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le verità nascoste

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2023 16:02
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16/01/2012 11:50
 
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eh già...
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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16/01/2012 14:38
 
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vedendo il primo filmato ero convinto che fosse un macabro video di presa in giro alla costa crociere...
[Modificato da gianpaolo77 16/01/2012 14:39]
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la nave è inclinata, è buio e ho mangiato da poco ....

ma roba da matti , hai fatto una cazzta colossale e neanche vuoi fa qualcosa

cazzuto De Falco
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17/01/2012 17:42
 
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è vero, grande 'sto de falco!
schettino invece solo per questa telefonata me sa che rischia veramente de brutto...
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18/01/2012 11:32
 
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Schettino mi ricorda Parolisi..e nn solo per l'accento..una pochezza disarmante..
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24/01/2012 10:48
 
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a me la voce del comandante de falco ricorda in modo impressioannte Compagnoni di SKY ("Rete! Rete! Rete!").


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a me quello che commentava i documentari dell'istituto Luce...
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01/02/2012 17:23
 
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Qui ammazziamo le persone"
Le conversazioni choc sull’Airbus


I 123 passeggerisi salvarono per pochi metri dal disastro. Ora per i due piloti è probabile il rinvio a giudizio. Gli incredibili errori dei piloti del Roma-Palermo finito fuori pista nel 2010

Comincia a rallentare, non correre... che cazzo corri a fare... rallenta la speed... basta, perché devi... cioè allora per scendere tu mi acceleri l’aeroplano in turbolenza... minchia... ma sei proprio... come cazzo fai!». E poi: «Cazzo, gli hai dato 250, le ammazziamo le persone!». Raoul Simoneschi, barese di 53 anni, il comandante del volo Wind Jet Roma-Palermo uscito fuori pista a Punta Raisi, il 24 settembre 2010, si rese conto che qualcosa non andava quando l’aereo era ancora in quota. Riprese il suo secondo, Fabrizio Sansa, 39 anni, romano, «con cameratismo», «da maestro ad allievo», annotano con generosità i consulenti della Procura di Palermo. Pensò di avere rimesso le cose a posto. Come andò a finire, è storia nota: 123 passeggeri, un bambino sotto i due anni e sei membri dell’equipaggio devono la vita a una questione di centimetri. L’Airbus A300 della Wind Jet toccò terra 400 metri prima dell’inizio della pista, ruppe il carrello, travolse un’antenna, finì la corsa su un prato. La pioggia spense i possibili focolai sul carburante, fuoriuscito dai serbatoi.

La consulenza svolta dai professori universitari Luigi La Franca e Caterina Grillo ricostruisce anche il caos del dopo-incidente, i soccorsi in ritardo, i vigili del fuoco che non sanno dove andare e trovano l’aereo dopo 22 minuti, i mezzi di soccorso bloccati fuori dall’aeroporto, i passeggeri che raggiungono l’aerostazione a piedi, che avvisano la polizia per telefono. E alla fine molti vanno via senza che nemmeno qualcuno li conti.

Non fu il wind-shear a provocare l’incidente: gli esperti nominati dai pm Maurizio Scalia, Carlo Lenzi e Gaetano Paci hanno ricostruito che quella sera pioveva, ma vento non ce n’era, soffiava a soli 17 nodi e non era tale da giustificare l’incidente. Tra le 20.01 e le 20.03 la scatola nera dell’aereo registra la conversazione tra i piloti. I comandi li ha Sansa, assunto con un contratto a tempo determinato, poi non rinnovato. E anche il comandante, dopo l’incidente, è stato licenziato. Simoneschi, annotano i consulenti, muove «contestazioni con finalità di addestramento», per il comportamento di Sansa, che è «al di fuori delle procedure». Non «un diverbio», ma «un atteggiamento da maestro ad allievo», in «un’atmosfera tutto sommato distesa». Eppure quel che dicono Simoneschi e un «ospite», un altro pilota presente come passeggero in volo, prelude a quanto avverrà di lì a pochissimo.

«Senti che schiaffi a 200 nodi... cazzo gli hai dato 250, le ammazziamo le persone! - dice Simoneschi -. Ora se vuoi togli l’aerofreno, riduci il variometro o vai in vertical speed... senti, senti come arriva l’acqua? A secchi la sta buttando l’acqua, mi sto rompendo...». Ospite: «Lo vedi che siamo sotto?».

È il preludio dell’impatto, avvenuto alle 20.07. I piloti, a un certo punto della fase di discesa, alla cosiddetta «quota minima», devono dichiarare di vedere la pista. Ma la pista non la vedono: dovrebbero «riattaccare», cioè risalire e ritentare l’atterraggio oppure andare addirittura a Fontanarossa, a Catania, e invece proseguono nella discesa, anche se il radioaltimetro li aveva avvisati. A 1800 piedi di altezza (circa 600 metri) dovevano essere a 5 miglia dalla pista: invece erano a 8.

Poi scattano i soccorsi, ma persino le comunicazioni via radio tra la torre di controllo e i vigili del fuoco funzionano male. «Torre, forse l’aereo si trova a mare, perché è uscito fuori dalla pista, è uscito fuori dalla pista», dice la squadra Rosso 1. «Le responsabilità in questi errori sono attribuibili a tutti gli enti coinvolti», dall’Enav alla società che gestisce i servizi a terra, ai vigili del fuoco, è la conclusione dei consulenti. Per Simoneschi e Sansa si prepara la richiesta di rinvio a giudizio. Per la parte dei soccorsi-caos invece i pm hanno chiesto l’archiviazione: l’inefficienza ci fu, il reato no.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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15/02/2012 09:59
 
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La Cassazione: 9 anni a Spaccarotella
In carcere l'agente che uccise Sandri


È definitiva per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella, per il quale si aprono le porte del carcere, la condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione per l’omicidio del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, ucciso a 26 anni mentre - dopo un tafferuglio con tifosi juventini nell’area di servizio aretina di Badia al Pino sulla A1 - era sulla Renault che doveva portarlo a Milano, la mattina dell’11 novembre 2007, per vedere Inter-Lazio insieme ad altri quattro amici.

La Prima sezione penale della Cassazione, con una decisione presa in tempi rapidi, forse anche per evitare nervosismi negli animi degli ultrà che la sera del delitto - per protesta contro le forze dell’ordine - misero a ferro e fuoco la capitale e le città di mezza Italia, ha confermato il verdetto di secondo grado in tre ore di camera di consiglio nella quale è stato deciso anche l’esito di altri processi. «Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e voglio dire grazie a tutta la gente che ci è stata vicino fino a questo momento. Ho avuto un solo momento di scoraggiamento quando è stata emessa la sentenza di primo grado che era raccapricciante. Ma ora le cose sono andate come dovevano andare», ha detto Piergiorgio Sandri, il padre di "Gabbo", appena sentita la lettura del verdetto fatta dal presidente Paolo Bardovagni.

«La Cassazione ha confermato che l’uccisione di mio fratello è stato un atto volontario, seppure con la responsabilità del dolo eventuale», ha aggiunto Cristiano Sandri, il fratello avvocato di Gabriele. «Non è il discorso dell’anno in più o in meno di carcere che si farà il colpevole, perchè tra benefici di legge e tutto, la detenzione si ridurrà a un pugno di anni mentre il vero ergastolo è per noi familiari. L’importante è che il principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge è stato rispettato: anche quando spara un poliziotto», ha sottolineato. Da Arezzo, dove ha atteso in casa con moglie e figli la battuta finale del processo, Spaccarotella, che non si aspettava la condanna pesante, ha fatto sapere che «affronterà la situazione da uomo» andando a costituirsi. Il Viminale ha nel frattempo già provveduto a risarcire la famiglia Sandri - che ha ritenuta «congrua» la cifra ricevuta di cui non si conosce l’entità - per la reazione spropositata dell’agente che, pur trovandosi dall’altro lato dell’autostrada, non ha esitato a sparare a una distanza di 50 metri senza che ve ne fosse alcun bisogno in quanto l’auto in movimento era stata identificata.

Serrata, a tratti accompagnata anche dalla mimica dello sparo a braccia tese, la requisitoria con la quale il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello - uomo di punta della Procura - ha chiesto la conferma della condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Firenze che ha aggravato la responsabilità di Spaccarotella trasformando l’originaria ipotesi di omicidio colposo con colpa cosciente (sei anni di reclusione inflitti in primo grado ad Arezzo) in quella di omicidio volontario con dolo eventuale. «Spaccarotella non stava mirando alle gomme ma sparò perch‚ voleva colpire la macchina e l’ha presa: la vittima è stata colpita al collo, se ci fosse stata una deviazione di uno sparo diretto verso il basso, al massimo il colpo avrebbe attinto il petto!», ha esclamato Iacoviello. Secondo il Pg, l’agente della Polfer - che non potrà più indossare una divisa per l’interdizione perpetua dai pubblici uffici - agì sparando in risposta a quello che lui percepiva come «smacco o beffa» per il fatto che l’auto di "Gabbo" «non si era fermata né all’azionamento della sirena delle forze dell’ordine, né dopo che lo stesso Spaccarotella aveva sparato un colpo in aria». Per il Pg, questa reazione dell’agente fu «abnorme, tanto che gli altri tre poliziotti che erano con lui non spararono e si comportarono diversamente». «Se a sparare fosse stato un pregiudicato, anziché un poliziotto, il giudice - ha rilevato il Pg - avrebbe impiegato solo una manciata di secondi per condannarlo per omicidio volontario con dolo eventuale» come, nella vicenda Sandri, è avvenuto solo nel secondo grado di giudizio anziché fin dal primo.
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17/02/2012 16:37
 
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Re:
Sound72, 15/02/2012 09.59:

La Cassazione: 9 anni a Spaccarotella
In carcere l'agente che uccise Sandri


È definitiva per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella, per il quale si aprono le porte del carcere, la condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione per l’omicidio del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, ucciso a 26 anni mentre - dopo un tafferuglio con tifosi juventini nell’area di servizio aretina di Badia al Pino sulla A1 - era sulla Renault che doveva portarlo a Milano, la mattina dell’11 novembre 2007, per vedere Inter-Lazio insieme ad altri quattro amici.

La Prima sezione penale della Cassazione, con una decisione presa in tempi rapidi, forse anche per evitare nervosismi negli animi degli ultrà che la sera del delitto - per protesta contro le forze dell’ordine - misero a ferro e fuoco la capitale e le città di mezza Italia, ha confermato il verdetto di secondo grado in tre ore di camera di consiglio nella quale è stato deciso anche l’esito di altri processi. «Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e voglio dire grazie a tutta la gente che ci è stata vicino fino a questo momento. Ho avuto un solo momento di scoraggiamento quando è stata emessa la sentenza di primo grado che era raccapricciante. Ma ora le cose sono andate come dovevano andare», ha detto Piergiorgio Sandri, il padre di "Gabbo", appena sentita la lettura del verdetto fatta dal presidente Paolo Bardovagni.

«La Cassazione ha confermato che l’uccisione di mio fratello è stato un atto volontario, seppure con la responsabilità del dolo eventuale», ha aggiunto Cristiano Sandri, il fratello avvocato di Gabriele. «Non è il discorso dell’anno in più o in meno di carcere che si farà il colpevole, perchè tra benefici di legge e tutto, la detenzione si ridurrà a un pugno di anni mentre il vero ergastolo è per noi familiari. L’importante è che il principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge è stato rispettato: anche quando spara un poliziotto», ha sottolineato. Da Arezzo, dove ha atteso in casa con moglie e figli la battuta finale del processo, Spaccarotella, che non si aspettava la condanna pesante, ha fatto sapere che «affronterà la situazione da uomo» andando a costituirsi. Il Viminale ha nel frattempo già provveduto a risarcire la famiglia Sandri - che ha ritenuta «congrua» la cifra ricevuta di cui non si conosce l’entità - per la reazione spropositata dell’agente che, pur trovandosi dall’altro lato dell’autostrada, non ha esitato a sparare a una distanza di 50 metri senza che ve ne fosse alcun bisogno in quanto l’auto in movimento era stata identificata.

Serrata, a tratti accompagnata anche dalla mimica dello sparo a braccia tese, la requisitoria con la quale il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello - uomo di punta della Procura - ha chiesto la conferma della condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Firenze che ha aggravato la responsabilità di Spaccarotella trasformando l’originaria ipotesi di omicidio colposo con colpa cosciente (sei anni di reclusione inflitti in primo grado ad Arezzo) in quella di omicidio volontario con dolo eventuale. «Spaccarotella non stava mirando alle gomme ma sparò perch‚ voleva colpire la macchina e l’ha presa: la vittima è stata colpita al collo, se ci fosse stata una deviazione di uno sparo diretto verso il basso, al massimo il colpo avrebbe attinto il petto!», ha esclamato Iacoviello. Secondo il Pg, l’agente della Polfer - che non potrà più indossare una divisa per l’interdizione perpetua dai pubblici uffici - agì sparando in risposta a quello che lui percepiva come «smacco o beffa» per il fatto che l’auto di "Gabbo" «non si era fermata né all’azionamento della sirena delle forze dell’ordine, né dopo che lo stesso Spaccarotella aveva sparato un colpo in aria». Per il Pg, questa reazione dell’agente fu «abnorme, tanto che gli altri tre poliziotti che erano con lui non spararono e si comportarono diversamente». «Se a sparare fosse stato un pregiudicato, anziché un poliziotto, il giudice - ha rilevato il Pg - avrebbe impiegato solo una manciata di secondi per condannarlo per omicidio volontario con dolo eventuale» come, nella vicenda Sandri, è avvenuto solo nel secondo grado di giudizio anziché fin dal primo.




Domandine del cazzo...da uno che di procedura penale non sà un bel niente e però su 'sta storia è diventato un rompicoglioni:
1) se fosse stato un carabiniere a compiere quest'omicidio gli avrebbero dato 9 anni?
2) se mi fermassi sulla Roma Napoli, a un autogrill e sparassi verso l'altro autogrill gemello dall'altra parte della strada beccando a un poveraccio, mi avrebbero dato 9 anni di carcere?
3)«Spaccarotella non stava mirando alle gomme ma sparò perch‚ voleva colpire la macchina e l’ha presa: la vittima è stata colpita al collo, se ci fosse stata una deviazione di uno sparo diretto verso il basso, al massimo il colpo avrebbe attinto il petto!» quest'azione merita solo 9 anni?
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21/02/2012 10:56
 
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sono anche gli effetti..del rito abbreviato..altrimenti 14 anni come chiesto dal Pm non glieli avrebbe tolti nessuno..
poi, certo, il riconoscimento del dolo eventuale per un pubblico ufficiale dovrebbe costituire un bel mattone e invece alla fine la differenza la fanno le attenuanti generiche..visto che dal primo grado in cui aveva preso 6 anni per omicidio colposo si passa solo a 9 per condotta dolosa..
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21/02/2012 14:41
 
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Re:
Sound72, 21/02/2012 10.56:

sono anche gli effetti..del rito abbreviato..altrimenti 14 anni come chiesto dal Pm non glieli avrebbe tolti nessuno..
poi, certo, il riconoscimento del dolo eventuale per un pubblico ufficiale dovrebbe costituire un bel mattone e invece alla fine la differenza la fanno le attenuanti generiche..visto che dal primo grado in cui aveva preso 6 anni per omicidio colposo si passa solo a 9 per condotta dolosa..




è così.


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02/05/2012 20:25
 
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Pescara, ucciso per vendetta un 24enne ultrà dei Rangers
Tensione in città, in arrivo rinforzi di polizia



PESCARA - C'è tensione a Pescara dopo l'uccisione ieri sera di Domenico Rigante, 24 anni, durante una spedizione punitiva messa a segno con ogni probabilità da un gruppo di nomadi in piazza dei Grue, a Pescara. La vittima, già nota alle forze dell'ordine per spaccio, rapina e reati da stadio, che gli erano valsi in passato l'interdizione dalle manifestazioni sportive, il cosiddetto Daspo, è stata centrata con un colpo di pistola a un fianco ed è morta in ospedale. E' stato lo stesso Rigante, prima del decesso, a rivelare il nome dell'assassino, un nomade pescarese, Massimo Ciarelli, 29 anni, che una settimana fa insieme ad altri rom avrebbe avuto una discussione al centro storico della città con il fratello gemello di Domenico Rigante, Antonio. Ciarelli non è stato trovato nella sua abitazione e gli agenti lo stanno cercando.

Tensioni in città. La morte di Rigante ha scosso l'intera città e creato grande fermento nell'ambiente della tifoseria organizzata pescarese di cui lo stesso Rigante, nonostante la giovane età, era personaggio di spicco e molto conosciuto. Altissimo il pericolo per le forze dell'ordine: in Questura confermano che sono in arrivo rinforzi dalle Marche per meglio organizzare il controllo del territorio.
Centinaia di tifosi all'obitorio.
Tra questa mattina e anche nel pomeriggio, centinaia di tifosi hanno fatto la spola con l'obitorio dell'ospedale civile dove si trova la salma del ventiquattrenne. Grande partecipazione e tensione si respira anche nella zona del porto di Pescara, considerando che proprio la famiglia Rigante, originaria di Bisceglie, era molto conosciuta in quanto proprietaria di un peschereccio.
Il saluto dei calciatori.
Anche diversi giocatori del Pescara di Zdenek Zeman hanno reso omaggio alla salma del tifoso biancazzurro. Assieme al presidente Daniele Sebastiani sono stati in obitorio Marco Verratti, Lorenzo Insigne, Riccardo Maniero, Ciro Immobile e Antonio Bocchetti. Secondo alcune indiscrezioni, domani mattina verrà effettuata l'autopsia sul corpo di Rogante. Se verrà concesso il nullaosta per la restituzione della salma da parte del magistrato, Salvatore Campochiaro, i funerali del ventiquattrenne si terranno venerdì pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Villaggio Alcyone.

La ricostruzione del delitto. A fornire una ricostruzione dei fatti è stata la squadra mobile di Pescara, diretta da Piefrancesco Muriana, che si sta occupando delle indagini. Ieri sera Domenico Rigante, conosciuto per essere un Ultras biancazzurro, era a casa di amici a vedere una partita di calcio in tv, in via Polacchi. Con lui c'era anche il gemello Antonio. Sul tardi, mentre Antonio Rigante era in strada con un amico, in piazza Grue, sono arrivate un'auto e una moto, o forse uno scooter. C'erano sei o sette persone in tutto, in parte con il volto coperto, che si sono lanciate in direzione di Antonio Rigante, e hanno iniziato a sparare.

L'amico si è dileguato subito, lui è fuggito riuscendo a farla franca. Il gruppo ha fatto quindi irruzione nell'appartamento dove c'era Domenico Rigante e, sempre in base alla ricostruzione della polizia, è nata una colluttazione durante la quale è stato esploso il colpo di pistola che ha raggiunto l'Ultras. Il 24enne è stato soccorso dal 118 e portato in ospedale, dove è deceduto.
La polizia sta cercando M.C., anche lui noto alle forze dell'ordine, ma da ieri sera è irreperibile.

( repubblica.it )

certo che a Pescara quest'anno è successo di tutto..dal ragazzo sparito sul molo e ritrovato a Bari, alle morti prima, durante e dopo le partite..
Tra l'altro in questo articolo di Repubblica grande lezione di privacy..: all'inizio indicano per esteso il nome del nomade ricercato e a fine articolo riportano solo le iniziali..
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13/09/2012 12:24
 
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Polizia insabbio' verita' Hillsborough
Hooligans non causa strage 1989 in Fa Cup


LONDRA - L'episodio è scolpito nella memoria del Paese e, sopratutto, in quella della città di Liverpool. Il 15 aprile del 1989 novantasei persone rimasero uccise nello stadio di Hillsborough (Sheffield) durante la semifinale della FA cup tra il Liverpool e il Nottingham Forest. La colpa venne affibbiata ai tifosi del Liverpool, gente violenta e ubriaca. Hooligans insomma.

La verità, emersa dopo 23 anni, è invece ben diversa: a causare il disastro fu più che altro "l'incapacità" della polizia di gestire la folla. I tifosi del Liverpool, infatti, vennero fatti entrare all'improvviso attraverso un tunnel laterale - il gate C - per velocizzare il riempimento dello stadio. Si verificò un ingorgo e nella disorganizzazione generale uomini, donne e bambini rimasero stritolati. Come se non bastasse, al danno si aggiunse poi una beffa crudele.

La South Yorkshire police e i servizi di emergenza si diedero subito da fare per insabbiare la verità, passando ai media informazioni false concepite appositamente per coprire le proprie responsabilità. Gli agenti svolsero persino delle ricerche su coloro i quali rimasero uccisi con l'intento di "compromettere la loro reputazione". Le conclusioni, contenute nel rapporto stilato dalla commissione d'inchiesta guidata dal vescovo di Liverpool James Jones (l'indagine venne ordinata tre anni fa dal governo laburista), sono state presentate oggi. Per la Gran Bretagna è uno shock.

Tanto che il primo ministro David Cameron, davanti al Parlamento, ha espresso le sue scuse ai famigliari delle vittime. "Sono profondamente dispiaciuto - ha detto Cameron - che questa doppia ingiustizia sia stata avallata così a lungo. Chiedo scusa da parte del governo e da parte dell'intera nazione". Le conclusioni del rapporto sono per il premier "sconvolgenti". Oltre alla mancanze 'fattuali' certificate - erano state fatte entrare troppe persone, le transenne non rispondevano ai necessari requisiti di sicurezza e la coordinazione dei servizi di emergenza risultò confusa - diversi alti dirigenti della polizia, la South Yorkshire Police Federation e il deputato Tory Irvine Patnick sono stati infatti ritenuti colpevoli di aver 'passato' informazioni fuorvianti alla Whites News Agency dello Yorkshire.

Da qui a una prima pagina a 10 colonne sul Sun il passo è breve. I fatti furono dunque alterati per coprire specifiche mancanze. Stando alle analisi condotte dalla commissione, ben 41 persone avrebbero avuto la possibilità di essere salvate. "Finalmente siamo arrivati a una verirà incontrovertibile", ha commentato Steve Rotheram, deputato laburista eletto nella circoscrizione di Liverppol.

"Molti innocenti, tra cui donne e bambini, avrebbero potuto essere salvati. I tifosi del Liverpool non sono stati la causa del disastro e l'ubriachezza non è stata un fattore significativo. Oggi abbiamo fatto la storia e ora dobbiamo cambiare la storia". Il che significa, banalmente, portare alla sbarra i veri responsabili di quel disastro. Cameron ha sottolineato che è compito del procuratore generale decidere se riaprire ufficialmente l'indagine (così come chiedono i familiari delle vittime). "Di certo c'è - ha però aggiunto - che molti interrogativi sollevati oggi vanno esaminati".

ansa.it
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24/10/2012 18:17
 
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Terremoto a L’Aquila, una sentenza che copre le vere responsabilità


Condannati a sei anni di carcere. Così i membri della Commissione grandi rischi sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, per aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana solo una settimana prima del sisma che ha sconvolto L’Aquila. I sette (sei tecnici e il vice direttore della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis) avevano rassicurato la popolazione, secondo l’accusa, in maniera eccessiva.

“State tranquilli”. De Bernardinis, in particolare, aveva dichiarato ad una tv locale che quello “sciame sismico si colloca nella fenomenologia normale dal punto di vista della sismicità che ci si aspetta in questo territorio. Dobbiamo mantenere uno stato di attenzione, senza avere uno stato d’ansia, capendo che dobbiamo affrontare certe situazioni con prontezza, ma anche con serenità”. Secondo il vice direttore della Protezione civile, “non c’è un pericolo. La comunità scientifica mi conferma che la situazione è favorevole in quanto c’è uno scarico continuo di energia”.

“Una sentenza incomprensibile”. “Si tratta di una sentenza sbalorditiva e incomprensibile in diritto e nella valutazione dei fatti” ha dichiarato Marcello Petrelli, avvocato difensore di Franco Barberi. “Una sentenza che non potrà che essere oggetto di profonda valutazione in appello”. Mentre profondamente “avvilito” e addolorato è Enzo Boschi: “Pensavo di essere assolto ancora non capisco di cosa sono accusato”. Fu proprio Boschi, nel 1985, a diffondere l’allarme, in base ad analisi storico-statistiche, per un’imminente sisma nell’area della Garfagnana che poi non si verificò. E anche in quel caso fioccarono denunce, per procurato allarme.

Levata di scudi anche dal mondo scientifico. “Quale scienziato vorrà esprimere la propria opinione sapendo di poter finire in carcere?”, si legge nel comunicato stampa diffuso dall’Istituto di geofisica e vulcanologia. “La sentenza di condanna di L’Aquila rischia, infatti, di compromettere il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite la comunicazione dei risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche, nel timore di subire una condanna penale. Condannare la scienza significa lasciare il campo libero a predicatori che millantano di sapere prevedere i terremoti, rinunciando di fatto al contributo di autorevoli scienziati”.

La scienza sotto assedio. Il problema quindi è uno: da domani quale scienziato presterà più servizio per lo Stato se non può esprimere liberamente il suo parere, giusto o sbagliato che sia? Prevedere i terremoti è impossibile. Allo stato attuale né le analisi storico-statistiche né tanto meno il radon sono in grado di fornire informazioni attendibili dell’ora e del luogo nel quale si verificherà un evento, soprattutto un evento distruttivo. “Se questi scienziati saranno dichiarati colpevoli, potremmo finire in mano ai ciarlatani”, aveva dichiarato il noto sismologo Willy Aspinall dell’Università di Bristol. Ed è forse vero che, di fronte alle previsioni di Gianpaolo Giuliani che avevano creato il panico a Sulmona anche grazie ad un’eccessiva pressione mediatica, la Commissione grandi rischi ha forse esagerato con le rassicurazioni, cercando di frenare il panico che stava montando anche a L’Aquila. Ma se i terremoti non si possono prevedere, nemmeno di fronte ad uno sciame sismico del genere, cosa potevano fare? Chiedere l’evacuazione della città per poi rischiare una querela per procurato allarme? Ma quello che più fa male a Boschi e agli altri è di essere stati equiparati a chi, a L’Aquila, ha costruito le case con la sabbia.

Il vero processo, mai fatto. Ma il vero processo è quello che non è stato fatto e che dovrebbe chiamare in causa le istituzioni cittadine e quella politica che ha permesso che la città di L’Aquila arrivasse in quelle condizioni al terremoto. Condannare gli esperti della Grandi Rischi, infatti, è un comodo escamotage per sgravare delle responsabilità chi per anni ha amministrato la città. Chi non ha vigilato, chi non ha applicato correttamente i piani regolatori, chi nei decenni passati non ha preso in considerazione gli studi sul rischio sismico. E allora il vero processo andrebbe intentato per capire le responsabilità istituzionali. Le condanne della Commissione grandi rischi, è evidente, sono solo un perfetto capro espiatorio. Per tacer della politica. E si sa, le elezioni sono vicine.

(dirittodicritica.com )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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la "vacanza normale" di Coco ( dal min. 27 )

la descrizione di Galliani : ...c'erano 6 ragazzi..tre piu' o meno in piedi e tre sdraiati...Coco era in piedi [SM=g8269]
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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La Procura stanga il Circolo degli artisti «Deve 700 mila euro»

I pm: mai pagato l’affitto al Comune Gli atti passati alla Corte dei conti

Ammonta a 700mila euro. Denaro che avrebbe dovuto pagare in circa 10 anni il Circolo degli Artisti al Comune di Roma Capitale, per l’occupazione dell’area in cui sorge il locale notturno, in via Casilina Vecchia. Ma nelle casse dell’Amministrazione, fino a poco fa, non è stata versata alcuna somma, anche perché il club risulta essere «abusivo».
Nel mirino della Procura sono finiti i funzionari pubblici che, a partire dal 2004, non avrebbero richiesto il pagamento della pigione all’ex amministratore de club, Romano Cruciani. Tuttavia, stando alle indagini, gli eventuali reati sarebbero ormai prescritti. Ecco perché il sostituto procuratore Alberto Galanti è pronto a inviare gli atti alla Corte dei conti, al fine di verificare l’eventuale danno alle casse del Comune. Si prospetta, dunque, un procedimento contabile, finalizzato alla riscossione della massa di denaro mai versata al Campidoglio. I difensori di Cruciani, però, si sono affrettati a smentire che sia quella la somma. Con una memoria depositata in Procura hanno affermato che al locale sono state fatte numerose migliorie, le quali farebbero scendere il valore individuato. Sta di fatto che al centro degli accertamenti investigativi – oltre al ritrovamento di amianto e alla violazione delle norme in materia di reperti storici di cui è accusato Cruciani – si stanno concentrando anche sui rapporti con la politica. C’è, per esempio, Daniele Palmisano, consigliere del IX Municipio e responsabile dei Municipi all’interno della dirigenza romana del Partito Democratico, che avrebbe gestito fino al 2012 la pizzeria all’interno del club di via Casilina Vecchia. Di Palmisano c’è anche traccia nell’incartamento giudiziario e, più in particolare, nel verbale a sommarie informazioni di D.C., ex dipendente del Circolo e braccio destro di Cruciani. L’uomo racconta di uno spaccato legato a presunte irregolarità lavorative, che sarebbero state coperte, addirittura, dallo stesso Palmisano. «So per certo, perché l’ho ascoltato personalmente - spiega il denunciante alla polizia giudiziaria - che ogni volta che hanno avuto un controllo della Siae, dell’Ispettorato del Lavoro, dell’Inps o dei vigili urbani, Cruciani veniva avvertito prima del controllo, o tramite i vigili stessi, o tramite Daniele Palmisano». E ancora: «In un’occasione l’ispettorato del Lavoro ha effettuato un sopralluogo dal quale non è stata riscontrata alcuna violazione in quanto i responsabili erano già stati avvisati dal Palmisano. In loco (all’interno del Circolo, ndr ), era presente solo personale in regola e gli altri in attesa del termine dell’ispezione erano nelle vicinanze. Durante l’ispezione, nonostante la presenza di circa mille avventori, al bar era presente un solo barman che in realtà svolge normalmente mansioni di operaio generico il quale era stato posto temporaneamente a svolgere le suddette funzioni, in quanto altro personale non in regola era stato allontanato»
iltempo.it

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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11/02/2015 12:39
 
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che zozzoni. poi dice che a Roma non si può fare musica. stiamo in mano a sta gentaglia.
e mo dopo l'Angelo mai, pure il Circolo, e potemo sta bene così a sentisse i megacocertoni da vomito de Vasco Rossi, Mengoni e Jovanotti a ooo stadio!
pezzenti.


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04/02/2017 10:19
 
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e pure il Brancaleone

roma.repubblica.it/cronaca/2016/12/14/news/roma_sequestrato_il_brancaleone_indagine_per_morosita_e_furto_di_energia-15...



video.repubblica.it/dossier/hotel-rigopiano/rigopiano-la-telefonata-al-direttore-dell-hotel-che-smonto-l-emergenza/26673...

E'tutto a posto...PERFETTISSIMO

Dopo..figuramose prima
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