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Diego Armando Maradona

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2022 00:14
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27/11/2020 17:18
 
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perchè ok qui e là stiamo commentando, torna e ritorna, come poi accadeva anche in vita, ma poi in questo forum non abbiamo un topic dedicato.

Abbiamo già detto molto, un pò, poco, tanto, e come si dice in campo legale/legislativo, "tutto ciò premesso" proseguiamo qui.

Parto con Burdisso. Belle parole, sentite.

SKY SPORT - "Tutti temevamo che potesse arrivare questo giorno che nessuno avrebbe voluto vivere soprattutto in un anno che per l'Argentina, e non solo per il Covid, e' stato difficile". Nicolas Burdisso, in collegamento con l'emittente satellitare, definisce "tristissimi" questi giorni senza Diego Armando Maradona. "Ieri ho visto Crespo che piangeva, lo capisco perche' Diego e' stato un pezzo di noi, faceva parte della vita di tutti noi argentini, la mia vita girava intorno a quello che faceva, ho avuto la fortuna di conoscerlo, di essere allenato da lui, appena ho appreso la notizia della morte mi sono venuti in mente i mille momenti che ho vissuto al suo fianco. E' la vita, ma lascia un vuoto grandissimo, bisogna guardare avanti e conservare i ricordi dei momenti bellissimi vissuti insieme". L'ex difensore di Inter, Roma, Genoa e Torino, attuale direttore sportivo del Boca, ricorda l'ultimo incontro con il Pibe de Oro. "L'anno scorso mi chiamo' perche' voleva conoscere De Rossi che era venuto da noi al Boca, con Daniele andammo a casa sua, stava bene, siamo stati tutto il giorno a parlare di calcio. Diego era un personaggio carismatico, ricordero' per sempre quel giorno".

Burdisso e' stato anche un giocatore di Maradona, quando l'ex capitano del Napoli era il commissario tecnico dell'Albiceleste. "Diego era un genio, aveva delle cose da genio anche da allenatore, mi faceva impressione la sua facilita' nel capire i tempi di gioco, i tempi di attesa, di difesa e attacco, cose che non tutti gli allenatori insegnano, giocare un Mondiale con lui in panchina e Messi in campo e' stata una cosa unica. Era un grande leader, eravamo tutti con lui e questa era la sua grande forza". Burdisso ha giocato in quattro squadre, in Italia, non al Napoli, il club di Maradona. "Una piazza bellissima per tutti gli argentini, ma i giocatori miei connazionali che vanno li' devono essere carismatici, ricordo Lavezzi, e' stato bellissimo vedere anche lui giocare li', per sarebbe stato bello farlo, ma sono Burdisso, avrei potuto dare quello che ho dato nelle altre squadre, ma Maradona e' un'altra cosa, Napoli e' comunque Diego".


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27/11/2020 17:54
 
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Stavo pensando ieri...chi sono i giocatori ad aver giocato sia con Totti che con Maradona?

Ferrara, Balbo, Batistuta, Caniggia e...Cejas? Belle le parole sul padre della patria

Dall'Argentina Sebastian Cejas ricorda Maradona con parole piene di tristezza. "E' un momento duro per noi - racconta a TMW l'ex portiere della Fiorentina - è stata una delle tre persone più importanti della storia dopo San Martìn (generale argentino considerato il Padre della Patria, ndr) e Borges. Ci ha trascinato in cima al mondo. Ho giocato contro di lui '96-97, quando era al Boca Juniors. Per me è stato l'unico che mi ha fatto venire la pelle d'oca, mai visto uno come lui. Oggi è una leggenda e lo sarà per sempre".

Se ripensa a quando da bambino lo guardava in tv che cosa le viene in mente?
"E' stata sempre un'emozione. Nel '93 poi io ero nel settore giovanile del Newell's Old Boys e Diego in prima squadra. Mi allenavo anche con i grandi, avevo 16 anni e poter giocare insieme a Maradona era come toccare il cielo con un dito. Con il calcio Diego ha cambiato la vita di tanti argentini e ci ha fatto conoscere in tutto il mondo".


......
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Re:
ShearerWHC, 27/11/2020 17:54:

Stavo pensando ieri...chi sono i giocatori ad aver giocato sia con Totti che con Maradona?

Ferrara, Balbo, Batistuta, Caniggia e...Cejas? Belle le parole sul padre della patria







Monchi ha giocato con Maradona e ha fatto il dirigente insieme a Totti [SM=g8864]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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Pure Andrea Carnevale ha giocato con entrambi...
[Modificato da gianpaolo77 28/11/2020 10:51]
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gianpaolo77, 28/11/2020 10:50:

Pure Andrea Carnevale ha giocato con entrambi...

Vero, mentre Burdisso e Samuel lo hanno solo sfiorato al Boca.

Samuel veniva pure dal Newell's dove aveva giocato un anno Maradona.
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Non c'avevo niente da fare sti venti minuti, ho fatto una ricerca, è uscito fuori che non ha tecnicamente "giocato" con entrambi, ma forse un allenamento con Totti se lo è fatto. Se valgono pure le partite coi fratini, aggiungo Zola. [SM=g10672]

SORPRESE IN NAZIONALE Zola e Baggio assieme in azzurro E' il regalo del Trap per il Giubileo

ROMA. Gianfranco Zola e Roberto Baggio tornano in nazionale, anche se solo per un giorno. I due numeri 10 sono tra i convocati da Trapattoni per la gara che si giocherà domenica 29 ottobre a Roma per il Giubileo degli sportivi, e alla quale assisterà il Papa. La squadra avversaria sarà una All Star composta da stranieri che giocano in A e che saranno convocati lunedì da Capello e Eriksson. Ritorno in azzurro anche di Ferrara, Pessotto e Conte. Ecco l'elenco completo. Portieri: Abbiati (Milan), Buffon (Parma), Toldo (Fiorentina); difensori: Adani (Fiorentina), Bertotto (Udinese), Cannavaro (Parma), Ferrara e Juliano (Juventus), Negro, Nesta e Pancaro (Lazio), Maldini (Milan); centrocampisti: Coco (Milan), Di Livio (Fiorentina), Pessotto (Juventus), Albertini, Ambrosini e Gattuso (Milan), Baronio (Lazio), Conte (Juventus), Di Biagio (Inter); attaccanti: Baggio (Brescia), Fiore (Udinese), Totti, Del Vecchio e Montella (Roma), Zola (Chelsea), Del Piero e Inzaghi (Juventus). I selezionati si raduneranno a Roma sabato 28 ottobre. Tornano dunque gli eterni rivali, ma una volta tanto nessuno si arrabbierà se l'altro dovesse giocare al posto suo. Baggio e Zola, croce e delizia della nazionale degli ultimi dieci anni, vestiranno ancora una volta la maglia azzurra. L'idea geniale è del Trap. L'occasione è di quelle speciali. Sarà difficile rivederli in nazionale in una partita vera, anche se l'ex Codino sogna ancora, e proprio per questo ha scelto Brescia. E per lui, visto anche che sarà presente il Papa, sarà una partita speciale, dal momento che è di fede buddista. La loro rivalità nacque sotto Vicini, che portò entrambi in Nazionale, avviando una rivalità che sarebbe proseguita a lungo. Con alterne vicende: Sacchi cercò di farli coesistere, ma con scarso successo. La prima volta che Vicini convocò Zola (Italia-Norvegia del 13 novembre'91) c'era già Baggio. Fu lui, un mese dopo, il primo a farli giocare insieme (Italia-Cipro del 21/12/'91). Dopo Sacchi anche Maldini tentò di farli coesistere (tre anni e mezzo fa Italia-Polonia fu l'ultima partita insieme: Baggio rilevò il sardo e segnò il 3-0), poi nel'97 Zola salutò l'azzurro.
21 ottobre 2000
[Modificato da giove(R) 28/11/2020 14:00]


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29/11/2020 14:06
 
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Bruno conferma che ce n'è sempre uno e viene da Nettuno.

Bello il gesto dei fiori ai Quartieri Spagnoli.

Cosí magari finirà pure questa rivalità che boh io non è che abbia mai capito tanto (per quanto pure io ho cantato, eh avoja)
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29/11/2020 15:18
 
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con zola ha giocato due anni a napoli, anche se zola non era titolare
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29/11/2020 19:46
 
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Zola con Maradona si sapeva..il dubbio in effetti era Zola con Totti.

Cesare Maldini non prese mai in considerazione Totti e Zola uscì dal giro azzurro prima dei Mondiali '98.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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29/11/2020 19:59
 
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Ma tipo Nino d'Angelo con Maradona in "Tifosi" e con Totti in qualche partita di beneficenza? 😀
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29/11/2020 20:02
 
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“A DIEGO"

di Gianni Minà

Con Maradona il mio rapporto è stato sempre molto franco.
Io rispettavo il campione, il genio del pallone, ma anche l’uomo, sul quale sapevo di non avere alcun diritto, solo perché lui era
un personaggio pubblico e io un giornalista.
Per questo credo lui abbia sempre rispettato anche i miei diritti e la mia esigenza, a volte, di proporgli domande scabrose.

So che la comunicazione moderna spesso crede di poter disporre di un campione, di un artista soltanto perché la sua fama lo obbligherebbe a dire sempre di sì alle presunte esigenze
giornalistiche e commerciali dell’industria dei media.
Maradona, che ha spesso rifiutato questa logica ambigua, è stato tante volte criminalizzato.

Una sorte che non è toccata invece, per esempio, a Platini, che come Diego ha detto sempre no a questa arroganza del giornalismo moderno, ma ha avuto l’accortezza di non farlo brutalmente, muro contro muro, bensì annunciando, magari con un sorriso sarcastico, al cronista prepotente o pettegolo “dopo quello che hai scritto oggi, sei squalificato per sei mesi. Torna da me al compimento di questo tempo.”
Era sicuro, l’ironico francese, che non solo il suo interlocutore assalito dall’imbarazzo non avrebbe replicato, ma che la Juventus lo avrebbe protetto da qualunque successiva polemica.

A Maradona questa tutela a Napoli non è stata concessa, anzi, per tentare di non pagargli gli ultimi due anni di contratto, malgrado le tante vittorie che aveva regalato in pochi anni agli azzurri, nel
1991 gli fu preparata una bella trappola nelle operazioni antidoping successive a una partita con il Bari, in modo che fosse costretto ad andarsene dall’ Italia rapidamente.
Eppure nessuno, né il presidente Ferlaino, né i suoi compagni (che per questo ancora adesso lo adorano) né i giornalisti,
né il pubblico di Napoli, hanno mai avuto motivo di dubitare della lealtà di Diego.

Io, in questo breve ricordo, a conferma di questa affermazione, voglio segnalare un semplice episodio riguardante il nostro rapporto di reciproco rispetto.
Per i Mondiali del ’90, con l’aiuto del direttore di Rai Uno Carlo Fuscagni, mi ero ritagliato uno spazio la notte, dopo l’ultimo telegiornale, dove proponevo ritratti o testimonianze dell’evento
in corso, al di fuori delle solite banalità tecniche o tattiche. Questa piccola trasmissione intitolata “Zona Cesarini”, aveva suscitato però il fastidio dei giovani cronisti d’assalto (diciamo così...) che
occupavano, in quella stagione, senza smalto, tutto lo spazio possibile ad ogni ora del giorno e della notte. La circostanza non era sfuggita a Maradona ed era stata sufficiente per avere tutta la sua simpatia e collaborazione.
Così, nel pomeriggio prima della semifinale Argentina-Italia, allo stadio di Fuorigrotta di Napoli, davanti a un pubblico diviso fra l’amore per la nostra nazionale e la passione per lui, Diego,
mi promise per telefono: “Comunque vada verrò al tuo microfono a darti il mio commento. E tengo a precisare, solo al tuo microfono.”

La partita andò come tutti sanno. Gol di Schillaci e pareggio di Caniggia per un’uscita un po’ avventata di Zenga.
Poi supplementari e calci di rigore con l’ultimo, quello fondamentale, messo a segno proprio da quello che i napoletani chiamavano ormai “Isso”, cioè Lui, il Dio del pallone.
L’atmosfera rifletteva un grande disagio. Maradona, per la seconda volta in quattro anni, aveva riportato un’Argentina peggiore di quella del Messico, alla finale di un Mondiale che la Germania, qualche giorno dopo, gli avrebbe sottratto per un rigore regalato dall’arbitro messicano Codesal, genero del vicepresidente della Fifa Guillermo Cañedo, sodale di Havelange, il presidente brasiliano del massimo ente calcistico, che non avrebbe sopportato due vittorie di seguito dell’Argentina, durante l’ultima parte della sua gestione.

C’erano tutte le possibilità, quindi, che Maradona disertasse l’appuntamento. E invece non avevo fatto a tempo a scendere negli spogliatoi, che dall’enorme porta che divideva gli stanzoni
delle docce dalle salette delle tv, comparve, in tenuta da gioco, sporco di fango e erba, Diego, che chiedeva di me, dribblando perfino i colleghi argentini. C’era, è vero, nel suo sguardo,
un’espressione un po’ ironica di sfida e di rivalsa verso un ambiente che in quel Mondiale, non gli aveva perdonato nulla, ma c’era anche il suo culto per la lealtà che, per esempio, lo aveva fatto
espellere dal campo solo un paio di volte in quasi vent’anni di calcio.

Cominciammo l’intervista, la più ambita al mondo in quel momento, da qualunque network.
Era un programma registrato che doveva andare in onda mezz’ora dopo, perché più di trent’anni di Rai non mi avevano fatto “meritare” l’onore della diretta, concessa invece al cicaleggio più inutile.
Ma a metà del lavoro eravamo stati interrotti brutalmente non tanto da Galeazzi (al quale per l’incombente tg Diego concesse un paio di battute) ma da alcuni di quei cronisti d’assalto che già
giudicavano la Rai cosa propria e che pur avendo una postazione vicina ai pullman delle squadre, volevano accaparrarsi anche quella dove io stavo intervistando Maradona. El Pibe de Oro fu
tranciante: “Sono qui per parlare con Minà. Sono d’accordo con lui da ieri. Se avete bisogno di me prendete contatto con l’ufficio stampa della Nazionale argentina. Se ci sarà tempo vi accorderemo qualche minuto.” Aspettò in piedi, vicino a me, che terminasse l’intervista con un impavido dirigente del calcio italiano, disposto a parlare in quella serata di desolazione, poi si risedette, battemmo un nuovo ciak e terminammo il nostro dialogo interrotto. Quella testimonianza speciale, di circa venti minuti, fu richiesta anche dai colleghi argentini, e andò in onda (riannodate le due parti) dopo il telegiornale della notte.
Fu un’intervista unica e giornalisticamente irripetibile, solo per l’abitudine di Diego Maradona a mantenere le parole date.

Lo stesso aveva fatto per i Mondiali americani del ’94 quando aveva accettato per due volte di ritornare all’attività agonistica in nazionale prima per assicurare la partecipazione alla querida
Argentina nel match di spareggio contro l’Australia e poi giocando tre partite all’inizio dei Mondiali stessi, prima che lo fermassero. Eppure, val la pena ricordarlo, nel momento in cui, con un'accusa
ridicola era stato sospeso per doping dopo le prime due partite.

La Federazione del suo amato paese non aveva mandato nemmeno un avvocato a respingere legalmente l’imputazione che non stava in piedi: “Hanno preferito trafiggere con un coltello il cuore di un bambino” aveva commentato Fernando Signorini, il suo allenatore e consigliere, quando la mattina dopo ci eravamo incontrati.
L’intervista da un motel dove aveva soggiornato con i parenti l’avevo ottenuta io. I giapponesi l’avevano mandata in diretta e i francesi in differita, un po’ di ore dopo, non credendola
possibile.
Così, insomma, questo modo di comportarsi da grande e da piccino lo ha portato a superare ogni avversità e pericoli - anche quelli che sembravano impossibili - della sua esistenza.
Dalla polvere di Villa Fiorito, nella provincia di Buenos Aires, dove è cominciata la sua avventura di più grande calciatore mai nato alla militanza politica nei partiti progressisti latinoamericani per i quali
ha dato molte volte la propria faccia.

Nessun calciatore è mai arrivato a tanto.

Diego, per una ironia del destino, se n’è andato da questo mondo lo stesso giorno di un altro gigante, Fidel Castro.

Alla fine li rimpiangeremo, come succede a chi ha lasciato una traccia indelebile nel gioco del calcio e della vita.

E ora silenzio.

Il suo prezzo al mondo del pallone lo ha pagato da tempo”.

Gianni Minà
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29/11/2020 23:12
 
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Su Raisport sto a rivede' la premiazione di Messico 1986

Si vede un bell'abbraccio con il Tata Brown autore del primo gol nella finale e scomparso l'anno scorso.
Di quegli 11 anche Cuciuffo scomparso prematuramente.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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03/12/2020 01:17
 
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Sto vedendo il docu-film su maradona su netflix.
Se vi capita vedetelo perché è veramente ben fatto...
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09/12/2020 00:42
 
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gianpaolo77, 03/12/2020 01:17:

Sto vedendo il docu-film su maradona su netflix.
Se vi capita vedetelo perché è veramente ben fatto...

Visto adesso... Che pugno nello stomaco
Resta l'immagine di un uomo che probabilmente riusciva ad essere felice e sentirsi libero solo in campo
Le immagini finali sono davvero angoscianti
[Modificato da ShearerWHC 09/12/2020 00:42]
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09/12/2020 00:49
 
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Ma è quello di asif kapadia o na cosa del genere?
L'avevano passato su rai3 in prima serata pochi giorni dopo la morte..

Se è quello veramente ben fatto, uno dei migliori docu-film su sportivi visti
[Modificato da chiefjoseph 09/12/2020 00:49]
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09/12/2020 08:14
 
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chiefjoseph, 09/12/2020 00:49:

Ma è quello di asif kapadia o na cosa del genere?
L'avevano passato su rai3 in prima serata pochi giorni dopo la morte..

Se è quello veramente ben fatto, uno dei migliori docu-film su sportivi visti

Si, è quello
Tra l'altro effetti sonori di campo delle riprese originali da applausi, si sentono le botte su pallone e sulle caviglie come se stessi lì
......
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11/12/2020 10:36
 
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Re:
chiefjoseph, 27/11/2020 23:35:

https://www.fanpage.it/sport/calcio/il-pianto-disperato-di-goycochea-per-maradona-lho-visto-nella-bara-e-non-ci-credevo/




Brutta cosa .....




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11/12/2020 10:37
 
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Re:
chiefjoseph, 27/11/2020 23:35:

https://www.fanpage.it/sport/calcio/il-pianto-disperato-di-goycochea-per-maradona-lho-visto-nella-bara-e-non-ci-credevo/




Brutta cosa .....il dio denaro la fa sempre e comunque da padrone!!!




[Modificato da (richard) 11/12/2020 10:39]
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ShearerWHC, 09/12/2020 08:14:

Si, è quello
Tra l'altro effetti sonori di campo delle riprese originali da applausi, si sentono le botte su pallone e sulle caviglie come se stessi lì

Confermo, è quello.
Di gran lunga il più bello e quello fatto meglio...
Anche se pure il film di kusturica, che fece quando Maradona era ancora vivo, era veramente gajardo(ricordo che quello lo vidi a piazza Vittorio al cinema all'aperto...)
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