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Big Bang in laboratorio

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2024 21:14
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12/10/2010 20:50
 
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Ore 13: un altro asteroide sfiora la Terra
È passato oggi a 45.500 chilometri: un fenomeno
in aumento negli ultimi mesi nel sistema solare
Incontri ravvicinati

Ore 13: un altro asteroide sfiora la Terra

È passato oggi a 45.500 chilometri: un fenomeno
in aumento negli ultimi mesi nel sistema solare



MILANO - Oggi un altro asteroide (2010 TD54) si è avvicinato, o meglio ha sfiorato davvero la Terra verso le 13, transitando ad appena 45.500 chilometri dalla superficie del nostro pianeta con una traccia visibile tra le costellazioni dei Pesci e dell’Acquario. Ricordiamo che, poco più in basso, a 36 mila chilometri ruotano i satelliti per le telecomunicazioni. Nessuna paura, comunque. Si tratta di un masso di dimensioni contenute, appena 7 metri di diametro, e anche se la sua traiettoria avesse coinciso con il nostro globo si sarebbe disintegrato nell’atmosfera producendo semmai uno spettacolo e al massimo qualche paura da parte delle popolazioni testimoni dell’improvviso e strano fenomeno.

CORPI CELESTI - A questo punto non si può far a meno di constatare un incremento nella scoperta e nel passaggio dei piccoli corpi celesti vicino al nostro pianeta. Nel settembre scorso due oggetti di 15 e 20 metri hanno fatto notizia e uno di questi è passato a 77 mila chilometri. Il 13 gennaio un altro oggetto di una decina di metri ci è arrivato vicino. Nel frattempo in giugno un asteroide è caduto su Giove e agli inizi di febbraio è stato fotografato uno scontro fra due asteroidi per fortuna avvenuto a 150 milioni di chilometri da noi (una distanza analoga a quella che ci separa dal sole). Proiettandoci invece verso la fine dell’anno, cioè entro i prossimi tre mesi, di asteroidi che transitano nelle vicinanze della Luna e della Terra ce ne sono altri cinque e il più lontano vola soltanto a sei volte la distanza Terra-Luna. Gli altri a circa quattro volte la stessa distanza.

APPUNTAMENTO CON IL TG19 - Ma il 22 ottobre il 2010 TG19 sfiorerà la Luna ed è il più grosso del gruppo essendo il suo diametro calcolato tra 44 e 97 metri. Bisogna tener conto che di asteroidi potenzialmente pericolosi, i cosiddetti PHA (Potential Hazardous Asteroids) finora noti sono 1150 ma il guaio è che molti si scoprono all’improvviso, appena qualche giorno prima dell’incontro ravvicinato; che però potrebbe non essere ravvicinato e quindi impattare con il nostro pianeta. Fino a dieci metri di diametro non esistono rischi perché appunto finiscono per sbriciolarsi nell’atmosfera. Invece, oltre e fino a cento metri se un corpo del genere ci cade addosso provoca l’effetto di una bomba atomica in grado di distruggere una città, se la colpisce. Le stime dicono che un oggetto di questa dimensione cadrebbe una volta ogni 100-200 anni. Tuttavia le stime sono frutto e risentono troppo delle conoscenze legate al passato. Oltre i cento metri, poi, la distruzione prevista è addirittura su scala regionale. Il problema dunque esiste.

Giovanni Caprara
12 ottobre 2010
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21/10/2010 18:36
 
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Fotografata la galassia più lontana
Quando si formò l’universo aveva appena compiuto 600 milioni di anni dal Big Bang iniziale


Si trova a 13 miliardi di anni luce da noi

MILANO - È un minuscolo punto di luce ma nasconde la galassia più lontana mai fotografata. L’impresa è riuscita al telescopio spaziale Hubble ed è stata confermata dagli astronomi europei che lavorano con il Very Large Telescope in Cile. La sua luce è così lontana che ha impiegato 13 miliardi di anni per arrivare sino a noi viaggiando alla velocità di 300 mila chilometri al secondo. Quando si formò l’universo aveva appena compiuto 600 milioni di anni dal Big Bang iniziale.

PICCOLA - La sua taglia è piccola rispetto alla nostra Via Lattea, che ha un diametro di 100 mila anni luce e ai cui confini noi abitiamo. Quindi contenendo un numero di stelle minore (da un decimo a un centesimo) è poco luminosa e questa è la ragione per cui appare debole ed è stato arduo riprenderla anche per un potente telescopio come Hubble. Però quella poca luce intercettata ci racconta un capitolo importante dell’universo quando ancora era giovanissimo. Classificata UDFy-38135539, il telescopio spaziale della Nasa l’aveva intercettata con la sua Wide Field Camera-3 l’anno scorso impiegando ben 48 ore di esposizione per catturare il suo bagliore. Subito gli astronomi dello Space Telescope Science Institute di Baltimora si resero conto che doveva trattarsi di una galassia molto lontana, ma occorrevano altre misure per stabilire quanto remota fosse. Ora con il VLT sul monte Paranal nel deserto di Atacama sono riusciti nell’impresa precisando la sua distanza, appunto, in 13 miliardi di anni luce.

ORIGINI - Allora l’universo non era molto trasparente e imponenti nubi di idrogeno creavano una fitta nebbia che impediva alla luce di viaggiare indisturbata. Tuttavia i raggi della piccola galassia primordiale dovevano essere così intensi da penetrare la nebbia al contrario di quelli di altre galassie più grandi ma più deboli. «Le foto di Hubble e di VLT», commenta Malcom Bremer della Bristol University e co-autore dell’articolo pubblicato su Natureche racconta la scoperta, «ci aiutano a capire come le isole stellari si formavano e crescevano. Quindi indagheremo altri candidati celesti simili è così amplieremo il panorama dello nostre origini».

( corriere.it )

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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21/10/2010 23:39
 
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'Ste notizie della scoperta di galassie lontane X anni luce mi mettono l'ansia.


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09/11/2010 22:25
 
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A caccia del neutrino di Majorana
Avviato l’esperimento nel laboratori del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare
Misterioso come lo scienziato scomparso

A caccia del neutrino di Majorana

Avviato l’esperimento nel laboratori del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare


Il laboratorio per l'esperimento Gerda
Assomiglia a un triplo salto mortale quello che i fisici tenteranno nei prossimi giorni sotto la montagna del Gran Sasso nei Laboratori nazionali dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Con un esperimento avviato martedì mattina cercheranno di scoprire come la materia si trasforma. Se dalla trasformazione scompariranno i neutrini, il risultato sarà straordinario perché aiuterà a capire come nascono gli ammassi di galassie e confermerà inoltre una teoria elaborata da Ettore Majorana, il grande fisico scomparso misteriosamente senza lasciare traccia nel marzo 1938.

GERDA - L’esperimento battezzato Gerda (Germanium Detector Array) è realizzato da scienziati italiani, tedeschi, polacchi, russi, belgi e svizzeri appartenenti a quindici istituti di ricerca. Il marchingegno per realizzarlo è formato da otto rilevatori grandi ciascuno come un lattina e che sono contemporaneamente protagonisti dell’esperimento e rilevatori dei risultati. Essi contengono cristalli di germanio iperpuro e isotopi di germanio-76. I rilevatori sono all’interno di un serbatoio alto sei metri riempito di argon liquido, il quale è a sua volta immerso in una cisterna d’acqua alta e larga dieci metri. Tutti questi schermi, più le 1.400 tonnellate di roccia della montagna, servono a bloccare particelle provenienti dal cosmo che potrebbero inquinare i dati. La trasformazione (chiamata dai fisici decadimento) riguarderà in particolare il germanio-76. Se si verificherà un evento rarissimo noto come «doppio decadimento beta», per cui due neutroni del nucleo dell’atomo di germanio sono convertiti in due protoni, due elettroni e due neutrini, e i due neutrini emessi si annienteranno a vicenda, gli scienziati esulteranno perché sarebbe quello che vorrebbero scoprire.

MAJORANA - La distruzione darebbe ragione all’intuizione di Majorana il quale sosteneva l’esistenza di un tipo di neutrino coincidente con la sua particella di antimateria. È il famoso neutrino di Majorana. «Tutto ciò», racconta Lucia Votano, direttrice dei laboratori del Gran Sasso dell’Infn, «fornirebbe informazioni preziose per disegnare modelli più precisi della formazione delle grandi isole stellari che riempiono l’universo, oltre a regalare una conoscenza importantissima e fondamentale della fisica subnucleare. In particolare», aggiunge Votano, «il neutrino di Majorana aiuterebbe a spiegare perché all’origine dell’universo la materia è prevalsa sull’antimateria favorendo la nascita del mondo in cui viviamo». Non ci resta che attendere.

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07/01/2011 10:03
 
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Il Papa: c'è Dio dietro al Big Bang


CITTA' DEL VATICANO (Reuters) - Papa Benedetto XVI ha esortato oggi i cattolici a respingere il concetto secondo cui l'universo sarebbe nato per caso e riconoscere che la mente di Dio è dietro alle teorie scientifiche come quella del Big Bang.
"L'universo non è il risultato del caso, come alcuni vogliono farci credere", ha detto il Pontefice nell'omelia durante la messa per l'Epifania, seguita in San Pietro da circa 10.000 persone.

"Contemplandolo (l'universo), siamo invitati a leggervi qualcosa di profondo: la sapienza del Creatore, l'inesauribile fantasia di Dio, il suo infinito amore per noi", ha aggiunto.

Gli scienziati credono che il Big Bang sia il cataclisma che ha portato alla creazione dell'universo 13,7 miliardi di anni fa.

Alcuni atei sostengono che la scienza possa provare che Dio non esiste, ma il Santo Padre ha detto che alcune teorie scientifiche sono limitate perché "arrivano sempre solo fino a un certo punto e non sono affatto in concorrenza con la fede, ma non riescono a spiegare il senso ultimo della realtà".

"Nella bellezza del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalità non possiamo non leggere la razionalità eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da essa fino all'unico Dio, creatore del cielo e della terra ", ha aggiunto ancora il Papa.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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12/01/2011 15:24
 
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tv.repubblica.it/copertina/scoperta-antimateria-nei-cieli-della-terra/59763?video=&ref=...
Per la prima volta ricercatori americani hanno osservato la produzione di antimateria nell'atmosfera durante la caduta di fulmini. Essa si genera insieme ai raggi gamma che si formano durante le scariche elettriche.


domanda per faber:
per caso ha qualcosa a che fare con il fenomeno dei superfulmini?
tempo fa vidi un documentario dove si parlava di questo fenomeno dei superfulmini che a differenza dei fulmini normali, che partono verso il basso e sono di una forma lunga e fina, zigzagante e ramificata, consistono in una specie di unica colonna di energia e partono verso l'alto.

ne hai mai sentito parlare? e se si ci può essere una connessione?


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21/01/2011 10:00
 
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Fusione nucleare a freddo

"A Bologna ci siamo riusciti"

Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, è stato realizzato il processo utilizzando nichel ed idrogeno. E' la strada per ottenere energia pulita. Andrea Rossi, ingegnere e Sergio Focardi, fisico, spiegano: "Dietro questo processo non c'è una base teorica, per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato"
di ILARIA VENTURI

Rossi e Focardi

CI sono le guardie giurate a controllare l'accesso, devi firmare una dichiarazione in cui accetti i rischi nell'assistere all'esperimento che potrebbe rivoluzionare il settore della produzione di energia. Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, in un capannone avvolto dalla nebbia nella zona industriale di Bologna, è stato realizzato un processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel ed idrogeno, capace di produrre una energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione. E' la strada per ottenere energia pulita. "La novità assoluta sta nel fatto che tutto ciò viene prodotto da una macchina che funziona come una stufetta elettrica di casa", spiega l'inventore, Andrea Rossi, ingegnere. Con lui Sergio Focardi, professore emerito dell'Alma Mater, fisico di calibro, in passato preside della facoltà di Scienze.

Di possibili fonti di energia con reazioni di fusione nucleare a bassa temperatura se ne parla da tempo nel mondo. L'annuncio nel 1989 degli scienziati Fleshmann e Pons suscitò speranze e illusioni. Focardi è stato pioniere in Italia di questo tipo di studi. Quello di ieri è stato il primo esperimento condotto a Bologna con osservatori esterni: giornalisti e
fisici, in gran parte dell'Ateneo come Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento di Fisica, Gianfranco Campari, Ennio Bonetti. L'esperimento, "industriale più che scientifico", dicono i docenti universitari, è condotto in una stanzina di un capannone in via dell'Elettricista, dove è stato installato un catalizzatore di energia che occupa lo spazio di un tavolo. Dura alcune ore.

Rossi spiega il funzionamento della macchina, il ricercatore Giuseppe Levi illustra una stima dell'energia prodotta sulla base della misura di quanta acqua viene vaporizzata al secondo. E al termine Rossi conclude: "Si sono consumati 600 kilowattora e se ne sono prodotti 12mila". Il prototipo, già coperto da brevetto di proprietà di Maddalena Pascucci, moglie di Rossi, è ora pronto per la produzione industriale e la commercializzazione. "Sarà il prossimo passo", dice Rossi. I fisici obiettano: "Dovremmo poter riprodurre l'esperimento in un nostro laboratorio, ma c'è il segreto industriale sul processo". "Ci vuole cautela, il metodo scientifico esigerebbe verifiche, ad oggi non sappiamo cosa avviene dentro la macchina", dicono Capiluppi e Bonetti.

"Siamo un'azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori", replica Andrea Rossi. "I costi? Posso dire che l'apparecchiatura costa duemila euro per Kilowatt di potenza e funziona con un grammo di nichel". Lo stesso ingegnere ammette: "Dietro questo processo non c'è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato". Il professor Focardi spiega perché un esperimento simile avvenga fuori dai laboratori accademici: "I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell'energia per l'umanità". Comunque sia, sembra un grosso passo avanti. Per dire addio al petrolio? "Non sono in grado di rispondere", allarga le braccia l'ingegner Rossi.
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24/02/2011 14:08
 
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Il mondo finirà, Bugarach no


Psicosi di massa per un paese francese: "Sarà l'unico luogo risparmiato dall'Apocalisse del 2012"

Di matti, si sa, è pieno il mondo. Ma una quantità fuori del comune si sta concentrando a Bugarach, un paesino di 194 abitanti a 427 metri d’altezza e 800 chilometri di distanza da Parigi, grosso modo fra Carcassonne e Perpignano, nell’angolino sudorientale della Francia, terra di eresie catare e di foie gras. Il motivo è semplicemente folle, ma anche follemente semplice: la fine del mondo. Come tutti sanno perché se n’è parlato moltissimo, i Maya l’avrebbero prevista nel dicembre 2012, non si capisce bene se il 12 o il 21. Ma, come invece sanno pochi, all’Apocalisse generale sopravviverà soltanto Bugarach o meglio la montagna che lo sovrasta, il Pech, versione occitana del «Pic» francese, 1231 metri di roccia distribuita in modo bizzarro per uno scherzo della geologia. Perché il mondo debba finire dappertutto tranne lì sopra non è dato capire. Sta di fatto che cliccando «Bugarach» su Internet appaiono 200 mila risposte e il tam-tam, all’approssimarsi della scadenza fatale, aumenta. Le ipotesi variano: sul Pech c’è un anomalo magnetismo (la montagna sarebbe un’enorme calamita e infatti - assicurano - gli aerei non possono sorvolarla, ma la Direzione generale dell’avizione civile smentisce); no, dentro c’è una base di alieni; no, c’è l’Arca dell’Allenza; no, il sepolcro di Cristo. Oppure il tesoro dei templari (più gettonato però nella vicina Rennes-le-Château, 80 abitanti e 100 mila visitatori), la sepoltura di Maria Maddalena, la terza dimensione, una città catara, un parcheggio di Ufo e via delirando.

L’unico modo per capirci qualcosa è andare a vedere. E qui si scopre subito che è vero, sì: Bugarach sopravviverà alla fine del mondo. Perché è già alla fine del mondo. Per arrivarci da Parigi bisogna prendere un aereo, poi un treno, poi un autobus (a bordo, tre persone compreso l’autista, e l’altro passeggero scende prima) e poi una macchina, con il taxista che, attraversando borghi sonnolenti, dove l’ultimo evento eccitante è stata la Crociata contro gli albigesi, dice che Bugarach è proprio «perdu».

Perduto, ma carino: sotto il Pech coperto dalla bruma (si dice che abbia ispirato Spielberg per la montagna di «Incontri ravvicinati del terzo tipo», e dai) c’è un paesino con la chiesetta, una torre medievale diroccata, un po’ di casette basse, tre bed&breakfast aperti solo d’estate e i cartelli stradali in occitano. Intorno, un suggestivo nulla. Non c’è nemmeno un bar: già la fine del mondo è una seccatura, ma senza un drink diventa una tragedia. E poi piove, fa freddo e tira vento, quindi la passeggiata per Bugarach dà un nuovo significato all’espressione «solo come un cane»: un cane incontinente è in effetti l’unico indigeno che s’incontra.

In compenso il sindaco è simpaticissimo. Si chiama Jean-Pierre Delord, è un allevatore in pensione, fa il primo cittadino da 34 anni, non ha partito ma è «un po’ di sinistra» e soprattutto è un saggio: «Noi siamo la dimostrazione che con Internet il mondo è più connesso ma meno informato». Sotto la foto di Sarkò e il busto di Marianna (taroccato: quando il municipio fu costruito, era quello di Eugenia, la moglie di Napoleone III, poi ci fu il ribaltone e l’Imperatrice diventò la République), Delord spiega che la calata dei folli è un affare: «I prezzi di case e terreni sono triplicati. Hanno comprato molti stranieri, anche un giornalista finlandese». Insomma, lei non è arrabbiato come scrivono i giornali francesi... «Arrabbiato, no. Preoccupato, sì. Per il dicembre del ‘12 potrebbero arrivare 10 mila persone. Ma qui ci sono in tutto 30 posti letto». Per i giorni cruciali, è tutto fin d’ora prenotato, per lo più dall’estero: inglesi, americani, tedeschi, spagnoli, finlandesi (i finlandesi, chissà perché, sono particolarmente ansiosi); italiani, per fortuna, per ora non se ne segnalano. «E poi - prosegue il sindaco - ben vengano i turisti esoterici o i cercatori di tesori. Siamo abituati: negli Anni Settanta c’erano processioni di hippies vestiti di bianco che attraversavano il paese diretti alla montagna salmodiando in lingue sconosciute. Ma non vorrei vedere qui le sette apocalittiche. Già due anni fa, sul Pech, un tale tentò di suicidarsi con una spada da samurai dopo una strana cerimonia di purificazione».

Insomma, venire a Bugarach o morire? In America si vendono già viaggi organizzati (ma comprensivi di ritorno), è attesa per un reportage la tivù giapponese e viene ricordata la profezia di tal Guillaume Bélibaste, un cataro arso vivo nel 1311 nella vicina Villerouge, che, prima di finire flambé, proclamò: «Fra 700 anni questo lauro rifiorirà». Milletrecento più 700, i conti tornano. Nell’attesa, indovinate chi è l’unico personaggio italiano su cui il sindaco chiede lumi al cronista di passaggio. Sì, è proprio quello che immaginate. Quindi anche da Bugarach cattive notizie per l’opposizione: quando il resto del mondo sarà finito, ci sarà ancora un posto dove si parlerà di Silvio Berlusconi.


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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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01/06/2011 19:05
 
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Einstein aveva ragione: intorno alla Terra ci sono vortici spazio-temporali

Determinanti i dati raccolti dal satellite Gravity Probe-B della Nasa
Si chiude la polemica sulla teoria della relatività


La curvatura dello spazio-tempo intorno alla Terra (da Nasa)
MILANO - La polemica sui risultati dell’ultimo esame a Einstein circa la sua teoria della relatività ora è finalmente chiusa. Ma nelle scorse settimane aveva destato non poche agitazioni facendo supporre anche una conclusione diversa. A concludere la vicenda è intervenuta la pubblicazione su Physical Review Letters (con la data 3 giugno) della ricerca compiuta da una trentina di scienziati di diversa nazionalità, ma soprattutto americani.

GRAZIE AL SATELLITE - Il nutrito gruppo di fisici ha esaminato i dati raccolti con il satellite Gravity Probe-B della Nasa apposta concepito per una valutazione definitiva - dicono i ricercatori - della teoria generale della relatività del 1916. I risultati erano stati anticipati ancora nel marzo scorso e poi in una conferenza stampa agli inizi di maggio, e questo aveva destato critiche proprio perché non erano stati ancora pubblicati. Ma alle critiche, i portavoce del gruppo replicavano col dire che comunque erano stati accettati come manoscritto e quindi si potevano ritenere in diritto di divulgarli. Naturalmente non tutti condividevano la risposta.

POLEMICHE - Che la vicenda destasse trambusto era scontato perché riguardava lo scienziato più famoso del Ventesimo secolo e la sua idea che cambiò che cambiò il corso della fisica. Comunque, anche questa volta Einstein ha dimostrato di aver ragione. L’impresa non è stata facile e lo dimostrano quattro cifre. Per preparare l’esperimento nello spazio, infatti, sono occorsi 31 anni di ricerche e di sviluppi tecnologici, dieci anni di preparazione del volo, un anno e mezzo di missione in orbita e cinque anni di analisi dei dati. Il satellite Gravity Probe-B era lanciato nel 2004 e il suo scopo era scoprire un effetto provocato dalla gravità terrestre attraverso quattro giroscopi mantenuti in una condizione di superfreddo. Proprio questi hanno misurato una sorta di vortice-spazio temporale attorno al nostro pianeta, come prevede la teoria della gravità einsteniana. «Lo spazio-tempo attorno alla Terra appare distorto secondo la descrizione dalla relatività generale», sottolinea Francis Everitt della Stanford University e principal investigator della missione. «È un risultato storico», aggiunge Clifford Will della Washington University di St.Louis, che sovrintende un gruppo di scienziati creato dal National Research Council nel 1998 proprio per una valutazione indipendente dei dati.

ESAMI - Il primo esame era stato compiuto nel 1919 dall’astronomo Arthur Eddington durante un’eclissi solare verificando nell’occasione che la luce emanata da una stella veniva deviata dalla forza gravitazione del Sole quando transitava nelle sue vicinanze. I rilevamenti erano condotti in due luoghi diversi: a Sobral in Brasile e nell’isola di Principe. Ora si è saliti nello spazio. Ma supponiamo che altri esami saranno presto inventati.

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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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09/04/2024 20:38
 
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Scomparso Peter Higgs, uno dei pionieri del forum insieme al bosone
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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Crederò alle applicazioni pratiche del bosone quando i nostri esterni faranno degli stop tipo quelli del Real Madrid
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