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Personaggi internazionali

Ultimo Aggiornamento: 11/05/2024 09:48
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18/12/2015 11:47
 
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articolo su Rogerio Ceni di qualche giorno fa

Obrigado Rogerio, l’addio di O Mito do Morumbi

Avrebbero voluto vederlo tutti in campo, a calcare il manto sacro del “Morumbì” forse per l’ultima volta. Ma lui non c’era, colpa di una lesione al piede destro che lo sta tenendo lontano dai campi da gioco da almeno un mese: ha scambiato qualche parola con i compagni lungo il tunnel degli spogliatoi, poi si è accomodato in panchina e se n’è andato al termine del primo tempo, lasciando per l’ultima volta da giocatore quella che ha sempre definito la sua seconda casa. Sì, perché a meno di sorprese (un po’ come accadde lo scorso anno quando venne dato l’annuncio ufficiale salvo poi smentire tutto qualche settimana dopo) Rogério Mücke Ceni la prossima domenica appenderà definitivamente i guantoni al chiodo. Ma anche gli scarpini, perché più che per le sue parate lo storico portiere del San Paolo verrà universalmente ricordato per altri record. Uno su tutti? 131 reti realizzate durante tutta la sua carriera. Che poi forse definirla così è anche riduttivo visto che stiamo parlando di uno dei personaggi più longevi del gioco, uno che ha collezionato qualcosa come 1128 presenze (secondo solo all’eterno Peter Shilton, in campo fino ai 48 anni), di cui ben 1192 con la maglia del San Paolo lasciandosi alle spalle un mostro sacro come Pelè, il cui record di 1116 apparizione con il Santos sembrava irraggiungibile per chiunque.
Ma quelli erano altri tempi, decisamente più romantici rispetto a oggi, in cui la fedeltà verso un’unica causa è cosa assai rara. E questa causa, così come la sua porta, Ceni la difende da ben 25 anni, da quando cioè venne tesserato tra le fila del Tricolor. E pensare che da giovane avrebbe potuto diventare altro, un giocatore di pallavolo professionista per esempio, visto che nel 1989, a 16 anni, arrivò persino a disputare i Giochi Studenteschi di Brasilia con la selezione dello stato del Mato Grosso, dove si trasferì con mamma Hertha e papà Eurydes all’età di dodici anni. Con le mani ci sapeva fare eccome, ma a lui piaceva giocare con i piedi, di fino, nello stretto, tanto che nelle partite aziendali disputate con i dipendenti della banca cittadina nella quale lavorava come addetto alle pulizie, veniva impiegato come regista. Un giorno però, il portiere titolare non si presentò all’incontro e in questi casi chi finisce a difendere la porta? L’ultimo arrivato. E chi fu quel giorno l’ultimo ad arrivare al campo? Rogerio Ceni, il ragazzino di Pato Branco che quella sera parò qualsiasi cosa gli avessero tirato.

Il Sinop Futebol Clube, la squadretta del paese, lo nota, lo provina e decide di aggregarlo alla prima squadra come terzo portiere: un ruolo che stava molto stretto all’ambizioso diciassettenne, che tempo due settimane aveva già scalato le gerarchie guadagnandosi il posto da titolare e portando il Sinop alla vittoria del primo torneo statale della propria storia. Un caso? Noi diciamo di no.Al termine del campionato, date le buone prestazioni di Ceni e la concomitante interruzione dell’attività del Sinop, un dirigente della società raccomandò al portiere di fare un provino per il San Paolo. Appoggiato dal preparatore dei portieri del San Paolo, Gilberto Geraldo de Moraes, già estremo difensore del club negli anni 1960, Ceni fece il suo ingresso nella rosa del San Paolo nel settembre 1990 (esordio ufficiale in un torneo amichevole in Spagna, contro il Tenerife) e da lì non se ne andrà mai. Inizialmente fu riserva di grandi campioni come Gilmar e Zetti, e fino al 1996 giocò sporadicamente, disputando soprattutto incontri nel Campionato Paulista. Ma nel 1997 iniziò a essere impiegato con maggior continuità, e gli venne assegnato il ruolo di estremo difensore titolare nel Campionato Brasileiro Sèrie A di quell’anno.

“Nel 1996, quando Telê Santana (c.t. del Brasile ai Mondiali 1982 e 1986, morto nel 2006, ndr) era allenatore della mia squadra, non c’era nessuno che tirasse i calci da fermo – ha raccontato qualche tempo fa lo stesso Rogerio – Arrivavo mezz’ora prima dell’allenamento e ci provavo. Riempivo un sacco con una ventina di palloni. Usavo una barriera mobile, perché non c’era nessuno con cui allenarmi. Cercavo di colpire il palo e poi mi dicevo: se riesco a colpirlo, posso centrare facilmente pure la rete“.
E sì, possiamo dire che qualche centinaia di volte ce l’ha fatta a centrarla, bucando decine e decine di poveri colleghi che con ogni mezzo hanno sempre tentato di non entrare nella storia dalla parte sbagliata perché, in fondo, subire gol da un portiere è sempre stata un’umiliazione per tutti. La prima volta non si scorda mai, si dice, e come si potrebbe dimenticare la prima perla che ha fatto di un umile ragazzino quello che oggi viene definito in patria O Mito? La prima realizzazione nel 1997 contro l’União São João, sempre nel campionato paulista, sempre su punizione, sempre con la maglia bianco-rosso-nera ovviamente.

Di anno in anno le statistiche crescono, fino ad arrivate all’anno di grazia 2005, dove Ceni scrive 21 nella colonna delle reti segnate: incredibile! Però in Sud America erano anche abbastanza abituati a vedere un portiere segnare da calcio da fermo, quindi perché non provare a sfidare anche i suoi predecessori, cercando di conquistare un primato leggendario? Nel 2006 raggiunse ufficialmente Jose Luis Chilavert, primo a quota 62. Il paraguaiano disse all’epoca: “Non è vero, io di gol ne ho fatti 70. Li ho contati tutti, e Ceni non mi ha superato.” Ok, nessun problema per Rogério, che allora non rispose a parole, ma con i fatti e il 27 marzo 2011, contro i rivali del Corinthians, sigla la rete che lo consegna ufficialmente alla storia del gioco: la numero 100.
Tre cifre che tutti sognano di raggiungere in carriera e che se già per un attaccante non è roba da poco, bè…figuratevi cosa voglia dire per un portiere. Negli ultimi quattro anni di attività, complice anche qualche infortunio di troppo, Rogerio ha un po’ calato il ritmo, togliendosi comunque la soddisfazione di segnare quella che probabilmente sarà l’ultima rete della propria carriera alla veneranda età di 42 anni quando, lo scorso 26 agosto ha pensato di mettere il proprio timbro sulla vittoria del San Paolo contro il Cearà, match valido per la Copa do Brasil: con questa fanno 131 realizzazioni (https://pt.wikipedia.org/wiki/Lista_de_gols_de_Rog%C3%A9rio_Ceni), 129 per la Fifa, visto che, come accaduto anche per le 1000 reti di Romario, si sa che i brasiliani non si fanno troppi scrupoli a conteggiare anche le amichevoli.

Poco importa, sono comunque numeri che fanno girare la testa, se si pensa oltretutto che Rogerio figura al decimo posto dei marcatori di tutti i tempi per il Tricolor, mettendoci lo zampino un po’ ovunque: dal campionato Paulista, a quello nazionale, alla Coppa del Brasile, alla Libertadores, alla Sudamericana e arrivando persino a scrivere il proprio nome nei registri del Mondiale per Club, quello del 2005 per l’esattezza, quando un suo gol regalò al San Paolo la vittoria contro i sauditi dell’Al-Ittihad. Peccato non essere riuscito a replicarsi con la maglia della Selecao, dove comunque ha avuto la soddisfazione di partecipare a due Mondiali (2002 e 2006) e portarsene a casa uno, quello di Giappone e Corea, seppur con un ruolo piuttosto marginale dietro a Dida e Marcos. Ma in fondo all’Highlander di Pato Branco i riflettori non sono mai piaciuti. Niente telecamere, niente microfoni, solo la sua adorata maglia numero 1, che nel tempo si è trasformata in 01 per ovvi motivi
Domenica prossima solo un miracolo potrà regalare ai tifosi paulisti il sogno di vedere scendere in campo il loro eroe (termine di gran lunga riduttivo) contro il Goias per l’ultimo match del campionato e l’ultima partita della carriera di Ceni, ma tutto è ovviamente pronto per una grande festa perché un quarto di secolo donato al San Paolo non può venir ignorato da nessuno. Basti pensare che in città ci sono alcuni bambini molto piccoli che si chiamano Rogerioceni da Costa, o Rogerioceni Moraes. Alcuni ragazzi si sono tatuati il suo volto sul braccio, altri l’hanno dipinto sul cofano della loro auto. Di più: il mitico Raì gli ha ufficialmente ceduto il titolo di eroe più grande della storia del San Paolo e a Morumbì esiste già il progetto di una statua in suo onore. Cosa farà Rogerio da grande è un mistero, anche se ha già dichiarato che il suo sogno più grande resta quello di allenare la sua squadra del cuore un giorno, ma non è improbabile che possa venirgli affidato un ruolo dirigenziale all’interno del club, lontano dai riflettori ovviamente.

La sua prima autobiografia, pubblicata nel 2006, si concludeva così: “Non che mi interessino le vostre finanze, ma vi consiglio di mettere da parte qualche dollaro per comprare l’aggiornamento di questo libro.” Forse il consiglio andrebbe ascoltato, perché di cose raccontare ancora ce ne sono, perché non ci si annoia mai ad ascoltare le parole di una leggenda, ma soprattutto perché lui è O Mito do Morumbì.

Obrigado Rogerio.

www.tuttocalcioestero.it/2015/12/02/obrigado-rogerio-laddio-di-o-mito-do-morumb...


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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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