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Amarcord

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2024 10:46
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27/09/2019 17:33
 
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Re:
ma pure Giacomazzi e Delvecchio alla fine una loro carriera l'hanno fatta e non vorrei sbagliarmi ma Delvecchio andò pure in nazionale una volta.
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28/09/2019 09:17
 
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togli pure il quasi....

ma quel Petrachi che stava in panca è uno di nostra conoscenza ? [SM=x2478851]
[Modificato da lucolas999 28/09/2019 09:19]
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28/09/2019 15:43
 
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Un'umiliazione quella sconfitta, una delle tante della Roma americana. Che agonia quell'annata...

Quell'anno esplosero Muriel a Cuadrado (che Cosmi avvicino' a Ronaldo, il brasiliano....).
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28/09/2019 17:11
 
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Oggi ho incrociato il figlio di Agostino a spasso col cane..
Non sapevo abitasse ancora in zona tormarancia, dove è nato e cresciuto il padre.
Comunque è una branda
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01/10/2019 23:55
 
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Re:
chiefjoseph, 28/09/2019 17.11:

Oggi ho incrociato il figlio di Agostino a spasso col cane..
Non sapevo abitasse ancora in zona tormarancia, dove è nato e cresciuto il padre.
Comunque è una branda




Qualche volta l'ho beccato su teleroma da plastino & co.
Mi sembra un ragazzo in gamba, che si è costruito una strada fuori dal calcio, raccontava di non essere portato e di aver scelto di diventare avvocato. E' entrato anche nel PD.
Cmq si', plastino diceva che era tipo 1,90. Poteva essere uno stopperone chissà

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05/10/2019 11:32
 
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I 50 anni del Roma Club Testaccio: «Cuore pulsante» del tifo giallorosso

Le prime immagini che restituiscono i ricordi del bambino tifoso, con gli occhi incollati alle pareti, ogni volta come se fosse la prima, sono le foto appese alle pareti, alcune, chissà perché, rimaste più impresse di altre; il grande tavolo da biliardo al centro della sala, dove ci si sfidava a infinite partite a boccette; i tavoli di legno tutti intorno, che erano i “ring” del tresette e dello scopone. E, poi, certo, le sciarpe, le bandiere, le coppe, le gazzose e, dagli anni Novanta, le partite, con Sergio, il nostro Peter Pan, seduto in prima fila a inveire contro il televisore.

Ecco, Sergio Rosi è volato via quasi un anno fa e ieri sera, in piazza, dove ai tempi del mercato lo vedevi aggirarsi nel retro dei banchi ad aggiustare frigoriferi, il club ha consegnato una targa in suo ricordo al figlio Maurizio. Sergio e sei amici fondarono il Roma club Testaccio in un giorno di ottobre del 1969, riporta “La Gazzetta dello Sport”: poche lire e pochi metri quadri (18!) in una stanza a via Vespucci, poi gli anni gloriosi in via Branca, prima del trasferimento forzato nella sede di via Ghiberti, tra il cinema Greenwich e il mercato coperto. Ieri, il club ha festeggiato 50 anni in piazza, con tante vecchie glorie – Aldair, Candela, Giannini, Nela – e tanti amici del quartiere. Una volta, Antonello Venditti disse: “I romanisti conservano tutto perché hanno il senso della storia. È come avere un cuore con una memoria enorme”. Come faceva la canzone? Un cuore che batte… nel cuore di Roma. Tanti auguri Testaccio.

www.forzaroma.info/rassegna-stampa/la-gazzetta-dello-sport/i-50-anni-del-roma-club-testaccio-cuore-pulsante-del-tifo-gial...
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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03/12/2019 12:01
 
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Scomparso Giovanni Bertini malato di SLA da qualche anno.

Brutta fine, io me lo ricordavo nella trasmissione di Max Leggeri ..nn ricordo se ce l'aveva coi Sensi o con Totti..cmq era spesso al centro di discussioni con altri ospiti.


RIP
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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03/12/2019 15:42
 
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con Totti, se non sbaglio.
Era un personaggio folcloristico, comunque i suoi collegamenti con Leggeri che lo perculava erano divertenti.
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04/12/2019 01:26
 
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Molto dispiaciuto per la scomparsa di Giovanni Bertini [SM=g28000] e per come è arrivata, anche se quando usci' fuori la notizia sapevo/sapevamo tutti quale sarebbe stato l'epilogo.

Me lo ricordo i primi tempi insieme a Colacione e Maldera nella trasmissione di Spirito a telelazio, che nel suo piccolo era seguita, lui era un mattatore, era molto televisivo, con Colacione si contrapponeva bene a Maldera e al conduttore che erano più pacati.

Poi a teleroma56, al processo dei tifosi (oltre che in collegamento nelle varie trasmissioni radiofoniche da max leggeri) ospite con Stinchelli e altri era l'anima della trasmissione e contribui' alle fortune del programma, anche se doveva fare il bastian contrario e criticare Totti e a volte era ingestibile [SM=g7554].
Sempre senza peli con la lingua comunque, non era uno che faceva zero a zero e si tirava indietro.

Ricordo quando per farlo incazzare gli dicevano che era scarso e che con la Roma aveva poche presenze [SM=g7554], anche se in realtà poi ha giocato molto col catania in C passando anche per firenze.

RIP [SM=g27992]

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06/01/2020 13:15
 
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dando un'occhiata al sito web de il romanista sono imbattuto in questo articolo de qualche mese fa

www.ilromanista.eu/news/as-roma/16739/da-pepe-a-bovo-ieri-allolimpico-la-rimpatriata-degli-83-per-salutare-...

guastella stava al liceo con me, al borromini..un anno più grande, quanto se la tirava perchè stava in primavera.
e quante sfide tra squadre del liceo all'epoca(qualcuna pure vinta, con la classe sua che non se capacitava😁)
c'era nella sua classe pure simone beccaccioli, che fino all'anno scorso era analyst per la roma.
uno che all'epoca me sembrava veramente un tonto, invece va a vede che strada ha fatto alla fine.
tra l'altro tifoso del milan e je stava sul cazzo totti
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05/02/2020 09:57
 
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Antonio De Falchi, morte a San Siro. «Non soffriva di cuore, fu ucciso» |

Giugno 1989, tifoso morto prima di Milan-Roma. La sorella Anna: «Gli aggressori furono protetti, aspettiamo ancora giustizia». La cameretta rimasta identica 31 anni dopo, con tutte le sue cose: «Lui dorme qui...»


viaggio nel dolore della famiglia di Antonio De Falchi, il tifoso romanista ucciso a 18 anni fuori dallo stadio San Siro, quando al centro dell’attacco giocava Rudi Völler e il muro di Berlino non era ancora crollato, inizia appena la sorella apre la porta di casa. Viale di Torre Maura, ultimo lembo a est della capitale: la borgata salita alla ribalta dei tg per le rivolte anti-rom è la stessa che non l’ha dimenticato, il suo ragazzo della Sud. Vittima di un agguato di ultrà rossoneri che lo riconobbero dall’accento, chiedendogli una sigaretta, prima di quel Milan-Roma della vergogna (la partita si giocò ugualmente, e non importa come finì).


Sotto le torri ex Gescal, una scritta inneggia a lui. «4 giugno 1989: Antonio vive». Lo scorso anno, nel trentennale, gli amici della curva hanno moltiplicato per cento la sua faccia da pischello, tenendo alti gli striscioni con la foto. Pochi mesi fa, quando se n’è andata mamma Esperia, ai funerali c’era pure Sebino Nela, il calciatore sensibile diventato una specie di parente acquisito. Edificio D in fondo al cortile, quarto piano. L’uscio a fianco all’ascensore. «Entri, prego». Sorride. È emozionata. Sul mobile d’ingresso, le foto incorniciate di un bimbetto di 4-5 anni. «Qui era vestito da Arlecchino, qui da Robin Hood...»

E adesso Anna De Falchi, che a 54 anni ci è arrivata, rinunciando però a una vita piena («Io sposata? E come potevo? Dovevo badare a mamma»), mi fa strada nel salotto con la vetrinetta e le statuine di ceramica. Apre la portafinestra. Lo indica quasi con orgoglio. «Guardi, questo era il suo Boxer. Si chiamava così, giusto?» Già. Lo scooter della Piaggio più amato – assieme al Ciao – dai teenager degli anni ‘80. Un pezzo di cuore di Antonio. Arrugginito. Senza pedali. Con il sellino squarciato e l’adesivo della Lacoste sul fianco. Da quasi 31 anni è qui, parcheggiato in balcone. Affacciato sul raccordo anulare e sui prati degli spacciatori. Il sogno di libertà di un ragazzo di periferia trasfigurato in una reliquia metallica. Sospira, la sorella maggiore. «Quando Antonio tornava dal lavoro non pensava che al motorino: stava sempre a lucidarlo, aggiustarlo, coccolarselo. Per questo mamma non l’ha voluto buttare. Le piaceva tenerselo vicino…»


Anna, sediamoci. Se la sente di raccontare? Antonio era partito per Milano e...«Noi gliel’avevamo detto che era pericoloso! Ma alla Roma non rinunciava. Pensi che la sera prima, quando passò il suo amico per andare alla stazione Termini, io attaccai il citofono, ma lui aveva sentito lo squillo e scappò giù. Mia madre gli aveva preparato la parmigiana di melanzane, però non ha fatto in tempo a mangiarla...»

La famiglia. «Eravamo 8 figli e Antonio era l’ultimo, il piccolo di casa. Sveglio, allegro. Dopo le medie, aveva trovato lavoro da tappezziere e poi come fabbro, in un’officina di infissi. Quando successe il fatto, papà non c’era già più. Tre anni prima aveva avuto un crollo nervoso, per un avvelenamento da funghi. Si buttò di sotto...» Anna indica lo stesso terrazzino dello scooter. Ha gli occhi lucidi. «Si chiamava Enrico. Faceva l’addetto d’ascensore alla Rinascente di via del Corso. Accoglieva i clienti e pigiava i pulsanti. Su e giù. Un mestiere che non c’è più».


Quel 4 giugno. «Era mezzogiorno passato, la tv non l’aveva ancora detto. Come sempre per le cose brutte, vennero le guardie a casa. Mamma strillava “se siete qui significa che Antonio è morto!”, e loro negavano, dicevano che era in ospedale, ma solo per consolarci».

Il riconoscimento. «Partimmo per Milano. Mamma nella camera mortuaria lo abbracciò e gridò: “Pulcino mio, ti riporto a casa!” Era chiaro che gli avevano menato: aveva la testa fasciata e il corpo pieno di lividi. Ma a voi giornalisti raccontarono che era morto per una disfunzione cardiaca. Falso! Aveva una coronaria più piccola, un fatto congenito. Senza complicazioni. Antonio stava bene, faceva culturismo. Aveva superato la visita militare. La vuole vedere le foto del cadavere con i segni del pestaggio?» Anna va a prendere un faldone alto due palmi. Sfoglia gli atti giudiziari. Trova un’immagine del fratello nudo, con addosso solo gli slip, sul tavolo dell’obitorio. Si vede poco, si intravedono ematomi. «La canottiera era a brandelli, strappata a calci. Altro che malformazione!»


Il processo. Un ultrà milanista venne condannato a 7 anni di carcere, due furono assolti. «Si accordarono. Uno si prese la colpa, dicendo che gli altri non erano presenti, e in cambio fu aiutato a uscire dopo pochi mesi. Li difendevano avvocati importanti, principi del Foro». Il procuratore di Milano era Francesco Saverio Borrelli, di lì a poco impegnato nell’inchiesta Manipulite. Sul caso De Falchi dichiarò: sono dispiaciuto, i testimoni non hanno collaborato. «Pesce grande mangia pesce piccolo, ci disse il nostro avvocato....»


I ricordi. Anna si alza. «La camera di Antonio la vuole vedere? È rimasta identica. Per noi è come se dormisse ancora qui...» Entriamo. Da brividi. La memoria di un giovanotto di borgata museificata negli oggetti che ha toccato, baciato, amato. Ci sono le foto alle pareti, Dino Viola, Bruno Conti, Zibì Boniek... La maglia che gli regalò Sebino Nela. Gli scarpini, le sciarpe, i gagliardetti. La sovraccoperta con il suo viso stampato a colori. Come se si fosse appena buttato sul letto, contento, di ritorno dall’Olimpico. E poi le targhe, le coppe, i pupazzetti...


Una cripta giallorossa. Manca solo l’altoparlante che scandisca le formazioni, con i boati dei tifosi in sottofondo. Il luogo dei sogni, dell’attesa della domenica. Ma pur sempre una cripta. Perché lui non c’è. «Era alto un metro e 90 ma nell’animo era rimasto un bambino, mio fratello. Non aveva la fidanzata. La Roma era la sua vita. E l’amore che ci regalano ancora oggi gli amici della curva è immenso. Pensi che ci hanno aiutato con una colletta a riscattare il fornetto a Prima Porta...» Anna si blocca. Le viene in mente qualcosa. «Ma lei lo sa che giorno era nato?» No, perché? Scuote la testa. «Il 2 novembre. Antonio con nostra madre ci scherzava sempre: “Senti ma’, sicuro che non porta jella? Non potevo nasce’ il giorno dopo?”...»

roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_febbraio_02/antonio-de-falchi-morte-san-siro-non-soffriva-cuore-fu-ucciso-video-storia-la-stanza-museo-7e444f4c-42d2-11ea-8fab-5eae1fe9cc...


Antonio, la Roma e la stanza-museo

roma.corriere.it/foto-gallery/cronaca/20_febbraio_02/antonio-roma-stanza-museo-0560ad26-4383-11ea-bdc8-faf1f56f19...


Antonio De Falchi, l’omicidio e la rabbia dei familiari

«Hai una sigaretta?» Antonio De Falchi, tifoso giallorosso di 18 anni, fu pestato a calci e pugni all’esterno dello stadio San Siro nella tarda mattinata del 4 giugno 1989, qualche ora prima di Milan-Roma. Chiedendogli una sigaretta, gli ultrà della Fossa dei leoni rossoneri lo riconobbero dall’accento. Gli amici di Antonio riuscirono a scappare, lui fu circondato e colpito ripetutamente, fino a crollare sull’asfalto, cianotico. De Falchi arrivò morto in ospedale. Nel giro di pochi giorni scattarono tre arresti, ma il processo si concluse con condanne e pene ridotte: sette anni per omicidio preterintenzionale a uno degli aggressori, assolti gli altri due per insufficienza di prove. La rabbia di mamma Esperia (morta nel 2019) e dei fratelli: «Giustizia negata». | Fabrizio Peronaci - CorriereTv




video.corriere.it/antonio-de-falchi-l-omicidio-rabbia-familiari/facc1d94-4343-11ea-bdc8-faf1...


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Bello speciale, è una delle puntate della serie "Che fine hanno fatto" sul sito del Corriere.

Impressionante la foto all'obitorio. [SM=g27992]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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18/03/2020 23:10
 
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Scomparso Joaquin Peirò, centravanti dell'Inter di Helenio Herrera prima di giocare 4 anni nella Roma,1 coppa Italia vinta (segnando dei gol decisivi) e gli ultimi 2 anni da capitano rilevando la fascia da Giacomo Losi.


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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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19/03/2020 00:58
 
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E' stato un giocatore importante all'epoca, ha lasciato comunque il segno anche da noi.
Sarebbe bello se i vari mezzi di informazione locali facessero dell'amarcord invece di parlare di sciocchezze. Oggi più che mai la Roma deve riscoprire il suo passato dopo anni di pallottismo.
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21/03/2020 11:07
 
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ma porca puttana
è morto Gianni Mura.
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21/03/2020 12:01
 
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No vabbè. A sto punto l'invasione aliena la pagano a 2,5
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Sono la rovina della Roma


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21/03/2020 14:09
 
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Anche lui per un attacco cardiaco..




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“L’autorità che aveva Fabio Capello all’interno del centro sportivo. In particolare, quando la squadra scendeva in campo per gli allenamenti, i giardinieri dovevano allontanarsi perché al mister davano fastidio i rumori. Doveva esserci il più assoluto silenzio e lui voleva il totale controllo su
ogni situazione. Queste persone che curavo il terreno di gioco, come lo vedevano arrivare, sparivano in pochi secondi"
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21/03/2020 15:21
 
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sì, leggevo e pensavo che alla fine ha "pagato" forse l'amore per il cibo e per il vino.
Ma viva la faccia.
Settantaquattro anni da eroe.
Un piacere alla lettura.
Solo il suo giallo sul Tour non m'aveva convinto, forse perché odiavo Armstrong e lì non si era sbilanciato.
A me mancherà da matti.
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Post: 20.847
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23/03/2020 21:47
 
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Re:
jandileida23, 21/03/2020 12:01:

No vabbè. A sto punto l'invasione aliena la pagano a 2,5



magari. [SM=g7542]


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03/04/2020 21:29
 
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Scomparso Piero Gratton, l'autore del lupetto..


Rip
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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Post: 15.987
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04/04/2020 00:12
 
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Ho scoperto che disegnó anche le sigarette Mundial, che ancora giravano quando me spippettavo le prime Diana Blu.

Grande simbolo quel lupetto
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Sono la rovina della Roma


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