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Caccia "No Limits"

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2021 21:26
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21/07/2011 12:13
 
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La caccia senza regole al pesce siluro

Le razzie dei bracconieri d'acqua dolce Il Po è uno dei fiumi più inquinati d'Italia eppure rappresenta un'attrazione per i pescatori ungheresi. Con metodi illegali e senza alcuna autorizzazione, durante la notte, i pirati risalgono la corrente per catturare il 'mostro' e per rivenderlo anche sul mercato italiano. Un business da 15 euro al Kg. Furti di barche e motori, minacce e paura. La Polizia non riesce a porvi un freno

ROMA - Il più grande fiume italiano è ostaggio di piccoli pirati. Niente bandiera con teschio e ossa da issare, ma vere e proprie scorribande notturne con cui cercare il loro oro: il pesce siluro. È di questo che soffre da oltre dieci anni il fiume Po, 600km di acqua braccati dai predoni dell'Est: la pesca di frodo dei bracconieri, i furti di motore in vertiginoso aumento e i pontili abusivi stanno uccidendo la vita di un fiume già martoriato da inquinamento e piene.

Lentamente "il Po muore" dice Vitaliano Daolio, uno che da 13 anni vive fra rive e golene lavorando come guida di pesca. A fine anni '90 infatti, gruppi di pescatori ungheresi, svuotati i loro bacini, sono venuti a cercare il siluro in Italia: la carne del pesce all'Est è considerata prelibata e il "vivo" viene venduto a 15euro al kg nei loro mercati anche se non si esclude, come mostrano alcune foto scattate dai pescatori, che arrivi anche nei banchi italiani. Un business "da migliaia di euro" che non è sfuggito ai predatori. E le regole italiane sembrano aiutarli. Lungo il corso d'acqua infatti di rado si incontra un cartello con il divieto di campeggio (non permesso) e le leggi incentivano la pesca del siluro: questa "balena d'acqua dolce" è considerata alloctona, non originaria e nociva, e dunque va espulsa. Un terno al lotto per chi, usando metodi illegali come l'elettricità, reti o lamettiere zeppe d'ami, intende fare razzia di pesce. Per le autorità pescarlo è un bene, senza limiti di numero, e non deve essere rilasciato.

"Ma è una legge ormai vecchia - dicono i ragazzi del Gruppo siluro Italia - perché questo predatore, presente nelle acque da anni, è diventato parte integrante dell'ecosistema". Se per i pescatori la cattura di un singolo "mostro" è roba da foto, per i pirati però le regole italiane di ingaggio possono essere aggirate. Niente canne nè ami regolari dunque, ma elettrostorditori, la nuova arma con cui nel buio si muovono i predoni. Con alcuni blitz le polizie provinciali e le guardie forestali delle aree di Cremona, Mantova, Parma, Reggio Emilia e del Veneto hanno provato a intercettare i bracconieri ma le operazioni non hanno portato a particolari risulati. "Pescano dalla sera sino alle 4 del mattino - racconta Yuri Grisendi, re del Catfishing - intercettarli è difficile su centinaia di chilometri. Ma noi li abbiamo visti, abbiamo raccolto prove. Usano elettrostorditori che nascondo lungo le rive, stordiscono tutto il pesce, non solo il siluro, e poi lo recuperano. A volte sfilettano gli animali sul posto, poi un furgone bianco tutte le notti fa il giro a recuperare il pescato e parte la tratta del commercio verso l'Est Europa senza alcun controllo sanitario". Se senti gli altri amanti della pesca, di cui gli "ungheresi" sono i nemici numero uno, ripetono la stessa cantilena: "Stanno svuotando il fiume, anche del 50%. Vanno fermati ma i controlli non ci sono".

Giacomo Fiume però, comandante della polizia provinciale di Parma, dice che "i controlli sono stati fatti, è che non hanno dato riscontro. Il problema probabilmente esiste, ma va dimostrato. E poi la gente non fa denuncia". Non la fanno nemmeno - secondo le forze dell'ordine rivierasche - per i furti di motore, l'altra piaga che sta spopolando il fiume. "Da noi hanno rubato cinque barche racconta Mauro Codeluppi, presidente del porto interfluviale di Boretto - i ladri non si fermano nemmeno davanti alle telecamere. E lo Stato? È inerme. Questi sono pirati veri: una mano dedita alla pesca di frodo, l'altra a fregarci i motori". Agisconono perfino incappucciati: fra quelli segnalati dalle cronache locali negli ultimi tre mesi si contano circa venti furti nella zona centrale del fiume. E senza motori nelle nautiche la gente non torna più. "Ci ho perso 40mila euro - continua Codeluppi - chi me lo fa fare di investire sul Po se c'è questa situazione? Mettici la pesca illegale, le razzie, la paura di incontrare questi personaggi e nessun italiano viene più qui".

Gli italiani no, ma gli stranieri sì. "Ormai il turismo è prevalentemente fatto da tedeschi, ungheresi e austriaci - dice Antonio Bertellini, gestore del porto Zampolli -. Nella sola provincia di Mantova in un anno sono state rilasciate 4000 licenze di pesca a stranieri. Dunque la possibilità di investire su questo tipo di turismo ci sarebbero, ma il fatto è che mancano i controlli: ho anche proposto di persona alla polizia di ormeggiare gratuitamente la loro barca qui...". Stazionare su oltre 200km di fiume "è complesso. Per questo - racconta Davide Persico, sindaco di San Daniele Po - ho promosso un summit fra i sindaci rivieraschi e le prefetture di Parma e Cremona, per sensibilizzare il problema. Il Po è abbandonato, ci vuole una sinergia per risollevarlo. Con il Governo Prodi erano stati stanziati 180milioni di euro destinati alla questione del fiume. Che fine hanno fatto?". In Spagna, per esempio, anche per combattere eventuali razzie hanno fatto della pesca al siluro sull'Ebro un fattore positivo, promuovendo un business turistico che richiama pescatori da tutta Europa.

"Anche da noi le cose potrebbero cambiare - replica Daolio da Mottabaluffi - basterebbe vietare commestibilità e commercializzazione del pesce. Ma su questo non c'è chiarezza. Provate a prendere un siluro di 60kg e analizzarlo: sono sicuro che dentro - fra atrazina, metalli pesanti, cocaina e altre schifezze rivenute nelle acque del Po - c'è di tutto". La questione Po rimane però arenata in una secca. "Nessuno se ne è occupato realmente negli ultimi anni - spiega la senatrice Albertina Soliani del Pd, che ha promosso una interrogazione parlamentare sul caso - se non si mette un freno la vicenda rischia di esplodere". Altrimenti, chiosa Luca Borsari del Gruppo Siluro Emilia, qui "la gente la vedi, è già pronta a farsi giustizia da sola".

repubblica.it

A sti bastardi andrebbero fatte provare le stesse scosse elettriche con le quali catturano i siluri..
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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