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Amarcord TV

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2024 11:21
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13/07/2011 13:48
 
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Torna Dallas: ecco il nuovo cast


Il canale statunitense TNT sta pianificando gli ultimi dettagli per il reboot del classico Dallas. La serie, che vedrà il ritorno di volti familiari, debutterà solo nell’estate 2012 ma i fans avranno modo di vedere un’anteprima lunedì sera durante The Closer e Rizzoli & Isles.

Di seguito, una foto in anteprima dell’intero cast che, come abbiamo già detto comprenderà Patrick Duffy (Bobby), Linda Gray (Sue Ellen) e Larry Hagman (J.R. Ewing) dalla serie originale, a cui si uniranno Josh Henderson (John Ross, figlio di J.R.), Jesse Metcalfe (Christopher, figlio di Bobby e Pam), Jordana Brewster, Julie Gonzalo (Rebecca, fidanzata di Christopher) e Brenda Strong (Ann, nuova moglie di Bobby).
Altri volti conosciuti parteciperanno alla serie, ma solo come guest-stars, e nel pilot vedremo già Charlene Tilton (Lucy Ewing) e Steve Kanaly (Ray Krebbs).

www.telefilm-central.org/?p=20981
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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uno dei miei telefilm cult..tra l'altro l'attrice che faceva Mary la figlia piu' grande è morta per overdose di farmaci e il piu' piccolo della famiglia pure ha avuto un passato di tossicodipendenza [SM=g27993]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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03/08/2011 11:49
 
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Lo zen di Fonzie: vado a pesca
di trote e divento scrittore


Henry Winkler, 65 anni, racconta la passione per la natura e l'impegno contro la dislessia


NEW YORK - «Quando sono sulla riva del fiume, prima ancora che me ne renda conto la serenità arriva. Porta via le preoccupazioni - quelle autentiche e anche le piccole cose quotidiane senza importanza che ci fanno perdere la pazienza. Grazie al fiume, se ne vanno tutte via da me - via, con la corrente. In riva al fiume esistono solo la tenacia che è stata necessaria per arrivare lì e la gratitudine di esserci arrivato. Lì ho imparato per la prima volta nella mia vita a sentirmi in pace, completamente concentrato e disteso. È il mio momento Zen».

Parole che sembrano venire dai cantori dei grandi spazi americani, Thomas McGuane o Rick Bass o Norman MacLean. Ma a pronunciarle è Fonzie Fonzarelli. O meglio, Henry Winkler, l'attore di «Happy Days» idolo transgenerazionale per milioni di ex-ragazzi in tutto il mondo. Winkler ha appena pubblicato negli Stati Uniti un libro, I Never Met An Idiot On The River (Insight Editions, pagine 144, $ 21,95), «Non ho mai trovato un idiota in riva al fiume». Un titolo impegnativo per un libro a metà tra l'autobiografia e la lettera d'amore per la natura, «una passione, quella per la pesca, cominciata nel 1996 - spiega Winkler al "Corriere" - nella quale ho coinvolto mia moglie e i nostri tre figli. Almeno una volta all'anno, anche se cerco di andarci almeno due o tre volte, volo in Montana o in Wyoming per abbracciare quegli spazi immensi, camminare all'alba verso il fiume, a pescare le trote. O meglio, a passare il tempo pescando le trote. Quel che acchiappo, e non sempre sono dei bestioni, lo ributto in acqua, sono un pescatore di tipo catch-and-release , la trota non la mangio neanche al ristorante. Quel che conta è restare in riva al fiume. Non esattamente a pensare: a abbracciare quella bellezza.


La copertina del libro di Henry Winkler
Quell'immensità», conclude l'attore che, per evitare di apparire troppo serioso si lancia subito in un'esilarante imitazione di suo padre, il commerciante Harry Irving Winkler giunto a New York dalla Germania poco dopo la notte dei cristalli. «Il mio babbo diventò un esportatore di legname e sognava che io gli subentrassi alla guida dell'azienda di famiglia ma la scuola non faceva per me, andavo male e capii il motivo soltanto molti anni dopo. Alla fine studiai recitazione. Per la disperazione di papà».
E qui Winkler passa a una voce roca con uno spesso accento tedesco: «"Io parlo 11 lingue e mi fai disperare in tutte e 11", mi diceva papà. E poi: "Io sono venuto fin qui in America per dare ai miei figli una vita migliore e tu guarda che mi combini. Va bene, scappai dalla Germania anche perché i nazisti mi inseguivano ma adesso non stare a sottilizzare"», ricorda ridendo.

Così il giovane Henry lasciò perdere il business di famiglia, andò a studiare alla prestigiosa scuola di recitazione dell'università di Yale. Che qualche anno fa l'ha invitato a tenere il discorso di inizio anno. «Un grande onore», preludio alla sua nomina, da parte della regina Elisabetta, all'Ordine dell'Impero Britannico, onorificenza per i non-britannici che si sono distinti nelle arti e nella società. «Se la regina è una fan di "Happy Days"? Forse, ma chi ha il coraggio di chiederglielo. L'onorificenza però è arrivata per i miei libri della serie di Hank Zipzer». Storie per bambini, popolarissime nel mondo anglosassone, che hanno per protagonista un bambino dislessico. La stessa condizione di Winkler, diagnosticata soltanto in età adulta: «Siamo al libro numero 17 della collana. Hank sono io da bambino. Nei libri spiego ai giovanissimi che soffrono di difficoltà nella lettura e nell'apprendimento che non solo si può migliorare, ma soprattutto tengo a dare loro fiducia in se stessi. Perché ricordo bene la fatica che facevo a concentrarmi, a capire il senso delle parole scritte: mi sentivo meno intelligente. Se potessi scegliere una cosa sola da lasciarmi dietro quando non ci sarò più? Aver convinto tanti bambini dislessici che sono intelligenti quanto i loro compagni che leggono speditamente. Anche di più, spesso. Semplicemente, hanno bisogno di imparare le cose in un modo diverso».

Visto che si sta un po' commuovendo e Fonzie non si emoziona (quasi) mai, neanche a 65 anni, Winkler cambia discorso e racconta aneddoti. «La moto di "Happy Days"? Non ero capace di guidarla, era piantata su una pedana con sotto delle gomme, mi spingevano e tiravano dentro e fuori dall'inquadratura, altro che Fonzie il centauro. Fonzie il duro? Ricevetti una lettera dal direttore di un riformatorio che mi spiegò come Fonzie fosse l'idolo dei ragazzi dell'istituto, ma seguivano l'esempio del personaggio nel non dimostrarsi mai deboli e questo, diceva, non era un bene per loro. Mi chiese se fosse possibile dimostrare che anche Fonzie non temeva di dimostrarsi fragile. Allora andai dagli sceneggiatori e chiesi loro di far piangere "The Fonz". Ricorda l'episodio con Richie Cunningham in ospedale, quando Fonzie si mette a piangere per l'amico malato? Ecco, lo girammo per quei ragazzi».

Un'altra cosa che diverte Winkler, che indossa i panni del personaggio famoso con un bonus di autoironia, è che «a seconda dell'età di chi mi riconosce so già a quale personaggio pensano. Fonzie per gli adulti, l'avvocato incompetente del telefilm "Arrested Development" per gli universitari, il medico del mio nuovo telefilm "Childrens Hospital" per i più giovani. Nel 2008 io e Ron Howard riportammo in vita per un giorno Fonzie e Richie: ci truccammo per un video a favore di Obama candidato alla Casa Bianca, e la reazione dei fan fu pazzesca, ci stupì. Ma non c'è niente di paragonabile all'emozione di camminare, all'alba, lungo la riva del fiume. All'acqua e agli alberi non importa proprio nulla di Fonzie Fonzarelli, dei libri, della tv, delle onorificenze, di Hollywood e della fama».


corriere.it
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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04/08/2011 10:04
 
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bella intervista.
Fonzie idolo sempreverde e in tutte le salse. figuriamoci quella dell'ambiente e della contemplazione....


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28/12/2011 13:12
 
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E' morta Cita, la scimmia di Tarzan

Cheeta (italianizzato Cita), il famoso scimpanze' compagno di avventure dello storico Tarzan, quello interpretato dal campione olimpici di nuoto Johnny Weissmuller nel 1930, e' morta sabato 24 dicembre, alla vigilia di Natale. E' la notizia che rimbalza sui siti a partire dai Entertainment Weekly Eintern.

Jiggs Jr (questo il suo vero nome) si e' spento alla veneranda eta' di 80 anni al Suncoast Primate Sanctuary di Palm Harbor per un problema ai reni. Una scimmia quasi umana, cosi la ricorda Debbie Cobb, direttrice del centro in cui Jiggs Jr ha trascorso gli ultimi anni di vita:''amava su tutto, vedere la gente ridere, probabilmente una reminescenza di quando faceva ridere migliaia di persone interpretando la buffa spalla di Tarzan''.

ansa.it

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sarebbe quasi da mette come notizia del giorno...tra l'altro mi sa che 80 anni per uno scimpanzè è quasi un record
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28/02/2015 11:26
 
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Addio a Nimoy, mister Spock di “Star Trek”

L’attore aveva 83 anni. L’ultimo tweet: «Una vita è come un giardino. Momenti perfetti si possono vivere, ma non preservare, se non nella memoria. Lunga vita e prosperità»

urò solo tre stagioni televisive, dal 1966 al ’69, eppure Star Trek fu un fenomeno di cui ci si ricorda ancora oggi a quasi 50 anni di distanza. La prima immagine che viene in mente a ricordare quella storica serie tv è proprio quella di lui, Leonard Nimoy, interprete del famoso signor Spock, metà umano e metà alieno, con le sue orecchie a punta, le sopracciglia all’insù e il saluto con indice e medio separati da anulare e mignolo, la mano alzata mentre pronuncia le parole: «Vivi a lungo e prospera». Leonard Nimoy è mancato venerdì mattina, nella sua casa di Bel Air, sulle colline di Los Angeles dopo una lunga malattia ai polmoni. Aveva 83 anni ed aveva accanto la moglie Susan Bay Nimoy.

Ha usato Twitter per lasciare, domenica, ai fan un ultimo messaggio commovente: «Una vita è come un giardino. Momenti perfetti si possono vivere, ma non preservare, se non nella memoria». Poi ha concluso il messaggio con il suo famoso saluto: «Lunga vita e prosperità».
Aveva annunciato l’anno scorso di essere affetto dalla malattia che imputava ai decenni di consumo indiscriminato di sigarette, abitudine che comunque aveva cessato molti anni prima. La sua casa era un museo, dedicato alla fotografia, la sua ultima passione. Fotografava modelle grasse e nude. «Donne molto interessanti, che non sono spaventate da qualche chilogrammo di troppo ».
Nonostante una carriera artistica molto varia, era anche fotografo, musicista, regista e poeta, il suo nome e il suo volto hanno finito per essere associati per sempre a quel personaggio televisivo dalle orecchie a punta, ma a Nimoy andava bene così: «Non mi dispiace essere associato a Star Trek, anzi, - aveva detto in una delle sue ultime interviste - Ne sono sempre andato fiero. Quello era uno show che generava domande e trattava di temi come il razzismo, la geopolitica, le relazioni internazionali, le guerre culturali, l’ambiente. Mi ha sempre stimolato questo aspetto della mia professione».
Nato a Boston, il 26 marzo del 1931, Nimoy amava raccontare la sua infanzia povera: «Da ragazzo sono cresciuto a Boston, in un piccolo appartamento. Ci vivevamo in sei, i miei nonni, i miei genitori, mio fratello e io. Ricordo che un Natale chiesi a miei il dono di un trenino. Era il mio sogno, ma loro mi dissero che non c’era abbastanza spazio. In verità non c’erano abbastanza soldi. Ho raccontato la storia a mia moglie e dieci anni fa, per il mio compleanno, mi ha fatto trovare questa sorpresa. Un trenino. Mi ha commosso».
Anche i primi anni a Los Angeles furono duri: «Ero già sposato con due figli e non riuscivo a mantenermi solo con il lavoro d’attore. Ho fatto anche il tassista. Ho consegnato giornali, pulito piscine e vasche per i pesci. Facevo tutto ciò che potevo fare per mantenere dignitosamente la mia famiglia. Solo con Star Treck è arrivata la tranquillità economica».
Pubblicò due biografie, nel 1977, dal titolo «Non sono Spock» e nel ’95, intitolata «Sono Spock». «Ho avuto una vita molto fortunata e molto piena, ho diretto in televisione e al cinema ho recitato a Broadway, ho fatto tutto quello che potevo fare». Quando nel 2009 J. J. Abrams portò Star Trek sul grande schermo, con Zachary Quinto a interpretare Spock, volle anche Nimoy sul set. Interpretava Spock in un più lontano futuro. L’ultimo suo ruolo risale al 2013, nell’ultimo capitolo della saga Star Trek: in to the darkness.

www.lastampa.it/

Le orecchie a punta di Spock..Gran personaggio Nimoy.
Si entrava proprio in un'altra dimensione con Star Trek un pò come con Spazio 1999.
Quando uscivano in missione dall'Enterprise dalle 3 postazioni .. [SM=g27991]



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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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28/03/2015 11:51
 
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Dopo la serie Dvd di Goldrake e quella di Jeeg tocca a Mazinga e Mazinga Z con Corriere della sera e Gazzetta dello Sport.
Anche stavolta cmq come ai tempi della messa in onda in tv è stata fatta confusione con la storia della trilogia creata da Go Nagai.
Il capostipite della storia e cronologia infatti era Mazinga Z , cui fece seguito Mazinga. Poi arrivò Goldrake dove era ancora presente, col nome Alcor, Koji, il pilota di Mazinga Z . Jeeg invece era fuori da questo ciclo.
Interessante questo articolo dove si spiega tutta la storia del genere robotico inventato da Nagai e della" confusione" che si fece in Italia tra traduzioni e messe in onda:qui il primo ad andare in onda fu Goldrake, che nella serie era l'ultimo e fu quello ad avere il successo piu' grande perchè era trasmesso dalla Rai alle 7 di sera quando i canali tv erano soltanto due. Mazinga ando' solo sulle tv private mentre Mazinga Z, il primo, fu passato dalla Rai in un secondo momento quando ormai in televisione dilagavano cartoni animati e robot piu' evoluti e sembro' una minestra riscaldata. Tanto che a causa dello scarso seguito la messa in onda della serie venne sospesa e l'ultima puntata non fu mai trasmessa.
Alla Rai poi certe scene di violenza erano sempre piu' criticate e si decise per il taglio definitivo dei cartoni animati coi robot.

Ne posto un estratto perchè è un vero e proprio trattato sui robot [SM=g27991]

www.animeclick.it/InfoExtra.php?nome=Mazinga%20Z%20micheles&t...


GLI ANNI D'ORO DI GO NAGAI

Anche al giorno d'oggi il genere robotico è vivo e ben rappresentato, sicuramente molto importante nel complesso dell'animazione giapponese. Ma negli settanta il robotico aveva uno status di assoluta dominanza, specialmente in Italia dove l'anime giapponese veniva identificato quasi solo con il robotico (altri celebri anime dell'epoca come Heidi e Remì non erano ambientati in Giappone e quindi non venivano riconosciuti immediatamente come giapponesi). L'esplosione del genere deriva direttamente dal successo di Mazinga e dei suoi discendenti diretti, che costituiscono il cardine dell'ortodossia robotica, quasi completamente fissata dalle idee di Go Nagai. Vale la pena di fare un breve escursus storico sull'impressionante attività del sensei negli anni che vanno dal 1972 al 1976.
La serie di Mazinga Z - preceduta dal manga di Nagai pubblicato il 2 ottobre 1972 su Weekly Shōnen Jump - inizia il 3 dicembre 1972 e continua per tutto il 1973 e buona parte del 1974, totalizzando 92 episodi, mutandosi poi nel Grande Mazinga a partire dal settembre 1974 e proseguendo per più di un anno per un totale di 56 ulteriori episodi. Durante il run di Mazinga Z continua ad andare in onda Devilman (dal luglio 1972 all'aprile 1973) ed esce al cinema il film Mazinga Z contro Devilman nel luglio 1973. Nello stesso mese esce il primo numero di Violence Jack e poco dopo partono in parallelo le serie TV di Cutie Honey e Dororon Enma-kun (dall'ottobre 1973 al marzo 1974), con associati i relativi manga; nel 1974 esce il manga di Getter Robot in collaborazione con Ken Ishikawa, subito prima dell'anime corrispondente; in luglio esce il film Mazinga Z contro il Generale Nero, prima apparizione del Grande Mazinga, due mesi prima che inizi la sua serie TV. In settembre inizia anche la pubblicazione di Kekko Kamen. L'anno dopo (1975) escono Getter Robot G e Jeeg robot d'acciao mentre il Grande Mazinga è ancora in corso e subito dopo, in ottobre, parte la serie TV di Goldrake/Grendizer, in seguito al successo del film cinematografico Uchuu Enban Dai-Sensou uscito nel luglio 1975, che ne costituisce il pilot. In totale, tra il 1973 e il 1976 escono una decina di film sui robot nagaiani. Sono anni in cui Go Nagai e la Toei hanno il monopolio del genere super robot, che sfruttano come una miniera d'oro; il monopolio avrà breve durata, perché già nell'aprile 1975 la Sunrise entra in gioco, affidando a un giovane regista di nome Yoshiyuki Tomino la direzione di Raideen, l'anime che inventerà il colpo finale. Raideen, che in seguito verrà diretto da Tadao Nagahama, il terzo grande autore di serie robotiche, che più avanti si distinguerà per Combattler, Vultus, Daimos e Daltanious (incidentalmente, Nagahama ha diretto anche buona parte di Lady Oscar, prima di morire prematuramente). Il 1975 e buona parte del 1976 sono comunque ancora anni nagaiani, di Raideen sorprende la povertà tecnica, paragonabile a quella del primo Mazinga Z, mentre nello stesso anno la Toei sforna robot spettacolari del calibro di Getter Robot G, Jeeg e soprattutto Grendizer. Il robotico nagaiano entrerà in crisi nel 1976, con un Groizer X e Gakeen che sono spenti cloni dei loro predecessori; inoltre Nagai abbandonerà la Toei in seguito alle polemiche per il mancato riconoscimento del suo contributo all'ideazione di Gaiking (e sembra anche di Ken Falco). Continuerà comunque a produrre manga; di quell'anno si ricorda Shutendoji. Anche senza Nagai gli anni 1976-1979 sono gli anni dell'esplosione del super robot. Viena realizzata una quantità impressionate di serie (Godam, Ufo Diapolon, Combattler V, Astrorobot Contatto Ypsilon, Mechander, Danguard, Ginguiser, Vultus V, Balatak, Zambot 3, General Daimos, Daitarn 3, Daikengo, Daltanious, Gordian e Gundam che è il primo robotico a staccarsi veramente dal modello nagaiano) di cui la maggior parte sono brutte copie di Mazinger. Ma l'influenza del canone robotico inventato per la gran parte da Nagai non si è esaurisce nel 1979: anche dopo Gundam si continuano a produrre robotici canonici per buona parte degli anni ottanta, almeno fino a Dancougar; gli anni novanta hanno visto da un lato uno stravolgimento del robotico originale in seguito all'influenza di Evangelion; dall'altro un ritorno al super robot classico, destinato ad un pubblico infantile, specialmente grazie all'apporto delle otto Brave Series degli anni 1990-1997. Negli anni duemila il robotico si è differenziato notevolmente da quello delle origini, eppure ancora oggi (2012) si trovano robotici perfettamente aderenti all'ortodossia nagaiana, basati sullo schema del mostro della settimana, con agganciamenti, frasi rituali e combattimenti fondati sulla spettacolarità molto più che sulla verosimiglianza. Cito soltanto i vari Aquarion, in cui oltre all'influenza di Mazinga Z si vede fortissima anche quella del Getter Robot, a livello di mecha design.

LA PRODUZIONE DELL'ANIME

A guardare bene, il successo dell'anime di Mazinger Z nasce soprattutto da fiuto commerciale da parte della Toei. La Toei Animation era una casa con una lunga storia e una tradizione di film di animazione di ottima qualità, che voleva sfondare anche nel campo delle serie TV, prendendo il posto della Mushi Productions che all'epoca navigava in cattive acque (fallirà nel 1973). La Toei per sfondare nel mercato anime decise di sfruttare due carte: puntare sui soggetti di un autore giovane e molto amato dal pubblico, Go Nagai, e puntare sul canovaccio tokusatsu, genere in cui aveva molta esperienza, avendo prodotto varie serie televisive a partire dal primo tokusatsu della storia, Gekko Kamen/Moonlight Mask (1958), il cui anime era ancora in onda ai tempi di Mazinga Z. Tra l'altro, l'anime di Moon Mask Rider si è visto anche in Italia nei circuiti delle TV private nei primi anni ottanta, anche se ormai pochi lo ricordano. Probabilmente è più conosciuta la parodia di Gekko Kamen presente nella seconda serie di Sailor Moon, esempio tipico della tendenza della Toei di omaggiare le sue creazioni del passato. La stessa Sailor Moon contiene innumerevoli omaggi a Cutey Honey e a altre serie nagaiane. Non c'è dubbio che il Dark Kingdom visivamente e cromaticamente debba molto al Regno delle Tenebre visto per la prima volta nel film di Mazinga Z contro il Generale Nero. Dico questo semplicemente per far notare la pervasività di idee nate con Mazinga Z, che hanno cambiato l'immaginario collettivo, tanto da riapparire a distanza di decenni in anime di genere totalmente diverso.
La regia di Mazinger Z venne affidata a Katsumata Tomoharu, un regista destinato a diventare un pilastro dell'animazione giapponese; tra i suoi lavori posteriori a Mazinga Z si ricordano la Corazzata Yamato, Danguard Ace, Capitan Futuro, King Arthur, Blue Noah, L'Arcadia della mia giovinezza, Wingman, Ginga Nagareboshi Gin; recentemente è stato anche regista di Saint Seiya Hades. La regia di singoli episodi, come pure i disegni e le animazioni furono assegnati a diversi gruppi, tanto è vero che la qualità della serie è molto altalenante a seconda delle puntate, com'era tipico dell'epoca. Del resto si trattava di una produzione a basso budget, in cui si sopperiva alle carenze tecniche con l'espressività e con scene drammatiche e melodrammatiche, seguendo la lezione originale di Tezuka.
Tra i vari autori che hanno collaborato a Mazinga Z mi pare il caso di citare il famoso animatore Kazuo Nakamura, che ha lavorato in molte altri produzioni nagaiane, specialmente Jeeg, e che è l'autore di Golion/Voltron; il veterano Shirane Tokue, che aveva già lavorato a produzioni anni sessanta come Akko-chan, l'Uomo Tigre, Rainbow Sentai Robin e Gegege no Kitarou; Yuugo Serikawa, regista di Cyborg 009 e di SF Saiyuuki Starzinger, oltre che del film di Frankenstein; Katsuta Toshio, dietro il planning di Getter Robo, Getter Robo G, Uchuu Enban Dai-Sensou, Grendizer, Danguard, Starzinger, King Arthur. Agli script della serie hanno lavorato Keisuke Fujikawa (Sasurai no Taiyo, X Bomber, God Mars, Dancougar, Transformers, Windaria), Takaku Susumu (Cutey Honey, Devilman, Ge Ge Ge no Kitaro, Hyakujuu Ou Golion, Fist of the North Star motion picture). Tutti professionisti della Toei che hanno prestato mano a decine di anime degli anni settanta. Il chara design fu affidato a Hane Yoshiyuki (Sally, Blue Noah) e Morishita Keisuke (L'invincibile Shogun).
Le musiche sono opera di Watanabe Michiaki (detto anche Watanabe Chuumei), che diventerà una colonna portante del genere robotico. A lui si devono le musiche non soltanto di Mazinga Z, ma anche di Getter Robot, del Grande Mazinga, di Jeeg, Gakeen, Mechander, Arbegas e tanti altri, arrivando fino a Godannar negli anni duemila. Sono musiche militaresche, molto semplici, adatte ad un pubblico non sofisticato, nello stesso tempo facili da imparare ed esaltanti, tanto che sono rimaste impresse anche ai bambini italiani, pur non conoscendo minimamente il giapponese. Va detto che nell'edizione internazionale di Mazinger le parole sono state tradotte in inglese, e quindi in Italia abbiamo sentito la canzone del Jet Scrandler in inglese, non in giapponese. La sigla di apertura è stata tradotta in italiano, ma tenendo la base musicale originale. Buona parte del successo dell'anime deriva proprio dalla colonna sonora.

IL TARGET DI PUBBLICO


Mazinga Z venne trasmesso in Giappone alle ore 19:00 sulla rete nazionale Fuji Television. L'orario di trasmissione, lungi dall'essere un dettaglio, è un punto cruciale per capire il suo target di riferimento: Mazinga Z non era un semplice "cartone per bambini" ma piuttosto uno spettacolo per famiglie. Veniva visto durante l'ora di cena da tutta la famiglia riunita. Quindi anche se certamente il target principale era costituito dai ragazzini delle elementari, era pensato per piacere anche ai ragazzi più grandi e ai loro genitori: i battibecchi tra Koji e Sayaka sicuramente non interessavano i bambini, ma potevano far divertire le loro madri. D'altra parte le leggere scene ecchi potevano far sorridere i fratelli maggiori e i padri, senza per questo scandalizzare i più piccini. La classificazione per famiglie di Mazinga Z può sembrare assurda agli spettatori occidentali, abituati al concetto disneyano del genere. Al giorno d'oggi anche nello stesso Giappone il concetto di "prodotto per famiglie" si è avvicinato allo standard occidentale, ma per i giapponesi degli anni settanta le cose erano molto diverse: un anime con scene di distruzione di massa, morti, tragedie, sangue, violenza e scene ecchi era considerato perfettamente accettabile. Da noi naturalmente non era così e sorprende davvero che sia stato trasmesso in quell'orario. Invece, incredibilmente, così è stato: in Italia i bambini degli anni settanta hanno avuto la fortuna di avere la stessa esperienza dei bambini giapponesi, anche se non con Mazinga Z, ma con Goldrake, che veniva trasmesso su Rai Due alle ore 19:15. Oggigiorno un tale orario di trasmissione sarebbe impensabile; va anche tenuto conto che nel 1978 esistevano due sole reti nazionali e che quindi qualunque programma trasmesso a quell'ora aveva un'audience di decine di milioni di telespettatori. È per questo che l'impatto di Goldrake è stato così forte in Italia. Chi scrive vedeva Goldrake con la famiglia durante la cena esattamente come succedeva in Giappone. Posso quindi confermare di prima mano che Goldrake piaceva anche agli adulti (sia detto incidentalmente, mia madre in particolare era una fan di Venusia). La trasmissione sulla RAI in uno degli orari di massimo ascolto è all'origine sia dell'enorme popolarità di Goldrake che delle enormi polemiche che hanno accompagnato la sua messa in onda. Su questo punto ci sarebbe da fare tutto un lungo discorso, che però non è il caso di approfondire in questa sede, anche perché è già stato fatto altrove; rimando le persone interessante al libro "Mazinga Nostalgia" di Marco Pellitteri che tratta l'argomento diffusamente. Qui più che dell'accoglienza italiana di Goldrake, ci interessa parlare di quella di Mazinga Z, tuttavia il fato delle tre principali serie robotiche nagaiane è inestricabilmente legato, perché sono apparse sulle nostre televisioni in ordine cronologico inverso.

L'ACCOGLIENZA DI MAZINGA Z IN ITALIA

In Italia è impossibile parlare di Mazinga Z senza tener conto del fatto che è stato preceduto da Goldrake, che è stato il primo anime robotico mai arrivato in Italia, il 4 aprile 1978, e dal Grande Mazinga, che è arrivato invece nella primavera 1979, in onda sulle neonate TV private, in tempi in cui la Fininvest non esisteva a Canale 5 era una televisione privata come tutte le altre. Mentre le serie andate in onda sulle private hanno miracolosamente scampato la scure del recensore (più per mancanza di fondi che per un preciso disegno), le serie trasmesse dalla Rai TV sono state stravolte dall'adattamento. Per questo motivo era assai difficile per i bambini dell'epoca orientarsi: com'era possibile che lo stesso personaggio fosse chiamato Alcor in Goldrake, Koji nel Grande Mazinga e Ryo in Mazinga Z? È chiaro che l'esperienza italiana è stata del tutto diversa da quella giapponese. In originale il Grande Mazinga si è visto nell'ultima puntata di Mazinga Z e la sua serie è andata in onda la settimana immediatamente successiva: per il pubblico giapponese non c'è stata nessuna soluzione di continuità, Mazinga Z è semplicemente continuato con un nuovo aspetto, un nuovo nome e con un nuovo pilota. Nemici come il Duca Gorgon hanno continuato ad essere presenti. Amici come Boss, Nuke e Mucha, le spalle comiche di Mazinga Z, hanno continuato a far parte della serie del Grande Mazinga e così Shiro, il fratello di Koji. C'è insomma totale continuità tra le due serie. C'è un salto maggiore con Goldrake (Grendizer in originale) in cui Koji, pur essendo presente in tutte le puntate è declassato a ruolo di aiuto dell'eroe e non ha neppure il diritto di pilotare un robot. Il motivo è che secondo l'idea originale di Nagai, Grendizer doveva essere del tutto indipendente da Mazinger e Koji Kabuto non doveva apparire. Il personaggio gli fu imposto dalla produzione e per questo venne relegato a un ruolo secondario. Fu una scelta che gli spettatori giapponesi non hanno digerito, tant'è vero che Grendizer è poco amato in Giappone e non ha mai avuto un remake. Tutto il contrario della situazione italiana dove Goldrake fu il primo robotico e quindi è il più conosciuto e amato della trilogia.

Ad essere precisi, Mazinga Z in Italia venne trasmesso per la prima volta il 7 gennaio 1980, sulla Rete Uno, alle ore 17:30, un giorno dopo la fine di Goldrake, avvenuta il 6 gennaio 1980. Le puntate vennero ridotte di dimensione (da 22 minuti a circa 19), con il nome del protagonista cambiato da Koji a Ryo. La trasmissione, a causa del fallimento della società francese che deteneva i diritti di sfruttamento della serie, è incompleta, mancano gli episodi n° 4, 5, 14, 28, 38 e tutti gli episodi dal n° 57 al n° 92. Ma non sono stati questi i motivo dello scarso successo di Mazinga Z in Italia: il motivo è che nel gennaio 1980 i bambini italiani avevano già visto serie di eccellente livello tecnico come Goldrake, il Grande Mazinga, Jeeg e Danguard, tutti super robot posteriori a Mazinga Z ma arrivati da noi prima: ritornare alla tecnica del 1972 nel 1980 era un passo indietro. Anche perché Mazinga Z andava in onda in parallelo con una serie del calibro di Gundam, iniziata il 9 febbraio, solo un mese dopo. Posso dire con cognizione di causa, perché all'epoca c'ero, che tutti i bambini parlavano di Gundam, non certo di Mazinga Z, che sapeva di minestra riscaldata. Mazinga Z non presentava nessuna innovazione rispetto a Goldrake o al Grande Mazinga, come è ovvio che sia: come conseguenza, Mazinga Z venne snobbato come brutta copia del Grande Mazinga. È per questo che da noi il Grande Mazinga (Great Mazinger in originale) è molto più famoso, al punto che quando si dice Mazinga tout court si intende normalmente il Grande Mazinga. Anche il chara design di Mazinga Z lasciava insoddisfatto chi era abituato alle prodezze di Kazuo Komatsubara e Shingo Araki in Goldrake; il barone Ashura veniva visto come una brutta copia di Gandal di Goldrake (mentre in realtà è Gandal ad aver copiato), il conte Blocken appariva ridicolo come parodia di un gerarca nazista. Il design del robot appariva primitivo rispetto a quello del Grande Mazinga, le animazioni, le musiche e i colori erano terribili rispetto a quelle di Goldrake. Anche le trame erano più semplici, più infantili, meno drammatiche e violente di quelle del Grande Mazinga e con nessuno spazio significativo per gli aspetti sentimentali, a differenza di Goldrake. Io stesso all'epoca non provai nessuna tristezza alla sospensione di Mazinga Z sulla Rai, perché le TV private erano piene di super robot più colorati e più moderni di Mazinga Z. Quindi la storia in Italia è stata severa con il primo Mazinger; eppure, rivedendolo oggi a mente fredda, ci si rende conto di quanto il giudizio di allora sia stato ingeneroso. Non soltanto perché Mazinga Z ha l'indubbio merito dell'originalità, ma anche perché la serie stessa vale di più di quanto lasciassero supporre le puntate trasmesse in Italia. Nei suoi 92 episodi di durata Mazinga Z cambia, si evolve, acquista nuove armi, nuovi poteri, nuovi nemici: e in particolare le puntate mai trasmesse in Italia presentano evoluzioni della trama di indubbio interesse. È in queste puntate che muore il Barone Ashura, che appare per la prima volta il Duca Gorgon che tutti i fan del Grande Mazinga ricordano; è Mazinga Z che inventa il primo super robot combattente di sembianze femminili, anzi ne inventa due: Afrodite A e Diane A, la sua evoluzione, che appare a partire dall'episodio 76, che fa parte degli episodio non trasmessi. Per non parlare di Minerva X, forse il migliore dei robot femminile di Nagai, che però non si è mai visto in Italia

[Modificato da Sound72 28/03/2015 11:55]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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A me piacevano vultus V,voltron e daitarn III.Ricordo cmq anche gli altri del filone.Bei tempi.Me li ricordo nelle reti minori,le varie odeon,italia 7 ecc...
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penso di essere l'unico che preferiva Mazinga Z a Mazinga [SM=x2478856]
ma il cartone animato della mia infanzia è stato Kyashan.
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Io non sono mai stato un fan dei robots. I miei dell'infazia sono Ken, Sampe e Holly
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decisamente Jeeg.
Per come era strutturata e sviluppata la storia, i personaggi, la bravura dei doppiatori,le musiche, i riferimenti storici al regno Yamatai che era effettivamente esistito..
Per me rimane un mezzo capolavoro considerando che se parla di un cartone di 40 anni fa.
I guanti, il ciondolo e la campana di bronzo so' dei veri e propri cimeli tra i ricordi.
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www.raiplay.it/programmi/telefonogiallo/puntate

Su raiplay si possono vedere diverse puntate di Telefono Giallo di Augias di fine anni'80..

praticamente la trasmissione madre di Blunotte di Lucarelli e Chi l'ha visto.
La sigla metteva n'ansia ma per amanti di gialli e fatti di cronaca era appuntamento imperdibile [SM=x2478856]
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La telefonata de quello su Ustica a telefono giallo ogni volta che la sento me fa caca' in mano
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Io mi sono visto quello su Veio, che roba. Comunque grazie per la segnalazione Ennio, gran trasmissione
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certo che in quel periodo col mostro de firenze a spasso c'era un timore diffuso de maniaci pure a 500 km de distanza..pe andasse ad appartà de sera dentro al parco de Veio dietro al cimitero dovevi sta veramente in calore.

Io me so rivisto il caso delle 2 bambine di Ponticelli..una delle storie piu' orrende di quegli anni. Non c'era internet e risonanza come oggi per casi di cronaca ma all'epoca ebbe grande risalto.
E devo dire però che a distanza di anni rimango colpevolista.
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mi dispiace molto per Frizzi..non tanto come conduttore che trovavo abbastanza ordinario, ma per un senso di "familiarità" che mi ha sempre comunicato,..una persona perbene credo e una presenza che nn mi ha mai dato fastidio, forse perché ci sono ancvhe un po' cresciuto con le prime trasmissioni che faceva in Rai (Tandem, Europa Europa).

RIP
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26/03/2018 13:33
 
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Io penso di non essermi mai perso una puntata di "Scommettiamo che". Poveraccio.
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26/03/2018 15:43
 
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Mi e' dispiaciuto molto come a tutti,era una persona in gamba. [SM=g27992]

A me era filtrata la notizia mesi fa che aveva un male ai polmoni esteso ma non ci credevo perche' poi era tornato in tv.

Da ragazzino scommettiamo che era uno dei miei programmi preferiti,questi anni non lo avevo seguito perche' non mi piace la rai e in generale la tv.

Una perdita prematura [SM=g27992]
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28/03/2018 10:44
 
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dispiace


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19/12/2019 10:03
 
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Su Raiplay sono caricate diverse puntate di Samarcanda del periodo 1990-1991.
Probabilmente il miglior Santoro in tv.
I servizi di Ruotolo ad inizio puntata veramente crudi e "forti", alla Joe Marrazzo.
Storie di mafie e corruzione, il pre tangentopoli, la guerra del golfo, il proibizionismo, Gladio..e un episodio di cronaca che all'epoca mi aveva colpito molto andando al liceo..l'aereo caduto sulla scuola a Casalecchio..vicenda per la quale sono ancora pendenti procedimenti giudiziari per il risarcimento ai parenti delle vittime.
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