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Storia & Religione

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2011 10:48
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27/06/2011 13:41
 
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L'isola spaccata in due che vuole vincere il mare


Germania, a Helgoland un referendum per riunificare le metà separate nel 1721


BERLINO
Una croce su un pezzo di carta potrebbe rimettere insieme quello che la natura ha diviso quasi trecento anni fa. Gli abitanti di Helgoland, l’unica isola tedesca in alto mare, sono infatti chiamati oggi a un referendum che potrebbe segnare al tempo stesso un salto nel passato e un balzo nel futuro di un luogo che ha ispirato scrittori (è l’isola dove sorge l’oscura prigione di Azkaban dei libri di Harry Potter) e registi (Murnau vi ha girato Nosferatu).

«È favorevole al recupero di terre dal mare collegando le due parti dell’isola di Helgoland?», si legge sulla scheda che i poco più di mille aventi diritto al voto si ritroveranno tra le mani oggi.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare osservando una cartina della Germania, che la disegna come un singolo puntino nel mezzo del Mare del Nord, un po’ più su e un po’ più a sinistra di Amburgo, Helgoland non è infatti un’unica isola, bensì sono due.

Di qui l’isola principale, un chilometro più in là l’isola secondaria, chiamata Düne. E, di mezzo, il mare. Fino alla notte di San Silvestro del 1721 Helgoland era un’unica striscia di terra. Poi una gigantesca mareggiata la spezzò in due. Ora l’imprenditore Arne Weber vorrebbe rimettere insieme le due parti, attraverso un braccio artificiale creato con milioni di metri cubi di sabbia. Suona avveniristico, ma potrebbe rappresentare l’ultima chance per fermare il lento declino di un luogo legato oltre che ai libri e al cinema anche agli alti e bassi della storia tedesca. Helgoland è l’isola su cui, nel 1841, August Heinrich Hoffmann von Fallersleben compose il testo dell’inno nazionale tedesco, ma è anche quella che Hitler tentò di trasformare in una fortezza inespugnabile e su cui i britannici provocarono, nel 1947, la più grande esplosione non nucleare di tutti i tempi: 6700 tonnellate di bombe per distruggere i bunker e le fortificazioni create dai nazisti.

Negli ultimi anni Helgoland ha conosciuto un destino beffardo. Da un lato rappresenta un piccolo paradiso naturale: sull’isola principale splendide pareti di roccia arenaria rossa si spingono sempre più su e culminano, all’estremità nord-occidentale, nella «Lange Anna», uno scoglio solitario alto 48 metri; sulle spiagge chiare di Düne, invece, riposano decine di foche, mentre sulle loro teste ruotano stormi di uccelli marini. A tutto ciò si aggiunge l’aria praticamente priva di pollini, ideale per gli allergici. Dall’altro, però, sempre meno turisti prendono il battello che porta all’isola principale o atterranno con un bimotore sul piccolo aeroporto di Düne: negli anni Settanta se ne contavano 800.000 l’anno, oggi sono appena 300.000. Alcuni hanno scoperto che il discount sotto casa vende ormai alcolici, sigarette e profumi a prezzi concorrenziali con quelli di Helgoland, che rappresenta da sempre una zona extradoganale.

Altri, invece, non si sentono più attirati dallo charme demodé dell’isola. A Helgoland il tempo sembra infatti essersi fermato agli anni Cinquanta. Sarà anche scomparsa dalle cartine geografiche, eppure la vecchia, ingiallita Repubblica federale tedesca è rimasta intatta nelle facciate delle case, nelle piccole vetrine dei negozi e persino tra le stradine di Helgoland, dove non girano né auto, né bici (sono entrambe vietate), ma carriole trascinate a mano. Ristoranti con piatti particolarmente ricercati? Neanche uno. Hotel di livello superiore? Nessuno, tranne quello di Arne Weber, l’imprenditore che ha ideato tre anni fa il piano di «riunificazione» dell’isola ed è riuscito a convincere anche il nuovo sindaco, Jörg Singer, che ha chiesto ora ai cittadini di esprimersi.

Gli abitanti sono divisi. Da un lato quelli che sperano in un rilancio economico. Se il progetto venisse realizzato Helgoland crescerebbe d’un tratto di 300.000 metri quadrati: potrebbe ospitare nuovi hotel e spiagge, la pista dell’aeroporto potrebbe essere allungata e anche le navi da crociera potrebbero finalmente attraccare. Costruire o restaurare oggi è quasi impossibile, visto che i vecchi edifici sono sotto tutela. Dall’altro lato ci sono quelli che temono la scomparsa di un patrimonio ambientale e faunistico unico. Comunque vada, Jörg Singer sa che non potrà stare con le mani in mano. Fino agli anni Ottanta gli abitanti erano oltre 2000, oggi sono meno di 1200. I giovani vanno via. E il declino prosegue.
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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