da Il Romanista di giovedi 20-11-2008:
Vogliono vendere Alberto Aquilani. Lui vorrebbe rimanere, ma la scelta societaria è un’altra. E’ stato Bruno Conti a comunicarglielo. La Roma del futuro potrebbe dover fare a meno del talento del centrocampista della Nazionale, che ha il contratto in scadenza
nel giugno del 2010. Il motivo? Ragion di stato, che a Trigoria significa far quadrare i conti. Nella logica di una società che ha scelto di autofinanziarsi, e che negli ultimi anni ha visto
partire gente come Samuel, Emerson, Chivu e Mancini, il sacrificio di uno dei talenti più importanti prodotti dal settore giovanile è stato messo già in preventivo. D’altronde Alberto è l’unico giocatore, ad eccezione di De Rossi e Vucinic, che ha in giro per l’Italia e per l’Europa un bel po’ di estimatori e che consentirebbe quindi alla società di fare cassa. E di colmare il segno meno nel bilancio che potrebbe arrivare dalla mancata qualificazione alla Champions League
del prossimo anno.
Impresa che allo stato attuale delle cose sembra
proibitiva per la squadra di Spalletti. «Se
non dovessimo arrivare in Champions League
terremo conto del nostro grado di competitività
a cui ci dovremmo rapportare», ha
detto la responsabile programmazione e
controllo di As Roma, Cristina Mazzoleni, all’ultima
assemblea dei soci. Traduzione: se
la Roma non si qualifica per la prossima
Champions, la squadra sarà ridimensionata
con delle cessioni importanti. E il passaggio
immediatamente successivo porta direttamente
ad Alberto Aquilani. Il Principino ha
il contratto in scadenza nel 2010 e il tanto
sbandierato rinnovo di cui si parla ormai da
un paio di stagioni non è ancora arrivato. Di
rinvio in rinvio si è arrivati alla situazione attuale,
che è una situazione di non ritorno. Nel
senso che la Roma potrebbe trovarsi "costretta"
a venderlo e a non rinnovargli il contratto.
Questo Aquilani lo sa, perché glielo ha detto
Bruno Conti una decina di giorni fa. E non
è un caso che proprio negli ultimi giorni siano
tornate alla carica le due società (Juventus
e Inter) che lo avevano cercato con insistenza
l’estate scorsa, quando la Roma con
un comunicato ufficiale sul suo sito internet
aveva definito «Alberto uno dei tasselli importanti
per la squadra di oggi e del futuro,
un giocatore che non abbiamo mai ritenuto
cedibile».
Ora le cose sono cambiate e se la smentita
sull’interesse del Real Madrid per Mirko
Vucinic è netta («la Roma - le parole del ds
Pradè ieri a Roma Channel e Sky - non mette
in vendita Vucinic e il Real Madrid non ha
mai chiesto Vucinic. Ho sentito Mijatovic, di
cui sono grande amico, non c’è niente di vero.
Vucinic è un calciatore della Roma e resta
alla Roma») i discorsi diventano molto più
vaghi quando si parla del contratto di Aquilani:
«La cosa che tutti quanti devono sapere
- ha proseguito Pradè - è che noi si parla nella
quotidianità di queste situazioni, dei contratti
e tutto quanto. Non è che c’è un appuntamento
ben preciso. Noi siamo sereni e cerchiamo
di fare il nostro lavoro La società crede
in tutto il progetto. Crede fortemente in
Alberto che è un giocatore giovane, un ’84.
Ho parlato con il calciatore. Mi ha detto che
era fortemente scocciato di questa situazione.
Ho parlato anche con il procuratore. Noi
siamo sereni, stiamo parlando con tutti
quanti. Sono convinto che anche con Alberto
si troverà una soluzione adeguata». E non
è detto che la soluzione adeguata auspicata
da Pradè sia il rinnovo del contratto. Anzi, oggi
è la soluzione meno probabile. Perché il
giocatore, per cui la Roma rimane sempre e
comunque una prima scelta, aspetta da tempo
una chiamata per mettersi intorno a un tavolo
e discutere il prolungamento. Finora
però i messaggi che gli sono arrivati da parte
della proprietà per bocca di Bruno Conti, che
nel 2001 riuscì ad evitarne la cessione in Inghilterra
esponendosi in prima persona con
la società e convincendo Alberto e il padre che
la scelta migliore era restare alla Roma, portano
nella direzione opposta. Il problema
non è più nemmeno economico perché la cifra
richiesta a giugno, circa 2 milioni netti a
salire per cinque anni, è ampiamente alla
portata (anche) della Roma attuale.
Aquilani guadagna poco più di un milione,
una cifra da "promessa" e non da giocatore
affermato che fa parte in pianta stabile della
Nazionale. Il prossimo sarà il contratto più
importante della sua carriera perché lo porterà
a ridosso dei 30 anni: a Torino e Milano
sarebbero disposti a triplicare l’ingaggio attuale
e se le proposte arrivate a Claudio, il
papà procuratore di Alberto, la scorsa estate
dal presidente della Juventus Cobolli Gigli in
occasione di una visita a Roma, all’epoca furono
rimandate indietro al mittente perché
la Roma aveva (ha) la priorità, ora le prospettive
sono diverse. Ed è per questo che il canale
interrotto in estate negli ultimi giorni si è
riaperto. Non tramite Franco Zavaglia, che
non ha più la procura di Alberto dal 2007 ma
che ha un ruolo di consulente. In caso di cessione
a fine stagione comunque la società favorita
sarebbe la Juventus, a patto ovviamente
che il club bianconero pareggi un’eventuale
offerta dell’Inter che seppur defilata non ha
mai mollato del tutto la presa, perché lì Alberto
avrebbe maggiori garanzie tecniche rispetto
a Milano. E poi a Torino i tifosi della Juventus
gli dedicano già i cori, cosa che a Roma
negli ultimi tempi è successa raramente.
E che in caso di cessione, c’è da giurarci, non
capiterà più. Anche se non sarà colpa di Alberto.
GIANLUCA PIACENTINI
La risposta nel pomeriggio di ieri della A.S. ROMA con un comunicato di Bruno Conti:
"Con Alberto, con cui ho un rapporto quotidiano, non ho mai parlato di cessione. La Societa', cosi' come avviene normalmente, lavora per trovare la soluzione a tutte le problematiche. Ritengo estremamente offensivo per la mia persona, sia come uomo che come professionista, attribuirmi dichiarazioni che non ho mai rilasciato e che quindi sono prive di ogni fondamento". E' questa la precisazione di Bruno Conti, responsabile tecnico della Roma, in riferimento a quanto apparso oggi su un quotidiano sportivo locale relativamente ad Alberto Aquilani. "Pertanto, considerando la gravita' del fatto - e non e' la prima volta - pur rispettando il lavoro del giornalista ed il diritto di cronaca, ci troviamo costretti (sia io che i rappresentanti del settore di cui sono responsabile) -aggiunge Conti in una nota- ad escludere ogni tipo di rapporto con il suddetto quotidiano, in considerazione della palese volontarieta' nel diffondere notizie false e fuorvianti al solo fine di destabilizzare l'ambiente".