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sintesi della partita decisiva.
Giannini: «Resto, ma con i rinforzi»
di LUIGI TAURINO
GALLIPOLI - La notte più lunga è appena trascorsa. Sveglia a tarda ora, colazione con moglie e figlie e il resto della mattinata in spiaggia a fare un bagno, nonostante l’acqua fredda. Il giorno successivo al trionfo Giuseppe Giannini vuole trascorrerlo con i familiari. Domenica c’erano il fratello e alcuni amici giunti da Roma per festeggiare con lui e a sera tarda hanno cenato insieme.
«Principe» del calcio italiano da sempre, quando è giunto a Gallipoli lo guardavano quasi fosse il brutto anatroccolo, colpa delle esperienze negative a Foggia e a Massa: «Appena messo piede qui - svela il tecnico - era evidente la diffidenza nei miei confronti». C’è sempre la Puglia nel destino di Giannini, nel bene e nel male. A Lecce chiude la carriera da calciatore; a Foggia avvia quella sulla panchina. «Lasciai Foggia - racconta Giannini - perché non accettai il discorso che il presidente Coccimiglio fece ai calciatori dopo una sconfitta. Disse che avevano giocato contro di me. Non era vero e lo salutai. Ieri mi ha inviato gli auguri con un sms. A Massa arrivai che i toscani erano quart’ultimi, li portai a ridosso dei play off e quando subentrarono alcuni sponsor mi mandarono via e presero un tecnico di loro gradimento, Maurizi».
Giannini in estate si è ritrovato un gruppo reduce dalla cocente delusione della passata stagione. Una squadra che aveva lottato a lungo per la B con Dario Bonetti in panchina e che, dopo l’arrivo di Vincenzo Patania, aveva perso sei gare su otto. «Erano un po’ giù di morale - svela Giannini - ma volevano dimostrare che il calo della stagione precedente era solo un incidente di percorso». Giannini è uno che non guarda in faccia nessuno e non scende a compromessi, tanto che all’inizio di campionato fa capire che il posto in squadra devono guadagnarselo tutti, senatori compresi. Insomma, non esistono gli intoccabili. Suriano non trovava spazio e voleva andare via. Strada facendo è diventato insostituibile: «Ho messo tutti in discussione. Suriano è un ragazzo che ha bisogno di sentirsi stimato. Qualcuno che in precedenza aveva deluso si è riscattato».
C’è stato un momento in cui ha pensato di non arrivare primo? «Ho sempre trasmesso fiducia ai giocatori, anche quando perdevamo. Ripetevo fino alla nausea che avevano giocato bene e che le sconfitte erano state determinate da episodi. E li sentivo dire a bassa voce: “Questo ci prende in giro”. Ma era davvero una mia convinzione». Sul 2-1 il Marcianise ha colpito la traversa. Avrà pure avuto paura. «Ho pensato che se i campani avessero pareggiato, avremmo avuto 10’ per vincere.
Il Benevento? Ai sanniti non ci pensavo, sapevo che solo con la vittoria avremmo evitato i play off». Il primo tormentone: Giannini resta o va via? «Dipende dai progetti di Barba. Gli ho già detto di cosa abbiamo bisogno: quattro-cinque giocatori per salvarci tranquillamente; dagli otto ai dieci per un torneo da zona medio-alta. Adesso, però, non voglio fare torto a nessuno. I ragazzi hanno appena vinto il campionato ed è bene che si parli della loro impresa. Tra l’altro domenica e il 30 affronteremo il Cesena per la Supercoppa di Prima divisione».
Comunque, Gallipoli le è entrata nel cuore. «Una città stupenda. Mi piace passeggiare su corso Roma dove mi fermo a parlare con i tifosi e spesso prendo il caffè con loro». Avrà pure avuto proposte da altri club. «Semplici approcci, senza entrare nei particolari». Insomma, andrebbe via se Barba non l’accontentasse? «Ripeto, dipende dai progetti. Non voglio fare scelte affrettate. Meglio stare fermi un anno anzichè accordarsi con club che non garantiscono programmi importanti». Sogna mai la panchina della Ro m a ? «E’ la mia squadra del cuore. Ed è pure giallorossa, come il Gallipoli».
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contento per il principe.molto.
[Modificato da lucaDM82 20/05/2009 13:17]