an inch above Bobby Robson."
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09/07/2010 15:38
 
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buuu per lebron [SM=g28001]
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30/07/2010 19:35
 
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ANSA)-ROMA, 29 LUG-Si indaga per omicidio sulla morte dell'ex giocatore Nba Lorenzen Wright, il cui corpo è stato trovato ieri in un bosco di Memphis, in Tennessee. Wright, 34 anni, ex ala-centro di Los Angeles Clippers, Atlanta Hawks, Memphis Grizzlies, Sacramento Kings e Cleveland Cavaliers in 13 anni di Nba, era stato visto l'ultima volta il 18 luglio scorso, poi era sparito. La famiglia ne aveva denunciato la scomparsa il 22 luglio.

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05/10/2010 13:27
 
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Chicago Bulls hanno raggiunto l'accordo con Joakim Noah per il rinnovo del contratto, in scadenza quest'estate, dando un'ennesima dimostrazione di fiducia nel loro centro, dopo aver rifiutato di inserirlo nella possibile trade per Carmelo Anthony. Per Noah, nona scelta del draft 2007, è pronta un'estensione da 60 milioni di dollari ( ! ) per i prossimi 5 anni, nonostante a giugno l'entourage del giocatore avesse sparato una richiesta vicina ai 70 milioni. Sembra che per convincere Noah a firmare siano stati inseriti diversi incentivi nel contratto, ma lo stesso giocatore aveva intenzione di abbassare le richieste visto il rischio concreto di un lockout nella prossima stagione.


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Questi sono casi di dna talentuosi ereditari..un campione di tennis che da alla vita un campione di basket..
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06/10/2010 16:41
 
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Dan Peterson dice che non è talentuoso ma che ha una grandissima grinta e per questo secondo lui deve giocare.
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06/10/2010 18:49
 
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giocatore intelligente, buono in post basso, coglioni a volontà, gran rimbalzista, mano non eccelsa ma in caso contrario parleremmo di un dominatore della lega....che non è...è però un gran bel giocatore di complemento magari per una squadra che punta all'anello...
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20/10/2010 19:52
 
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Nba, al bando le scarpe magiche
"Aumentano il salto di 9 centimetri"


La lega Usa ha vietato le rivoluzionarie calzature dei gemelli Adam e Ryan Goldston, ex compagni di Daniel Hackett a Southern California. "Offrono un vantaggio ingiusto".
Il 30% delle matricole era interessato ad indossarle


NEW YORK, 20 ottobre 2010 - A 23 anni, Adam e Ryan Goldston hanno già un nemico potente: l'Nba. La "colpa" dei gemelli di Los Angeles, ex giocatori di basket all'università di Southern California, dove hanno giocato con l'italiano Daniel Hackett, è quella di aver creato le prime "scarpe dopanti", progettate apposta per incrementare il salto, così efficaci che la lega di basket più famosa del mondo è stata costretta a metterle al bando.

Pubblicita' — "Secondo le regole di questa lega - ha fatto sapere l'Nba attraverso un comunicato -, ai giocatori non è consentito indossare durante la partita nessun tipo di scarpe che crei un ingiusto vantaggio". Per la Athletic Propulsion Labs, la compagnia fondata dai gemelli Goldstone, il bando delle loro Concept 1 si è trasformato in una pubblicità. Le scarpe proibite, in vendita al costo di 300 dollari sul sito della società, sono disponibili in consegna gratuita, con tanto di bollino rosso che recita "Vietate dalla Nba". "Attenzione - si legge nella home page del sito -: i prodotti qui in vendita sono progettati per migliorare le performance atletiche, e l'Nba ha messo al bando i prodotti della Apl per la stagione 2010/2011".
La scienza del salto — Nel sito c'è un'intera sezione dedicata a spiegare il "miracolo" delle Concept 1. "La struttura della scarpa e dei nuovi dispositivi permetteno un drammatico incremento del balzo di un atleta che le indossa - si legge nel sito -. I test di laboratorio hanno stimato questo incremento, che varia da atleta a atleta, in circa 9 centimetri". I gemelli Goldston, che per fondare la loro compagnia hanno sfruttato le conoscenze del padre, da anni nell'industria delle scarpe, hanno rivelato che molti giocatori hanno manifestato interesse per il loro prodotto, anche se non possono farne i nomi perché sotto contratto con altre industrie. Il fascino delle scarpe dei gemelli Goldston avrebbe fatto particolare presa sulle matricole: almeno il 30% di loro sarebbe stato disposto a mettersi ai piedi le loro scarpe.


Ryan e Adam Goldston. Internet rivoluzione — "Queste scarpe possono letteralmente cambiare il modo di giocare - ha raccontato Adam Goldston -. I giocatori più bassi di 180 centimetri, come ero io, hanno sempre dovuto sfruttare la loro velocità per approcciarsi al canestro lateralmente: usando queste scarpe possiamo attaccarlo frontalmente come i giocatori più alti. Avrei voluto averle al liceo. Non siamo affatto sorpresi che l'Nba abbia deciso di vietare le nostre scarpe. La tecnologia che abbiamo usato non solo provoca un immediato incremento del salto, ma i test dimostrano anche che i giocatori spendono meno energia". Non è comunque la prima volta che l'Nba mette al bando delle scarpe: 25 anni fa toccò alle Air Jordan, prodotte dalla Nike, troppo colorate per apparire su i parquet di Stati Uniti
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16/11/2010 14:30
 
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una cosa che capisco poco sono i calendari NBA..ma come fanno a far disputare incontri cosi ravvicinati?
Stavo vedendo i Knicks New York..
hanno giocato domenica in casa con Houston..oggi sono a Denver, domani a Sacramento, venerdi giocano a Oakland contro i Golden State e sabato giocano a Los Angeles..!!


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17/11/2010 09:57
 
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Re:
Sound72, 16/11/2010 14.30:

una cosa che capisco poco sono i calendari NBA..ma come fanno a far disputare incontri cosi ravvicinati?
Stavo vedendo i Knicks New York..
hanno giocato domenica in casa con Houston..oggi sono a Denver, domani a Sacramento, venerdi giocano a Oakland contro i Golden State e sabato giocano a Los Angeles..!!






La vita di un giocatore NBA sarebbe massacrante per chiunque...poi ci sono parecchi aiutini su cui la lega stessa chiude un occhio, in primis antidolorifici (perchè a prendere ogni sera decine di contatti da bestioni di 2.10 per 100 kg bene non ti fai)
......
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17/11/2010 10:22
 
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E praticamente non si allenano mai..nel football, altro sport molto free sui farmaci e sostanze affini, la stagione è concentrata ma si giocano molte meno partite e comunque hann oun rooster di gocatori molto ampio da fare discrete rotazioni , anche a causa di infortuni e traumi che là sono all'ordine del giorno, e ovviamente trattandosi di un campionato che va da settembre a fine gennaio ( x chi esce nella regular season fine dicembre ) sono tanti quelli si giocano la stagione con uno strappo o una frattura.
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17/11/2010 16:27
 
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Ad allenarsi si allenano, diciamo che la loro giornata si compone di viaggio la notte, poi tra mattina e pomeriggio si sparano almeno due ore di palestra (corsa e soprattutto pesi) e il resto di allenamenti tecnici e partitelle
In pratica vivono tra charter, campo d'allenamento con palestra e partita
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21/11/2010 23:25
 
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i 3 italiani stanno andando alla grande in questo momento...
stasera super bargnani contro i celtics..
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02/12/2010 16:29
 
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LeBron ritorna a Cleveland
Risate o fischi contro l'ex re


Stanotte alle 2 ora italiana la prima da avversario dei suoi Cavs per il due volte Mvp. "Sarà emozionante tornare da tifosi che ancora amo". La città non lo ha ancora perdonato ed è pronta a farglielo sapere


CLEVELAND (Usa), 2 dicembre 2010 - Fino al 9 luglio lo chiamavano Re LeBron o il Prescelto. Ora è il Traditore, a voler essere gentili, ma anche "La puttana di Akron" (espressione coniata da Scott Raab, uno dei migliori scrittori d'America). LeBron James è tornato a Cleveland, e stanotte alle 2 ora italiana entrerà per la prima volta nella Quicken Loans Arena da avversario dei Cavaliers con la sua nuova squadra, i Miami Heat. Una decisione, la "decisione" annunciata in diretta tv il 9 luglio scorso, che nessuno in città gli ha ancora perdonato.

Cinque mesi di separazione non hanno placato il dolore di Cleveland, che nello sport professionistico non vince un titolo dal 1964 (ci riuscirono i Browns, franchigia Nfl) e che sperava tanto con LeBron di interrompere il digiuno. Le scene delle magliette di James (sbarcato ai Cavaliers nel 2003 come prima scelta del draft più ricco di talento della storia) bruciate subito dopo l'annuncio della separazione, o rifiutate dai barboni della città, sono ancora vive negli occhi di tutti. L'accoglienza che aspetta il due volte Mvp in carica in quello che una volta era il suo regno non sarà certo calorosa, anche se da una settimana sulle televisioni locali vanno in onda spot con dirigenza e giocatori dei Cavs che invitano i tifosi a non passare il limite. "Questa partita non è solo per noi - ha detto Mo Williams, che dopo la "decisione" dell'ex compagno di squadra aveva addirittura pensato al ritiro -. Ci saranno ventimila fan e milioni di tifosi davanti alla televisione che faranno il tifo per noi, anche chi non è fan dei Cavaliers. E' certamente più di una partita: c'è un'atmosfera da playoff e il mondo intero ci guarda". A guardare ci saranno anche dozzine di polizitti in più, appostati nel tunnel degli spogliatoi e vicino alla panchina di Miami solo per assicurare che non succeda nulla a James.
LeBron è arrivato in città questa mattina, proveniente da Detroit dove ieri sera gli Heat hanno vinto la seconda gara di fila. Gli spostamenti di Miami fino all'arrivo alla Quicken Loans Arena restano segreti per ragioni di sicurezza. "Tornare a Cleveland dai tifosi che ancora amo sarà molto emozionante per me - ha detto James dopo la vittoria sui Pistons, in cui ha messo a referto 18 punti -. Ho tanti bellissimi ricordi, ma dovrò cercare di seppellirli in fondo alla mia mente e capire che andremo lì per vincere. Dovrò dare il massimo per cercare di ottenere un successo. Conosco quel parquet e so esattamente dove posizionarmi per sentirmi a mio agio". Anche il rituale prepartita di James potrebbe cambiare per l'occasione, tanto che Shaquille O'Neal ha scommesso che il due volte Mvp non si esibirà nel tradizionale lancio del borotalco prima della palla a due per non irritare ulteriormente i suoi ex tifosi. L'accoglienza che riceverà non è ancora stata decisa: c'è chi ha invitato i tifosi dei Cavs a ridere di LeBron, chi a fischiarlo e chi addirittura a voltargli le spalle. E sono già pronte migliaia di magliette, con James ribattezzato "reginetta" e "codardo". Ci sarà invece una standing ovation per Zydrunas Ilgauskas, altro ex Cavs che in estate ha lasciato Cleveland per Miami. Ma lui non era il Re.

Gli Heat arrivano a questa sfida in ripresa, con due vittorie consecutive che hanno aggiornato il ruolino di marcia a 11 vinte e 8 perse, ben lontano però dal dominio che la squadra di coach Erik Spoelstra sembrava destinata ad esercitare dopo gli arrivi di James e Bosh per fare compagnia a Dwyane Wade. A South Beach i nuovi Big 3 non hanno ancora incantato, tanto che coach Spoelstra è finito sulla graticola, accusato di impedire alla squadra di diventare un gruppo (anche dopo aver rimproverato LeBron, accusato di essere troppo poco serio durante gli allenamenti), di non avere schemi offensivi efficaci e di essere troppo duro con le sue stelle. Il fantasma di Pat Riley, 5 anelli al dito da coach (l'ultimo proprio con Miami nel 2005/2006), e ora presidente degli Heat, incombe da inizio stagione su Spoelstra, scaricato anche da Wade. Le due vittorie con Washington e Detroit sembrano avere migliorato le cose, almeno fino alla prossima battuta d'arresto. E il ritorno di LeBron a Cleveland potrebbe non aiutare.( gazzetta.it )



E chissà se tirerà il borotalco..
peccato x l'orario altrimenti me la sarei vista!
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02/12/2010 18:33
 
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io se reggo me la vedo...almeno l'inizio che si presume scoppiettante [SM=g27989]

comunque domani fanno la replica sicuro...
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03/12/2010 13:36
 
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Da quello che ho letto non ha risentito granchè dell'accoglienza ricevuta...38 punti...
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visto fino all'intervallo...

pensavo peggio sinceramente da parte del pubblico...

solo buu quando aveva la palla e andava in lunetta...

si è beccato qualche fanculo da ex compagni e staff quando è andato a salutarli a inizio partita...
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03/12/2010 19:56
 
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A dimostrazione che ormai l'NBA è molto show e poco sport, e il tifo ha veramente poco spazio
Se una cosa del genere fosse successa a Belgrado... [SM=g27989]
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career high per il mago nella notte, 41 punti...


contro new york di gallinari che vince e ne mette 20...

bene anche belinelli con gli hornets(vittoria e 22 punti per lui...)
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