Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Stampa | Notifica email    
Autore

MotoGP, Superbike, tutto sulle 2 ruote

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2024 16:26
ONLINE
Post: 29.748
Città: ROMA
Età: 52
Sesso: Maschile
27/09/2010 09:43
 
Quota

Superbike, Biaggi vince il Mondiale
Il corsaro è tornato a trionfare


Alle porte dei 40 anni, Max era ormai considerato un ex delle moto. Invece ha conquistato il titolo: «Mi sento più giovane»



C’è chi, quando vince, cita Malcolm X e chi Giulio Andreotti. Il primo è Muhammad Ali, il secondo Max Biaggi. Il primo è stato The Greatest, il secondo è un Corsaro di 39 anni che sembrava finito. E invece. L'epilogo di un Mondiale vinto con una gara d'anticipo trasuda italianità. È tutto così perfetto, preciso. Perfino un po' ridondante. Primo pilota italiano a vincere il titolo in Superbike, con moto italiana e in circuito italiano. «È la vittoria dell'Italia che corre e può vincere», ha sottolineato il protagonista, e quasi non ce n'era bisogno.

Undicesimo in gara-1, quinto in gara-2. L'unico avversario in grado di impensierirlo, Leon Haslam, che rompe il motore. L'apoteosi, quindi. Attesa e meritata. Spalti gremiti, tutto esaurito, invasione di pista. È il trionfo del Grande Antipatico. Quello che, appunto, quando vince non cita Gandhi o Malcolm X ma il Divo Giulio: «Come diceva un grande politico, il potere logora chi non ce l'ha». Poi, resosi conto che il momento meritasse forse silloge migliore, ha aggiunto: «Io non cercavo il potere, ma un sogno sì». Un sogno che «Mi ha fatto ringiovanire 10-15 anni, così grande che non mi entrava nel cassetto. Una roba pazzesca». Pazzesca al punto da arrivare nell'anno peggiore di Valentino Rossi. Il Nemico con cui ha sgomitato, scornandosi, per anni. Il Telegenico pressoché infallibile, che gli ha negato l'unico titolo - in 500 o MotoGp - che avrebbe chiuso la bocca all'esercito di detrattori accumulati nell'arco di una carriera incredibilmente longeva: primo titolo nel '94, ultimo (quinto complessivo e quarto con Aprilia) ieri. Nel mezzo, 16 anni vissuti da romano introverso e spigoloso, taciturno e rosicone («L'offesa che mi hanno rivolto più spesso»), così pieno di lati oscuri da non saper sfruttare la massiccia Operazione Simpatia architettata da Fabrizio Frizzi. Uno dei suoi fan più illustri (un altro, Teo Teocoli, era a Imola al box Aprilia).

«A voi italiani sembrerà strano, perché non è molto simpatico, ma il mio idolo era Biaggi». Lo ha detto Jorge Lorenzo, come lui pluricampione in 250 e non come lui campione (imminente) nella classe regina. Max Biaggi è il campione atipico per antonomasia. Nel paese dove lo sport nazionale è correre in soccorso del vincitore, nessuno litiga per salire sopra il carro (o il vascello) del Corsaro. Via via sono scesi quasi tutti, ancor più cinque anni fa. Era il 2005, la Honda non gli rinnovò il contratto, lui chiuse con la MotoGp e si prese un anno sabbatico. Tornando a dare segni di sé nel 2007. Moto Suzuki, categoria Superbike. Quella che per gli estimatori è il massimo del divertimento e per i maligni una Villa Arzilla a due ruote, ritrovo di quasi-pensionati o giovani smanettoni che, quando provano a passare alla MotoGp, deludono inesorabilmente (forse Ben Spies invertirà la tendenza). Valentino Rossi ha detto che gli piacerebbe correrci una volta, aggiungendo però che le corse vere sono un’altra cosa. Capirossi preferisce le retrovie più umilianti della MotoGp a una seconda o terza vita da primattore in Superbike. E Melandri ci correrà perché non può fare altro.

Biaggi, talento indubbio, ha sempre vissuto come campione sopportato. Troppo mondano (i flirt con donne famose), troppo pieno di sé («Come faccio l'amore? Sempre sopra»), troppo celebrato da Mamma Rai. Troppo attento al conto in banca. L'esplosione di Rossi è arrivata come una condanna: un contrappasso agognato da molti. Quasi dimenticati, i quattro titoli consecutivi in 250; i 3 secondi posti in 500 e MotoGp; le gare capolavoro. «Biaggi? Quello che ha sempre perso con Valentino». È andata così. E oggi c'è chi scrive sui forum che il Mondiale Superbike è merito di un'Aprilia troppo superiore alle altre. L'ennesimo paradosso, per un pilota che per decenni ha giustificato le sconfitte piangiucchiando che l'erba del vicino era sempre più verde.

Biaggi è figura complessa. Carlo Pernat, che ben lo conosce avendolo svezzato alla Aprilia, sintetizza: «Max è tanto forte quanto diffidente. È uno scandalo che non abbia mai vinto nelle categorie più prestigiose, ma è colpa del suo carattere. Non ha mai voluto un manager. Ha pagato la mancanza di retroterra: tutti i piloti cominciano a 4-5 anni, lui a 17. E poi era l'unico di Roma. Sempre stato un solitario, uno contro tutti».

Se non altro, nessuno potrà negargli ora il coraggio - l'incoscienza - di rimettersi in gioco a quasi 40 anni. Ieri è stato il giorno della rivincita. Senza fare grandi ascolti, senza urlare. Ha festeggiato alla Rossi, nel momento più nero di Rossi, anticipando forse il futuro di Rossi (vincere con una moto italiana). Ma senza essere Rossi. Lo hanno vestito come il suo soprannome, issandolo sopra un vascello chiamato Ines, nome della primogenita (presto arriverà il secondo figlio, a cui ha consigliato una carriera da golfista per fare soldi senza rischiare la vita). I suoi tifosi, stile isola deserta, avevano palme gonfiabili. Un tempo, di gonfiabile, c'era una bambola chiamata Claudia Skiffer. Sembra passato un secolo.

Fedele a se stesso, Biaggi ha esultato e al contempo contrattaccato. Indossava una maglietta celebrativa, «5 mondiali e 10 perché». In quei perché c'è tutta la sua filosofia. La sottolineatura smargiassa dei record. Le frecciate, a volte bonarie (a Enzo Ferrari, che «si sbagliava di grosso» quando sosteneva che i figli togliessero velocità ai piloti) e a volte no (alla Ducati, che a fine 2008 gli ha negato la moto ufficiale). I ringraziamenti (Aprilia e Piaggio), la retorica (il rimando ai tifosi e a tutti gli italiani). Le spacconate, divenute però quasi tenere, da padre assennato (la dedica alla fidanzata Eleonora Pedron, ex Miss Italia in dolce attesa, definita «la compagna più gnocca di tutte»). Il Corsaro non ha mai smesso, rancorosamente e sottotraccia, di far guerra al mondo. A volte ha vinto, più spesso perso. Quello di ieri è sembrato un trionfo giusto, col sapore della pacificazione.


cOMPLIMENTI [SM=g28002]
[Modificato da Sound72 27/09/2010 09:44]
------------------------------------
“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:06. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com